OSSERVAtORIO LEttERARIO

Méret: px
Mutatás kezdődik a ... oldaltól:

Download "OSSERVAtORIO LEttERARIO"

Átírás

1 OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XIX NN. 103/104 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2015 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica e di altre Muse Periodico Bimestrale di Cultura ISSN: Osservatorio Letterario Ferrara e l Altrove EDIZIONE CULTURALE O.L.F.A.

2 OSSERVATORIO LETTERARIO *** Ferrara e l'altrove *** Copertina anteriore: Il Parlamento d Ungheria, Budapest Foto Melinda B. Tamás-Tarr, 08 luglio Fondato e realizzato nell'ottobre 1997 dalla Dr.ssa/Prof.ssa Melinda B. Tamás-Tarr Cavaliere dell Ordine Al Merito della Repubblica Italiana SEGNALATO DA RADIO RAI 1 IL 25 MARZO 2001 ISSN: ANNO XIX - NN. 103/104 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2015 Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letterariacinematografica-pittorica e di altre Muse O.L.F.A. Periodico Bimestrale di Cultura Registrazione Tribunale di Ferrara n. 6/98 del 14/04/1998 Direttore Resp. & Edit./Caporedattore/Titolare: Melinda B. Tamás-Tarr Corrispondenti fissi o occasionali: Mario Alinei (I), Gábor Czakó (H), Imre Gyöngyös (Nuova Zelanda), Michelangelo Naddeo (I), Gyula Paczolay (H), Emilio Spedicato (I), Fernando Sorrentino (Ar) Collaboratori fissi ed occasionali di questo fascicolo: Imre Madarász, Paczolay Gyula (H), Umberto Pasqui (I), Erzsébet Sóti, László Tusnády ed altri Autori selezionati Direzione, Redazione, Segreteria Viale XXV Aprile, 16/A FERRARA (FE) - ITALY Tel.: 0039/ Fax: 0039/ Redazione: redazione@osservatorioletterario.net info@osservatorioletterario.it Siti WEB: Sito principale: Galleria Letteraria Ungherese: Home Page ungherese: Portale supplementare ungherese: ARCHIVIO TELEMATICO Stampa in proprio Moltiplicazione originale: Stampa Digitale a Zero, Via Luca Della Robbia, MAROSTICA (VI) Recupero online con la ristampa di alcuni fascicoli (però soltanto a colori): Distribuzione Tramite abbonamento annuo come contributo di piccolo sostegno ed invio, a fronte del pagamento del costo del fascicolo, a chi ne fa richiesta. Non si invia copia saggio! EDIZIONE CULTURALE O.L.F.A. - La collaborazione è libera e per invito. Il materiale cartaceo inviato, anche se non pubblicato, non sarà restituito. Tutte le prestazioni fornite a questo periodico sotto qualunque forma e a qualsiasi livello, sono a titolo gratuito. Questa testata, il 31 ottobre 1998, è stata scelta UNA DELLE «MILLE MIGLIORI IDEE IMPRENDITORIALI» dall'iniziativa promossa dalla Banca Popolare di Milano e dal Corriere della Sera - Corriere Lavoro. Copertina posteriore (interno): Le nove Muse (disegno) di Miklós Borsos (artista ungherese), La Musa musicante (superficie di una coppa etrusca della metà del sec. V a.c.), La pastorella o: «L inizio delle Arti» (scultura) di István Ferenczy (artista ungherese), Le nove Muse (pavimento a mosaico della Villa Romana di Trier del II sec.). ABBONAMENTO Persone fisiche/természetes személyek: 41 in caso di spedizione piego libro ordinario; 43 in caso di spedizione piego libro Racc.; 45 in caso di spedizione piego libro Racc. A.R. (Italia); 80 (tutti i Paesi dell Europa - spese di spedizione inclusa), 95 (Paesi dell'africa, dell'asia, Americhe - spese di spedizione inclusa) 108 (Oceania - spese di spedizione inclusa) Costo di un fascicolo di numero doppio per l Italia: 16,88 spedizione tramite piego libro ordinario, 19,43 spedizione tramite piego libro Racc., spedizione tramite piego libro Racc. A.R., imballo incluso Sostenitore/Támogató: 65 (Italia) Persone giuridiche/jogi személyek: 60 in caso di spedizione piego libro ordinario; 63 in caso di spedizione piego libro Racc.; 65 in caso di spedizione piego libro Racc. A.R. (Italia); 90 (tutti i Paesi dell Europa - spese di spedizione inclusa), 105 (Paesi dell'africa, dell'asia, Americhe - spese di spedizione inclusa) 130 (Oceania - spese di spedizione inclusa) Costo di un fascicolo di numero doppio per l Italia: 16,88 spedizione tramite piego libro ordinario, 19,43 spedizione tramite piego libro Racc., spedizione tramite piego libro Racc. A.R., imballo incluso Sostenitore/Támogató: 150 (Italia) L'abbonamento può decorrere da qualsiasi mese e vale per i sei numeri singoli o per tre numeri doppi. Si deve allegare sempre la fotocopia della ricevuta del versamento. Intestare a MELINDA TAMÁS-TARR sul C.C.P. N Le coordinate bancarie per il pagamento dall estero: IBAN: IT 11 K Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX Info dettagliate: La redazione della rivista è terminata e chiusa alle 22_00 del 17 gennaio 2015.

3 SOMMARIO EDITORIALE Lectori salutem! di Melinda B. Tamás-Tarr... 5 POESIE & RACCONTI Poesie di: Sergio Cimino (Sonno amico) 7 Gianmarco Dosselli (Nessun arrivo) 7 Rebecca Gamucci (Suspance, Come Penelope, Domani) 7 Umberto Pasqui (Sintesi di tre santi) 8 Ivan Pliveli c (Poesie pazze: Un concerto a Sarajevo, Amore, Il mazzo di chiavi) 8 Alessia Rovina (Frammenti di poesia bucolica) 9 Racconti di: Umberto Pasqui (Nella laguna, Marengo) 9, 10 Alessia Rovina (Racconto di un bibliotecario, Un ometto) 12 Enrico Teodorani (Rito funebre) 12 Epistolario In onore alla letteratura, musica, arte, cultura ed amicizia (Missive di Mario Capucci, Monique Sartor, Mario De Bartolomeis, Francesco Barral del Balzo, Horváth Sándor, Oláh Imre, Hollósy-Tóth Klára, Giorgia Scaffidi, Madarász Imre, Tusnády László, Daniele Boldrini/Danibol, Melinda B. Tamás-Tarr) 13 Grandi tracce Vittorio Alfieri: VITA/Adolescenza [Cap. VI] 8) 36 Selma Lagerlöf: Il sudario di Santa Veronica 1) (Trad. di Alberta Albertini. 38 DIARIO DI LETTURA & PRESENTAZIONI Galleria Letteraria & Culturale Ungherese: Lirica ungherese Ady Endre: Lelkek a pányván/anime alla cavezza (Trad. di Melinda B. Tamás-Tarr)...43 Petőfi Sándor: Részegség a hazáért/ebbrezza per la patria (Trad. di Melinda B. Tamás-Tarr)...43 Legéndy Jácint: Téli csavargások/vagabondaggi d inverno (Trad. di Melinda B. Tamás-Tarr)...43 Cs. Pataki Ferenc: A szívükben őrzik/il custode è il loro cuore (Trad. di Melinda B. Tamás-Tarr) 44 Prosa ungherese Cécile Tormay: La vecchia casa [A régi ház] XVII. (Traduzione di Silvia Rho - Melinda B. Tamás-Tarr) 45 L angolo dei bambini: La favola della sera (Selezione a cura di Melinda B. Tamás-Tarr)/La fanciulla che calpestò il pane (Traduzione di Filippo Faber)...48 Saggistica ungherese Imre Madarász: Pasolini tragediografo greco 48 Erzsébet Sóti: Jacopo Passavanti, un exemplum della sua epoca altomedievale 3) 50 Recensioni & Segnalazioni Pierino Piva: Ricordi ; Poesie 54, 55 Umberto Pasqui: Libretti 56 Giancarlo Francione Dezső Juhász: La cappella ungherese 56 Imsé Gimdalcha: Il progetto Kalhesa TRADURRE-TRADIRE-INTERPRETARE-TRAMANDA- RE Ferenc Cs. Pataki: Natale dei convertiti (Trad. di Melinda B. Tamás-Tarr) 57 Piero Piva: Mio nonno (Trasposizione di Daniele Boldrini), Se potessi (Trasp. di Melinda B. Tamás-Tarr) 58, 59 István Fekete: Addio, La cicogna (Trad. di Melinda B. Tamás- Tarr) 59, 60 Horváth Sándor: La campanella tintinna (Trad. di Melinda B. Tamás-Tarr) 63 Salvatore Quasimodo: Ed è subito sera (Trad. di Melinda B. Tamás-Tarr) COCKTAIL DELLE MUSE GEMELLE PAROLA & IMMAGINE Giuseppe Roncoroni/G.R.: Una nota a piede di pagina del professore Orazio De Bonsenzio 64 Jenő Dsida: Iddio ama (Trad. di Melinda B. Tamás-Tarr) 69 Piero Piva: Risveglio (Trasp. di Melinda B. Tamás-Tarr). 71 SAGGISTICA GENERALE Vincenzo Latrofa: L'Epistola sulle definizioni e descrizioni delle cose di al- Kindī 2)...72 Bhagyashree Balestrieri: La valenza dell amore in alcune opere di Hari-vansh Rai Bachchan ( ) 2) [Fine]...83 Ivan Pozzoni: Carlo Michelstaedter tra misticismo e positivismo; Fondamenti storici e teorici dello storicismo crociano...88, 89 L'ECO & RIFLESSIONI ossia FORUM AUCTORIS Daniele Boldrini/Danibol: Mediterraneo; Papaveri...91, 93 Giuseppe Costantino Budetta: Immota immagine...96 Umberto Pasqui: Appunti su Alfredo Panzini, tracce da ricucire...97, Articoli brevi dal blog di un amico d Ungheria/Giuseppe Dimola: Proverbio/detto del mese (1021); Giovani ungheresi mammoni?...98 Gianmarco Dosselli: Gigi Zanola, poeta naif e sportivo...99 In memoriam Franco Santamaria ( ) András Bistey: Poesie italiane da una terra ungherese lontana..107 Emilio Spedicato: Regina Saba, da dove venivi? Giovanni Giannone: Gentile Sig.ra Tamas; Dio non voglia, Sentore di Apocalisse, Dio non vuole...113, 114, 115 «IL CINEMA È CINEMA» Servizi cinematografici di Enzo Vignoli: La Vie d Adèle, Jodái-e Náder az Simin, Un baiser, s il vous plaît!, Un château en Italie L'ARCOBALENO Rubrica degli immigrati stranieri ed autori d'altrove scriventi in italiano: György Bodosi: Storie con la pálinka/i. Come i János l avevano sistemata Melinda B. Tamás-Tarr: Emozioni d autunno e d inverno 2014/2015 I. In ospitalità II. Scatti d Autore ossia girovagando in bicicletta o a piedi/ 1. Le meraviglie della natura: giri in bicicletta in città e sull argine del Po...121, 122; Una passeggiata...125; 2. Le meraviglie dei musei Forlì: EuroVisioni, Collezione Verzocchi...126, 130; Incontri: Codigoro e Lido di Spina/Presentazione del libro di Ricordi di Pierino Piva; Una passeggiata sulla riva del mare di Spina...131, 133; III. Magie delle lettere nel disagio temporale APPENDICE/FÜGGELÉK VEZÉRCIKK: Lectori salutem! (Bttm) LÍRIKA Elbert Anita: A tavasz írásjele Cs. Pataki Ferenc: Az örök szerelem Csata Ernő: Csillagporban Gyöngyös Imre: Shakespearesorozat XXIII. [25. szonett]; Feltámadásra...139, 140 Hollósy-Tóth Klára: Tűzvarázs Horváth Sándor: Éld az életet, Névnapi haifűzér...140, 141 Nicolae Labiş: Az őz kimúlása (Csata Ernő fordítása) Pete László Miklós: Jelenléted Szirmay Endre: Balatoni triptichon Tolnai Bíró Ábel: Leszek, ki voltam PRÓZA Incze Gábor: Az öreg gőzgép temetése Szitányi György: Út a Fényveremhez 6.) Tormay Cécile: A régi ház XVII.) Assisi Szent Ferenc kis virágai, XVI. fejezet (Ford. Tormay Cécile) Tusnády László: Gyermekszemmel/II. A Muki ESSZÉ Gyöngyös Imre: Shakespeare szonettjeiről Madarassy Enikő Szakács Gáborné Fridrich Klára: Tanulmány Dr. Torma Zsófiáról (Részlet) HÍREK-VÉLEMÉNYEK-ESEMÉNYEK [Notizie-opinioni-eventi] Czakó Gábor: Ágoston tudománya, Hungarofóbia és , 160 Tomory Zsuzsa: Magyar lélek KÖNYVESPOLC Tusnády László: A lángok többszólamúsága (Madarász Imre: Két máglya. Savonarola és Giordano Bruno) POSTALÁDA BUCA POSTALE: Lettere pervenute Beérkezett levelek

4

5 Lectori salutem! E d i t o r i a l e di Melinda B. Tamás-Tarr Eccoci al nostro appuntamento primaverile e ringrazio tutti coloro che hanno espresso gli auguri di guarigione dopo il mio urgente intervento chirurgico subìto durante le mie ferie d estate. Ora però Vi saluto con greve cuore, sono desolata, ho il cuore sanguinante perché mentre io l estate scorsa sono riuscita a scampare un grave pericolo di vita a causa di una ben tosta appendicite acuta, gangrenosa e peritonite, la nostra grande famiglia dell Osservatorio Letterario circa nello stesso periodo ha perso due preziosi collaboratori, di cui ho preso notizie soltanto dopo la consegna del file alla stampa o dopo la spedizione del nostro precedente fascicolo. Sono riuscita frettolosamente a inserire un inserto in lingua ungherese per commemorare l italianista Prof.ssa Judit Józsa, ma della scomparsa del nostro storico poeta, pittore, collaboratore e sostenitore dell Osservatorio Letterario, Prof. Franco Santamaria ho saputo soltanto il 18 novembre scorso. In questo giorno, dopo una lunga giacenza, il fascicolo precedente è ritornato e da questo momento mi sono allarmata ancor di più, anche perché ero al corrente della sua grave malattia. Della data della sua morte ho saputo sempre in questa data sulla sua pagina Facebook. Su Facebook anche per aggiornare le nostre pagine FB riesco malapena ad entrare a causa del miserabile funzionamento dell Internet linea ADSL!!!!, dei motori di ricerca, particolarmente dell una volta formidabile, ora scadente Google Fortunatamente dopo vari tentativi sono riuscita ad entrare ed a scoprire questa spiacevole notizia ed anche dare notizia sulle nostre pagine FB (sulla pagina del nostro periodico e su quella mia personale). Amico Franco riposi in pace e tante grazie, in nome di tutti, per la tua lunga presenza nella nostra grande famiglia O.L.F.A.! Nell interno di questo fascicolo potete leggere un servizio in sua memoria. In questi ultimi 5 anni oltre le perdite familiari e parentali parecchie persone vicine a me, alla nostra grande famiglia dell O.L.F.A. sono scomparse (Qualcuno sempre se ne va ) Son ancora frastornata dalla scomparsa di questi due personaggi eccellenti, avvenuta circa contemporaneamente e sento gravare un enorme pietra sul mio cuore. È un insopportabile peso, reggere questo doppio lutto contemporaneamente è una prova particolarmente ardua. I miei pensieri ora spesso sono strettamente incatenati alla figura della Falciatrice nera Con la loro scomparsa sono rimaste tante questioni aperte e inconcluse, non più recuperabili. Sia dopo la mia uscita dall ospedale d estate scorsa, sia adesso ho fermamente promesso a me stessa che tutto quello che possiedo o ho in mente, dipendentemente dalle mie proprie forze umane, dalle condizioni di salute e risorse economiche, oggi realizzerò tutto quanto subito e non lo rimando per un domani, per un'altra volta, per un momento migliore (che non verrà mai), o per il prossimo fascicolo: non si sa, i progetti di pubblicazione e d edizione potranno essere non realizzati a causa di qualsiasi motivo (a causa dell eventuale impossibilità di sopravvivenza sia da parte mia che da questa mia impresa). Per tutto questo ricevo l energia, coraggio, l entusiasmo e grinta da alcune speciali e preziose missive pervenute per non scoraggiarmi e continuare la strada intrapresa dall ottobre Ecco, quindi di seguito, qualche citazione proprio per non tralasciare nulla e lasciare traccia in più di coloro che c entrano con la nostra rivista, con tutti noi che apparteniamo ad essa, con me stessa e con alcuni interlocutori affezionati e stimati, di alcune stimolanti affermazioni, opinioni, scambi d idee o opinioni meritevoli da citare in quest editoriale e che rileggendole oltre al suscitare stimoli della creatività, aiutano a superare le tristi e difficili momenti della vita, della nostra esistenza. Ringrazio i mittenti di cuore per le loro confortevoli considerazioni. Le versioni integre o tratte dai loro gentili riscontri, missive in onore alla letteratura, arte, cultura di cui alcuni, assieme alle altre opinioni, possono essere letti nella rubrica «Epistolario» oppure nella «Buca Postale»: «Egregia Signora Caporedattrice, oggi ho ricevuto i NN. 101/102 dell Osservatorio Letterario. È grande la letizia del mio cuore, particolarmente vedendo gli scritti di mio eccellente collega e compagno di attività professionale László Tusnády e di allieva di grande talento Anett Julianna Kádár e pure anche i miei lavori. [ ] Con ringraziamenti, con grande apprezzamento e saluti.» ( ) [Dr. Madarász Imre, trad. di Mttb] «Gentile Melinda, il più nuovo fascicolo di NN. 101/102 dell O.L.F.A. oggi è arrivato e La ringraziamo tanto! Guardiamo con gioia le fotografie delle esperienze estive, leggiamo le nuove traduzioni, notizie! Apprendiamo con tristezza i momenti dolorosi del lutto, della perdita delle persone. Quanto cuore, quanta anima, quanta gioia e quanto strazio si rispecchia dalle righe! Di cuore Le auguriamo buona salute e tanta forza per poter continuare! Con ringraziamento La saluto.» [Havas Petra, Biblioteca Nazionale Széchenyi ( ) trad. di Mttb] «Gentile Melinda! L Osservatorio Letterario è arrivato! Gioia vibra nell attimo, quando vedo davanti ai miei occhi una più alta qualità rappresentata dalla Sua Rivista in questo alienato mondo della nostra era caratterizzata dall agonia dell amore. Mi pare che tutti noi che facciamo parte di questa rivista partecipiamo all ospitalità del banchetto affettuoso, anche se di persona non ci conosciamo e anche se la nostra visione dell arte molte volte si differenzia. Questo va bene così anche perché il nostro mondo è abbastanza variopinto e di ciò la traccia e la presenza non dovranno essere falsamente evitate, negate. Grazie a Lei, siamo partecipanti di quest ospitalità intellettuale e sono convinto che tutti crediamo che l era dell agonia dell amore non può distruggere la più alta qualità, 5

6 possiamo aprire le porte segrete della nostra anima e possiamo dimostrare agli altri di cui crediamo è la moneta inossidabile dello spirito di cui anche gli altri possono arricchirsi. [ ] Diario d estate 2014 è un valore più duraturo dei metalli! È glorioso colui che porta avanti la sua missione con coraggio. Questo accade ed è accaduto con Lei, gentile Melinda. Di quante belle e straordinarie intenzioni ha reso conto e spesso doveva constatare che la nostra epoca raggelante cerca di paralizzare il libero volo dell intelletto, dello spirito. Ed ecco la coraggiosa, felice e assai meritata realizzazione. Per questo mi congratulo con Lei, per tutti noi è un grande incoraggiamento. Lei annuncia uno splendido messaggio: ne vale la pena! [ ]» ( ) [Dr. Tusnády László, trad. di Mttb] «Carissima Melinda, ieri mi è arrivata copia del nn. 101/102 della tua rivista. Al solito, molto ricca e me la gusterò con calma. [ ] Buona giornata. Szeretettel [con affetto (N.d.r.)] Giuseppe» ( ) [Giuseppe Dimola] «Gentile Professoressa, [ ] La sua è senz'altro una rivista interessantissima ed è giusto attribuirgliene tutto il merito. [ ] Il mio mestiere, come Lei immaginerà, non mi lascia grandi spazi, oltre l'orario, ma qualche "puntatina" nei territori della letteratura riesco sempre a compierla, a cercarvi qualcosa, come si cercano in un orto le più belle verzure che abbiano ricevuto l'acqua e il sole. Innumerevoli definizioni, so bene, furon date alla prosa e alla poesia, ed è come se ciascuno, tra i grandi autori, avesse detto la sua, anche nella più sublime vaghezza. Secondo me la letteratura agisce nel gran mistero della vita e ne trova qualche soluzione, così aiutando a vivere. E dunque "buona lettura", verrebbe a dire all'intero mondo, a chiunque provi a essere contento. [ ] ( ) Gentile Professoressa Melinda, [ ] Tutti dovremmo avere passioni letterarie, i nostri autori preferiti. Io ripongo mia passione e fede negli scrittori (italiani e stranieri, soprattutto i primi) del secolo scorso, il Novecento, che per me è stato d'inesauribile ricchezza, come è stato, per altri aspetti, anche l'ottocento. [ ] Saluto in Lei una signora che la passione di cui sopra mi pare che la coltivi appieno, anche lasciando spazio alle forme dell'umiltà e alla libera partecipazione (purché i partecipanti lo meritino, questo è ovvio). [ ] ( ) Superlativa Melinda, [ ] È vero, Lei scrive con ogni probabilità, e non è una critica, anzi mi sento d'invidiarla, assai velocemente [ ][ ] Un'ultima annotazione: Lei dice giustamente, Melinda, che a conoscere la musica, ad apprezzarla, a suonare uno strumento, si dà segno di sensibilità, e aggiungerei di intelligenza. In una targhetta che vidi appesa alla parete di un ristorante, luogo dove, sappiamo bene, si può celebrare l'intellettualità della cucina, stava scritto "Là dove senti cantare fermati, gli uomini malvagi non hanno canzoni", ed è frase mi porto appresso, come ne scaturisse ogni volta una verità, un ammaestramento. Con la z di 'canzone ' che le grammatiche nostre tendono a chiamare 'sorda', e Lei Melinda chiama più efficacemente e con timbro assai più sonante 'desonorizzata'. Le dirò nella prossima lettera o in una prossima ancora, di un viaggio che scrittrice italiana del Molise (scomparsa nel 1956) a mio giudizio, e nella mia memoria di giovanili letture, assai brava, ma che le moderne antologie letterarie sembrano aver dimenticata. In tutta amicizia e felicità a corrisponderle, suo Daniele B. Ps: [ ] Poco per volta mi onorerò di completare la lettura dei suoi scritti che mi sono giunti in plico, così da averne tutto l'arricchimento e l'ispirazione. ( ) [ ] Leggendo il suo ultimo scritto, riportante dichiarazioni di Tusnády László, mi pare che costui usi delle assai efficaci espressioni, subito giungenti al centro della questione e al cuore di chi legge. Vien da convincermi che il popolo ungherese, che sempre ho stimato, e gli intellettuali di quel fecondo paese, conservino una capacità di ironia, di affabulazione, certi modi asciutti e una vena romantica di cui nostro paese Italia si è come dimenticate. E certe liriche di autori ungheresi tradotte in italiano, trovate in Osservatorio, che non riesco sul momento a nominare, dovrei risfogliare per bene la rivista, cosa che farò, le trovo assai belle, soprattutto dense di umori, ben trasposti nella stessa traduzione.[ ] Melinda attendo sue notizie, da inviarsi affettuose al medico e all'amico. Daniele Danibol. ( :37) Melinda, poche, ma due-tre righe glie mando, non posso esimermi, troppa è la grazia, la compitezza delle sue missive, perché non le mandi qualche mia nota di ritorno. Ed è ovvio che debba fare una scelta, fra l'infinità delle cose ciascuna chiedente la sua ragione. Ho ricevuto la copertina del suo libro memorialistico sui B., Lei mi ha messo a parte d'alcuni accadimenti della sua vita, in ultimo mi annuncia la scomparsa di un amico collaboratore dell'o.l. (in proposito, leggo "Bernalda" e sullo 'sfondo' Matera, e dunque si tratterebbe tratti di un giornale di colaggiù): orbene, tutte queste cose mi dan l'idea d'una sua personalità di stampo senz'altro democratico, che mette in conto primo, di là dalle questioni della quotidianità, alle volte frenanti, contrarie agli slanci, fatte passare in secondo piano, il valore del compimento, che quelle travalica per farsi oggetto, storia, libro, ella così rientrando, con tutti i pori, ove tutta si mette a disposizione, nella attività redattrice, nella letteratura: alla quale non ci si può semplicemente dedicare, vi occorre indole e intraprendenza, e, quella che già le ho citato, fedeltà. Lei veramente Melinda dà spazio a tutti, anche a coloro che magari son più lontani dalla sua idea di rivista e tutti vi trovano modo di sentirsene vivi, e in facoltà di lasciare lor traccia di parole. Senza di Lei, che cosa farebbero, Melinda? E riguardo quelli che la disgrazia raggiunge, o la vita abbandona, siam tutti lì a sentirne il pentimento, d'aver mancato l'ultimo incontro, l'ultima visita, l'ultimo incrociar d'occhi, anche quando fossimo presaghi d'una fine, o proprio si fosse annunciata; e perché siam presi da cose futili che ci guidano il rimando, perché non sappiamo mai veramente calarci alle miserie altrui, che sotto sotto son anche le nostre. Prendiamo l'ospedale. È esperienza comune, come una persona che venga dimessa il mattino, dopo anche lungo tormento di malattia, già il pomeriggio venga dimenticata, e nonostante che si fosse con quella allacciato un vincolo, stabilita qualche comunanza che può aver dischiuso una curiosità, lasciata una promessa. A volte siamo omaretti, mica uomini, cui non fa vergogna palesare la gran dote delle limitazioni. Il poeta compii la scorsa estate sulle tracce di una 6 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

7 Eugenio Montale diceva che tutti noi esseri umani si vive al 6%. [ ] Buonanotte, Melinda, e scusi le divagazioni, Daniele. ( )» [Tratte dalle missive di Dr. Daniele Boldrini] Dopo queste citazioni dei riscontri colgo l occasione di dare un caloroso, affettuso benvenuto ai nuovi componenti della nostra grande famiglia dell O.L.F.A., agli Autori debuttati in questo e nel precedente nostro fascicolo! Sappiate che anche stavolta, come sempre, abbia preparato questo fascicolo con grande affetto, anzi, con grand amore e spero che tutti Voi sentiate di trovarvi «all ospitalità del banchetto affettuoso», come il nostro László Tusnády, e, che anche adesso il contenuto sarà al Vostro gradimento. In vicinanza delle festività pasquali auguro a Voi, a vostri cari ed a tutti abitanti di questo Globo buona, gioiosa Pasqua, buona salute, pace, riconciliazione, col forte augurio e preghiera che cessino finalmente tutti i conflitti bellici, le minacce ed azioni terroristiche, e, tutti gli atti delinquenziali! A risentirci d estate, nel mese di luglio, sperando che ci risparmierà delle spiacevoli, brutte sorprese! Un forte, affettuoso abbraccio a tutti Voi! POESIE & RACCONTI Sergio Cimino Napoli SONNO AMICO Sonno amico, ghermisci con acuminati artigli il pensiero. Non temere di sollevarlo a vertiginose altezze e non aver scrupolo a gettarne il fardello, nel vuoto di un sogno. Sonno amico, serra le mie palpebre affinché sola, filtri, una lingua di buio. Dammi l assoluto nero del tizzone che s infredda, da un fuoco vecchio spento di pace Mttb - Poesie sarà sottoposto dal vento infausto; piume di foglie sotto gli zoccoli di olmo al passaggio di un antico patriarca. Tra ombre e aliti dei pini solerti a toccar le nuvole, s ode sopra le chiome colpi d arma e su muschi di smeraldo molli tonfi di volatili solinghi. Lungo il sentiero, da quegli zoccoli risuonan i passi cadenzati; passi di fruscii eterni che mai si perderanno: nessun arrivo. Nei boschi crepuscolari Pace d angoscia. Fonte: Rebecca Gamucci (1986) Firenze SUSPANCE Seduta, sull'orlo di un precipitare sono gravida di paura. Ho pensieri colmi di un passo, o brivido, ma in grembo consolo l'attesa. Tremo e rifuggo il buio, corro al domani con fragile timore, mentre i sogni offuscan lo scintillio, i rumori avanzano in penombra e lampi di ricordi mi abbracciano. Piango spaurita e resto ferma. Suspance. COME PENELOPE E sono ancora qui ad aspettare che tu scenda da un treno, per darmi la possibilità di dirti quanta anima resta, di questi sogni sbiaditi. E sono ancora qui a contemplare Emozioni Distanti lontani attimi o abissi. Sono io, per sempre io, con l amore disegnato che mi sfregia. DOMANI Gianmarco Dosselli (1954) Flero (Bs) NESSUN ARRIVO Chissà se un giorno ci troveremo Nei boschi crepuscolari come scoperta nuova, sconfina lo zirlo argentino; come meraviglia di altro tempo da bruciare, vivere. il sorbo selvatico più rosso del sangue, O come onde alla deriva, dipinto da un ala del tordo ferito, abbandonate al loro fluir svanito oltretempo. d andamento, che genera speranza e nutre amarezza. Oggi il silenzio silvano Chissà se saremo ancora qui, 7

8 domani, a tremar di sensi nell amarci o a sorridere dimentichi d amore. 2. Mercuriale I draghi sono dovunque: c è chi è atterrito e cade, c è chi evade. Poi chi li sfida e avvolge con tenera fermezza e vince. Per sempre. 3. Pellegrino Quella piaga, piega di vita invita e prega alla Madre, la crepa della tua conversione: sradica te da te stesso e ti magnifica. Umberto Pasqui (1978) Forlì SINTESI DI TRE SANTI 1. Valeriano Nascosto, come il tempo della polvere, giaci già venerato milite. Silenzio su di te, su tua esistenza, martire. Anche oggi. Ivan Plivelic (1935) Ferrara POESIE PAZZE Un concerto a Sarajevo Non dimenticare! Non dimenticare i morti, le sofferenze - [dicono: quest ultima carneficina non può essere dimenticata - dovremo ricordarla per far sì che sia l ultima! Così dicono, battendo il petto sotto il peso di mea culpa coloro che forse nulla han fatto per impedirlo, ora, con la colpa d omissione che grava nel petto gridano: RICORDATE! RICORDATE! Così dicevano anche ieri quando altri venivano scannati e il Mondo guardava muto davanti a sé. Ma... così dicevano i benpensanti ed i sopravvissuti [della volta precedente e per quello che occorse ancora prima e prima ancora, prima, prima... da sempre! Dovremmo, ma come si fa a portare tanto peso che s accumula e cresce vorticosamente? Il suo peso immane ogni dì fa pendere di più la mostruosa bilancia dei ricordi: sempre più i brutti sem- [pre di meno quelli belli. È una gara persa in partenza, forse non è vero che il Bene vince il Male - almeno non ANCORA! ( ) Amore I minuti I giorni I mesi e Gli anni passano Secolo dopo secolo, Millennio dopo millennio Ma il discorso ancora è quello, Lo stesso Concetto. Niente di nuovo Nulla da scoprire Malgrado qualcuno creda, Sì! perché dell Amore Hanno già detto tutto. Eppure: Dell Amore ancora Si dovrà tutto dire. Il mazzo di chiavi Ho un mazzo di chiavi grosso, grossissimo, pieno di chiavi di dimensioni diverse per usi differenti; Ciascuno di essi chiude una porta, uno stipetto, un antro o un veicolo, un destino. Sono simboli di esclusione tra me ed i miei averi e gli altri, gli estranei, gli esclusi. Loro senza chiavi restano fuori cercando invano di entrare nel mio regno, nei miei territori custoditi dalle mie chiavi, e io potente mi sento finché tal limite resta invalicato. E così sia per sempre Amen. ( ) 8 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

9 Alessia Rovina Viadana (Mn) FRAMMENTI DI POESIA BUCOLICA Raccolta di Novembre Rus Nella volubilità di un paesaggio autunnale si consumano le antiche voglie di una natura che ca- [de. Pioggia umbra ed umida rinvigorisce lo stelo settembri- [no, ed il volto della piana muta ancora. Raggi trafiggono il manto che ottenebra il cielo, e subito d amaro si pasce l animo. Pace in campagna Quale di un pomeriggio autunnale la sera si palesa. Il mistico purpureo nembo avvolge gli steli imbruniti di una campagna succube. Azzurrini manti coronano quei pioppi che piangono il passaggio di un volubile corso. E mentre anche la falce agreste lascia le sue fatiche, il richiamo della vita, lento, s assopisce. Versi su Narciso Col debole fascino d un giglio reclinato, verso il corso d acqua esile, nel respiro di una vita che volge al termine. Anelando la certezza della materia getti il bel corpo sullo specchio cristallino, e con vanità anneghi nel viluppo dell orgoglio. Il Grande Fiume Come già molti miei avi videro, è il momento delle selci umide, il momento dei pioppi drasticamente piegati, e dell illusorio sodalizio di Sole e corrente. Sommergendolo, lascia l argine maestro fieramente nudo, e minaccia il popolo, che spavaldo sovrano teme. Non v è più fanghiglia, o seme, o lanca ghiaiosa. Solo visioni mistiche, di gente che viene a mirarlo. Io vedo, io sento: ma io taccio davanti a questa nube [rosa che nel pomeriggio a lui si abbandona. E anche il rituale del supremo cielo è compiuto. Racconti Umberto Pasqui (1978) Forlì NELLA LAGUNA laguna, il riflesso della luna formava tante piccole letterine bianche che poi sparivano tra i flutti. Come tutte le notti di plenilunio, il fenomeno si era ripetuto anche allora. A cercare di leggere il senso delle lettere riflesse sull'acqua c'era Bianca che viveva da sola in un mulino a vento. Il problema che le si riproponeva era sempre lo stesso: non riusciva mai a completare la frase e tali erano notti di pianto. Ma era forte, decisa, determinata, e anche di giorno inseguiva le increspature delle onde per cercare di leggere qualcosa. Essendo sempre vissuta nel mulino solitaria, non sapeva che l'immagine che di lei dava l'acqua della laguna era distorta: sicché si vedeva brutta, fin troppo in carne, seppure contornata di stelle. Ma solo perché l'acqua lievemente increspata dallo scirocco non è uno specchio perfetto. Colpito dall'angoscia della ragazza, un pittore anziano, di nome Silvano, si fermò a parlare con lei. Le propose di mettersi in posa per un ritratto. Nel suo studio c'erano immagini antiche, lontane nel tempo, intense nel colore ma lievemente malinconiche: come un piccolo quadro dove due spigolatrici lavoravano al tramonto, uno scatto di un'epoca persa per sempre. Nemmeno il ritratto dipinto da Silvano, seppure di pregio e vicino alla realtà, la placò. Non si vedeva così. E lo lasciò nello studio, scusandosi per il disturbo. Eppure tra le vernici di Silvano ce n'era una specialissima, che solo lui aveva. Infatti, Bianca, insoddisfatta, cambiava spesso colore dei capelli, virando diverse tonalità di biondo, esplorando bruni diversi, osando violacei o rosa, o altro, attingendo dalla tavolozza dell'arcobaleno. La vernice del pittore cambiava, nel ritratto, seguendo i colori dei capelli di Bianca. Ma questo particolare la colpì solo marginalmente. Infatti, come già detto, lasciò la tela nello studio del vecchio artista. Il sonno della ragazza era spesso tormentato: sognava periodicamente un koala che entrava nella sua camera e tentava di sussurrarle qualcosa, ma Bianca non capiva cosa, non riusciva a cogliere il messaggio. Ne era inquietata. Non ne conosceva il significato. Non capiva il motivo di un sogno tanto bizzarro. Altro pleninunio, altre stelle nascoste, altra frase misteriosa da decifrare: questa volta a interrompere la missione giunse Belloccio Bellocci da Manciano, figlio del principe di Neghelli. Un personaggio sfrontato ma dotato di una certa simpatia, ambiguo, multiforme, ma che sapeva attrarre le attenzioni di Bianca. Costui la portò in barca, sulla laguna, per cercare le lettere scomparse. Belloccio era uno dei pochi che sapeva ridestare in Bianca la sua fisicità, distraendola dalle sue astrazioni oniriche. Non negò di essere lusingata e accettò l'invito. In barca, solo loro due: e lei che cercava le lettere tra i flutti, non riuscendo a decifrare alcunché. E lui, che si aspettava ben altro da quella serata. L'intenso odore di alghe non consentì ulteriori romanticismi. E fu Bianca stessa, sebbene più carnale del solito, a chiedere di essere riportata al mulino prima di mezzanotte. Prima di mezzanotte. Infatti nella sua camera, ad attenderla, c'era il koala del sogno. La ragazza si spaventò tantissimo: il koala parlava ma non si riusciva a intenderne le parole. Erano anni luce lontani. Piani differenti, paralleli. E poi il koala si dissolse, lasciando la giovane nel turbamento. Chiamò Belloccio, ma dormiva (o non rispondeva). Non sapeva I grandi specchi d'acqua sono cieli capovolti: vi si leggono le impronte delle stelle. E non solo. Nella cosa fare se non tornare sulla laguna. E lì fu di nuovo 9

10 a leggere le lettere sulle onde della laguna, senza raccapezzarsi per l'ennesima volta. Riuscì solo a intuire un torna. Ma tornare dove? Al mulino? All'acqua? Da Belloccio? Da Silvano? Da altre persone che avevano intersecato la sua vita? La lettura le provocò ancor più domande, ancor più insicurezze. Forse il koala poteva aiutarla, ma non comparve più. Capì che solo lei poteva capire, solo lei poteva ragionare su quanto gli stava capitando, spezzando l'incanto del mulino solitario col desiderio forte di una vita intensa, vera, vissuta e appagante nello spirito e nei sensi. Capì che il tornare non era un passo indietro, non era una ritirata, un ripiego, un accontentarsi: ma un rilancio nel mondo fuori dal mulino, senza dimenticare il mulino. Solo da quella notte le pale, ferme da anni, tornarono a girare accompagnate dal vento. Dalla mattina successiva Bianca non avrebbe più cercato le lettere tra i flutti della laguna, ma chi l'avrebbe accompagnata a diventare ciò che sarebbe dovuta diventare. MARENGO Trovò con sorpresa una moneta. L'aveva ricevuta, così si ricordava, da ragazzino. Non rammentava da chi né perché. L'aveva perfino incorniciata: poi un paio di traslochi (ormai era adulto) e finì in una scatola inviolata da almeno tre anni. Una sorpresa. Un ricordo lontano. Stese sul palmo la moneta: svizzera, 20 franchi, un profilo di donna dai capelli intrecciati, ventidue stelline nel contorno. Attorno all'anno apparivano due lettere in stampatello: a destra una B, e intuì essere l'iniziale di Berna, e a sinistra una L che non seppe interpretare. Incuriosito da ciò si mise a cercare qualche informazione senza ottenere chissà che. Col tempo si accorse che poteva essere d'oro. Già. D'oro. Ma chi gliel'aveva regalata? Nessun ricordo al riguardo: che brutta cosa, pensava, un dono evidentemente immeritato. Medoro passò una giornata intera a fissare quel volto di donna e sullo sfondo intuiva montagne, e indugiava sui particolari: quelle stelle alpine ricamate sul bavero, quel gioco complesso di trecce, lo sguardo fiero... E quella moneta. Perché l'aveva? Chi gliela aveva data? Non si dava pace: il tormento lo consumava fin nelle ossa, tanto che sentì l'esigenza di cambiare aria, di partire, di andarsene. Progettò tutto, con calma, ma alla fine vinse l'impulso: dopo un pieno di gasolio si mise in viaggio. Imboccò l'autostrada senza avere in mente dove andare, giusto per andare. E la moneta sempre in tasca. Indossando gli occhiali dalle lenti ambrate, il paesaggio intorno a lui sembrava immerso nell'oro, non dissimile dal colore del marengo. In realtà, in mente aveva chiara una destinazione: lo studio del dottor Testapiena, forse il miglior numismatico del mondo conosciuto. Abitava in una città dove c erano più gabbiani che zanzare, infatti era tristemente famosa per i bombardamenti che colpivano pedoni e vetture parcheggiate rendendole quasi irriconoscibili. Posteggiò l auto e s incamminò in una trincea che solcava il marciapiede ormai colmo di guano. Ecco l abitazione: indubbiamente. Una casina verde su un canale d acqua salmastra. Oh sì, certo, senza appuntamento però... Può aspettare un secondo? Il dottor Testapiena si sporse sull uscio in vestaglia e traspariva disappunto. Lo fece accomodare in una sala d'aspetto invero un po sporca, con una piccola finestra sulla strada, qualche tela alle pareti, due altoparlanti al soffitto da cui proveniva una bella musica. Dalla frase cantata: E son certo a voi sposandola / che non abbia a tralignar capì che si trattava di Un giorno di regno di Giuseppe Verdi. Aspettò un paio di minuti osservando le ragnatele agli angoli del soffitto e poi adocchiò un fascicolo appoggiato a un tavolino. Lo sfogliò e si trovò davanti ai suoi occhi una relazione scritta a macchina, carta ingiallita, forse di una quarantina d anni fa. Progetto per museo ristorante altrimenti detto mustorante era questo il titolo. Seguiva una descrizione, in più punti tanto delirante quanto accattivante, di un locale assolutamente originale: Perché in un museo tradizionale il fruitore d arte è costretto a stare in piedi a guardare opere all interno di cameroni asettici e freddi, silenziosi, senza vita? Nel mustorante non si verificherà questa incresciosa consuetudine, perché gli ospiti saranno seduti a un tavolo, mangeranno, converseranno, commenteranno i quadri che passeranno davanti a loro affissi a pareti scorrevoli. E si moltiplicheranno punti di vista, e l arte passerà finalmente anche attraverso la pancia, si gusterà come in un elegante tinello di casa. Proseguì una riga appena nella lettura che Testapiena irruppe: - Qualcuno le ha detto che può curiosare tra i miei appunti? - Ah, mi scusi. - Non avrei dovuto mettere quella dispensa lì. Ella non sa che sono dottore enciclopedico. Potrei denunciarla per spionaggio industriale, ma soprassiedo. Il proprietario fece un cenno di disgusto, poi un sorriso forzato e gli permise l ingresso. Insomma, l incontro non era iniziato secondo i migliori auspici. Nonostante l'impatto rude, Testapiena era una cara persona, un po' esaurita, con occhiaie incavate. Prese la moneta con sicurezza e cura, la girò nelle sue mani segnate come per pesarla e la afferrò con le dita, osservandone recto e verso. - Marengo d oro. C è la elle: - bisbigliò inarcando il ciglio rapporto Eizenstat. Medoro non aveva capito un acca. A buon diritto: sembravano parole confuse, a caso. - Temo di aver bisogno di qualche spiegazione in più. - Vede quella L? - Sì, certo, è una delle prime cose che ho notato. Di che si tratta? - Ecco, bravo. Vede l anno? Perché? - Perché c è la L, elle di lingotto. Significa che non è stata coniata nel Quindi? È di valore? È rara? - Beh, non è rarissima, ma ha una storia particolare. Il dottore enciclopedico, con una scioltezza di eloquio assai invidiabile, disse che fu coniata tra il 1945 e il 10 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

11 1947. La data 1935, infatti, significa che sono monete contenenti la stessa quantità d oro di quelle circolanti prima della svalutazione del Proprio per questo fu marcata la lettera L, per distinguerle da quelle coniate effettivamente nel In tempi recenti il governo statunitense ha sostenuto, nel rapporto Eizenstat, che questi marenghi furono fatti usando oro rubato a ebrei o confiscato a oppositori politici dei nazisti. Oro che, tra il 1939 e il 1945, pare essere stato trasferito in Svizzera. Non sarebbe un caso, secondo alcuni, che in queste monete è alto il tenore di mercurio, usato per le amalgame dentali. Sarebbero, dunque, il risultato di macabre fusioni di denti d oro. Ma questa tesi non è provata ed è cara soprattutto ai detrattori della Svizzera. Medoro fu molto impressionato da questa storia e ne restò turbato, a poco a poco si riempiva di sensi di colpa. Solo un particolare, almeno temporaneamente, vinse il suo abbattimento: - E quella ragazza? Chi è? - E detta Vreneli, o Verena, e rappresenta la Svizzera con acconciatura da sposa. Memorizzò quel nome per scacciare dalla mente l idea dei denti d oro strappati e fusi per farne monete. Scoprì di essere rapito da quell effigie: indossando gli occhiali ambrati vedeva la realtà come l avrebbe vista lei. Si congedò da Testapiena e ripartì per il suo viaggio. Questa volta era veramente senza meta. Prese una strada a caso: dapprima costeggiava il canale, poi si inoltrò nella campagna, una campagna ondulata, solcata da fossi protetti da arbusti. La via che aveva scelto divenne sterrata e una gran quantità di polvere si sollevava al suo passaggio. Polvere che a poco a poco svelava un panorama di montagne in lontananza, tanto per non distogliere il pensiero dalla moneta. Assetato, si fermò in uno spiazzo: c erano un olmo, una fontanella, una panchina sbrecciata. Che aria pulita, che sensazione di appagamento, di frescura. Si sedette alla panchina stiracchiandosi ed esibendo un vistoso sospiro che parve muovere le prime foglie dell olmo. Accostò un auto. - Ha bisogno? Evidentemente lo stato di Medoro lo faceva sentire sì appagato, ma apparire pressoché morto. Una voce femminile proveniva dall abitacolo da cui si sporse un volto. Sussultò: Medoro si scosse alzandosi improvvisamente. - Niente, niente, non ho niente grazie. Non seppe dire altro: come avrebbe potuto convincersi che una parte della sua mente era persuasa che quella ragazza era la stessa della moneta? Il volto era identico, la riconobbe dal profilo: e quei capelli, disposti in modo così lontano dalla sensibilità contemporanea. Era lei, era davvero lei. Ma come poteva dire? Cosa poteva dire? Tacque. La ragazza ripartì. Con un filo di voce sussurrò Verena, come se quello veramente fosse il nome di lei, come se potesse sentirlo e, fermo come uno stoccafisso, guardava allontanarsi l auto rossa che procedeva verso le montagne. Si riebbe e decise di seguire la ragazza. Salì in macchina e si apprestò a raggiungerla. Mica semplice starle dietro: sapeva districarsi con leggerezza in una strada sempre più dissestata, sicuramente la conosceva bene. Non si perdeva d animo Medoro: facendo attenzione a pietre e buche, a tornanti sempre più stretti che iniziavano le salite verso le montagne, fissava bene la sua meta mobile: là doveva andare. Finché la perse a un bivio. Le strade di montagna, a volte, sono crudeli: nascondono alla vista pericoli, imprevisti. Altre volte sono sorgenti di meraviglia, punti di vista mozzafiato. Medoro, invero un po sconfortato, si fermò presso una casa davanti alla quale c era uno strano animale che poteva sembrare un felino piumato. - Mi scusi chiese a una donna anziana che guardava alla finestra può dirmi se ha visto un auto rossa e in che direzione è andata? La signora farfugliò qualcosa, doveva essere ubriaca, forse. Medoro non capì nemmeno una parola e rinunciò: a prima vista, pareva pure poco avvicinabile. Lo strano animale, invece, emise un verso, un fischio come per attrarre l attenzione, un cenno. Spiccò il volo raggiungendo dapprima un ramo. Medoro, questa volta, aveva capito: doveva seguire quella bestia inconsueta. Infatti, dal ramo volò verso la direzione dell auto rossa e fu facile da seguire. Dopo un tempo arduo da quantificare emise un altro fischio, e scomparve tra le nubi. L auto rossa era lì, parcheggiata al limitare della strada, in uno spiazzo da cui si apriva un sentiero che fendeva una boscaglia di conifere antiche. Abbandonò l auto pieno di eccitazione e si mise in cammino sul sentiero. Non sentiva fatica, tanto era preso dalla sua meta. Dalla sua meta o dalla sua metà. Questione su cui si sentiva in dovere di porre l accento. Verena, o chi per lei, era stesa, su una radura: stava contemplando le nubi sospinte dai venti tesi dell alto cielo. Sentendo i passi di Medoro si sollevò restando seduta e gli chiese ragione della visita. Era spaventata, ma stupita. Perché quel giovane aveva avuto l insistenza di raggiungerla? - E hai fatto questo lungo viaggio per venire da me? - Sì, ma sei stata sempre con me. - Che cosa significa tutto questo? Tu hai bisogno di qualcosa, lo sapevo, per quello mi ero fermata a chiedertelo. - Sei stata sempre con me, in tasca. Tu sei Verena, vero? - Come puoi conoscere il mio nome? - Guarda, guardati. Medoro porse la moneta e la ragazza si vide come allo specchio; ne restò colpita. - Veramente non pensavo che - Eppure sei tu, o sbaglio? Verena non sapeva bene cosa rispondere: arrossì, ma il suo sguardo era preoccupato e attonito. Sembrava essere combattuta tra il piacere di un corteggiatore così folle e l angoscia di un segreto che non poteva rivelare. Era bloccata. Da tanto tempo non provava emozioni. Medoro stava fissando il profilo della ragazza con gli occhiali dalle lenti ambrate, confrontandolo con la moneta. Erano davvero identici. - Solo una cosa non mi è chiara - Quale? 11

12 Verena si mostrava sempre più preoccupata, come se nascondesse qualcosa. - Se il volto coniato sei tu, dovresti essere molto più anziana, se non addirittura Così si dissolse la giovane, sparì come ingoiata dal vento, lasciando solo, nella radura, Medoro e la sua moneta. Pianse un po. Si stese sul prato: erano ancora visibili gli steli piegati dal corpo di Verena, corpo di un fantasma, forse, se di corpo si può parlare, se di fantasma si può parlare. Il suo pianto beneficiò alcune piccole pratoline che crebbero più forti. Aveva un senso la strada fatta? Perché si era imbattuto nella ragazza d oro? Perché tutto nacque da un banale ritrovamento di una cosa nascosta dal tempo? Perché quest incontro si è bruciato in un soffio di vento? Un mistero insondabile sembrava rapirlo, come un buco nero di pensieri neri, di domande senza risposte, di partenze senza arrivi e di arrivi senza partenze. Stringeva in pugno il marengo e distese le braccia confondendosi nel prato, quasi volesse sprofondare nel dolore, quasi volesse raggiungere Verena nel suo mondo diafano e misterioso. Ma un fischio del felino piumato lo spinse ad alzarsi per rimettersi in viaggio. Come improvvisamente ritratti dalle reciproche tristi occupazioni, dileguandosi, costoro lasciavano quel vuoto che permetteva al dottore di palesarsi nuovamente, pronto a vagare nella solenne malinconia del suo tempio. UN OMETTO L. è un uomo anziano. Anziano nell'animo e nei lineamenti, ma attuale nella mentalità: egli è appassionato d'arte, di cultura locale e la sua unica premura, nonostante svolga ben altra storica mansione, è che essa raggiunga i giovani e le nuove generazioni. È ottico, e ciò si evince dagli appariscenti occhiali che indossa ogni giorno con un'estrosa montatura. Penso che sfoghi la sua invettiva in quegli apparecchi per la vista, poiché si pone - e si rivela sempre - come un ometto pacato, calmo e mai scomposto. Il suo naso imponente conferisce al viso comicità e un ché di infantile, mentre gli occhi scuri contrastano un incarnato olivastro - pallido. Di costituzione robusta, indossa un lungo pastrano blu, con al collo stravaganti foulard che animano le tetre viuzze in cui cammina. Entrando nella vasta Biblioteca rigira un drappo nelle mani... Lo sguardo assorto. Pensa a cosa dire nel suo prossimo incontro. Alessia Rovina Viadana (Mn) RACCONTO DI UN BIBLIOTECARIO AVVERSO AL FILOSOFICO DIVERTIS- SEMENT DEI SUOI ADULATORI Era quel tale, il dottor A., il vero baluardo di quel tempio di cultura. Era il leone massiccio all entrata del museo, quella costruzione Ottocentesca protetta da inestinguibile forza. Era anche lo spirito che, alitando sulle strutture affrescate, le rendeva così flemmaticamente vive, e pure era l uomo eternamente invisibile. Introvabile, furtivo, infantilmente agile egli si celava nelle nicchie altresì polverose della realtà, nascondendosi alle persone strenuamente impiegate nella ricerca. Non per umana malizia, né mi perdoni chi può averlo evinto dalle mie parole né, di grazia, peccando di superbia: egli semplicemente vaneggiava tra i corridoi, etereo, eternamente immerso nei suoi pensieri aleatori, paralizzato, compagno dell acedia che quotidianamente ne intorpidiva non solo il passo, ma ne influenzava anche la cadenza vocale; baluginava lontano, reggendo alcuni tomi locali, ma dopo un indefinibile lasso di tempo, passato da qualche esordiente a cercare di afferrare quell esile figura, il dottor A. era già svanito. Non v era più il picchiettare dei suoi mocassini sul cotto, né il suo maglione di lana ornato da improbabili fantasie bucoliche. I pantaloni bluastri o violacei non erano più una sgargiante scintilla, solo rimaneva lo smarrimento della folla accalcata, e lo stordimento dei secondi trascorsi invano. Enrico Teodorani (1970) Cesena (Fc) RITO FUNEBRE Nel piccolo cimitero di campagna di Sant Andrea in Bagnolo, un gruppetto di persone era immobile davanti a una tomba nella quale da poco era stata collocata una salma. Attorno a loro il cimitero si stendeva completamente deserto. Nessun prete aveva recitato nessuna funzione. Cosa del tutto normale per il funerale di un romagnolo rosso e anticlericale come Piviòn. Quello che stupiva i presenti, invece, era che al funerale non si fosse presentato Durìn, che era considerato uno dei suoi più grandi amici e che di solito non si perdeva mai l estremo saluto a una persona cara. Il vento stava spingendo nel cielo nubi pesanti cariche di pioggia, e il gruppetto dei presenti cominciava a diradarsi, quando all improvviso si udì una specie di boato. Ma non era un tuono. La testa di Malusèl esplose in un eruzione di fiotti di sangue e materia grigia. Dopo un primo istante di stupore, tutti si affollarono sul cadavere crollato a terra, guardando poi impauriti in ogni direzione. Intanto, un uomo che un attimo prima era accovacciato sul muretto del cimitero aveva già raggiunto i campi adiacenti, perdendosi tra gli alberi di pesco. L uomo mise il fucile dentro un sacco di nylon e lo nascose in un fosso, col proposito di andarlo a riprendere quella stessa notte, se nessuno l avesse 12 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

13 trovato prima. Ora era troppo rischioso farsi vedere con quell aggeggio in mano. Poi si tolse i guanti, mettendoli in una tasca dei pantaloni, e dall altra tasca estrasse un biglietto che per quanto Se stai leggendo questo messaggio vuol dire che sono stato accoppato. Prima o poi sapevo che sarebbe finita così, è naturale per gente che fa una vita come la nostra. Il responsabile della mia morte è Malusèl. Guardati da lui e vendicami, se puoi. Dopo averlo riletto, Durìn rimise in tasca il biglietto scritto da Piviòn prima di morire e s incamminò di nuovo per la campagna, per raggiungere casa sua, mentre dal cielo cominciavano a cadere le prime gocce di pioggia. Epistolario IN ONORE ALLA LETTERATURA, MUSICA, ARTE, CULTURA ED AMICIZIA Melinda B. Tamás-Tarr, Foto autoscattata del fine luglio 2014 Namaste!* Ammiro la scintilla divina nella tua anima! con questo saluto indiano ridò il benvenuto al Lettore in questo luogo in occasione del ritorno di questa rubrica dopo un periodo di irregolarità o di sospensione temporanea. Per quanto ho fatto cenno nell editoriale non sapendo, non prevedendo quanto tempo ci sarà concesso, quali forze ostacolatrici (di salute o finanziarie) potranno subentrare tutto quello che mi sfiora e frulla in mente oppure quello che ho già a mia disposizione degni di pubblicare, lo realizzo, non lo rimando, perché potrà essere tardi e questi carteggi meritano di essere condivisi compresi anche eventuali errori che li rende ancor più autentici possono essere anche istruttivi e suscitare riflessioni di chiunque ed inoltre stimolare il desiderio di tessere le tele delle opinioni, idee, fantasie Non ho perso la speranza che oltre gli interlocutori attuali avrò anche altri corrispondenti che invieranno le loro riflessioni rispondendo così al mio invito remoto espresso già nel primo numero della nostra rivista Introduciamo l Epistolario con alcune corrispondenze del passato, poi seguiamo con quelle recenti. Spero assai che arriveranno altre missive degne di questa rubrica per giovare il nostro arricchimento letterario, culturale ed elevamento spirituale Le attendo e, per cortesia, non mi deludete!... Namaste! - Mttb - * «Namaste»- è saluto degli Indu. Colui che saluta chinando il capo sopra le mani portate all altezza del cuore per la preghiera e pronuncia «Namaste!». Chi riceve il saluto risponde con la stessa parola che significa: l Eterna Anima in me saluta l Eterna Anima in te (le scintille presenti nella nostra anima donate dal Sacro Fuoco di Dio si salutano). Fonte: Ombra e Luce di Maxim Tábory, Trad. ed a cura di Melinda B. Tamás-Tarr; Edizione O.L.F.A. Ferrara Un apprezzamento speciale 11 febbraio 1999 Gentile e stimatissima Professoressa Melinda Tamás- Tarr-Bonani, ho ricevuto oggi, l'11 febbraio, la Sua rivista, infatti sentivo nell'aria l'odore di Ferrara che si avvicinava. Mi sto rendendo conto che le parole di compiacimento, ormai, si sprecano. Avevo paura di cadere nel retorico e di esprimermi con eccessive mielosità. Poi, leggendo le lettere che Le arrivano in redazione, constato sempre più che i miei giudizi sulla validità della rivista letteraria si sommano agli apprezzamenti di tanti altri lettori. Lo dimostra anche il considerevole numero di pagine, più che raddoppiate rispetto alle prime uscite, con tanti personaggi nuovi, illustri e affermati scrittori e poeti; lo dimostra, soprattutto, la splendida affermazione ottenuta nell'iniziativa "Crea il tuo lavoro - Crea la tua impresa". A questo punto Lei Professoressa non ha più il diritto di arrossire per il largo successo che sta ottenendo. Credo fermamente che Lei otterrà sempre più quella gratificazione che merita ampiamente. Un apprezzamento speciale poi vorrei rivolgerle per aver aperto la rubrica dedicata alla musica. Io che vivo immerso nella musica - dal canto gregoriano alla dodecafonica - non posso che apprezzare l'iniziativa, in particolare per il deferente omaggio al grande Michel Petrucciani, un grande, ma veramente grande musicista. Ho avuto modo di conoscerlo in una sessione a Umbria Jazz e in quella fortunata circostanza ho avuto modo di apprezzare fuori dal palco la sua enorme cultura e intelligenza musicale, poiché già durante i concerti sapeva esprimere quanto di più geniale nessun altro poteva fare; sì, capisco che è sempre questione di gusti, quelle preferenze personali che distinguono l'uno dall'altro, ma quando il successo corre a qualsiasi latitudine, agli incroci di ogni meridiano, allora non è più una questione di gusti, bensì di quella genialità che, purtroppo - forse fortunatamente - è una rarità. Io ero un grande ammiratore di Petrucciani, nella stessa misura in cui ho ammirato Charlie Parker o Chet Baker, Stan Getz o Jerry Mulligan e tutti gli altri che non cito per non annoiare. Sia ben chiaro che potrei parlare a lungo anche di Mozart, Mahler, Liszt o Beethoven e via di seguito. Forse, anzi sicuramente, sono uscito dai canoni dell'ospitalità, ma quando si tratta di musica perdo un po' la misura e non riesco a fermarmi. Certamente non mi sono sfuggite le altre iniziative inerenti la saggistica, il cinema e la televisione, e neppure mi è sfuggito il riferimento all'assegnazione del I premio del concorso "Arborense" che mi è stato consegnato sabato, il 30 gennaio u.s. È stata una bella cerimonia, semplice, senza inutile sfarzo, ma molto calorosa in un ambiente suggestivo di storia e di civiltà. Le chiederei ora una grande cortesia: a quale libreria posso rivolgermi a 13

14 Ferrara per acquistare l'antologia "La poesia dialettale ferrarese" a cura della dott.ssa N., poiché mi piacciono molto le sue poesie in dialetto e il dialetto per me è vita. Pensi che per il piacere di parlarlo, non potendo colloquiare con indigeni padroni dell'idioma, parlavo e parlo da solo - in dialetto naturalmente. La saluto cordialmente e Le auguro ogni buona fortuna per tutte le sue brillanti iniziative e la ringrazio per la sempre generosa ospitalità. Mario Capucci Indimenticabile, intelligenza, arte, vicinanza 8 novembre 2000 Carissima, indimenticabile Melinda, lo so che mi credevi sparita... o che più volte hai pensato che ti avessi dimenticata. Non è così, Melinda. Quest'anno, fin dai primi mesi, si è annunciato alla sottoscritta attraverso una serie di 'problemi' non certo facili a dissolversi, perché stretti come nodi ai polsi, nodi di dura corda. Ti parlerò solo dei principali, per farti capire le ragioni della mia 'assenza' ricordandoti però che mai ho smesso di pensarti, di pensare ai progetti che desideravo e ancora desidero realizzare con te, progetti culturali, creativi, artistici. Lo sai. [...] Carissima Melinda, sappi che ti ho seguita attraverso l'osservatorio Letterario, che sono così felice per tutto ciò che stai conquistando nell'aspro territorio delle attività culturali, per tutto ciò che stai realizzando, per questo tuo tenace (raro nella sua autenticità) e coraggioso lavoro intellettuale ed artistico, la cui sostanza è, a mio parere, quell' intelligere d'amore di cui ti scrivevo [già]... Farti i consueti complimenti? Quelli li lascio ad altri... e perdonami se ti posso sembrare presuntuosa... voglio dirti semplicemente (i complimenti più profondi e permanenti sono inclusi) grazie per tutto il tuo lavoro, grazie per la tua intelligenza e la tua arte di 'comporre anche - altra arte, o arte d'altri'... qualcuno di questi lascerà un segno... altri no... ma la cosa sicura è che tu, Melinda, lascerai un segno non cancellabile... e questa è la tua immortalità (scritta e che continua a scriversi), poiché nessuno nasce immortale... credo che ciascuno nasca con la possibilità di diventare immortale... sta a noi lavorare per giungere a quella profonda consapevolezza del conoscere e del fare che, mi ripeto volutamente, ci permette di ESSERE, e di, forse, essere immortali.[...] C'è un altro grazie, quello mio, strettamente personale, che ti voglio scrivere qui. Grazie, Melinda, per la tua vicinanza, per il tuo discernimento nel valutare, cogliere e dar voce a quello che è magari solo un primo vagito di poeta o scrittore... e se è vero che qui sto parlando di me, è altrettanto vero che scrivo pensando anche alla moltitudine d'altri di cui ti occupi con passione e lucidità. Non posso dimenticare il giorno che abbiamo trascorso insieme a Ferrara... e davvero spero si possa trascorrerne un altro forse con l'inizio del nuovo anno, o verso l'equinozio di primavera... discutendo ad un tavolino di un caffè di progetti rimasti in sospeso e da realizzare... sappi fin d'ora che ti porterò (in me) un'altra persona (e la sua vita e la sua immortalità), che te la presenterò sicura fin d'ora che ti amerà e l'amerai: mio padrenonno, unica intelligenza della terra cui appartengo e apparterrò. Perché, tu lo sai bene, io non appartengo a nessuna 'terra' se non a tutti i mondi possibili vibranti nell'universo, l'uno nell'altro; al contempo, sento di appartenere a tutte le terre che giungo ad amare attraverso la mia natura errante, nomade, ma gli unici luoghi in cui affondo radici che, se sradicate dall omega della vita si radicano e si diramano ancor più profondamente, sono le persone che amo... [...][...] Perdonami, Melinda, non ce l ho fatta prima... ero davvero sovraccarica [...]... Altre cose successe, sovvertimenti, anzi una autentica rilovuzione nella mia vita, ma... ti parlerò di questo più avanti...[...] Ti abbraccio forte e ti voglio bene (e perdonami!!!) Scrivimi tre righe, se puoi, Monique 1 1 Dr.ssa Monique Sartor Una piccola eccezione 8 maggio 2001 Gentile Sig.ra Melinda, rispondo solo ora alla sua lettera che accompagnava il quaderno*. [*N.d.R. «Le voci magiare», Edizione O.L.F.A., Ferrara, 2001] L'ho già letto tutto e Le faccio i miei complimenti. Non nego però che qualcosa si dovrebbe cambiare in alcuni punti al fine di rendere più fluente, corrente, la lettura italiana: si tratta solo di stile italiano e Lei, di madre lingua ungherese, non potrebbe forse impadronirsene neppure dopo una vita intera vissuta in Italia così come un italiano non potrebbe mai scrivere con stile - non dico perfetto, ma almeno buono - in lingua ungherese. Purtroppo il retaggio della lingua natale non si perde mai. [...] Lei comunque è una piccola eccezione perché scrive molto bene nella mia lingua. Ho conosciuto ungheresi che vivevano in Italia sin dagli anni '30 le cui lettere scritte in italiano erano un misto di lingua ungherese "italianizzata" e di lingua italiana "magiarizzata. [...] L'incontro casuale con la MEK, e soprattutto quello fortunatissimo con Lei, stanno facendo rinascere in me degli interessi che sembravano definitivamente dimenticati. Di questo non potrò quindi esserle mai abbastanza grato ed è per questo che mi dichiarerò sempre a sua completa disposizione per tutto quello di cui dovesse avere bisogno. A questo riguardo mi è sembrato di capire in qualche sua che a volte ha dei problemi finanziari con la sua rivista. [...] Tenga però presente che il mio eventuale modesto contributo finanziario, anche a fondo perduto, è sempre pronto in caso Lei dovesse averne necessità. E non protesti per la mia disponibilità in questo senso. Non è forse anche da questo che si vede la vera amicizia? Sono o non sono un amico? [...] Cordiali saluti, Mario De Bartolomeis* * 29 maggio febbraio 2011 Köszönöm a folyóiratot 1 "Tradurre-Tradire" 17 gennaio 2006 Cara Melinda, durante le vacanze natalizie ho letto con vivo interesse l'ultimo numero della tua Rivista e vorrei congratularmi per l'imponente sforzo e per il risultato 14 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

15 ottenuto. Trovo altresì notevole il fatto che tu stia continuando da dieci anni. Fra le molte cose, mi è piaciuta in primo luogo la rubrica "Tradurre-Tradire". La traduzione è sempre stata il mio amore-odio: amore perché sia a scuola, sia dopo, per hobby, mi sono occupato di traduzione, odio perché ho sempre pensato che la miglior traduzione non possa mai esser meglio dell'originale. Questa profonda convinzione, che nulla sia più bello della lettura diretta del testo, in lingua originale, è stata una molla che mi ha spinto a studiare le lingue e, parallelamente, proprio lo studio di lingue distanti dall'italiano, come il greco antico o l'ungherese, mi ha confermato detta convinzione. Ho l'impressione che oggidì questo problema sia troppo spesso sminuito da tutti coloro che, a qualunque livello, si occupino di trasposizione di testi stranieri, di qualsivoglia tipo... quante volte alla tv non sentiamo, nei film americani ad esempio, di "ditte che fanno bancarotta", di persone che salutandosi si dicono "abbi cura di te!" o di certi accadimenti "di cui 2 Attendo con interesse il prossimo numero della tua Rivista [ ]... e ti auguro buon lavoro! Felice anno nuvo! FB 3 1 Grazie per la rivista 2 Lettera originaria è scritta in ungherese 3 Dr. Francesco Barral del Balzo Assoluti rispetti 1 gennaio 2010 Cara Melinda, Gentile Caporedattrice! RingraziandoLa per i suoi auguri, Le mando i miei saluti il primo giorno dell anno. La prego di permettermi di esprimere i miei assoluti rispetti per la sua vocazione ed elevata etica, come ho potuto sperimentare la sua straordinaria ispirazione, la sua naturale cortesia e serenità che la circonda, è una sensazione semplice e mi sono venute in mente le parole della BONTÀ: Fa miracoli chi lo scopre; vuole i tesori della Bontà, e non prova altro se non gioia quando su una Croce cresce una rosa. Forse è stato due anni fa la prima volta che ho sentito parlare di Lei, quando un nostro ricercatore che si occupa di sumerologia ed etruscologia, se mi ricordo bene era Mesterházy, che su internet sperava in un aiuto e di poterla raggiungere Lei Melinda! In seguito, dopo poco tempo mio amico paterno Dr. Endre Szirmay, mi ha raccontato delle curiosità di Ferrara e mi ha portato da poco il numero di ottobre della sua rivista, XIV anno, ma ancora non avevo letto i quartini. Con Zio Bandi siamo ormai vecchi conoscenti... [...] L abbiamo finito le preparazioni per il compleanno. Contemporaneamente è arrivata da Ferrara la rivista di Melinda. Sembrava molto contento la portava sempre con sé ad ogni incontro per ultimo la città ha festeggiato il suo 90 compleanno, ma ha incontrato anche la Comitiva di Budapest del Gruppo di Amici di Somogy. L altro ieri ho ricevuto da lui il numero Giubilare e questo ha dato il colpo decisivo per fare un annotazione sul libro degli ospiti [...]. Tuttavia non vorrei approfittarne molto del suo tempo, per questo, con suo permesso, scriverò in seguito qualcosa su di me. Le invio una poesia vocale, che non è della qualità migliore, ma compenserà la sua spiritualità. La saluto con affetto e gentilezza, e La ringrazio di avermi onorato con la sua lettera. Le auguro un Santo e Felice Natale da Kaposvár, non ci sono evidenze", etc... tutte meccaniche trasposizioni di anglicismi. Ma perfino nelle versioni da cosiddette "lingue prossime" signoreggia l'incuria: in passate edizioni di classici latini di prestigiose case editrici si leggevano strafalcioni da quarta ginnasiale. E ciò vale non solo finché d'incuria o d'ignoranza si tratta ma soprattutto quando è scelta voluta: a mio modesto avviso, il lavoro del traduttore è lavoro ancillare così in letteratura, come quello del restauratore nelle belle arti. Ho cercato sempre di tenere a mente questo, tutte le volte che ho tentato di tradurre alcunché: il mio scopo era solo quello di far conoscere a chi mi leggeva il testo nella maniera più fedele possibile, mai ho pensato né presunto di riscriverlo od innovarlo. La mia sensazione peraltro è che taluni traduttori non vogliano adattarsi a questo umile ma non per questo meno nobile lavoro e che in qualche modo, per tramite della traduzione, vogliano surrettiziamente creare o ri-creare, cosa non lecita, a parer mio. E per questo, il tuo "Tradurre-Tradire" non rappresenta solo un'interessante lettura ma anche un importante memento. Devo ammettere che forse sono "talebano" al riguardo, m'è capitato spesso di discuterne ad esempio con Tiziana, cara amica autrice del libro su H. Sándor Giannozzo Sacchetti: lei in qualche modo crede (Ing. H. S.) possibile una "traduzione creativa"... ma tornando all'argomento principale, nella comparazione che viene Traduzione dall ungherese di Giorgia Scaffidi fatta in "Tradurre-Tradire", p.es. con la lirica "Ce n'est pas moi qui", sei riuscita ad accostare molte valide soluzioni, ma sempre nel rispetto dei valori Antologia¹ grammaticali e semantici... cosa che richiede non solo 8 febbraio 2010 padronanza ma viva sensibilità. Cara Melinda, Oltre a ciò, ho trovato molto istruttiva la traduzione sinceramente mi congratulo con Lei per questo dell'estratto dall'opera storica di Péter Hanák, lavoro eccellente! Il materiale, che sia italiano, latino soprattutto per il pubblico italiano, in quanto dà conto, oppure francese, quando si tratta di traduzione, il suo sotto una nuova luce, di un determinato periodo merito è indiscutibile! Però, gli argomenti delle teorie e storico, che è in qualche modo comune anche all'italia, validità della traduzione letteraria è una questione nel suo rapporto con l'impero Asburgico, ma con una discussa senza fine. serie di sfumature assai diverse, delle quali, qui, pochi In ogni modo considero la traduzione letteraria sospettano l'esistenza. come Babits² scrive una cosa molto più grande e 15

16 più importante di quello che sembra. Chi s impegna di tale lavoro, secondo me, non deve comprendere chiaramente soltanto la mentalità o le visioni letterarie dell epoca in questione, ma, con le parole di János Arany 3 : Si deve conoscere anche la rivelazione viva dello spirito della lingua. Dato che durante la traduzione di un opera ci si trova fronte di immagini di pensieri enigmatici ed eccessivamente astratti. Sono un buon esempio le terzine della Divina Commedia che secondo Babits come enigma sono ancora più perfette di tutti gli altri enigmi che mai un opera può porre al traduttore letterario. Come ad es. quella mistica transustanziazione come una personale esperienza trascendente a cui Dante in un Canto fa riferimento. In ogni caso, secondo me, criticare una traduzione letteraria con pieno diritto, può farlo soltanto proprio colui che l ha già fatto. Anzi, chi ha tradotto le meraviglie della lirica ungherese in una lingua straniera è esclusivamente e soltanto competente in questo compito. Signora con l edizione di quest antologia ha tirato la coda al diavolo! Ad incaricarsi con successo della pubblicazione di un lavoro così distinto, soltanto un letterato come Lei può essere capace. Lei non è solo perfettamente preparata, non ha soltanto una lunga esperienza ed un eccellente gusto letterario-artistico, ma anche conosce a fondo la lingua in cui la pubblica. Le auguro ulteriori successi: Imre 4 (P.S. Intanto chi potrebbe pubblicamente discutere con un eccellente traduttrice che usa la penna come le donne 5 di Eger fecero con la spada?) ¹ Melinda Tamás-Tarr-Bonani: Da anima ad anima (Antologia di traduzioni con testi originali: Poesie ungheresi, francesi, spagnole, latine) Edizione Osservatorio Letterario Ferrara e l Altrove/ O.L.F.A., Ferrara, 2009, pp ² Mihály Babits ( ) dotto poeta ungherese, fu un importante traduttore e uno dei poeti più rilevanti nella letteratura ungherese della prima metà del Novecento. 3 János Arany ( ) eccellente poeta di grandi epopee, alcuni considerati capolavori della letteratura magiara, autore di saggi letterari, di ballate formalmente perfette e di liriche. Tradusse in ungherese le opere di Aristofane, Mikhail Lermontov, Aleksandr Puškin, Molière e Shakespeare. Fu padre dello scrittore László Arany ed amico di Sándor Petőfi. 4 Imre Oláh, naturalizzata statunitense, Cypress, CA; U.S.A. 5 Le donne eroiche combattenti contro i turchi invasori che vollero assediare il castello di Eger, la battaglia iniziata il 9 settembre 1552 e durò per 38 giorni senza esito positivo da parte degli ottomani. Elogio e onore 24 marzo 2010 Ti ringrazio tanto per la rivista grossa come un libro. L ho ricevuta. Per essa ti spetta l elogio e l onore. Non so se la gente se ne renda conto con coscienza del suo valore, del tuo valore e di quanta energia dedichi per la letteratura ungherese e mondiale non risparmiando né tempo, né forza, né nervi, né pazienza. Di nuovo, dietro queste pagine sta un enorme lavoro. Il tuo viaggio nella tua nuova patria mi ha affascinata. Riservi attenzione per tutte le cose, per tutti i miracoli naturali ed umani. Perché tutti i tipi d arte sono anche miracoli, l anima è il prodigio del talento benedetto da Iddio a cui tu reagisci con le tue delicate percezioni spirituali. Non parlando poi della scrittrice di talento come Cécile Tormay di cui pubblichi gli scritti perché la consideri di valore e qui a casa nostra non ne parlano neanche. Potrei poi elencare tante cose, ma tu sei consapevole del valore del tuo periodico. Eh sì, non si può esserti abbastanza grati e non si può neanche ringraziarti come si deve. Soltanto fare uno scarso riferimento a quella vera e palpabile, nobile gratitudine che ti spetta. Oh, se io fossi il Ministro della Cultura o un premier della letteratura, ti segnalerei al Premio Kossuth! Cara Melinda, non è uno scherzo, non è un vuoto complimento, lo meriteresti... e può darsi che io batta porte aperte e un giorno lo riceverai veramente. Ti ringrazio per quello che fai anche per me e per i valori da conservare. In questi giorni aspetta il postino, spero che riceverai la mia lettera! Ti auguro tutte le cose buone, felice Pasqua, resurrezione in cui non soltanto Cristo risorge ma anche la purezza umana, il suo nobile valore. Ti ringrazio a parte anche della tua piccola risposta. Io ho le stesse considerazioni per te, quanto tu hai per me! Il Buon Dio sia con te ed accompagni la tua vita! Ti abbraccio con tanto affetto, Klára (Hollósy-Tóth Klára) Traduzione dall ungherese di Mttb Recensione e rivista 15 luglio 2010 Gentile Professoressa, Innanzitutto La vorrei ringraziare per la bellissima recensione che ha voluto fare alla mia silloge di poesie, è stato un dono molto gradito. Le esprimo anche tutta l ammirazione che provo nei suoi confronti per la costanza e l impegno che mette nella pubblicazione dell Osservatorio Letterario. Quando mia mamma mi ha detto che esisteva una rivista italo-ungherese sono stata molto felice nell apprendere questa notizia. La ringrazio anche per la disponibilità di aiutarmi riguardo la ricerca che sto facendo sui maggiori poeti ungheresi. È una ricerca che mi sta permettendo di conoscere e scoprire le origini dell Ungheria, dei grandi Poeti che ci hanno preceduto e le origini del nostro futuro. Mi rattrista molto constatare che né tra i miei professori né nelle antologie conoscano o si citi il nome dei grandi poeti e degli scrittori ungheresi, che sicuramente hanno contribuito moltissimo alla nascita e alla formazione della letteratura mondiale. Quindi accetto molto volentieri e Le sono grata per la possibilità che mi offre nel poter pubblicare periodicamente questa mia ricerca. Certamente, a mia volta, mi rendo disponibile nell aiutarla anche se leggendo le Sue traduzioni noto una conoscenza molto approfondita della lingua e della cultura italiana. 16 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

17 Oggi parto anche per l Ungheria e non appena ritorno, se Lei non è impegnata o non è in ferie, Le vorrei inviare questi miei appunti che devo ancora completare e che farò in queste vacanze. Rinnovando i miei ringraziamenti più sinceri e la stima che nutro nei Suoi confronti Le porgo amichevoli saluti, Giorgia Scaffidi Ringraziamenti e riconoscimento 6 aprile 2011 Egregia Caporedattrice, La ringrazio sentitamente per la splendida rivista, o per meglio dire per il libro in duplice volume. È veramente un onore forse è un po troppo esuberante, e mi fa arrossire la mia presenza in essa. L edizione mi è arrivata già lunedì a Budapest, ma io, che mi trovavo a Debrecen, ne sono stato informato solo adesso e solo ora mi è stato recapitato. Per il momento ho potuto solo sfogliarlo e iniziare la lettura, ma già da adesso La ringrazio per la sublime parte sul Risorgimento da Lei curata, tema a me caro. Leggendo il saggio sulle eroine di quella grandiosa epoca, ho pensato che anche Lei fosse un erede morale di quelle donne tanto gloriose nell epoca dell Illuminismo, delle Riforme e del Risorgimento, organizzatrici, vivificatrici ed ispiratrici della vita culturale per esempio nei saloni (vedi la contessa Maffei) «agisci, crea, accresci» (citando Kölcsey), a favore della loro nazione, della loro patria e per i loro compatriotti. Lei, gentile Caporedattrice, ha costruito un ponte forte, lungo, largo e bello tra i rapporti italoungheresi, «in un epoca» in cui si parla molto degli effetti dannosi che ci sono nel rapporto tra lettura ed economia, il periodico, o meglio questa serie di libri, da Lei redatto ed edito, merita veramente ogni apprezzamento e riconoscimento. Le auguro, per il suo lavoro futuro, una fertile creatività, e molto successo. Rinnovando i miei ringraziamenti ed i miei rispettosi e collegali saluti (come si usa tra compagni anche «nella repubblica della letteratura»). Madarász Imre Traduzione dall ungherese di Giorgia Scaffidi 28 maggio 2011 Gentile Caporedattrice, ora che finalmente ho avuto un po di tempo per dedicarmi in modo più approfondito ai tre libri di nuovo La ringrazio, ho ancora una maggiore ammirazione nei suoi confronti: oltre al redigere la rivista ed editare la rivista, Lei pubblica libri e si impegna di traduzione letteraria! È una cosa veramente unica non soltanto in Italia ma anche in tutta l Europa. Nell Europa unita che è la manifestazione della comune identità culturale, significa particolarmente la comunicazione delle culture delle nazioni, il «transito». Mi congratulo per la sua benedetta attività ed esprimo i miei ringraziamenti in mio nome (ed in qualche modo in nome di tutti gli ungheresi di cultura) e Le auguro ulteriori ispirazioni, impetuisità («impulso naturale» come lo denominava Alfieri, il mio preferito autore classico) e successo. Con rispettosi saluti, Madarász Imre Traduzione dall ungherese di Mttb Antologia Giubilare «Altro non faccio» 23 gennaio 2012 Egregia Caporedattrice, Cara Melinda, La sua antologia assieme ai due bei libri è arrivata. Lei ha reso festiva questa nebbiosa, grigia giornata. Le sfere solari dell intelletto sono più raggianti del bagliore di qualsiasi fonte della materia, perché in esso pulsa il flusso divino. Essi trasmettono i tesori dell alma a coloro che agognano i valori e li rappresentano. Questi libri sono dotati di un campo magnetico: il reciproco ritrovamento dei due popoli che è il trionfo della suprema qualità. Vorrei godere, tutto in una volta, la bellezza delle opere presenti qui davanti ai miei occhi. Comprendo il suo dolore d una volta.* Ha dovuto scontrarsi con la profonda e struggente indifferenza che Le hanno reso tanto estranea la terra degli Italiani. È stato molto difficile radicarsi. In queste circostanze, Lei si è affermata nell'anima di due popoli soltanto con un lavoro sovrumano e con la fede. Dare valori quando la forza nociva della perdita dei valori è in continua crescita. Non è una cosa consueta radicarsi nell animo di più popoli e nel contempo osservare il palpito del cuore dell'intera umanità. Mi creda, siamo di più coloro che si rallegrano dei veri valori, della ricchezza del cuore in quanto esse fanno parte della nostra gioia e della qualità superiore. Coloro che sono invidiosi, svogliati o mirano con le frecce i nostri tesori intellettuali, non si rendono conto che sono proprio loro gli obiettivi di se stessi perché sono stati esclusi dall affettuoso banchetto, non partecipando alla festa in cui potrebbero essere felici se solo non avessero un cuore di ghiaccio. Loro scelgono l instabile, meschina esistenza invece dell atemporalità e dell incanto eterno. Scagliano pietre contro i rami fruttuosi, ma tutto ciò non diminuisce il merito ed il valore dell albero. Io sono felice anche perché posso vedere accendersi le luci del futuro e dei veri valori nella città di Janus Pannonius e di Torquato Tasso. È poco dirle grazie di tutto ciò. Le auguro ancora buon lavoro e buona salute. La saluto con affetto, Tusnády László * Riferimento alle opere di poesie e di prosa scritte originariamente in italiano agli inizi degli anni 90, riportate nell Antologia Giubilare «Altro non faccio». Per il 60 compleanno (12 luglio 2014) Traduzione di Mttb 1 luglio :00 Cara Eszter 1, mi scusi per la mia risposta tardiva: non mi trovo a Ferrara, e sono soltanto in transito, a causa per la visita odontoiatrica di oggi, per la pulizia dei denti, per la cura della parodontite. Mi hanno torturata notevolmente, sono ancora sotto l effetto dell intervento. Domattina riparto subito per Lido di Spina, al mio domicilio marino in cui rimarrò prevedibilmente fino al 20 settembre. A Spina non c è campo sufficiente è difficile avere collegamento Internet, perciò non sempre riesco ad 17

18 entrare in rete per controllare la mia posta elettronica. Perciò ho trovato soltanto ora la sua lettera con la sua gentile richiesta che accetto con gran gioia e di conseguenza, a causa del poco tempo a disposizione, soltanto ora sono riuscita di corsa a preparare questo testo che Le allego sia in formato Word.docx che in pdf e spero che il server non li bloccherà ed arriveranno alla sua casella postale. [ ] Le auguro buon lavoro e spero che la sorpresa ci riuscirà! La chiedo gentilmente di avvisarmi dell evento. Ricambiando gli auguri Le invio cordiali saluti. Buonanotte, Mttb Testo allegato: Melinda B. Tamás-Tarr PER IL 60 COMPLEANNO DI DR. JÓZSA JUDIT (Dr. Józsa Judit 60. születésnapjára) Boldog születésnapot! Buon compleanno! Tanti auguri! Il festeggiamento del 60 compleanno purtroppo non è come 20 o 30 anni fa, ma possiamo essere grate alla sorte, al buon Dio che siamo riuscite ad arrivarci. Con l aumento dei nostri anni anagrafici molti/molte di noi hanno piccoli o grandi acciacchi oppure si lotta con le malattie gravi e questo ci avverte che abbiamo già consumato la maggior parte del nostro pane della nostra esistenza. L intelletto creativo ha un rifugio: la possibilità di continuare la creatività intellettuale o artistica che è un mezzo ideale per conservare la freschezza mentale ed aiuta a sopportare meglio le difficoltà della lotta contro le malattie, patire con meno sofferenza l evidente segno dell invecchiamento mentre facciamo un resoconto della nostra vita, delle nostre opere realizzate... Stranamente, conosco Judit soltanto da cinque anni ed anche questa conoscenza è soltanto virtuale, eterea. Quando vissi nella mia patria natia non sentivo/sapevo di lei nulla, nonostante che siamo coetanee anche se io sono più vecchia di qualche mese, dato che il 12 dicembre 2013 ho compiuto gli anni di Judit: avremmo potuto frequentare anche la stessa classe. Dalla primavera 1964 vissi in sua vicinanza, a Veszprém, in cui frequentai le scuole fino all anno scolastico 1969/70. Dopo gli studi liceali a Debrecen e a quelli (para)universitari per la formazione dei professori a Pécs ritornai a Veszprém e fino alla data del mio matrimonio del 1 ottobre 1983 là insegnai pure. Il 5 dicembre di quest anno mi trasferii a Ferrara seguendo mio marito in cui tra le varie esperienze di vita (studi, ricerca di lavoro, lavori occasionali) nell ottobre 1997 fondai il mio periodico bilingue (italiano-ungherese) e da allora pubblico l Osservatorio Letterario al quale come ho già avuto occasione d accennare più volte posso ringraziare innumerevoli eccellenze ungheresi e straniere tra cui posso avere Judit e suo padre, grazie alla lettera elettronica di Judit inviatami il 4 giugno Da questo momento iniziò la sua collaborazione che portò la conoscenza dell attività di scrittore di suo padre, medico, allora avente 15 volumi pubblicati, György Bodosi alias Dr. Józsa Tivadar ed ho sùbito iniziato la prima selezione per pubblicare suoi scritti bilingue a sorpresa sulle pagine del fascicolo NN. 69/70 luglio-agosto/settembre-ottobre 2009 della rivista. Tra i suoi scritti si trovano molti con argomento italiano. Da allora vengono pubblicati dalle sue opere sull Osservatorio Letterario. Dalle prime corrispondenze cinque anni sono già passati velocemente. Accanto al compleanno di Judit possiamo festeggiare anche la cinquennale conoscenza eterea e collaborazione. Ogni volta, grazie alla sorte ed all effetto di calamita dell Osservatorio Letterario, quando incontro eccellenti, valorosi e talentuosi individui vengo impadronita da una gioiosità e felicità indescrivibile. Oltre alla comune e straordinaria conoscenza connazionale e straniera mi hanno contattata anche personaggi famosi o noti con i quali durante la mia permanenza nella mia patria natia non avrei mai potuto incontrare sia a causa della loro fama oppure della loro non conoscenza dovuta alla tendenziosa dimenticanza dettata dall ideologia del regime dittatorica d allora, nonostante che molte volte ci siamo vissuti ad un passo. Così accadde anche con Judit e suo padre. Quindi, da cinque anni dura questa loro conoscenza virtuale e collaborazione e con grande interesse leggo i loro lavori e con gioia li pubblico che sono istruttivi, spritualmente e mentalmente offrono un grande arricchimento. Mi recano un immenso piacere e volentieri condivido anche con i lettori dell Osservatorio Letterario. A tutto questo si associa la loro storia familiare d origine mitteleuropea ed anche quella italiana che rende più fruttuosi e rafforzati i rapporti italo-ungheresi del mio biligue periodico Osservatorio Letterario e che curo questo rapporto consapevolmente con lo scopo citando le parole del padre di Judit di avvicinare i valori della cultura italiana e di quella ungherese creando quasi una loro coesione per favorire la nascita delle preziose, rinnovate, penetranti opere d intelletto. Tramite della lettura delle opere del padre e della figlia si disegnano sempre di più due figure eccellenti, professionalmente altamente preparate, di vasta cultura e lettura e per mio orgoglio, indubbiamente allargano il campo dei colti intelletti dell Osservatorio Letterario. Felice compleanno e grazie della vostra conoscenza e della vostra commuovente storia familiare multietnica. Per me è un grande dono che potevo e posso leggervi e pubblicare delle vostre opere! 2 1 Dr. Rónaky Eszter ex allieva, poi collega ed amica di Dr. Józsa Judit, scomparsa nella prima settimana d ottobre 2014 ( ). 2 Testo pubblicato originariamente in ungherese nell antologia di sorpresa di 78 pagine a cura di Rónaky Eszter, con 104 partecipanti (colleghi, amici attuali ed ex allievi) stampata in occasione del compleanno (12 luglio scorso) di Dr. Józsa Judit e riportato nel necrologio ungherese del nostro precedente fascicolo in occasione della sua scomparsa d ottobre scorso. Traduzione/adattamento del testo originale in ungherese della stessa Autrice 18 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

19 Mosaici, antologia a cura di Rónaky Eszter, stampata in occasione del 60 compleanno di Józsa Judit Salute e poesia [I] 27 settembre 2014 Gentile Professoressa Melinda, innanzitutto una nota riguardante i suoi esami: [ ] vanno bene, quella minima variazione in meno a mio parere ha scarsa importanza e non c'è motivo che abbia a preoccuparsene. Dobbiamo ricordare, esperienza insegna, che i valori di laboratorio non sono tutto, e non sempre indicano il vero stato di salute o di normalità, perciò bisogna dar loro il giusto credito. Vanno sempre integrati con l'esame clinico, tanto che possono esservi persone con gli esami alterati che manco se ne accorgono, e altre persone che sono malate pur avendo gli esami perfetti. Certo è che se ne deve tener conto, naturalmente. Sto scrivendo dal reparto perché anche oggi la giornata lavorativa si è protratta. Il lavoro in ospedale è particolarmente impegnativo proprio in questi ultimi tempi e per me lo sarà ancor più il prossimo mese di ottobre (nel corso del quale, in ogni caso, intenderei sottoscrivere l'abbonamento alla sua bella rivista): purtroppo ci sono assenze fra noi medici, anche per malattia, che i colleghi han da rispettare con il massimo riguardo, anche un poco sacrificandosi. Come che sia, io cerco vanamente, ormai ho ben chiaro, un periodo un poco più leggero per mandare avanti alcuni (non pochi) progetti avviati ormai da anni, ai quali riesco a dare contributi soltanto minimi. Piccole tessere d'un grande mosaico 'in facendi'. Venendo a letterarie cose, le dicevo di quel libro d'autore ungherese, che fu ben salutato al suo apparire: lo cercherò, lo cerco questa stessa notte, è nella mia casa, non può scappare. Tutti dovremmo avere passioni letterarie, i nostri autori preferiti. Io ripongo mia passione e fede negli scrittori (italiani e stranieri, soprattutto i primi) del secolo scorso, il Novecento, che per me è stato d'inesauribile ricchezza, come è stato, per altri aspetti, anche l'ottocento. Degli anni in corso, che dovrebbero rappresentare il terzo millennio, non ho visto ancora grandi cose. Vi è molta tecnica, questo sì, che la maggior parte dei narratori ha acquisita, ma cerco una levità, una grazia, e per converso una potenza del sentire, di cui la modernità pare dimentica, e ne ha fatto le spese lo stile. Vero è che tutti si è più acculturati, e dunque aumentano le pretese, ma si tratta spesso d'una cultura fittizia, che si basa sulla reiterazione di notizie e messaggi, che vengono come bombardati sui nostri non illimitati cervelli. C'è soprattutto il tentativo di scrivere volumi, che infine son trattati, che nessuno mai potrà leggere, frutto d'una prolificità dilagante. Prima di tutto leggere, bisognerebbe, e leggere ancora, anche per copiare, se è necessario, in tutta modestia e devozione. Ma il discorso porterebbe lontano e chiudo qui, per ora. Le riporto una frase che ho sempre trovato bellissima, credo d'uno scrittore russo: "un uomo che non è capace d'inchinarsi davanti a nulla non potrà mai sopportare il peso di se stesso". Saluto in Lei una signora che la passione di cui sopra mi pare che la coltivi appieno, anche lasciando spazio alle forme dell'umiltà e alla libera partecipazione (purché i partecipanti lo meritino, questo è ovvio). Domani potremo discutere, quando il lavoro conceda, dei singoli autori, ungheresi, italiani, stranieri. 19

20 Riguardo i testi da Lei rintracciati, portanti la mia firma, da molti anni conosco la Prof.ssa M. S. di Ferrara, già insegnante di lettere, la quale, per amichevole consuetudine, una volta che riceve (per via postale!) qualche mio scritto d'argomento per lo più botanico, provvede a inserirlo nel suo blog. Può darsi che la conosca. Eccole, Professoressa Melinda, il più caro saluto. Mi rimandasse suoi pareri, perdoni se non riesco a darle immediata risposta. Dott. Boldrini letteratura contemporanea del fine del 900 trattavano delle opere di alcune scrittrici e di scrittori postmoderni... Beh, io non sono stata e non sono d accordo con l opinione elogiativa della docente di cui ho dovuto dare l esame... Non mi piaceva né loro linguaggio, ne l impostazione del loro romanzo... Per quanto i suoi papaveri [ ]. A proposito, Le allego una foto dei papaveri di mio marito di cui ho fatto cenno che però nella realtà rende di più. Salute e poesia [I] (un breve riscontro e risposta) 28 settembre 2014 Gentile Dottor Boldrini, ieri sono rientrata defintivamente a Ferrara ed ho letto la sua risposta soltanto la tarda notte che La ringrazio. Appena avrò un po' di calma tra le faccende dovute a causa del "trasloco" dei vestiti, biancherie da letto, tanti libri, vari strumenti di lavoro, vari accessori per la vita nel domicilio marino ecc., dopo che siamo riusciti a riorganizzarci e riprendere il consueto ritmo della normale quotidianità Le risponderò ampiamente. Dopo tre mesi e sette giorni di permanenza marina mi sento abbastanza spaesata nella mia propria casa. Anche se ieri è passato un mese dal mio congedo dall'ospedale, non riesco ancora a sbrigare le mie faccende con la stessa energia e grinta come prima. Ci vorrà ancora del tempo, anche se il mio organismo ha reagito proprio bene... Nell'attesa La saluto cordialmente augurandole le migliori cose per la sua bellissima ma molto impegnativa professione e per la sua vita privata, Mttb 05 ottobre 2014 Gentile Dott. Boldrini, eccomi, come Le ho promesso. Le rispondo ora, anche se questo mese per Lei sarà ancora più impegnativo rispetto al precedente periodo: saprò aspettare la Sua risposta. Ritornando al risultato delle analisi di sangue: ho controllato gli esami effettuati [ ] Ora torniamo alla letteratura. Prima di tutto La informo che ho consegnato il file alla stampa, è previsto l arrivo delle copie il 13 del c.m. Ho riservato anche per Lei una copia. Per quanto riguarda la tendenza letteraria del nostro XXI secolo ma anche la fine del 900 ho la stessa visione. In più detesto gli insensati sperimenti postmoderni, la volgarità e così via. Mi ha incuriosita la sua citazione, ma non saprei quale scrittore russo fosse, forse Dostojevskij? Non mi ricordo di questa frase, nonostante che dal 1973 al 1978 negli anni della mia giovinezza ho letto alcune opere di Dostojevskij [Дocтoebcкий] (non lo so come si trascriva in italiano, lo trascrivo come si pronuncia in russo), Puškin [Пушкин], Čechov [Чeхов], Gogol [Гоголь], ed altri ancora, ma ora non mi vengono in mente i loro nomi. Nel 2009, quando ho seguito un corso di Master all Università di Tor Vergata di Roma della Lingua e Cultura Italiana per Stranieri, nel modulo della Ricambiando Le invio un caro saluto, Salute e poesia [II] 20 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU Mttb 06 ottobre 2014 Gentile Melinda, seguo l'ordine e parto dalle questioni di salute. Passerò poi a letteratura, la quale, stando al mio motto, neppure può attendere. Ho visto i risultati degli esami che mi manda, riferiti agli scorsi anni. Credo che ci sia una inesattezza, lì dove si parla di colesterolo LDL e HDL. Il valore che vedo, [ ], potrebbe riguardare il colesterolo totale, il quale è dato dalla somma di LDL e HDL (quest'ultimo è il colesterolo "buono"), ed è questo il termine di riferimento. In altre parole, quando si dice "colesterolo alto" s'intende genericamente il colesterolo totale (il quale non dovrebbe superare, per l'appunto, la misura di 200 o di 240 secondo i punti di vista), poi si va a guardare le singole frazioni, che tuttavia hanno minore importanza, e, se il totale è nella normalità (diciamo sotto i 200), si tengono ben poco in considerazione. Piuttosto mi sorprende un poco quel valore basso della clearance della creatinina, che indica la funzione renale e che effettivamente era nettamente inferiore alla normalità: è reale? è stato motivato? si è provveduto a qualche controllo? Vero è che a volte si tratta di alterazioni provvisorie, correlate a qualche causa che ne dà spiegazione, e possono essere compatibili con la normalità e la salute. In proposito dell'esame delle urine, concordo con il parere espresso dai colleghi medici, e cioè che non servono cure o particolari accertamenti: può bastare la ripetizione dell'esame di tanto in tanto. Il libro fortunosamente ritrovato è «Il viaggiatore e il chiaro di luna» di Antal Szerb (Edizioni e/o, traduzione di Bruno Ventavoli, titolo originale: Utas és holdvilág) considerato uno dei capolavori (così si legge nella quarta di copertina) della letteratura ungherese del Novecento. L'autore ( ) morì in un lager

21 nazista. Altra sua opera «La leggenda di Pendragon». Il 'viaggiatore' vien definito romanzo di avventura e viaggio spirituale, racconta di una coppia di sposi che partono da Budapest per una luna di miele in Italia, ma l'equilibrio si spezza e i due si perdono... Credo d'averne letto a suo tempo quasi la metà. Cerco di non lasciare mai incompleta la lettura di un libro, anche se non mi piace (e questo mi parve assai bello): se questo accade è per mancanza di tempo (alle volte mi limito addirittura a poche pagine, niente più che un 'assaggio'), o perché sopravvengono altri fatti e necessità d'altre letture, anche in dipendenza del mio mestiere. Non so, a dire il vero, se questo libro sia facile a reperirsi, qualora Lei Prof. me lo chiedesse glie lo posso offrire. [ ] [ ] Melinda, davvero assai bella, la foto di papaveri scattata da suo marito, con il gioco d'ombre e i puntini luminosi bianchi. Faccio una proposta: teniamoci, a mo' di segreto, tre autori italiani (per Lei anche ungheresi) che siano i nostri preferiti, meglio tra i narratori, che son forse più semplici, e un giorno ce li confideremo. Attendo da Lei istruzioni, anche via o ms sul telefonino, su come sottoscrivere l'abbonamento all'«osservatorio». A Lei un grande bel saluto cordiale, e grazie a suo marito per il tocco d'arte. I papaveri sono, io credo, lo spirito della terra. Daniele andrà bene, non vorrei che combinassi qualcosa terribile nel suo testo, non me la perdonerei mai: «Papavero da noi, luoghi di pianura, viene a dirci che il suo germe resiste, e chissà quanti anni, sotto la zolla, e una volta che ne ha cacciati gli steli, folla di adulti e bambini che di loro s'inebri, di quel rosso colore, li abbraccia e come li baciasse li coglie, e non sente sopruso alla terra a portarseli via; son come, le loro distese, a sdraiarvisi, il mare, che sempre a tutti dà spazio a nuotare.» Ho ripristinato l aggettivo sardagnola. Non ho dimenticato, ho ancora un debito: ho promesso di esprimere le mie impressioni, considerazioni, non le scorderò, chiedo un po di tempo per poter raccoglierle. Poi vorrei reagire anche alle alcune cose espresse nella sua precedente letterina. Per quanto riguarda la spedizione della rivista, opterei rischiando di inviare alla sua residenza, dato che vorrei anch io che la ricevesse al più presto. Speriamo che anche nel nostro caso funzionerà senza brutte sorprese. Sto bene, grazie. Come ho accennato, mercoledì scorso sono andata dal nostro medico di famiglia: egli ha guardato in rete la mia storia. Per i diverticoli mi ha prescritto 2 confezioni di Normix 200 mg 1 confezione adesso, altra per il novembre e prendo i fermenti lattici. Mi ha detto, che mensilmente dovrei disinfettare, pulire l intestino. È antibiotico, spero che non mi manifesteranno quei tanti effetti collaterali che è troppo anche soltanto elencarli. (Tra essi si legge mal d intestino, ecc.) Riesco a fare una bella distanza passeggiando ed andare anche in bicicletta sulla mura o al Parco Bassani. Gradualmente aumento la distanza. Però non sono ancora pronta per camminare tanto se la nevrite non mi dà fastidio nel piede destro, come prima della mia avventura ospedaliera. Una cosa non mi piace, che nonostante che sto attenta agli alimenti ho più frequentemente acidità di stomaco rispetto al periodo preoperatorio... Però riesco a rimediare questo disturbo e spero che passerà. Ho avuto anche un vantaggio non poco: sono riuscita così a perdere 4 kg ed ora peso 63 kg. Mi piacerebbe ancora arrivare almeno fino ai 60 kg [n.d.r. il peso corporeo è sceso già permanentemente a 60 kg], non di più, altrimenti le rughe Considerazioni (risposta) 14 ottobre 2014 Gentile Daniele, [ ] Devo fare un preambolo: essendo una magiara che ha acquisito un po la lingua italiana da adulta e non da piccola che significa tanto nell imparare una lingua straniera (massimo a 12 anni) nei confronti di Voi colti italiani nativi ho meno se non scarsa competenza e perciò non mi sento autorizzata di proporre una modifica linguistica per un linguaggio ricercato come il suo, posso soltanto limitarmi di segnalare qualcosa che per me sembra incomprensibile o mi suona strana o errata per avere delle delucidazioni, come adesso e tante grazie. Si impara sempre, fino alla fine della nostra esistenza. Come non ho cominciato a leggere in italiano da piccola, è difficile, se non impossibile, recuperare la mancanza di certo lessico letterario, particolarmente di si accentuerebbero e diventerei subito più befana di quello più antiquato o di rarissimo uso, nonostante che ora che vorrei ancora evitare, se è possibile In indubbiamente il mio lessico attivo e passivo si è questo periodo di post-menopausa mi sono ingrassata arricchito, ma... Non mi vergogno di sfogliare i vari parecchio prima della menopausa avevo un peso dizionari anche illustrativi, sinonimi, etimologici e così perfetto. Ho avuto 52 kg prima della gravidanza, via in tutte le due lingue. Ho sempre utilizzato loro quando è nata mia figlia mi sono ingrassata poco, anche nella mia patria natia, per me erano e sono avevo 56 kg [ ]. Prima del matrimonio invece ero indispensabili. magra, quando mi sono sposata ho pesato 44 kg. (Ho studiato la lingua italiana da sola durante la Cerco di muovermi molto di più e fare attenzione come tarda notte dopo la mia preparazione per le lezioni da mangiare. impartire e dopo le correzioni di tante montagne di Ho avuto incontri virtuali con i miei ex allievi, mi ha quaderni ed ho cercato di perfezionarla più o meno fatto tanto piacere che mi ricordano con affetto. Mi durante la mia permanenza italiana tramite alcune, ma hanno detto che non posso essere dimenticata. Dopo poche corrispondenze e varie letture quotidiani, più di tre decenni custodiscono il ricordo di me, mi ha racconti, romanzi, poesie, saggi storici, linguistici e di tanto riscaldato il cuore. Ricordo volentieri che per la critica letteraria nonché con alcuni studi [ ].) maggior parte di loro la letteratura, la grammatica e la Torniamo ai suoi papaveri. In concordanza con le storia erano materie odiate e quando li ho insegnato mie considerazioni sopra scritte accetto eccome! la per quattro anni le adoravano. Mi rallegra questo sua proposta. Qui copio tutta la frase per rivederla, se ricordo e la loro attuale conferma. Molti hanno scelto la 21

22 professione di insegnante di queste materie oppure sono diventati in queste discipline ricercatori, ecc. Non ho forza di rileggere questo fiume di parole, spero di non fare brutta figura. Mi perdoni. Ora mi ritiro è l 1 e 48 (!) sono proprio un gufo -, buonanotte e a presto. Melinda Debito Ferrara, ottobre 2014 Caro Daniele, scrivo in questo documento e non nella i miei pensieri e chiedo scusa e comprensione se come dice Lei ho imparato per me un novo modo di dire salterò di palo in frasca Cito in corsivo e in grassetto le sue considerazioni, opinioni e sotto può leggere i miei pensieri suscitati da essi, e mi perdoni per i miei errori, purtroppo per me inevitabili E non mi derida, per cortesia, neanche per le mie zoppicanti espressioni nella mia madrelingua sarei molto più avvantaggiata. A proposito: anche se non sono di madrelingua, ma già dall inizio dello studio da autodidatta della lingua, ricordando la mia professoressa di russo della media inferiore, ho cercato di pensare in lingua italiana. Mai ho composto i miei pensieri prima nella mia madrelingua per poi tradurli in italiano. Vivendo in Italia, lavorando per la rivista, molte volte non me ne accorgo, quando scrivo in italiano argomenti riguardanti fatti ungheresi, molte volte capita che continuo a scrivere in ungherese e, viceversa la questione è la stessa. Quando rileggo il testo, scopro in esso parole ungheresi o nel testo ungherese periodi intrufolati in italiano che riguardano argomenti italiani Anche se erro nello scrivere e parlare, quasi sembrano essere l unica lingua. Non so se questo fenomeno capiti ad altri miei connazionali ungheresi, abitanti da tanto tempo in Italia. Però scopro anche quello, che non è rallegrante, che non parlando praticamente con nessuno in ungherese, quando mi capita, alcune volte devo cercare le parole, perché mi vengono in mente soltanto in italiano. Non c entra la conversazione con la figlia, anche se con lei parlo sempre in ungherese, ma lei mi risponde in maggior parte in italiano, e non le viene la voglia che è bravissima nel parlare, ma leggere e scrivere in ungherese molto meno tradurre in italiano a suo papà. Quindi, quando siamo insieme sono costretta a comunicare piuttosto in italiano, perché per mio marito anche se durante questi lunghi 31 anni ha imparato qualcosa, non è sufficiente per la comprensione delle conversazioni Quando la figliola era piccola, ha studiato volentieri la scrittura ungherese e ha letto i testi ungheresi in alta voce con gioia, ma crescendo non ha più voglia. Però cerca dei film carini in ungherese come anche in inglese e li comprende perfettamente. Soltanto questa possibilità ha anche un lato negativo: certe volte in alcuni film si sentono anche espressioni o modo di dire volgari che purtroppo le impara tramite essi (a casa mai ha sentito, sia in ungherese che in italiano, parolacce) Ora guardiamo alcuni argomenti delle sue lettere: «Ricordo la grande estensione del placido lago Balaton, il 'mare magiaro' per tanti turisti e per gli stessi abitanti, alla bellezza delle sue sponde che veramente lo fanno somigliare in più d'un tratto a luoghi di marina, con tanto di spiagge.» Sì, il Balaton, è il nostro Mare Magiaro è il maggiore lago dell Europa Centrale ed Occidentale: la sua superficie è 600 km², la lunghezza 77 km e la larghezza varia tra i 3 e 14 km, la profondità media è di 3 m, alla punta della penisola di Tihany l acqua è alta 12,4 m. Non so se avesse qualche conoscenza della sua formazione, che il paesaggio fu coperto un tempo dall immenso mare Pannonico, nel cui sedimento falde di sabbia pannoniche sono stati rinvenuti residui di conchiglie tra cui la più conosciuta è la Congeria ungula caprae [unghia di capretto di Tihany]. I monti di Keszthely e la base dell altipiano di Veszprém della mia città di provenienza sono rocce dolomitiche. Vaste aree sono coperte di löss; il materiale da costruzione più conosciuto è la pietra arenaria rossa di Perm. A Tapolca e a Hévíz, (se traduciamo letteralmente, si potrebbe dire Acqua bollente) scaturiscono sorgenti calde e nel suolo calcareo si sono formate delle grotte: le grotte di Tapolca, Balatonederics, Cserszegtomaj, Balatonfüred, ecc. Il mare Pannonico, originariamente salato, col passare del tempo è venuto sempre più basso, la sua acqua sempre più dolce; il sedimento, spesso di parecchie centinaia di metri di sabbia e di argilla, verso la fine del periodo Pannonico, nel Transdanubio (Dunántúl [=letteralmente oltre Duna [Danubio]) ha formato quasi un unico altipiano. Dopo la sparizione del mare Pannonico questa regione conobbe un attività vulcanica violentissima Il Balaton di oggi ha anni «Secondo me la letteratura agisce nel gran mistero della vita e ne trova qualche soluzione, così aiutando a vivere. E dunque "buona lettura", verrebbe a dire all'intero mondo, a chiunque provi a essere contento.» È vero! Nel mio editoriale dell Osservatorio NN. 95/96 ho rilanciato alcune mie osservazioni ancora oggi attuali della mia prefazione del quaderno da due volumi di poesie e di prosa, intitolato «Traduzioni/Fordítások» (v. la versione telematica: [poesia], [prosa]), a cura mia e edito da me (= Osservatorio) coautore nella mia recente citato, defunto amico, Mario De Bartolomeis ( ) dodici e mezzo anni fa (Edizione O.L.F.A. 2002): «[ ] Il quotidiano dei nostri giorni è purtroppo costellato da inimicizie, odio e violenze di ogni genere. Sembra che solo la letteratura possa essere un comune ponte, un comune linguaggio fra i popoli verso la comprensione, la concordia, la pace. La letteratura ha inoltre il grandioso merito di rendere più profonde le nostre riflessioni e favorevolmente predisporre il nostro spirito alla conoscenza degli altri, dell''uomo e quindi di noi stessi, della nostra anima, del nostro intimo. Oltre ciò favorisce l arricchimento lessicale, il linguaggio fluente, la comprensione dei testi che è indispensabile per la comunicazione interpersonale, per la vita sociale.[ ]» Non riesco però a comprendere che tante persone, anche con alto livello di titolo di studio non amano leggere, non ne hanno esigenza. Anch io ho poco tempo, sono stanca, spremuta, ma anche se per breve tempo apro un libro per leggere. Quando ero indipendente, particolarmente durante le vacanze estive ero capace di leggere dalla mattina fino alle 3 e 4 di notte/alba un volume di pagine. Da 22 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/86 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2012

23 quando ho famiglia, questo lusso non posso permettermene. Però, molte volte accade che durante la pulizia di fine settimana non vado avanti con la pulizia, perché mi vengono in mente certi pensieri e sto male se non posso verificarli e mi fermo di sfogliare e leggere enciclopedie, trattati, monografie oppure romanzi o raccolta di novelle o poesie Senza libri in casa mi sentirei male. Sono capace di leggere ma anche lavorare, finché non termino qualcosa senza mangiare nell intero giorno Peccato che devo dividermi tra tante cose troppo prosaiche della quotidianità. Dalla fondazione della rivista praticamente non ho più toccato i tasti del mio pianoforte (esattamente ne ho due, uno elettronico, per poter suonare con la cuffia, ma essendo nella camera della figlia, non riesco ad accedere), che mi manca tanto ed ho anche perso l abilità delle dita a causa di non essere sotto l esercizio. E ne sento se raramente riesco a riprendere qualche brano: devo ristudiare i brani anche se non li ho dimenticati o tutt'al più un testo battuto con la macchina per scrivere, cose che Lei sa benissimo, senz'altro meglio di me, e forse in parte ha vissute (per quanto sia ancor giovane)» In tipografia mai sono stata, però nella redazione del quotidiano regionale Napló [Diario] sì: durante il mio praticantato stipendiato in luglio del 1977 (durante le vacanze estive del III anno concluso del corso universitario), ogni mattina la giornata iniziava con la breve riunione nella sala delle riunioni in cui si comunicava il programma lavorativo individuale in più si ricevevano suggerimenti dal direttore i quali venivano divisi tra i colleghi - chi dove deve andare per fare dei vari servizi o reportage nell intero regione oltre il capoluogo Veszprém -, poi chi aveva la stanza d ufficio in generale in una stanza c erano 2 giornalisti rientrando alla redazione là preparava gli articoli, servizi, alcuni come me invece a casa. Però non mi ricordo che alla sera a che ora dovevamo consegnare i nostri lavori per poter pubblicare nel giorno successivo. Chi doveva come me in maggior parte consegnare l articolo la mattina durante la riunione del giorno successivo, evidentemente esso si completamente. Ritornando dai libri: io preferisco trascorrere il tempo in casa per leggere piuttosto che vagabondare intere giornate all aperto oltre la salutare passeggiata o il giro in bicicletta o le gite A casa mia, era visto stampato giorno dopo. Ero in ansia sudando anche dai nonni o da altri miei parenti ungheresi mi tante volte sette camicie per evitare di far una piacevano le feste, perché dopo la piacevole figuraccia, dato che dal direttore dell allora unica chiacchierata in compagnia c era sempre spazio per le Associazione (in Italia Ordine) dei Giornalisti letture individuali oppure alternativamente leggevamo Ungheresi ha raccomandato d ufficio la mia in alta voce, mentre gli altri ascoltavano. Venendo in assunzione per il praticantato estivo di un mese grazie Italia tutto questo è sparito Salvo mia figlia ed io che al risultato ottenuto al Concorso Nazionale Cercasi invece di marciare sotto il cielo dopo pranzo fino alla Giornalisti bandito dalla stessa associazione (in cena preferiamo ritornare dopo un giro di passeggiata quell anno accademico ed in quello precedente sono per leggere qualcosa Mi manca assai l ambiente arrivata al terzo posto con premio anche in soldi, che colto dei miei parenti, amici, ex colleghi ungheresi in per una studentessa era una gran bella cifra! alla cui anche le conversazioni furono piacevoli come noi gara regionale di retorica di Pécs - nella regione di abbiamo iniziato tramite le nostre e rispettosi: Baranya nell Ungheria meridionale, città in cui ho tutti ascoltavano colui che parlava e non veniva frequentato l università -, e nel secondo anno, nel 1977 maleducatamente interrotto nessuno, o non miei testi di retorica li ho trasformati in articoli cominciavano a parlare con tono alzato giornalistici. Tra i tanti ho scritto un articolo di un sovrapponendo gli altri in modo incrociato di altri locale all aperto uno specie di bar all aperto con la argomenti, perché si stufavano. In quelle occasioni non musica in cui si ballava, e c erano presenti minorenni ho mai visto espressioni annoiate o musi di dopo le Mi hanno detto di essere stata tanto disinteressamento anche nei casi in cui magari a coraggiosa dato che a quei tempi tanto liberamente qualcuno un argomento non era sua competenza non si poteva scrivere o esprimere l opinione di Questo modo di conversare ineducato per me è libertà di stampa non c era neanche traccia, non intollerabile e non riesco ad abituarmi neanche dopo parlando delle denunce di cose delicate - dal partito più di trent anni passati Il peggio è, quando si inizia a comunista eravamo controllati -, politicamente anche i parlare di un argomento o di un evento e con un non nostri pezzi erano supervisionati e soltanto dopo si mi interessa tagliano corto soffocando la parola decideva visto si stampi Sicuramente l atmosfera È vero, dalla lettura, dai libri molte volte si riesce a redazionale italiana fu più gradevole, posso soltanto ricevere dei suggerimenti, consolazioni, conferme per immaginarlo, mentre quell era e la persecuzione le difficoltà quotidiane o per i vari turbamenti politica sempre più spietata le ho sentite sulla propria spirituali anche sognare, perché no, per aiutare a pelle Nel giorno dell uscita di quel mio articolo di vivere, come Lei dice di sopra Vorrei esprimermi più denuncia si presentò la polizia nel locale e per lungo liricamente, più esteticamente, ma ho i miei limiti nel periodo l hanno chiuso grazie a mio scritto Un altra mio linguaggio italiano soddisfazione ne ho avuto ancora: nei miei pezzi non è «un tempo esistevano il tipografo, il correttore stato spostato neanche una virgola, li hanno accettati di bozze (o più di uno), l'impaginatore, il direttore come li ho consegnati!... Ho battuto a casa con una editoriale eccetera. Un libro, un giornale, una mostruosa macchina per scrivere meccanica con rivista, dovevano attraversare tanti filtri per due-tre fogli di carta a carbone per averne le giungere alla pubblicazione. Entrare in una copie Quella vecchia macchina per scrivere tipografia o nelle sale stampa di una casa editrice forse Remington fu scartata dal tribunale e era come accedere a una verità superiore, si regalata ai loro lavoratori mio padre è un veniva avvolti in una nuvola di magia. Mitica, giudice e professore universitario in pensione, liberatoria, vittoriosa, era la frase "si stampi" e nonché è uno scienziato con spirito d artista di alcuni quel che si andava a stampare era un manoscritto, rami d arte ([ ]) 23

24 «Papaver rhoeas, detto rosolaccio ; se pure lo dicono infestante, è un amoroso fiore. Che cela, quasi non volesse dispiacere, raggrumandolo al centro, un cuoricino nero.» (dal testo) «I papaveri sono, io credo, lo spirito della terra.» (dalla ) Trovo questo testo cioè l intero scritto una descrizione affettuosa, degno di questo amoroso fiore, dello spirito della terra. Dietro le sue parole si percepiscono sia l anima delle parole, che anche l anima/lo spirito dell Autore con un gran senso di delicatezza e dell affettuosità. Leggendolo anche in me ritornavano i ricordi dell infanzia che nella stagione della rinascita i papaveri suscitavano allegria, gioia, vivacità, vitalità e odo le nostre risate sentendosi sollevate in alto, alto Poi mi vengono in mente le lezioni di biologia sia nella media che nella scuola superiore (da noi anche nei licei classici insegnano anche la biologia, la geografia, la chimica, fisica non come qui ). Una mia zia materna è professoressa di biologia e di disegno artistico. Anche ora ho le stesse sensazioni vedendo tanti papaveri insieme che esteticamente offrono la gioia della bellezza, dell armonia Dal rosso dei papaveri percepisco non soltanto le sensazioni della gioia, allegria, affetto ma anche l amore ardente e con esso anche la sensualità. In ungherese amore si dice szerelem, che ben distinguibile dal szeretet [affetto]. Nella mia patria non si usa amore nei confronti dei figli che in Italia spesso si sente. Amore [szerelem] si usa soltanto nei confronti del/della fidanzato/a, compagno/a, del marito/della moglie. Però, oltre la gioia si percepisce anche la tristezza, accanto la vitalità la morte. (Con il concepimento siamo già destinati alla morte ed i petali cadenti del papavero strappato mi ricordano sùbito che la nostra vita terrena è limitata ) La conclusione del suo racconto mi ha rievocato Nilla Pizzi che nell anno della sua nascita, nel 1952 cantò: la canzone Papaveri e papere «Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti, e tu sei piccolina, e tu sei piccolina, lo sai che i papaveri son alti, alti, alti,» Il pittore impressionista Claude Monet si ispirò spesso a papaveri per le sue creazioni, infatti ha anche un quadro col titolo Papaveri Incuriosita, ho cercato altre informazioni sui papaveri, ecco che cosa ho trovato: Mi ha stupito come anche Lei accenna che esistono tantissimi tipi del papavero, nei miei studi lontani non ci hanno insegnato: soltanto il papavero fiore (pipacs) ed il papaver (mák) di cui semi sia a casa mia in Ungheria che qua usiamo per la cucina, piuttosto per dolci tipici ungheresi (strudel con semi di papavero con mela o amarena, oppure un rotolo alla crema di semi di papavero) A causa del suo colore rosso vivo, specialmente il rosolaccio, ha evocato immagini molto più potenti e solari come scrive John Ruskin (scrittore, pittore, poeta e critico d'arte inglese, ) «[...] non è possibile immaginare un tipo di fiore più completo, più genuino e assolutamente puro; dentro e fuori tutto fiore. Nessuna limitazione di colore dappertutto, nessuna esteriore volgarità, nessun segreto interiore; aperto al sole che l'ha creato, finemente rifinito sopra e Per me una novità, finora non ho sentito che il papavero è anche associato al simbolo del potere. Si legge: «Infatti chi di noi non ha mai detto "gli alti papaveri della politica" oppure "è stato qualche grosso papavero a procurargli quella carica". Questo fatto è da ricollegare ad una antica leggenda che ha come protagonista Tarquinio il Superbo. Si narra infatti che Tarquinio il superbo per far vedere al figlio il metodo migliore per impossessarsi della città di Gabi fece buttare giù con un bastone i papaveri più alti del suo giardino che significava che si dovevano prima distruggere le più alte cariche, le persone più importanti ed autorevoli. Alti papaveri sono gli ingessati e potenti protagonisti della politica, o comunque della vita pubblica, le persone importanti e sussiegose. L origine della locuzione è latina. Livio, nelle sue Storie, racconta di come Tarquinio il Superbo mandasse suo figlio Sesto in una città vicino Roma, per conquistarla. Questi, entrato nelle grazie dei cittadini, mandò un messo dal padre per sapere come dovesse comportarsi. Tarquinio, anziché rispondere al messo, passeggiando nel proprio giardino troncò le teste dei papaveri più alti. Tornato da Sesto, il messo riferì ciò che aveva visto e che il figlio di Tarquinio interpretò correttamente, facendo uccidere tutti i cittadini più in vista della città. Una volta il fiore di papavero veniva anche usato per rappresentare la fedeltà: si prendeva un suo petale e si posava sul palmo della mano e si colpiva con un pugno, se si sentiva un rumore come di schiocco voleva dire che l'amato/a era fedele. Nel linguaggio dei fiori il papavero simboleggia invece l'orgoglio sopito.» Tutte queste per me sono novità, le ho scoperto adesso In ungherese il fiore di papavero, il pipacs è una parola onomatopeica. Provi pronunciare, l accento tonico cade sulla prima sillaba: pipacs (cs=come c+ i, e) L origine di questo nome è dovuto dal fatto che mettendo un petalo oppure un germoglio davanti alla bocca o sul palmo si riesce a farli schioccare. Esiste questa parola nel lessico ungherese circa dal 1252 (?), 1525 secondo gli studiosi linguistici. Caro Danibol, Daniele ecco il mio debito scontato con questo fiume di parole Se nel frattempo mi verrà in mente di aver omesso qualcosa tra cui che ho voluto condividere, la recupererò. Mi scusi, ma non ho tempo di rileggere. Con affettuosi saluti, Melinda Riconsiderazioni, in tocco di romanticismo 17 ottobre 2014 Grazie, stimatissima Melinda, della bella lettera, che mi giunge come un fiore. "Grazie dei fior" diceva una canzone della nostra Nilla Pizzi, da Lei citata e alla quale, certo, mi riferivo, a descrivere i papaveri alti e alti. In un'altra sua canzone la Pizzi usava la bellisssima espressione d'amore "...son qui son qui... avvinta come l'edera"..., che Lei Melinda m'ha fatto ricordare alla lettura della sua "Pazzia d'amore", assai bella. Io credo che nei testi di alcune canzoni, che non si debbono assimilare mai, alla poesia, vi siano, estrapolandole qua e là, frasi, magari involontarie, sotto, fin giù al più estremo punto di innesto». 24 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

25 ovvero non intenzionalmente poetiche, d'autentica Varie poesia. Una per tutte, in "Piove" di Domenico 20 ottobre 2014 Modugno, altro nostro famoso cantante, là dove dice "cos'è che trema sul tuo visino, è pioggia o pianto, dimmi cos'è" d'un addio dell'uomo alla sua donna amata, alla quale dona un ultimo bacio, intanto che piove. Dei possibili giochi fatti coi petali dei papaveri e delle premonizioni a quelli legati: me li ha fatti riaffiorare, Melinda, da una lontana infanzia. Chissà perché, non ci pensavo più. Cosa che ancora non le ho detto, me ne ha dato spunto la sua passeggiata tra i pioppi bianchi, io da molti anni (dal 1995, pensi) sto cercando di realizzare una monografia su questa specie d'albero, che sono andato a cercare, attarverso innumerevoli viaggi, per tutta l'emilia Romagna, diciamo pure per tutta l'italia. Un pezzettino alla volta, da rametto a foglia, arriverò pure a compiere l'opera! Che a tanti ho annunciata, forse incautamente, in largo anticipo, non prevedendo un sì lungo tempo. Lei mi parla della sua famiglia e questo mi dà segno d'una bella confidenza nei miei confronti, che viene a impreziosirsi delle passioni in comune. E una è certo la lettura. Faccio spesso caso alla assonanza fra le parole e proprio in questi giorni ho scoperto che Melinda, parto dalle sue ultime missive poi risalgo alle precedenti. Queste ultime mi danno modo di scoprire che certi termini vulgati, anche giornalistici, entrati ormai nell'uso a descrivere passeggiate in bicicletta, non esistono. O almeno il Dizionario non le registra. Ma son così ormai entrati nell'uso che io stesso credendo ch'esistessero ero portato a farne uso. Dico per esempio "biciclare", o "biciclettare", "biciclettata", e forse altri. Solo bici e bicicletta compaiono. Ed ecco l'utilità dello scambio di vedute, sui fatti del giorno, sui propri passatempi, sulle notizie che ci colpiscono a raffica. Farne scelta e discernimento, bisogna. Per la qual cosa occorre ovviamente un titolo culturale, quel che Lei possiede in abbondanza, Melinda. Lei ha registrato distanze percorse in bicicletta e rispettivi tempi. Mi ricorda la mia giovinezza allorquando percorrevo un circuito campagnolo costituito da un giro attorno a un appezzamento di frutteto e calcolavo i tempi (neanche male) buttando l'occhio, in corsa, a una sveglia appesa al ramo di un pero. Debbo dire che i suoi tempi sono discreti, molta gente, anche uomini, "lettura" rappresenta radice e desinenza di non riuscirebbe a tenerli; consideri tuttavia, "letteratura", e non solo, ma "letteratura" contiene per intero "lettura", poi penso che di sicuro, fra i tanti addetti alle lettere e alla carta stampata, qualcun altro se ne sarà accorto in giro per il vasto mondo. O no? È un po la questione delle parole simili "szerelem" e "szeretet" che in lingua ungherese giustamente se esaminiamo i suoi 13 chilometri orari circa, che un maratoneta di prim'ordine, mantiene per oltre 40 chilometri, una media di circa 20 all'ora, ma quelli non sono uomini, scendono direttamente dall'olimpo, hanno ossa e giunture rinforzate, e pompe aspiranti e prementi in luogo di cuore e polmoni. Già ce ne aveva distinguono, dando loro termini diversi, due sentimenti, dato testimonianza Dorando Pietri, nostro mai mentre in lingua italiana tendono ad accomunarsi. Leggere non significa intendersi di letteratura, ma è un modo per arrivarci, dopo aver letto tanto ci si può anche azzardare a scrivere, purché si cerchi di assorbire qualcosa di quel che si è letto, Chi scrive senza profondità di letture potrà anche essere originale, ma rimane ignorante, essere autodidatti può andar bene, ma fino a un punto... E ho buttato giù un parere, alla spicciolata, d'un tema sul quale fior di filologi, semiologi, intellettuali vari non che opinionisti (questi ultimi di recente) disputano da secoli, se non da millenni. Non stia a preoccuparsi Melinda, se la resa della sua lingua in italiano (Le segnalerò dove può aver 'peccato') non è perfetta, l'operazione che Lei quotidianamente compie ha del miracoloso, e io credo (modestamente) di capire bene dove sta la vera dimenticato campione. Ma Lei fa benissimo a utilizzare questo mezzo meccanico che è l'ultimo rimasto, oltre ai propri stessi piedi, che fuzioni a spinta, rotolamento dei pedali che si traduce in uno spostarsi lineare, così come il cammino è un piede gettato avanti all'altro a darne andatura che realizza distanza. Credo che si possa meditare sopra una infinità di cose, andando in bicicletta libera, senza una vera meta, solo per assaporare il viaggio: un bel momento la bici s'impadronisce della strada ed è come viaggiasse sola, in autonomia, quasi disobbedisse al suo conducente, e, ferrea com'è, non teme rotture, e rigenera se stessa, per la volta dopo. Allorquando rimarrà il mezzo migliore, diciamo in piena estate, a coprire il tragitto Lido di Spina - Borgo Scacchi, in una oretta buona, circolando parallela al mare. competenza, cioè dalla sua parte. E nemmeno tema le Melinda, ho collezionato alcune sue lettere lungaggini del testo, un famoso linguista italiano del Novecento, Aldo Gabrielli, soleva dire che non si capisce perché, a esprimere un concetto, si debbano utilizzare dieci parole quando se ne potrebbero utilizzare venti. Alle volte la sintesi, quando non sia precedenti e con queste alcune risposte che mi son rimaste in sospeso causa le solite questioni, cioè il gran daffare. Mi provo ora a dargliene qualcuna, con tutto il rammarico se Le parranno frettolose. Lei mi parlava delle sue letture, del suo bisogno di leggere. È ammirevole, e nonostante che attragga consueti certo un 'male' che oggi contagia pochi. Sembran tanti sperticati elogi, rovina la chiarezza e la completezza, d'uno scritto, d'una parlata, della risposta d'un esame clinico, ma questa è nota doverosa d'approfondimento. Ora mi perdoni, Melinda, ma debbo lasciare libero il Pc, se riesco le mando qualcosa domani, durante il turno di lavoro in ospedale (assai legato alla imprevedibilità). Anch'io non ho tempo di rileggere e la tastiera del computer fa i capricci, ma ci rifaremo! Un cordialissimo saluto, tanti rispetti, e buona serata! quelli che scrivono ma in realtà son pochi anche quelli, o, per meglio dire, moltissimi, troppi, scrivono libri (magari mi ci metterò io pure), palesando una certa velleità non giustificata, ma quasi nessuno che per esempio tenga un diario come si deve, o che s'impegni in una corrispondenza scritta (che andrebbe benissimo anche con carta e pennino), come stiamo facendo io e Lei; men che meno c'è gente che mandi cartoline, cosa che io son rimasto uno degli ultimi a fare (di Daniele sicuro ne ho mandate molte centinaia, poiché dapprincipio, quando tutti le mandavano, vedere tutte 25

26 quelle cartoline in bacheche improvvisate, negli studi, negli uffici, ecc., quasi m'infastidiva, quando gli altri hanno smesso, ho cominciato io, scrivendovi sopra anche lunghi testi, come bocconcini di letteratura). Anch'io come Lei, Melinda quando posso, anche nei momenti più impensati, scantono verso qualche angolino a scorrere qualche pagina, e nemmeno mi vergogno a farlo in attesa della prima portata una volta fatta l'ordinazione al ristorante. È per me inconcepibile non trovarmi un libro tra le mani, un giornale, una rivista sottobraccio, le volte che debba prevedere un'attesa per qualsivoglia motivo. Mi ha stupito, quasi spaventato, una sua affermazione, e cioè che Lei debba acquisire crediti FPC per meritarsi la tessera che le consenta di mantenere la pubblicazione dell'osservatorio Letterario. Ma come? Viviamo tempi così crudi, così spogli di cultura, che a una persona benemerita cacciatasi nell'impresa di redarre [n.d.r.: redigere], e tutta sola (caso che credo veramente uno dei pochi in Italia), un rivista, per giunta tanto ricca e copiosa, dovrebbero come minimo spalancare le porte, oltre che ringraziarla, altro che tessera! Ma questi signori, hanno mai sentito parlare della "Voce"? del "Politecnico"? della "Fiera letteraria"? Del tempo ch'erano gli stessi intellettuali, gli stessi scrittori, che, anche associandosi e anche pagando di tasca propria, le creavano dal nulla e le facevano sopravvivere senza bisogno di burocrazie varie e di sapientoni-controllori (fatti salvi alcuni necessari editori, ovviamente, che tuttavia erano dalla loro stessa parte) coi ranghi del comando ma in realtà digiuni di sapienza letteraria e giornalistica? Ma soprattutto, nel caso suo, Melinda, cui dovrebbero bastare, quali credenziali, l'enormità del lavoro da Lei svolto, la bella originale veste tipografica (con foto sempre ben riuscite), i continui riferimenti ad autori del passato, italiani e ungheresi che è come si ponessero in una linea ideale coi moderni, tratteggiandosene elementi inediti, e una vasta serie di altre cose. Lei conosce Melinda la rivista ferrarese "Un Po Di Versi"? Ne ha ricevuto qualche numero? Gradirei un suo parere in merito, o in... demerito. Oggi molti autori, anche poco conosciuti, sono davvero bravi, ma si capisce che c'è anche molta tecnica a far da substrato e filo conduttore ai loro racconti, e intendo la narrativa soprattutto, non mi permetto di giudicare la poesia, sulla quale però avrei da riferirle di certi pareri, certe posizioni, di alcuni amici miei, poetesse e poeti, diciamo 'appartati', cosa che farò prossimamente, o non la finisco più, visto che oltretutto si sta avvicinando notte. A buon conto vien sostenuta la teoria secondo cui gli abitanti della provincia di Ferrara siano particolarmente inclini alla scrittura per via delle sue vaste distese pianeggianti del territorio, dei suoi bassi orizzonti, anche se rimane da comprenderne la relazione. Riguardo la musica, ma ci torneremo sopra, ne ricercheremo gli accordi, qualcuno disse che un uomo, una donna, nella sua vita, deve saper suonare almeno uno strumento. Lei Melinda sa di pianoforte, e questo strumento suona, dai tempi della sua infanzia vissuta in un ambiente di buon livello culturale, e può star certa che le sue dita riprenderanno la consueta agilità (e il suo corpo è già tornato al peso ideale), io invero preferisco la tromba, che anzi m'appassiona proprio, e pur io son capace di suonare uno strumento, che è l'armonica a bocca, quindi sono salvo. E riprendo fiato. Purtroppo, come dice Lei, veramente da acuta osservatrice, oggi ben pochi rinunciano alla facoltà di interrompere un discorso, una conversazione, e nemmeno lasciano possibilità di replica, ed è ormai esercizio quotidiano, che ha nome maleducazione. Io ve ne son preparato e nemmeno più ne soffro, o addirittura non ci faccio caso, non si può cambiare il mondo; ma quella volta che vorresti finire una barzelletta e uno irrompe sguaiato e pretende lui l'ascolto... Vero che l'argomento meriterebbe ben più attenta analisi, che rimandiamo a futuro tempo. Melinda debbo rincasare o non mi rimangono ore sufficienti per il riposo pre-sala operatoria (domattina), considerata altresì la necessità d'una pur frugale cena. Avrò dei buchi vuoti nelle mie risposte, difficile eguagliare Melinda la sua tempestività. Se si accorge di miei errori può correggerli come e quando vuole. Avrei voluto io indicarle un articolo da Lei sbagliato ("l'ho" anziché "li ho", se ben ricordo), ma dove? Non lo trovo più! Ottimo pretesto per un caro affettuoso saluto che Le porgo. Forse terrò più brevi le mie prossime divagazioni. Daniele Spedizione dell'osservatorio Letterario NN. 101/102 (primo turno) 24 ottobre 2014 Gentile Melinda, L «Osservatorio Letterario» è arrivato! Gioia vibra nell attimo, quando vedo davanti ai miei occhi una più alta qualità rappresentata dalla Sua Rivista in questo alienato mondo della nostra era caratterizzata dall agonia dell amore. Mi pare che tutti noi che facciamo parte di questa rivista partecipiamo all ospitalità del banchetto affettuoso, anche se di persona non ci conosciamo e anche se la nostra visione dell arte molte volte si differenzia. Questo va bene così anche perché il nostro mondo è abbastanza variopinto e di ciò la traccia e la presenza non dovranno essere falsamente evitate, negate. Grazie a Lei, siamo partecipanti di quest ospitalità intellettuale e sono convinto che tutti crediamo che l era dell agonia dell amore non può distruggere la più alta qualità, possiamo aprire le porte segrete della nostra anima e possiamo dimostrare agli altri di cui crediamo è la moneta inossidabile dello spirito di cui anche gli altri possono arricchirsi. Apro il pacco. Suona la campana della sera: «Vivos voco, mortuos plango.» «Chiamo il vivente, piango il morto.» La campana dello spirito piange la Dott.ssa Judit Józsa. Lo so che lei se ne andata, ma sento che in quest ospitalità d amore è molto presente. Ormai dobbiamo lasciare che ella continui a vivere nella nostra anima. Partecipo nel lutto dei suoi cari e sono certo che in quest occasione ciascuna parola è scarsa. Soltanto auguro unica cosa che nel loro dolore sentano che lei è con loro, perché anche lei ha voluto e vuole questa perpetua presenza. Diario d estate 2014 è un valore più duraturo dei metalli! È glorioso colui che porta avanti la sua missione con coraggio. Questo accade ed è accaduto 26 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

27 con Lei, gentile Melinda. Di quante belle e straordinarie intenzioni ha reso conto e spesso doveva constatare che la nostra epoca raggelante cerca di paralizzare il libero volo dell intelletto, dello spirito. Ed ecco la coraggiosa, felice e assai meritata realizzazione. Per questo mi congratulo con Lei, per tutti noi è un grande incoraggiamento. Lei annuncia uno splendido messaggio: ne vale la pena! Il 23 ottobre 1956 e nei giorni successivi gli eventi accaduti mi hanno procurato unici e giganteschi effetti per tutta la mia vita. L incredibile forza del nostro popolo si manifestò sulla via delle tenebre provocando una luce accecante che difficilmente possiamo trovarne una cosa simile in tutta la storia mondiale. Ho potuto vedere quella luce, ma di ciò poco parlo perché il fatto di vedere è una questione di fortuna e non di merito. Però ora ne parlo, perché mi hanno chiesto di tenere una conferenza nella Sala dei Concerti «Vigadó» e proprio per quest occasione ho avuto una grande felicità. L occasione era straordinaria: la Festa della Musica Magiara Ho parlato della musica, ma era così naturale che dentro nell anima ho festeggiato il nostro 56. Queste due cose non sono diverse dall uno all altro, perché l influsso invisibile che attraversa il nostro cuore non è logico: è la musica del cuore la quale poteva essere donata soltanto dal nostro popolo all intero mondo, perché la più grande armonia del cuore e dell intelletto viene rappresentata dalla nostra cultura. Questo è la base continentale dell Eurasia in cui sopra costruendo possiamo salvare il futuro dell umanità dal cannibalismo americano. Perciò è accaduto che ho trasformato tutto quello precedentemente da me scritto e per me era anche naturale. Mi dava ancora una gioiosità maggiore che i nostri eccellenti musicisti hanno assorbito con grande entusiasmo tutto ciò che ho pronunciato, abbiamo avuto tante cose da conversare, molti di noi non siamo andati neanche a pranzare. Così ci ha aspettato il programma pomeridiano dandoci un nutrimento spirituale, intellettuale che il nostro corpo non ha affatto patito la fame. La versione scritta della conferenza è stata pubblicata sul «Napút» [ Via del Sole ] proprio nel giorno della conferenza, il 21 ottobre. Posso mandarle questa versione. Le auguro salute e buon lavoro. La saluto con affetto, Traduzione di Mttb Dr. Tusnády László Quasi notturna voce (in tema con E. de Filippo) volta celeste immacolata... ". Fra i due aggettivi da Lei indicati direi che più che 'celeste' è meglio 'azzurro' poiché il primo già è relativo a 'cielo' e potrebbe risultare cacofonico. Belle descrizioni sul fiume Po si trovano nei libri di quell'uomo di grande talento letterario che fu Giovannino Guareschi, l'autore di don Camillo. [...] [ ] Un'altra cosa, assai perspicace Melinda, qualora Lei mi trovasse in errore, su alcune parole o sulla costruzione d'un periodo (o "in castagna" secondo una pittoresca espressione italica, e proprio domani, a Marradi, delle castagne c'è la sagra), La prego, vivamente La prego, di segnalarmelo, mi fa soltanto un favore, e dal confronto che nascono capacità e bravura, e son convinto che molti scrittori e giornalisti sbagliano o usano, senza esserne consapevoli neologismi, perché si confrontano soltanto con se stessi. Nessuno può avere tanta presunzione da considerarsi infallibile, e sviste anche clamorose (vero che non c'erano il computer e Internet) si trovano in Manzoni e in Leopardi. Lei mi deve essere maestra, glie ne attribuisco testé l'incarico. 'Redarre', sì, certo, è scorretto, più esattamente non esiste, e 'redatto' è il participio passato di redigere, e il bello è che lo sapevo, ma ci sono cascato. Quanto a 'gioiosità', è parola che non compare in un vecchio Zingarelli in mio possesso (e dico il dizionario che per me rimane il più autorevole), ma un Gabrielli del 2008, che pure adopero, la registra (carattere di chi, di ciò che è gioioso, sinonimo di giocondità, letizia), ed è possibile che a poco a poco il lemma, come numerosi altri, entri nell'uso e sia universalmente adottato A buon conto io per solito sto attentissimo ai neologismi, quel che vedo che altri non fanno, e la scrittura moderna è piena di inventori di parole, buttate lì perché suonano bene e nel presupposto che siano corrette, là dove basterebbe l'umiltà d'uno sguardo al dizionario a sconfessarle, oppure, se una nuova si vuole introdurre, stavolta non più per ignoranza, ma per creatività o semplice 'licenza', almeno si avverta, si faccia presente. Lei me lo conferma, dalle sue vane ricerche, Melinda, che Lina Pietravalle è una autrice dimenticata, ma in Google se ne possono trarre varie notizie. Secondo qualche critico del tempo, o dei successivi decenni, in certe novelle la sua scrittura superava in bellezza quella di un riconosciuto maestro del verismo, e gigante della letteratura, quale era il siciliano Giovanni Verga. Il raccontino che le dicevo, in qualche modo, e al più presto, cercherò di recapitarglielo, se non riesco coi mezzi elettronici (leggi scanner) coi quali ancora non ho presa piena confidenza, e data altresì una certa lunghezza del testo, che mi dissuaderebbe dal riscriverlo in , mi tengo buono l'invio mediante posta normale o fax (il cui numero mi è noto poiché compare nel suo indirizzo di casa) e mi dirà Lei Melinda se le sta bene. Le dico anche che ho molto apprezzato le sue note di compianto per la sua amica perduta, professoressa d'italianistica in Ungheria. Non posso che parteciparne. Ora mi permetta di salutarla facendole elogio della sua tempestività, che la induce a tener fede subito a un proposito. Nel momento stesso che decide di mandarmi una missiva, un suo lavoro, un plico (quale l'ultimo inviato, che conterrebbe numeri 'vecchi' della sua rivista), eccoli, son già lì che mi stanno arrivando. 26 ottobre 2014 Amica Melinda, venendo subito al ciclismo, la distanza di 23 chlilometri, è già considerevole, e credo che la maggior parte della gente comune non riuscirebbe a coprirla; io stesso, che pure a suo tempo facevo qualche pedalata con la bici da corsa, ne avrei qualche difficoltà, causa mancato allenamento; se potessi correrei anche a piedi, come fa mio fratello, che, impegnato quanto me sul lavoro ([ ]), non rinuncia alla sua corsa serale, lampada alla mano, anche in lunghi tragitti, per le strade attorno a casa. Bella la sua descrizione del fiume Po sotto il cielo ottobrino: "...soltanto il fumo bianco degli aeroplani raschiava la Buonanotte Melinda. Ricordi alle ore tre di compiere 27

28 un passo indietro alle due. Speriamo che domani, per Lei, per me, per la nostra umanità viaggiante, sia una bella domenica, piena del più bel sole, semmai solo interrotto da qualche nuvoletta passeggera. Daniele. Quasi notturna voce (in tema con E. de Filippo) [risposta] 27 ottobre :41 Eccomi finalmente da Lei Daniele, amico mio! Mi dispiace che la notte scorsa non sono riuscita a risponderle oltre al breve messaggio di ringraziamento. [ ] La notte che ha preceduto il giorno di ieri, mentre stavo inoltrando alcuni miei ultimi scritti al suo indirizzo aziendale, mia figlia si è svegliata di colpo gridando ahi dal dolore percepito nel sonno ed aveva una sensazione come se le fosse scoppiata la testa nella zona destra della fronte in cui si manifestava anche un po di rossore. Era terrorizzata [ ]. Non le serviva nulla che verificando tutto era da escludere qualsiasi [ ] tragedia, era molto agitata e si è messa davanti al mio computer per fare inutilmente le ricerche a proposito. Siamo stati svegli fino alle quattro. [ ] Da questo spavento notturno rimasta sveglia ieri sera l insonnia mi ha fatto crollare. Proprio per questo motivo ho avuto appena la forza per risponderle soltanto con poche righe e rimandare questa mia presente risposta. Però, anche se ero stanchissima, non ho potuto rinunciare alla lettura della sua lettera, che mi ha portato la buona notte... Nell attesa di questa sua gentile missiva stavo cercando gli annunciati file riguardanti al medico scrittore György [in italiano è Giorgio ] Bodosi alias Dr. Tivadar [ in it. Teodoro ] Józsa ed ora ecco questi tre allegati. All inizio dell estratto dell antologia può trovare qualcosa anche di mia penna... Questo pomeriggio ho battuto il mio record... Sono uscita con l obiettivo di percorrere minimo 23 km, ma preferibilmente raggiungere 25. Ho pedalato 25 km e 200 m in due ore superando il mio obiettivo puntato (velocità media: 12,6 km/h) sulla pista ciclabile più bella di Ferrara (non so se Lei la conosca) attraverso la stupenda galleria dei pioppi neri, a sinistra tanti frutteti, a destra il Canale Burana arrivando al confine del comune di Bondeno. L itinerario da casa nostra era: pista ciclabile del Viale Belvedere (sotto le mura) pista ciclabile della Via Modena pista ciclabile lungo il Canale Burana fino al confine del comune di Bondeno, poi ritorno allo stesso tragitto, in più un pezzo della via Orlando Furioso e della contrada Mirasole giardino nostro... Tornare era molto faticoso, perché il vento si è alzato notevolmente e dovevamo pedalare contro il vento e le leggere ma lunghe salite qua e là mi hanno riservato più fatica per le gambe. Io ho una normale, tradizionale bicicletta da donna mentre mio marito ha la bici con il cambio. Però ce l ha fatta e tornando verso casa soltanto due volte ho fatto un po di sosta per riprendere il fiato. Dato che dalla fatica gli indumenti addosso sono diventati bagnati e c era il vento fresco erano 16 C ho preso un po di freddo: sento con la gola e con la narice sinistra che sta per scoppiare il raffreddore. Speriamo che per mercoledì non sarà all apice, dato che dovrò andare a Bologna per il seminario di FPC da 6 crediti [n.d.r.: alla fine hanno abbassato a 4 crediti] che durerà dalle 9,30 alle 13,30... Poi per quest anno sicuramente sarò a posto e potrò rinnovare la tessera del giornalista... Spero che anche la sua giornata in Toscana sia riuscita bene nell ultimo giorno della sagra delle castagne. Io non sono andata là neanche un anno fa perché quello stretto spazio con tanta gente e confusione mi è tanto fastidioso. Adesso anche a causa dell intervento chirurgico non me la sentivo quest avventura, ancora non sarei stata capace di camminare così a lungo... Mi hanno portato a casa delle castagne cotte sulle brace ed anche quelle crude. Con queste ultime però non abbiamo avuto gran fortuna, perché la maggior parte dentro era marcita. Purtroppo le condizioni climatiche non erano favorevoli neanche alle castagne... Mi rende contenta il suo apprezzamento della mia descrizione del Po e grazie per il suggerimento, ha ragione, è meglio la scelta dell attributo azzurro. Conosco le essenziali informazioni di Guareschi e di Soldati accennato in una delle sue precedenti lettere anche se tante cose non, soltanto alcuni brani ne ho letto durante i miei studi dell italiano. A proposito dell autore del popolare Don Camillo, ho la sensazione che oggidì non ha la considerazione dovuta, anche se esiste un museo a suo onore... Vale anche per Soldati... Ad esempio esiste un sito col titolo Biblioteca della letteratura italiana, ma loro nome non si figura! Comunque è noto, come anche nel caso della scrittrice Lina Pietravalle che sia in Italia che nella mia patria oppure in tutto il mondo che per motivi ideologici o chissà per quali criteri dei canoni bravi autrici e autori vengono messi a bando oppure in dimenticatoio... Non è giusto. Per la storia delle letterature fanno parte e si dovrebbe far conoscere la loro opera. Non si dovrebbe storpiare la letteratura. Tutti gli autori notevoli di qualsiasi epoca, sotto qualsiasi regime politico fanno parte organica della storia della letteratura delle nazioni... Quanti autrici ed autori dimenticati ci sono!!! È un delitto contro la letteratura, contro la storia della letteratura... Per quanto riguarda Roland Barthes [ ], presumo che l opinione sulla fotografia Lei l abbia letta nella sua opera intitolata La camera chiara. Nota sulla fotografia... Ho incontrato il suo nome a proposito della linguistica strutturale durante le mie ricerche online. Durante i miei remoti studi universitari in questo tema purtroppo il suo nome non si figura accanto ai nomi di André Martinet, Zellig S. Harris, Charles F. Hockett, David G. Hays, Ruth M. Brend... Non dobbiamo dimenticare che in Ungheria tutti i nostri studi/indirizzi erano sorvegliati dallo Stato di partito del regime di Kádár. Perciò ho digitato il suo nome e ho scoperto che poche cose hanno pubblicato di lui dopo il cambiamento del regime che veramente non era tale!!! sia per gli studi universitari che per il pubblico generale. Sulla Wikipedia ungherese stranamente non c'è nessun riferimento a un fatto accennato in quella italiana ove si legge, che nel 1937, durante l'estate si recò a Debrecen nell Ungheria orientale, con l'incarico di lettore... [ ] Daniele, mi affida un enorme incarico con una grandissima responsabilità. Lei dimentica che sono una straniera, anche se il 5 dicembre saranno 31 anni che vivo in Italia, la mia padronanza dell italiano è scarsissima nei confronti dei colti/dotti intellettuali, particolarmente nel suo confronto. Ammiro la sua 28 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

29 vastissima conoscenza e mi vergogno per la mia scarsità... Mi piacciono comunque le sfide, ma solo se ritengo realizzabili da parte mia. Ho già accennato in che modo potrò essere utile, però a proposito della costruzione d'un periodo non ho la facoltà di indicare la soluzione corretta: sono già evidenti testimonianze le mie lettere a Lei scritte. A proposito, ho inoltrato all indirizzo aziendale corretta quella mia lettera in cui ho scoperto tantissimi errori, ma prima non ho avuto tempo e forza correggerla: la ha riletta? Però non garantisco che anche così sia completamente corretta anche se ce l ho messa tutta... Farò molto volentieri tutto quello che potrò, se sarò capace, ma essere sua maestra ne dubito di poter diventarne, verrebbe forse al contrario: Lei potrà diventare il mio maestro! Infatti imparo tantissime cose leggendo le sue belle epistole. Per poter compiere parzialmente questo incarico affidatomi, lascio colaggiù la sua lettera evidenziando con giallo gli errori di battitura, refusi o per me periodi distorti... Grazie della delucidazione per la 'gioiosità'. Confermo che nel mio dizionario di Gabrielli del 1989 e né nel Dizionario etimologico della lingua italiana (edizione minore) di Zanichelli del 2003 oltre a quelli già accennati nella mia precedente lettera non esiste questa voce. Ho riverificato più volte attentamente. Purtroppo quelli da Lei posseduti io non ne ho. È comunque bellissimo confrontarsi così, ci giova entrambi. Mille grazie per la partecipazione nel mio dolore per la perdita di Judit e per l apprezzamento della mia nota riguardante lei. [ ] Mio caro amico, Daniele ora La saluto con affetto augurandole buona notte, sereno risveglio e buon lavoro mentre resto in attesa del suo gentile riscontro (quando avrà il tempo e la forza), Melinda Tra cucina e memoria (risposta) 14 novembre 2014 Caro Daniele, prima di tutto un enorme ringraziamento e gratitudine per la risposta notturna a me dedicata. Lo so cosa vuol dire dedicarsi ad una persona a tarda notte a seguito dell enorme fatica lavorativa che ancora impreziosisce di più il valore dello scritto. Sono rimasta sveglia anch io fino alla tarda notte, ne è testimone la mia con le bozze della copertina 79 pagine non sono sufficienti, minimo 100 pagine necessitano per poter pubblicare il libro. Era sufficiente un breve colpo di sonno per perdere il file word. (Ma questo episodio è meno tragico delle incidenti stradali causate dai colpi di sonno. A proposito mi vengono in mente i seguenti episodi: il 13 giugno 2009 il numero 13 da noi è un numero sfortunato, ma io ho mai dato importanza a queste superstizioni, quando tornavamo a casa da Roma dopo il mio esame finale di master universitario, e dopo le gite collegate, abbiamo quasi avuto un incidente sull autostrada, [ ], ed ecco, quasi abbiamo rischiato di lasciare nostra figlia orfana Nel 2005 in Ungheria, ove ero da sola, ho avuto un incidente d auto miracolosa in compagnia dei giornalisti colleghi durante una gita della parrocchia del santuario di Gödöllő-Máriabesnyő - regione di Pest -, vicino a Pannonhalma - Transdanubio, regione di Győr - Tutte le due volte siamo stati miracolati ) Dovrei avere una grande telepatia, dato che stando ancora in cucina per sistemarla dopo il pranzo, non ho sentito il suono annunciatore telefonico della sua missiva, però dopo pochi minuti dell arrivo del suo messaggio ho sentito il bisogno di andare dalla scrivania per vedere il messaggio che avrei dovuto ricevere (finora era così anche durante la notte quando non resistendo più, mi sono addormentata, ma poi risvegliata di colpo) Infatti, il mio presentimento non era infondato. Così ho preferito subito leggere la sua missiva prima di fare il mio giro in bicicletta sotto il sole ferrarese dopo le pedalate di mezz ora di ieri altro e di un ora di ieri sulla cyclette sistemata in cantina, in compagnia della Radio Capo d Istria che mi piace ascoltare essendo una vera compagnia di trattenimento con giusta misura di musica (leggera e classica), programmi letterari e culturali, ed ogni mezz ora di notizie. Mi informo meglio delle questioni culturali, politiche, sociali d Italia della romanesca radio Rai ultra politicizzata. In un ora e trent otto minuti ho/a bbi amo percorso 23 km e 400 metri (media 13,9 km/h). Imboccando la strada per il Rho ferrarese a certo punto in una deviazione ho scoperto che anche nel territorio ferrarese esiste un luogo di nome Pescara. Che quiete c era in mezzo della campagna! Ho avvistato anche due grandi aironi. Era piacevole aspirare il profumo dell erba questo mi piace da morire e della terra bagnata dalla poggia dei precedenti giorni. Il gran silenzio veniva interrotto solo ogni tanto da qualche rumore di un trattore o nel giardino degli agricoltori di un utensile macchinario o dei cani che invece di salutarci ci abbaiavano farci ricordare: Attenzione, questa è casa mia, andatene via!.. E mentre con le ruote consumavo i chilometri ho lasciato vagare liberamente i miei pensieri riflettendo ogni sua parola della sua missiva appena ricevuta e letta. Strada facendo ho incontrato due pioppi bianchi sulla riva di un canale, completamente denudati, privi delle foglie, però anche così erano magnifici, nonostante che per un attimo ho sentito un po di tristezza vedendoli così. Il grano che spuntava dalla terra, sembrava essere erba, mi ha rallegrata alleviando il lieve dolore sentito per i pioppi. Li ho detto col pensiero: Vi saluto in nome del vostro innamorato Daniele! [ ] Grazie per la confidenza sulla questione di religiosità/laicità e dei ricordi dei sacerdoti rimasti nel del volume delle memorie di A. B. in corso di preparazione. Stamattina ho anche perfezionato la copertina. La notte però, ho avuto in un momento un colpo di sonno e sono riuscita a cancellare definitivamente il file Word del volume mentre stavo creando la copertina in word. Ero in uno stato mezzo addormentato, perché invece di salva con nome ho salvato il file soltanto con la copertina ed il testo involontariamente l ho cancellato definitivamente, poi automaticamente ho chiuso il file. Così non c era più possibilità di recuperare l intero contenuto del volume. Neanche nei file temporali. Nel precedente computer c era quest opportunità e si poteva recuperare il lavoro perso prima della completa pulizia del computer. Per fortuna che l ho salvato in formato pdf, le aggiunte così riuscirò ad inserirle: devo aumentare le pagine, perché suo cuore. Comunque a mio avviso molte persone 29

30 laiche spesso sono più buone, più umane e spiritualmente più ricche di quelle che si dichiarano solennemente religiosi praticanti. Come ho accennato, per la mia esigenza spirituale religiosa frequento la messa, anche perché più volte ho sentito nei miei confronti una protezione divina oltre alcuni fenomeni paranormali magari un giorno riuscirò a svelarle anche queste mie esperienze Soltanto anche se ho già accennato al nostro parroco che è coetaneo [n. 1947] con mio marito, anzi è più vecchio di lui di 2 o 3 mesi, non mi ricordo esattamente mi infastidisce tanto che entrando in chiesa i parrocchiani sono tanto indisciplinati, si ha la sensazione di trovarsi in mezzo al mercato o in piazza di Ferrara. Nella mia patria nelle chiese c è silenzio assoluto, dove si può pregare tranquillamente, mentre nella nostra chiesa sia all inizio molte volte anche durante la messa alcune persone chiacchierano spudoratamente che dal momento della comunione c è una fastidiosa confusione, chiacchierata. Non riesco ad accettare questo maleducato comportamento che è veramente priva di qualsiasi rispetto. Tutta quella gente farebbe meno di andare alla messa dico io Il nostro parroco, don G. C. di origine toscana non dice nulla a proposito agli indisciplinati. Egli comunque è tanto bravo, molto intelligente, mi piacciono assai le sue omelie, predica senza foglio di appunti. È proprio un buon oratore, poi sa anche cantare bene, ho anche scoperto che all inizio della sua carriera sacerdotale aveva condotto anche una corale Tornando dal volume in corso di preparazione, certo che Le procurerò ho già fatto cenno nella mia lettera di ieri una copia e sono felice Daniele, che Le interessano questi argomenti. Queste memorie sono di un testo breve, come Lei poteva dedurre dalle manoscritte pagine segnalate, ma sempre è un tassello della storia locale e familiare che fa parte dell Italia intera [ ] Grazie per l annuncio della diminuzione della solita frequenza di suoi scritti che mi rattrista, mi dispiace assai e non mi sarà facile ad abituarmi a questa situazione. Sarei felice anche per le missive scritte a mano anzi non vedo l ora di avere alcuni suoi scritti preparati con la vera penna, però il loro arrivo è molto più lungo ed anche la loro preparazione necessiterà molto più tempo, così il suo tragitto fino alle mie mani si allungherà e si rallenterà purtroppo Mi abituerò, sperando che si ritornerà e non diventerà col tempo sempre più rado lo scambio e sarà soltanto per l ultima settimana di novembre! È vero, Daniele? Spero che mi tranquillizzi a questo proposito. Ora La saluto mio caro amico, Daniele e a presto, In onore a bellezza e cultura Melinda 15 novembre :07 Melinda, bella, veramente bella, questa sua ultima lettera, piena del sapore delle autentiche cose; tanto che ho pensato di mandarle subito una risposta, che per una volta mi poteva star bene per soli tratti essenziali ma ho sentita quanto mai doverosa, a corrisponderle il tratto gentile, e insieme pratico, della sua umanità. Perciò non si stupisca se un poco procedo a singulti, a abbondantemente i contenuti della mia scrittura. Colgo in Lei una profondità che non è comune, che di certo le verrà da esperienza e mestiere, ma soprattutto da un'indole che è tutta sua, aperta all'umano genere e al mondo, che la distingue e la carica di personalità. Questione sonno, tragica alle volte. Anch'io ho causato incidenti automobilistici, per fortuna senza danno alle persone (se non quello...economico), causa il famigerato colpo di sonno: arriva e non te ne accorgi, o è quasi, nella perdita di tono, uno svenimento; tutti si cerca di forzare, non si tiene conto degli avvertimenti, si vuole andare oltre. Quando si è tra le mura di casa, ce lo si può concedere, al massimo si cade dalla sedia, come a me è accaduto, al massimo si strapparla o si fan passare pause e silenzi quando si tiene un colloquio al telefono (e ci si ridesta con la speranza che l'interlocutore, all'altro capo non se ne sia accorto, fortuna vuole che ancora il sonno non transiti attraverso i fili), come a me è accaduto e accade, al massimo si batte il mento sul tavolo intanto che si sonnecchia a cena, come...ehm, idem. Tornando ai preti, è vero, dai loro discorsi in occasione della messa trapela una vasta dottrina, e una cultura che evidentemente gli studi teologici hanno affinato, che non si troveranno nelle tante chiacchiere televisive dei soliti sapientoni colà chiamati a parlare di nulla; non solo, ma riescono evidentemente a far propri spunti psicologici che vanno a toccare le attese di chi li ascolta, sicché potrà sembrare a ciascheduno dell'uditorio, che proprio su di lui, sui problemi che lo tormentano, sia destinato il discorso che l'oratore pronunzia. Ma di don Mario, amico e prete, debbo parlare, e glie ne parlerò. Ho sempre pensato, per inciso, che un buon prete, così come un buon medico, debbano sapere di psicologia, anche dettata dal buon senso, e pure che abbiano capacità investigative, quel che li accomuna ai magistrati. Tutti quanti discrimineranno meglio le vicende varie, e sapranno offrire miglior servizio ai loro assistiti, anche se la materia non è oggetto di studio universitario. [ ] Il nostro 'uomo è bravo, e, a quanto mi annuncia, fra non molto pubblicherà un libro cui tiene molto, glie ne si legge l'orgoglio nelle parole, di un duecento pagine, se ho ben capito, sugli avi, sulle antiche tradizioni popolari, lui che al popolo appartiene, sulle cose perdute che egli cerca un poco di tener vive alla memoria prima che il mondo nuovo le cancelli, in questo dimostrando, a mio parere, fedeltà ai perenni moti che dan significato al vivere nella strenua resistenza al suo divenir caduco. Ah sì, profitto a dire, gran cosa è la fedeltà, ed è ciò che distingue l'essere pensante da quel quei che pensante non è e ben poco sentimento sfiora, l'animale dalla pietra, quantunque anche la pietra, il sasso, possano essere fedeli alla montagna, al fiume che li han generati. Fedeltà a un libro: ci si accorge dopo anni che a quel libro bisognava essere fedeli, anche se le lettere, le parole vi appaiano stantie, logore, le pagine ingiallite: basterà poco, una ristampa (anastatica, per esempio), una riedizione in bianca risplendente carta, perché ne riaffiorino i motivi e con quelli la primigenia malia, il miracolo della scrittura che l'inchiostro nel suo inesistente spessore cela. Fedeltà alle creature che muovono incessanti, attorno alla gran mutevolezza del vivere, agli animali pure, che danno atto d'amore ma secche annotazioni, la mia devozione a Lei supera 30 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

31 anche d'ogni capacità di sopportazione. Fedeltà che può anche, nel suo bisogno d'essere immutabile, mutare, senza che tradimento sia, se così vuole l'ideale, quando cambia il vento a pro d'una rinascita, o quando sia da scampare un pericolo. E perché tradire? Una persona con la quale si sia convissuto anni, o buona parte della vita, perché odiarla, sempre che in lei non sia per qualche ragione già prima sopravvenuto l'odio che certo avrà da spiegarsi, se nessun cattivo comportamento l'avrà indotto?, e perché invece non cercarvi la vittoria del buon senso e della gratitudine, di che penso provenga dal mare, qui da me poco distante, e non è effluvio né tanto meno olezza, invece sa di putredine, di cose che evidentemente alle rive ristagna. Non d'essere per forza cattivo o che solo significhi disfacimento, tornerà che lo sento, poi che il mare ne purifica l'essenza d'organiche fonti e la ricaccia fuori, a renderla inapparente strato sospeso alla luce. Aggiungo una mia poesiola, di tanti anni anni fa, che non mi pare, Melinda, d'averle mandato: nel caso la elimini. quanto è stato in levità e in lietezza negli anni, sopra "fluttuante idea che violazzurro sogno muove quell'odio. e zigzagando passa tra le correnti vele, Perdoni Melinda, questo divagare, che potrebbe abbandona, dopo che l'ha attraversato, il mare darle l'impressione, stante l'accozzaglia dei termini, di quelli il poco fine, pur sentimentale, garbuglio, che io abbia voluto trasmetterle, a mo' di Zibaldone quel che Mandi lettera, e a presto, Melinda, e perdoni gli errori, che Lei riparerà. Daniele-Danibol altro non è, invece, che uno zabaione. Ma è la prima volta, confesso, che ricevo lettere più lunghe e numerose di quante non ne scriva io. Importante è, Divagazioni (pre-lettera) quando si manda una lettera, non attendersi per forza 16 novembre 2014 una risposta. Questa verrà o non verrà, secondo l'educazione del ricevente, che tuttavia può essere tentato a non rispondere causa timidezza, o per tema d'essere inadeguato alla risposta. È un fatto che oggi, più che in passato, accade ([ ]), che si mandino missive senza che se ne ottenga risposta alcuna. Là dove un rigo basterebbe, ma neanche quello! Siccome prima, Melinda, ho fatto cenno a generi alimentari, intendo precisarle che il salame da sugo, prodotto tipico ferrarese, chiamasi in realtà, 'salama (o salamina) da sugo', al femminile. La femminilità ancor la vince. [ ] Che cosa cambia dire 'reciprocità nell'intelligenza' e 'intelligenza nella reciprocità'? Mi esprimerà Lei, Melinda, ancor nulla sapendo di quel che m'ha scritto Lei nella sua ultima lettera, che soltanto potrò leggere al mio rientro a casa, mi permetto d'inviarle due-tre note a ruota libera, qua e là saltellando [ ]. Oggi, guardata dalle finestre dell'ospedale la giornata brilla di sole e c'è quell' "aria gemmea" che descriveva Pascoli (tale che "tu ricerchi gli albicocchi in fiore e del prunalbo l'odorino amaro senti nel cuore"). Per l'esattezza, ora che scrivo, l'aria diciamo che 'era' gemmea, poi sarà diventata color ambra ed è lì, lì che imbrunisce; e il sole è scomparso, ma solo da questo orizzonte direi, che da qualche altra parte dev'essersi cacciato, pronto a risalire, ed è questa una certezza che ci acquieta, Melinda, se vuole, un suo parere 'tecnico', cui porrò non v'ha dubbio, questo perpetuo ritorno, che tutta l'attenzione. D'altra parte Lei, Melinda, è arrivata a scrivere, in una precedente lettera, "pel" in luogo di "per il" che un tempo usava ma oggi è considerato arcaico e in ogni caso trattasi d'una finezza. Che, a mio parere, in qualche rara occasione, anche a favorire accostamenti che suonino meglio, ci sta ancor bene. L'ho rivisto ultimamente, insieme con il plurale "pei" (= "per i") negli scritti del grande giornalista de "La stampa" Igor Man. E se l'adoperava lui... I nostri scritti, ai quali io tengo quanto Lei, Melinda, sentiamo come rinascita, che ancora sarà, a quanto afferma la scienza, i prossimi tre miliardi e mezzo di anni, tempo che si prevede trascorra innanzi lo spegnimento del sole (quantunque l'ex sindaco di Bologna, [ ], nel momento che il partito comunista italiano smise il suo nome per chiamarsi "democratico di sinistra", avesse profferito la frase "s'è spento il sole"). Son qui in ospedale e mi capita di pensare a come spesso ci sfugga, tra i tanti affanni, ma così ormai è nella vita, la bellezza d'alcune parole che sono magari possono benissimo continuare, se entrambi lo nell'uso quotidiano, ed è che manchiamo di scomporne vogliamo (anche naturalmente lasciandovi partecipare i suoni, di udire le lor vibrazioni ponendoci alla altri che lo desiderino e lo meritino, ma sarà Lei a giusta distanza di ascolto. Della stessa parola decidere, Melinda, Lei titolare unica e unica "intervento", per dire, -chirurgico o altro che sia, non redattrice della rivista ch'è ormai ai miei occhi famosa, se non indispensabile, nel panorama culturale italiano, in tanta generale pochezza), se non intervengano impedimenti concreti, che potranno tuttavia essere superati. Certo questi che sono scambi culturali e cogliamo la levità che viene da quell' "inter" e "vento", ancorché nulla c'entri con il significato reale della parola, ma certo con la fantasia e l'astrazione: 'fra' vento, sarebbe, dunque una operazione chirurgica, mettiamo, tanto leggera che sarà come il vento; impressioni di vita, potranno patire ritardi o odoroso che passa. In questi giorni le mattonelle del allentamenti, ma saran sempre lì pronti a riprendere pavimento davanti all'ingresso del reparto fiato. E chiudo, infine, intendevo mandarle qualcosina d'altro in questo ch'è passaggio dal venerdì al mezzo festivo sabato, che tanto piacque a Leopardi (che cito in tutta riverenza e rispetto, beninteso). Confido nella sua devota pazienza a leggermi. Questa sera, rientrando, ho risentito un odore nell'aria che dura ormai da un poco di tempo. Odore Urologia/Chirurgia, causa i continui pesi che vi premon sopra, prima han fatto crepe, poi si sono totalmente rotte. Sono intervenuti i muratori e hanno transennato la porta d'ingresso ponendo cartelli d'avviso di pericolo, non che strisce bianche e rosse quali si vedono nei 'lavori in corso', e una sorta di "state alla larga", "guai a chi entra". E il tutto io l'ho visto come un piccolo cantiere, e ancora una volta mi son fatto 31

32 sorprendere dai possibili significati di questa parola che mi potrebbe valere luogo dove si canta, e, a tal punto, di luogo dove si lavora cantando, e a quella aggiungerei "cantone" e "cantina", che soprattutto sapevano i nostri vecchi che cosa volessero dire (e lo sapeva anche lo scrittore Giovanni Arpino là dove gli capitava di scrivere, più o meno, io citando a memoria, "un tempo s'andava per taverne e osterie e veniva servito del buon vino, c'erano tavoli e sedie di legno e si passavano le ore fra chiacchiere e bicchieri e mazzi di carte, adessso tutto questo non cè più, ma cosa siamo rimasti a fare?"; e qui le dico, Melinda che davvero non so come l'avesse detta per davvero Arpino, avendola io letta ormai tantissimi anni fa di sfuggita ma però uso come vede un rafforzativo m'era rimasta impressa, e qui senz'altro ho mezzo inventato, ma la chiusa era quella), aggiungerei "cantoniera", che è nome che si diede a quelle case color misto fra cotto e bordeaux che ogni tanto s'incontravano lungo le strade a uso e alloggio degli stradini e recanti a gran caratteri le distanze chilometriche dalla tal città, e Lei ne avrà vedute, Melinda, che n'esistono ancora, seppure abbandonate all'incuria, ridotte a ruderi, ma nemmeno le pietre milliari, nemmeno i paracarri di cemento, quasi non si vedono più. Ma adesso smetto, anche se avrei altre cose, avrei da parlarle dell'amico prete-cappellano dell'ospedale che ha scelto di finire i suoi giorni a Comacchio, avrei da discorrerle dei miei lavori in sospeso bisognosi di tempo [ ], avrei da chiederle della sua salute, visto che è un pezzetto che non ne parliamo e ogni tanto mi ricordo d'essere un dottore. Avrei. Si sta facendo sera e sento ormai i fruscii della notte, e in questa occasione, e mi scusi Melinda se infioretto il parlare di tante citazioni, alle quali per giunta sono contrario, e prometto che smetto, ma codesta che dico calza a pennello poiché rappresenta il punto d'incontro fra i gesti della vita che uno all'altro rimanda, e il giorno e la notte diversamente conosce: "L'illusione serale d'amore compensa la diuturna realtà della fatica". E questo è Alberto Savinio, di vero nome Andrea de Chirico, fratello del pittore ed egli stesso scrittore e pittore, nel suo libro "Ascolto il tuo cuore, città", dedicato a Milano, libro che lessi a riprese durante i miei studi universitari e che m'invase di quella che m'apparve subito una magia. Melinda sono curioso, debbo vedere cosa m'ha scritto Lei. La risposta alla presente: quando vuole. A presto, suo affezionato Daniele. Rispostine 19 novembre 2014 Melinda, poche, ma due-tre righe glie mando, non posso esimermi, troppa è la grazia, la compitezza delle sue missive, perché non le mandi qualche mia nota di ritorno. Ed è ovvio che debba fare una scelta, fra l'infinità delle cose ciascuna chiedente la sua ragione. Ho ricevuto la copertina del suo libro memorialistico sui B., Lei mi ha messo a parte d'alcuni accadimenti della sua vita, in ultimo mi annuncia la scomparsa di un amico collaboratore dell'o.l. (in proposito, leggo "Bernalda" e sullo 'sfondo' Matera, e dunque si tratterebbe tratti di un giornale di colaggiù): orbene, tutte queste cose mi dan l'idea d'una sua personalità di stampo senz'altro democratico, che mette in conto primo, di là dalle questioni della quotidianità, alle volte frenanti, contrarie agli slanci, fatte passare in secondo piano, il valore del compimento, che quelle travalica per farsi oggetto, storia, libro, ella così rientrando, con tutti i pori, ove tutta si mette a disposizione, nella attività redattrice, nella letteratura: alla quale non ci si può semplicemente dedicare, vi occorre indole e intraprendenza, e, quella che già le ho citato, fedeltà. Lei veramente Melinda dà spazio a tutti, anche a coloro che magari son più lontani dalla sua idea di rivista e tutti vi trovano modo di sentirsene vivi, e in facoltà di lasciare lor traccia di parole. Senza di Lei, che cosa farebbero, Melinda? E riguardo quelli che la disgrazia raggiunge, o la vita abbandona, siam tutti lì a sentirne il pentimento, d'aver mancato l'ultimo incontro, l'ultima visita, l'ultimo incrociar d'occhi, anche quando fossimo presaghi d'una fine, o proprio si fosse annunciata; e perché siam presi da cose futili che ci guidano il rimando, perché non sappiamo mai veramente calarci alle miserie altrui, che sotto sotto son anche le nostre. Prendiamo l'ospedale, È esperienza comune, come una persona che venga dimessa il mattino, dopo anche lungo tormento di malattia, già il pomeriggio venga dimenticata, e nonostante che si fosse con quella allacciato un vincolo, stabilita qualche comunanza che può aver dischiuso una curiosità, lasciata una promessa. A volte siamo omaretti, mica uomini, cui non fa vergogna palesare la gran dote delle limitazioni. Il poeta Eugenio Montale diceva che tutti noi esseri umani si vive al 6%. Sulle argomentazioni delle precedenti lettere, Melinda, potrebbe aprirsi un vasto dialogo, ma non è qui il momento, ma intanto direi che è già una fortuna, una gran concessione, potersi dedicare a un esercizio che si pone a far parte della propria vita senza eccessivi intralci, né condizionamenti, o addirittura in quasi piena libertà, se anche sia questa contornata dal disinteresse e dalle incomprensioni. E quando Lei afferma, Melinda, che ormai l'età è trascorsa inconcludente, fra le poche realizzazioni e inappagato sogno d'intelletto, anche per vicende di vita che ne hanno distolto il sereno andare, io le rispondo che è quasi un bene, che in un gruppo, una famiglia, soltanto una persona, si occupi della tal cosa, sia unica artefice d'una avventura intellettuale, senza che per forza debba riceverne sostegno, o partecipazione. [ ] [ ] [ ] Se mi consente, Melinda (magari che Le dia un pizzico di sorriso fra queste tristi ore) una nota faceta, Lei in una delle ultime lettere, pagina ove sono le 'crepes', tratta di "arrosto di maiale e purò di patate"; ora, quel 'purò' di patate può ben intendersi mirabile mistura, o compromesso, fra il purè e il però... Cerco di mandarle qualche pagina di P. dal suo libretto poesie ([ ]), che per ora non traspongo in lingua. Non è forse vero che a leggerlo con dovizia, il dialetto ferrarese somiglia all'ungherese? Buonanotte, Melinda, e scusi le divagazioni, Daniele 32 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

33 Fraseggiando conquisti quando vi occorrerebbe ancora quel minuto 5 dicembre 2014 di luce. Sapesse quante volte anch'io mi ci son trovato, Melinda i suoi scritti, di risposta [ ], son così pieni di una infinità di volte, sicché posso bene accomunarmi a grazia e di vivacità intellettuale, che è difficile resistere Lei in queste ricerche dell'ultimo chiarore che il alla tentazione di subito risponderle. crepuscolo concede e subito abbandona. Immaginerà Vado tuttavia per gradi seguendo qualche priorità e le angosce che ho provato a trovarmi dinanzi un debbo badare a non intrecciare le dita sulla tastiera, esemplare d'albero d'una contrada lontana, con il poco di energie residue, o che non s'incrocino le difficilmente raggiungibile una seconda volta, con il linee cerebrali deputate alla scrittura. tempo, ahimè sottovalutato, che mi nascondesse non Speciali le sue foto, Melinda tra fluviali vegetazioni, tanto il profilo della pianta quanto la foglia, l'uno e silenzio e quiete. Che i pioppi neri abbiano le radici a l'altra nemmeno più fotografabili. Le confesso che son mollo non è da preoccuparsi, vi sono abituati, e non ne ricorso a espedienti vari quali per esempio una soffrono più di tanto, purché l'acqua non troppo a lampada-lampione tenuta in macchina, a farmi tornare lungo ristagni, sì da asfissiarli, quel che ancor più un poco giorno su di un ramo, che mi consentisse di temono i pioppi bianchi. Vista altresì la foto, in uno identificarlo. degli interni [ ], di quella che definirei la cabina di [ ] pilotaggio ove Lei tiene le fila, tra carte fascicoli e Posseggo anch'io il "Canto di Natale" di C. Dickens, computer, delle sue edizioni. Non è che uno di questi e forse un giorno mi deciderò a leggerlo: le prossime giorni non venga a decollare? feste natalizie potrebbero rappresentarne l'occasione E visto che siamo in argomento, l'ultimo mio propizia. passaggio in collina, già di ritorno dalle vacanze Ancora una volta Natale arriva e ne restiamo toscane, mi ha consentito di giungere, dopo non poche sorpresi. A me accade una cosa strana. Come le peripezie (gli passavo davanti e non lo vedevo!) al confidai non sono praticante le cose di religione, cospetto di un azzeruolo (Crataegus azarolus il nome tuttavia mi capita spesso di ascoltare alla radio, in scientifico, che vuol sempre la iniziale del genere macchina viaggiando, la rubrica "Ascolta si fa sera", maiuscola, l'iniziale della specie minuscola, e non dico tenuta generalmente da religiosi di fede cristiana per sfoggio d'erudizione, ma dico ad ipotetici attorno alle 19-19,30. Non so come ma costoro, in quei interlocutori ciò che io stesso ho impiegato tempo a soliti pochi minuti, riescono a esprimere concetti e sapere, anche la botanica ha le sue regole), pianta fra pensieri di notevole vastità, spesso con parlare forbito quelle ormai dimenticate, nonostante che dia frutti dolci denotante vera cultura, ma soprattutto saggezza. E e saporiti, e davvero rara a trovarsi, ma è quel che m'è così è alla messa in chiesa. Sanno parlare dei dilemmi bastato a correre a cercarne il nome in lingua quotidiani, delle afflizioni, delle incomprensioni in ungherese, che, presto detto, è "azarole". famiglia, come se essi stessi, che famiglia non hanno, Ancora in una delle mie soste all'appennino, giunto e figli nemmeno, le vivessero, ne danno consiglio e in un paese poco distante dal fiume Panaro, m'è insegnamento meglio e più di quanto farebbero fior di occorso di leggervi, in una targhetta, via B. Pasini. Mi filosofi e psicologi, e io credo che tanta sapienza, tanta parve impossibile che si trattasse della persona che capacità di scavo e di farsi conoscitori e interpreti dei tutti a Ferrara conosciamo, e volli sapere qual nome tanti mali al mondo, delle tante miserie morali, indicasse quella B. e da un negozio lì vicino un tale mi suggerendone le vie d'uscita, venga loro oltre che dalle disse, a conferma, che stava per Bruno. Volli saperne frequentazioni del prossimo e dall'ascolto, dagli studi di di più e chiesi chi era costui. Mi fu risposto l'ex sindaco Teologia. Chi più di loro può ben sapere che cosa è la del paese di Guiglia, provincia di Modena, il qualche solitudine? E non creda Melinda che sia un voler evidentemente aveva combinato qualcosa di utile e riprendere il filo d'un discorso per me inconsueto, buono negli anni della sua amministrazione. In ogni ovvero d'una certa ammirazione per taluni religiosi, caso si escludeva la possibilità che si trattasse del che ancor meglio siano semplici preti, ma una Pasini Bruno poeta di Massa Fiscaglia, che non mi costatazione, che forse troverà Lei concorde. risulta abbia mai viaggiato molto, se non dentro la sua Vorrei ora salutarla con la solita citazione: «Puoi poesia. Questi è autore, fra l'altro, della raccolta "Vos sopportare la solitudine soltanto se sai che da qualche d'la mie tera", Voci della mia terra, ed ebbe fama di parte c'è qualcuno che soffre per la tua assenza.» maggior poeta dialettale ferrarese, che credo anche (Cesare Pavese). d'avere incontrato in una occasione, adesso ormai Melinda buona notte, quasi buon giorno. Se riesco (o andatosene da più di 10 anni. appena riesco), Le mando qualche allegato, anche Debbo dirle Melinda che io non sono particolarmente foto. appassionato ai dialetti, e nemmeno li studio o li Suo Danibol. coltivo, preferisco le belle lettere che scorrano in italiano, e tuttavia sono il primo a sostenerne il valore, e a desiderarne la conservazione, sapendo quanto Conoscenze possano i dialetti muovere i lor suoni, arrotare la lingua 20 dicembre 2014 e il linguaggio, che soltanto a loro appartiene, attorno a precisi gesti, che ne vengono modulati, nell'asciuttezza Melinda Lei è stupefacente. Andando a ritroso, innanzi esaltati. di passare ad altro, le lascio un commentino immediato Lei mi racconta Melinda delle sue gare (o di lei con sulla sua critica riguardante il film italiano "I ragazzi suo marito) contro la sera che dà luogo al buio, della via Pál". Più che una critica è una stroncatura quando magari va in cerca d'un contorno che definisca (vero è che i due termini possono equivalersi), di le case, le piante, i paesaggi in generale, che l'oscurità quelle che si usavano un tempo, e veramente ammiro il suo coraggio. Non ho visto il film, non so, non posso 33

34 sapere cosa ne abbia pensato la critica televisiva in generale, ma io mi fido delle sue considerazioni poiché discendono da una grande sensibilità, che Lei è in grado di versare nei gesti, nella scrittura, nella vita. Ricordo invece, vagamente, una trasposizione televisiva del libro, forse quella che cita Lei, del , in anni che io stesso ero ragazzo, più grandicello dei protagonisti del libro ma in perfetta sintonia con loro. Lei naturalmente ha il vantaggio d'appartenere alla stessa terra magiara dell'autore, e può meglio di tutti condividerne i moti e interpretarne le intenzioni che han guidato la trama. La questione della corretta pronuncia dei nomi direi che è fondamentale, ma anche la loro corretta 'scrittura', ché di fatto non si capisce perché, questo nella nostra lingua accade, i nomi di autori stranieri (non dico i cognomi, che vengono lasciati nell'originale realizzando così una specie di ibrido) debbano venire italianizzati. Per dirle, un famoso chirurgo tedesco della fine dell'ottocento, di nome Theodor Billroth, diventa in lavori scientifici italiani Teodoro Billroth, ma tant'è; nella mia tesi di laurea, fra l'altro presentata manoscritta, caso unico, i nomi degli stranieri d'ogni nazionalità, compreso lo stesso Billroth, sono nell'originale. Le aggiungo che sono per lo più contrario alla trasposizione televisiva o cinematografica di un opera libraria, i libri sono una cosa, il cinema un'altra casa, e al mondo v'è spazio, in tecnica e inventiva, per entrambi; anche se talvolta i risultati sono pregevoli, come nel caso del "Giardino dei Finzi Contini", di Giorgio Bassani, realizzato in film da Vittorio De Sica, ma qui il regista era per l'appunto Vittorio De Sica. A buon conto la sua 'strigliata' critica mi ha fatto ricordare l'affermazione del nostro Ennio Flaiano, colui che tutti citano (me compreso, evidentemente), poiché fa moda, in proposito dei film presentati a un festival del cinema a Venezia: «Il meglio è passato», Qual nota amara, scorrendo i nomi dei protagonisti della fiction televisiva da Lei citata, Melinda, si scopre Virna Lisi, la bella e brava attrice italiana scomparsa proprio in questi giorni, che nulla ha che fare, naturalmente, con la realizzazione del film e con la sua regia. Ed eccoci al resto.torno a dirle, Melinda, Le foto mandate da sua sorella Kati sono fuori del comune. Prevedendo che non le abbia scattate lei stessa, dove le ha scovate? Rappresentano la vita che da esseri animali ancor giovani si comunica ad esserini che paiono batuffoli, e in quelli si perpetua, e a loro e alla lor bellezza, quantunque possa unirsi a ferocia, noi dobbiamo rispetto. Lei Melinda ha intuito in me questa vocazione al rispetto per gli animali e mi ha porto questo che considero davvero un bel dono. Le avevo accennato, in qualche riga dei giorni passati, d'una nutria uccisa sulla strada. Se ne vedon tante sulle strade, ch'esse attraversano non sospettando il tranello mortale, forse scambiandole per larghi sentieri (poiché l'asfalto non esiste nella loro filogenesi) o per semplici attraversamenti. L'ultima che ho veduta, travolta da qualche veicolo, distesa la pancia in alto il muso digrignato come a lanciare i denti all'aria e a chiedere perché, m'ha fatto venire in mente la rondine del Pascoli (in "X agosto") che «uccisero: cadde tra spini» e «ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano» che il poeta accomuna all'uomo che volontà d'altro uomo annienta; e ancora «Un'intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene d'amore Non sono mai stato tanto attaccato alla vita» Dentro ciascun uomo, come dentro ciascun animale, c'è l'universo intero, io questo Melinda l'ho sempre creduto, e non è soltanto filosofica speculazione, poiché nel mio sentire il mondo è reale soltanto nel momento che si vive, e per l'essere che subisce la morte per causa violenta, per uccisione, il resto del mondo non ha più alcuna importanza poiché smette di esistere, con lui si estingue, come non esiste più alcuna possibile rivendicazione, che toccherà, in suo onore, in sua memoria, come diceva Pietro Jahier (qui il nome va bene, trattandosi di autore italiano, ndr) «a quelli dopo». Sono stato, Melinda, i giorni scorsi come le annunciai, al congresso sul "trauma update" a Milano, cui ogni anno partecipo, nella sede dell'ospedale Niguarda (detto altresì ospedale maggiore). Mi spingeva pure, questa volta, dopo che ne ebbi saputa l'esistenza, il desiderio di far visita alla "Fondazione Angelo de Gasperis" intitolata al grande cardiochirurgo milanese scomparso nel 1962, medaglia d'argento al valor civile. Disponevo di poco tempo giacché non potevo trascurare i lavori del congresso, ma come spesso m'accade, in simili 'imprese', io credo per sorta d'una guida occulta che intende favorirmi, e questo vale per ricerche di persone e luoghi, ma anche d'alberi, prese le dovute informazioni che davano spostata ad altra sede, rispetto alla preesistente, la Fondazione, mi bastò salire due piani di scale e in pochi minuti eccomelo lì dinanzi, appeso al muro accanto a una porta ancora illuminata, il manifesto che ritrae il medico, insieme con l'allievo-collega Renato Donatelli, nonché altre immagini (delle sale operatorie d'allora, d'altri personaggi, d'incontri e presentazioni) che penso si possano trovare soltanto lì. Inutilmente chiesi alla signorina di là dalla porta a vetro qualche documentazione, qualche foto, o, chessò, un poster, del chirurgo De Gasperis o di Donatelli, ma niente, un poster lei ce l'aveva, lì bello arrotolato, ma era l'unico che possedessero e lei e la fondazione se lo volevano tenere. Questi due signori, ma in primis De Gasperis (l'altro, Donatelli, suo successore, primo a eseguire in Italia una sostituzione valvolare, sarebbe morto giovane per una infezione trasmessagli da un paziente che operava, egli pure medaglia al valor civile), hanno avanzato la cardiochirurgia italiana nel mondo, addirittura precedendo, in virtù d'alcune sperimentazioni, le istituzioni straniere. Ma di là dal valore professionale, gli uomini io dico, che furono a l'uomo in guerra nella "veglia" ungarettiana: 34 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

35 tutto tondo, e che vorrei additare a ogni giovane che s'appresti alla scienza medica, ai nostri politicanti che possono aver dimenticato o rimangono insensibili alla chiara onestà del vivere. L'antologia solita che ancor vado qua e là cercando, e anche per questo m'è preziosa, e dolorosa la sua perdita, riporta un articolo di giornale del 1962 tratto dal Corriere della Sera in morte del cardiochirurgo Angelo de Gasperis (avvenuta all'età di neanche sessant'anni), intitolato "morte stoica di un grande medico" e ne ricordo il particolare, le precise parole, tanto la vicenda e la bellezza del pezzo giornalistico m'avevano colpito. Vi si parla del medico, del chirurgo che, già gravemente ammalato, si recava al lavoro e ne ritornava lavando lui stesso i fazzoletti intrisi degli sbocchi di sangue che gli venivano dai bronchi, così da nascondere a tutti il suo stato e la sua sofferenza. In erano considerate corrette, tanto che un libro dello scrittore Carlo Dossi addirittura porta il titolo "Goccie d'inchiostro". Non v'è niente di assoluto, dunque, e potrebbe valere l'affermazione dell'entomologo Giorgio Celli, secondo cui «le novità, il più delle volte, sono l'ignoranza del passato» ma ciò non toglie che le regole grammaticali si debbano da tutti rispettare, anche al costo d'apparire pedanti, quantunque si trovi sempre qualcuno che provvede, anche con le migliori intenzioni, a scardinarle. Come penso accadrà, Melinda, nelle scuole ungheresi: mi è piaciuta in proposito la sua risposta affermante la ricchezza in vocali della sua lingua, di contro alla povertà di quelle che qualche incauto pareva sostenere. Le chiedo, Melinda, quando può, è possibile 'produrre dalla tastiera del pc la lettera o con l'accento acuto, cioè diretto in alto a destra? Mi risulta esservi un articolo più recente, che di certo ho conservato, il solo quello grave. Tanto le mando e altre cose giornalista di turno riferiva del medico De Gasperis annotando come fosse morto in silenzio colui che per tanti anni (evidentemente, ed è mia chiosa, nelle bufere di quella chirurgia pionieristica, e tra più che probabili dispute e incomprensioni) era stato al centro rimando, e spero che apprezzi simile il giochetto di parole fondato sul loro doppio senso. Intanto mi scuso se la forma dell'intero scritto, un po' frettoloso, sarà viziata dal suo bel mucchietto di errori e improprietà. Suo pre-natalizio Danibol. della battaglia e del rumore. E costoro, tutti e due, sono l'esempio di come si possa fare un buon giornalismo dove il bello scrivere, la forma, anche Mi provo a mandarle, in allegato, alcune fotografie, che spero conservino qualche parvenza del buon gusto. l'effetto, seguano le tracce dell'umanità. Le scrivo Melinda che già l'alba s'è alzata sul sabato ed è trascorsa una settimana dal nostro incontro Rispostina culturale a Codigoro. La ringrazio ancora delle 23 dicembre :02 fotografie, che fra l'altro mi abbelliscono. Io non posso mandarle fotografie 'in tempo reale' (come quella della locandina della fondazione De Gasperis che le dicevo sopra, ma non mancherò di mandargliela) poiché adopero ancora una macchina "usa e getta" e le fotografie debbono essere 'sviluppate', coi tempi che occorrono. Come ogni sabato, nelle forme d'un appuntamento settimanale (e ormai polidecennale, se si può dire) cui mi costerebbe non poco rinunciare, acquisterò il quotidiano torinese "La Stampa" che include la rivista "Tuttolibri", la quale leggo le volte che posso e questa pure almeno scruterei, se mi riesce. Cara Melinda, anche stanotte sono di guardia, ho accettato di farne una di più nel mese in corso, in sostituzione di collega. Pertanto scrivo dal sito aziendale. Dai dintorni della guardia (provi Lei a rispondere: in campo militare che differenza c'è fra la guardia e la sentinella?, domanda reale, che a una recluta, ovvero a un militare in erba, fu posta) Le mando qualche noterella, senza alcuna presunzione di completezza. Alla sua facondia, Melinda, è difficile tener testa, i suoi testi (che ne dice della ripetizione del vocabolo?), che spaziano in molteplici campi e E ora con rincrescimento, Melinda, debbo direzioni, denotano cultura e profondità di concludere la letterina. Alle sue domande, compresa quella sui motivi del mio passaggio dagli studi conoscenza, che le consentono di rendere edotto l'interlocutore sugli inganni in cui egli cade a voler fare d'agricoltura alla Medicina, risponderò nella prossima. il saputello. Lei indubbiamente ha la capacità Trovo assai belle le immagini fotografiche (non che le note sulla famiglia a esse correlate, e sulle vicende varie descritte in bello stile e doviziose, non aliene dai sopraffina di scavare dentro le più fertili aiuole per farne uscire l'humus migliore. E io e Lei sappiamo bene quanto nel terreno della letteratura e dell'arte vi toni accorati e dal senso d'una costante siano tanti tesori che solo attendono di essere scoperti, partecipazione) della giovinezza sua e dei suoi genitori, specie quelle in bianco e nero, che io preferisco. Ho rivisto in questi giorni il gruppetto di pioppi bianchi che fanno da sponda alla strada in uscita dall'ospedale di Cona e le racconterò anche di quelli. Riguardo la doppia s nelle abbreviazioni dei titoli onorifici o di mestiere, Lei Melinda ha ragione, ma questa della s semplice è mia deliberata acconciatura perché debbo aver letto da qualche parte che trattasi d'una variante ammessa, che io tendo a prediligere ma di rivedere la luce se una volta almeno l'hanno veduta, o di vederla la prima volta. Comincio dalla frase latina che Lei mi ha inviato dal telefonino, che non ho compreso bene. "Accidit in puncto quod non seperatur in anna" voleva esssere forse "accidit in puncto quod non speratur in anno"? Mi fa piacere che anche Lei vada a ripescare la mia amata lingua latina. Vorrei almeno reimparare le cose che ho dimenticato, e, pensi, alle scuole medie inferiori il latino era materia di studio facoltativa e io l'ho scelto. Poi, all'istituto agrario poteva farsene a meno, eppure m'era rimasto il pallino. penso che darò retta a Lei. E d'altra parte, certe forme Perché sono infine, dopo il diploma, passato a grammaticali che oggi sono considerate errore, per esempio le perdita della lettera i nel volgimento al plurale delle parole con doppia consonante uguale (come 'piogge' da pioggia, 'gocce' da goccia) un tempo Medicina? Non so bene perché, le mie idee erano abbastanza vaghe, se non nebulose, attesi quasi la scadenza del tempo utile, a iscrivermi. Ma mi sentivo doverlo fare, conquistato dal fascino di romanzetti o di 35

36 veri libri di narrativa medica che mi ero messo a leggere già negli anni dell'istituto tecnico, il desiderio di essere d'aiuto a chi fosse caduto in malattia, là dove ai dottori magari non riusciva di trovare la giusta cura a salvarlo. Nella sua ultima lettera Melinda Lei ha parlato di un "cane lupo" investito da una automobile; qualche periodo dopo l'ha chiamato giustamente 'cane pastore' ma per l'esattezza (il primo è il modo comune, diffusissimo, di chiamarlo) trattasi del 'pastore tedesco'. Sì, è vero, quel che Lei afferma riguardo il mio rispetto per gli animali, mi calza e corrisponde, e proprio 'rispetto' credo che potrei chiamarlo, riconoscimento del loro diritto a vivere, nella tutela dell'amore. Tra le figure d'animali inviatemi da una favolosa macchina fotografica, mercé sua sorella, Melinda, ho veduto l'orso bianco, e questo mi è servito a rinfocolare (parola del linguaggio figurato ma che ben contrasta con gli ambienti di vita dell'animale) la mia invidia per il plantigrado, il più grande carnivoro della terra (arriva ai sei quintali di peso) che non solo si trova a suo agio nei ghiacci, ma, da formidabile nuotatore qual è, si sa capace di nuotare nell'acqua fredda per decine se non centinaia di chilometri, a una temperatura che se dovesse trovarcisi un uomo questi muore assiderato in pochi minuti. Lei fa bene, Melinda, a tirarmi le orecchie sulla questione articolo determinativo davanti ai cognomi di uomini illustri. Lo so che non si dovrebbe (oppure, certe regole le sapevamo ma pare che ce le siam scordate), ma chi più chi meno ci caschiamo quasi tutti, ed è che certi cognomi facilmente a ciò si prestano: se viene istintivo, quasi naturale dire "il Pascoli", o "del Pascoli", altrettanto facile o ben sonante non è dire, qui apostrofando, "l'ungaretti" o "dell'ungaretti", che invece si viene indotti a esprimere correttamente in "Ungaretti " e basta o "di Ungaretti". Ma, ripeto, la forma chiamiamo più 'pratica' si sente in bocca a tanti compresi i critici letterari, e, a titolo di sfida correrò appena possibile a sfogliare le pagine della antologia di Gianfranco Contini (dall'unità d'italia a oggi) per vedere come se la cavava lui. Io Melinda i giorni scorsi Le ho mandato fotografie di nuvole senza motivare la scelta. Alla sua domanda «perché le nuvole?» potrei rispondere: «Così, senza un motivo preciso, o forse perché ha agito la consapevolezza, a guidare lo scatto (anche dall'automobile, viaggiando, roba da matti), che le nubi, passeggere quali sono, come si vedevano in quel momento non si sarebbero viste più, quindi a scopo di documento e memoria.» E a spiegarle che cosa sono le nuvole, cioè di che son fatte, la risposta è semplice, che può dare giustificazione, o pretesto, al un ritratto in foto: «le nuvole sono le esalazioni della valorosa cucina di casa Melinda-G..., che vanno a concentrarsi lassù ove si approntano a dare sollazzo al cielo per poi abbandonarsi al vento che ne disperderà le scorie, ma qualcosa di ancor buono, inutilizzato, torna, ed ecco perché si sente nell'aere quel profumino. E mi scusi Melinda la nota allegra che non è canzonatura, ma soltanto elogio dei cibi, delle vivande, della convivialità che Lei in tutta innocenza di gesti presenta, nelle sue forme più saporite e allettanti, tra piatti e tegami entro cui possono ben giacere strofe di musiche, pennellate di fulgido colore, distille di poemi. Ma, dico, ne ha conseguenze sulle nostre povere illusioni mangerecce? E per concludere con le note facete, giacché ogni tanto bisogna pur anco ridere, e senza offesa ai valori alti della nostra corrispondenza e delle patrie lettere, le dico questa, che è opera di accostamento, scomposizione e unione. Nel messaggio telefonico citavo l'equinozio, e avvicinando questo ad altri fatti astrali ne verrebbe (perdoni se è vecchia e magari già la sapeva): è qui Nozio? Prima v'era, ora c'è sol Stizio. Dove a volerla fare completa (ma non è colpa mia, è colpa della nostra lingua) equinozio muta a equino zio, cioè a zio equino, cioè a zio cavallo. E smetto le farneticazioni, Melinda. che tuttavia, negli intenti, son segno d'affetto. A presto risentirci, Melinda (già qualcosa mi bolle, nel pentolino dei pensieri, cui dovrò dare libero sfogo...), Daniele -Danibol Grandi Tracce Grandi Tracce Grandi Tracce... Melchiorre Missirini (Forlì Firenze 1849) CANZONIERE Sonetto V Amore i lumi del mio ben compose, e volle in essi mostrar cosa nuova; che ogni eccelsa beltà che in ciel si trova in due bei giri di sua man dispose: aere tranquillo, e due stelle amorose, d'onde par che dolcezza, e pietà nuova; ma poich'è tristo e menzognero a prova, sotto la calma la procella ascose: quindi se miti altrui, di sdegno pieni volgonsi a me sì, che solo a vedelli mi trema il core, e va traendo guai! Ma, lasso ahimè, che Ella credesse mai, che sian per ira più possenti e belli? Come sperar di vederli sereni? Sonetto CLXXVII Gli astri ridenti degli eterni scanni meco mi pongo a contemplar talora, e vago anch'io di far nel ciel dimora, dico all'anima mia: spieghiamo i vanni. Ma poiché lenti a mutar sono gli anni, se miro la beltà che m'innamora, dico, viviamo allor, che ne ristora l'alta letizia sua da tanti affanni! Felice è chi vagheggia sue bellezze, felice è chi l'ascolta, e non si crede cosa mortal che a lei volge il desio: chi poi dalla sua grazia ottien mercede, può dirsi che prelibi le dolcezze de' spirti, che han riposo in grembo a Dio. Tratti dalla quarta edizione del Canzoniere pubblicata in Firenze nel Trasmessi da Umberto Pasqui. calcolate appieno le 36 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

37 Vittorio Alfieri ( ) VITA Epoca seconda ADOLESCENZA Abbraccia otto anni d'ineducazione. CAPITOLO SESTO Debolezza della mia complessione; infermità continue; ed incapacità d'ogni esercizio, e massimamente del ballo, e perché. Passò in questo modo anche quell'anno della fisica; ed in quell'estate il mio zio essendo stato nominato viceré in Sardegna, si dispose ad andarvi. Partito egli dunque nel settembre, e lasciatomi raccomandato agli altri pochi parenti, od agnati ch'io aveva in Torino, quanto ai miei interessi pecuniari rinunziò, o accomunò la tutela con un cavaliere suo amico; onde in allora incominciai subito ad essere un poco piú allargato nella facoltà di spendere, ed ebbi per la prima volta una piccola mensualità fissatami dal nuovo tutore; cosa, alla quale lo zio non avea voluto mai consentire; e che mi pareva, ed anche ora mi pare, sragionevolissima. Forse vi si opponeva quel servo Andrea, al quale spendendo egli per conto mio (e suo, credo, ad un tempo) tornava piú comodo di far delle note, e di tenermi cosí in maggiore dipendenza di lui. Aveva codesto Andrea veramente l'animo di un principe, quali ne vediamo ai nostri tempi non pochi, illustri anche quant'egli. Nel finire dell'anno '62, essendo io passato allo studio del diritto civile, e canonico; corso, che in quattr'anní conduce poi lo scolare all'apice della gloria, alla laurea avvocatesca; dopo alcune settimane legali, ricaddi nella stessa malattia già avuta due anni prima, quello scoppio universale di tutta la pelle del cranio; e fu il doppio dell'altra volta, tanto la mia povera testa era insofferente di fare in sé conserva di definizioni, digesti, e simili apparati dell'uno e dell'altro gius, né saprei meglio assimilare lo stato fisico esterno di quel mio capo, che alla terra quando riarsa dal sole si screpola per tutti i versi, aspettando la benefica pioggia che la rimargini. Ma dal mio screpolío usciva in copia un umore viscoso a tal segno, che questa volta non fu possibile ch'io salvassi i capelli dalle odiose forfici; e dopo un mese uscii di quella sconcia malattia tosato ed imparruccato. Quest'accidente fu uno dei piú dolorosi ch'io provassi in vita mia; sí per la privazione dei capelli, che pel funesto acquisto di quella parrucca, divenuta immediatamente lo scherno di tutti i compagni petulantissimi. Da prima io m'era messo a pigliarne apertamente le parti; ma vedendo poi ch'io non poteva a nessun patto salvar la parrucca mia da quello sfrenato torrente che da ogni parte assaltavala, e ch'io andava a rischio di perdere anche con essa me stesso, tosto mutai di bandiera, e presi il partito il piú disinvolto, che era di sparruccarmi da me prima che mi venisse fatto quell'affronto, e di palleggiare io stesso la mia infelice parrucca per l'aria, facendone ogni vituperio. Ed in fatti, dopo alcuni giorni, sfogatasi l'ira pubblica in tal guisa, io rimasi poi la meno perseguitata, e direi quasi la piú rispettata parrucca, fra le due o tre altre che ve n'erano in quella stessa galleria. Allora imparai, che bisognava sempre parere di dare spontaneamente, quello che non si potea impedire d'esserti tolto. In quell'anno mi erano anche stati accordati altri maestri; di cimbalo, e di geografia. E questa, andandomi molto a genio quel balocco della sfera e delle carte, l'aveva imparata piuttosto bene, e mista un pocolino alla storia, e massimamente all'antica. Il maestro, che me l'insegnava in francese, essendo egli della Val d'aosta, mi andava anche prestando vari libri francesi, ch'io cominciava anche ad intendere alquanto; e tra gli altri ebbi il Gil Blas, che mi rapí veramente e fu questo il primo libro ch'io leggessi tutto di seguito dopo l'eneide del Caro; e mi diverti assai piú. Da allora in poi caddi nei romanzi, e ne lessi molti, come Cassandre, Almachilde, ecc.; ed i piú tetri e piú teneri mi facevano maggior forza e diletto. Tra gli altri poi, Les mémoires d'un homme de qualité, ch'io rilessi almen dieci volte. Quanto al cimbalo poi, benché io avessi una passione smisurata per la musica, e non fossi privo di disposizioni naturali, con tutto ciò non vi feci quasi nessun progresso, fuorché di essermi sveltita molto la mano su la tastiera. Ma la musica scritta non mi voleva entrare in capo; tutto era orecchia in me, e memoria, e non altro. Attribuisco altresí la cagione di quella mia ignoranza invincibile nelle note musicali, all'inopportunità dell'ora in cui prendeva lezione, immediatamente dopo il pranzo; tempo, che in ogni epoca della mia vita ho sempre palpabilmente visto essermi espressamente contrario ad ogni qualunque anche minima operazione della mente, ed anche alla semplice applicazione degli occhi su qualunque carta od oggetto. Talché quelle note musicali e le lor cinque righe cosí fitte e parallele mi traballavano davanti alle pupille, ed io dopo quell'ora di lezione mi alzava dal cimbalo che non ci vedeva piú, e rimaneva ammalato e stupido per tutto il rimanente del giorno. Le scuole parimente della scherma e del ballo, mi riuscivano infruttuosissime; quella, perché io era assolutamente troppo debole per poter reggere allo stare in guardia, e a tutte le attitudini di codest'arte; ed era anche il dopo pranzo, e spesso usciva dal cimbalo e dava di piglio alla spada; il ballo poi, perché io per natura lo abborriva, e vi si aggiungeva per piú contrarietà il maestro, francese, nuovamente venuto di Parigi, che con una cert'aria civilmente scortese, e la caricatura perpetua dei suoi moti e discorsi, mi quadruplicava l'abborrimento innato ch'era in me per codest'arte burattinesca. E la cosa andò a segno, ch'io dopo alcuni mesi abbandonai affatto la lezione; e non ho mai saputo ballare neppure un mezzo minué; questa sola parola mi ha sempre fin d'allora fatto ridere e fremere ad un tempo; che son i due effetti che mi hanno fatto poi sempre in appresso i francesi, e tutte le cose loro, che altro non sono che un perpetuo e spesso mal ballato minué. Io attribuisco in gran parte a codesto maestro di ballo quel sentimento disfavorevole, e forse anche un poco esagerato, che mi è rimasto nell'intimo del cuore, su la nazion francese, che pure ha anche delle piacevoli e ricercabili qualità. Ma le prime impressioni in quell'età tenera radicate, non si scancellano mai piú, e difficilmente s'indeboliscono, crescendo gli anni; la ragione le va poi combattendo, ma bisogna sempre combattere per giudicare spassionatamente, e forse 37

38 non ci si arriva. Due altre cose parimente ritrovo, raccapezzando cosí le mie idee primitive, che m'hanno persin da ragazzo fatto essere antigallo: l'una è, che essendo io ancora in Asti nella casa paterna, prima che mia madre passasse alle terze nozze, passò di quella città la duchessa di Parma, francese di nascita, la quale o andava o veniva di Parigi. Quella carrozzata di lei e delle sue dame e donne, tutte impiastrate di quel rossaccio che usavano allora esclusivamente le francesi, cosa ch'io non avea vista mai, mi colpí singolarmente la fantasia, e ne parlai per piú anni, non potendomi persuadere dell'intenzione né dell'affetto di un ornamento cosí bizzarro, e ridicolo, e contro la natura delle cose; poiché quando, o per malattia, o per briachezza, o per altra cagione, un viso umano dà in codesto sconcio rossore, tutti se lo nascondono potendo, o mostrandolo fanno ridere o si fan compatire. Codesti ceffi francesi mi lasciarono una lunga e profonda impressione di spiacevolezza, e di ribrezzo per la parte femminina di quella nazione. L'altro ramo di disprezzo che germogliava in me per costoro, era nato, che imparando poi la geografia tanti anni dopo, e vedendo su la carta quella grandissima differenza di vastità e di popolazione che passava tra l'inghilterra, o la Prussia e la Francia, e sentendo poi sempre dire dalle nuove di guerra, che i francesi erano battuti e per mare e per terra, aggiuntevi poi quelle prime notizie avute sin dall'infanzia, che i francesi erano stati padroni della città d'asti piú volte; e che in ultimo vi erano poi stati fatti prigionieri in numero di sei, o sette mila e piú, presi come dei vigliacchi senza far punto difesa, essendovisi portati, al solito, cosí arrogantemente e tirannicamente prima di esserne scacciati, queste diverse particolarità, riunite poi tutte, e poste sul viso di quel mio maestro di ballo, della di cui caricatura e ridicolezza parlai già sopra, mi lasciarono poi sempre in appresso nel cuore quel misto di abborrimento e disprezzo per quella nazione fastidiosa. E certamente, chi ricercasse poi in sé stesso maturo le cagioni radicali degli odi od amori diversi per gl'individui o per i corpi collettizi, o per i diversi popoli, ritroverebbe forse nella sua piú acerba età i primi leggerissimi semi di tali affetti; e non molto maggiori, né diversi da questi ch'io ho di me stesso allegati. Oh, picciola cosa è pur l'uomo! 8) Continua Selma Lagerlöf ( ) IL SUDARIO DI SANTA VERONICA I. Verso gli ultimi anni del regno dell'imperatore Tiberio un povero vignaiuolo e sua moglie s'erano rifugiatì in una capanna solitaria quasi sulla vetta dei monti della Sabina. Erano stranieri e vivevano in quella solitudine senza vedere nessuno. Ma una mattina il vignaiuolo, aprendo la capanna, vide con grandissimo stupore una donna vecchia accovacciata su la soglia e avvolta in un semplice mantello grigio. Il suo aspetto era assai povero, ma quando ella s'alzò e gli venne incontro, apparve così degna di rispetto, ch'egli dovette pensare alle antiche leggende di fate, che, trasformate in vecchierelle senza tempo, vanno a vedere la gente Amico diss'ella non ti meravigliare se questa notte ho dormito qui. I miei genitori avevano abitato questa capanna dove sono nata quasi novanta anni fa. Credevo di trovarla disabitata e abbandonata; non sapevo invece che altre persone l'avevano presa. Non mi meraviglio davvero se credi che una capanna su queste rocce fosse abbandonata; ma io e mia moglie siamo d'una terra molto lontana, e, poveri stranieri come siamo, non abbiamo potuto trovar di meglio. Ma tu, che alla tua età così avanzata hai fatto questa strada tanto faticosa, sarai certamente stanca e avrai fame, e ora ti farà bene trovare qualcuno, invece di trovare queste mura un covo di lupi. Troverai un letto quassù e una buona tazza di latte di capra e un pezzo di pane, se ti basteranno. La vecchia sorrise; ma questo sorriso fu così lieve o breve, che non potè nascondere l'espressione di gran dolore stampata sui suo volto. Ho passato tutta la mia gioventù fra questi monti, e non ho ancora disimparato l'arte di scacciare il lupo dalla tana. Ed era veramente così forte, che il lavoratore non metteva in dubbio che, nonostante gli anni, ella avesse ancora tanta forza da misurarsi con le belve della foresta. Le ripetè l'offerta e la vecchia entrò. Sedette alla mensa di quella povera gente, e vi prese parte senza imbarazzo. Ma sebbene si mostrasse soddisfatta di poter mangiare del pane comune inzuppato nel latte, il marito e la moglie pensavano: «Di dove potrà venire questa vecchia pellegrina? Senza dubbio essa ha mangiato spesso dei fagiani in piatti d'argento, piuttosto che bevuto latte di capra in ciotole di terra.» Talvolta essa alzava gli occhi guardandosi intorno come per riconoscere ogni angolo della capanna. Quella misera dimora con le pareti nude e il suolo di terriccio battuto, non era certo molto mutata. La vecchia mostrava persino ai suoi ospiti i segni ancora visibili di cani e cervi, che suo padre aveva fatto su le pareti per divertire i propri bambini. E in alto, su un asse, credeva di rivedere i cocci d'un vasello di terra, in cui essa un giorno mungeva il latte. Ma l'uomo e la moglie pensavano: «Sarà vero che è nata in questa capanna, ma nella vita ha avuto da fare ben altro che munger latte di capra.» Osservavano che spesso essa era assente col pensiero; guardava lontano; ed ogni volta che ritornava in sé sospirava penosamente. Finito il pasto frugale si levò e ringraziando cortese per la cordiale ospitalità, si volgeva per andarsene. Ma al vignaiuolo ella sembrò così misera e sola, ch'egli disse : Se non erro era tua intenzione, quando sei salita quassù, di non abbandonare tanto presto la capanna. Se sei davvero così povera come sembri e se pensavi di finir qui i tuoi giorni, rimani. Ora vuoi andar via perché mia moglie ed io abbiamo preso possesso della capanna. La vecchia non negò: Ma questa capanna che da tanti anni era abbandonata appartiene tanto a te quanto a me, ed io non ho nessun diritto di mandarti via. Ma è la capanna dei tuoi genitori disse il vignaiuolo e tu certo hai più diritto di me. Di più noi di nascosto. 38 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

39 siamo giovani e tu sei vecchia. Perciò devi rimanere, e noi ce ne andremo. A queste parole la vecchia rimase molto stupita. Si volse e fissò l'uomo come se non comprendesse ciò che voleva dire. Ma la giovane sposa soggiunse: Se posso parlare anch'io, anch'io vorrei chiedere a questa donna di restar qui e di tenerci come suoi figli, perché noi possiamo aver cura di lei. Che vantaggio avrebbe se le lasciassimo la capanna e poi rimanesse sola? Sarebbe terribile per lei star in questa selvaggia solitudine. E di che potrebbe vivere? Sarebbe come se noi la condannassimo a morir di fame. La vecchia allora s'avvicinò, e osservando attentamente quei giovani chiese : Perché dite così? Perché mi mostrate tanta pietà? Voi siete stranieri per me. Perché anche noi un giorno abbiamo incontrato la pietà! II. erano giorni felici per lui! Ora non pensa che a difendersi dalle congiure. A Roma tutti dicono che la settimana passata, solo per un leggerissimo sospetto, ha fatto uccidere il senatore Tizio. Povero imperatore! Non sa più quel che fa! esclamò la giovane donna con accento di compassione. Hai ragione! soggiunse lo straniero. Tiberio sa che tutti lo odiamo e questo lo trascina al delirio! Che dici? Perché dovremmo odiarlo? Noi deploriamo che non sia più il grande imperatore dei primi anni del regno! esclamò ancora la giovane. Ti sbagli, tutti disprezzano e odiano Tiberio soggiunse lo straniero. E perché non lo dovrebbero? Non è che un tiranno senza ritegno, crudele... E a Roma si crede che in avvenire lo sarà ancor di più... Ha commesso forse qualche cosa per cui lo fanno un mostro ancor più terribile di prima? chiese il giovane. A questo punto la sposa osservò che la vecchia faceva di nuovo dei segni al legionario per metterlo in guardia, ma questi non se ne avvide e con uno strano sorriso continuò: Forse hai udito che Tiberio aveva avuto finora un amico con sé, in cui poteva avere tutta la fiducia e che gli diceva sempre la verità, senza riguardo alcuno. Tutti coloro che vivono alla corte non sono che cacciatori di fortuna, ipocriti, che lodano e glorificano tutti i suoi atti, buoni o cattivi. Ma quella creatura che aveva vicino a sé, non temeva di fargli comprendere il giusto valore delle sue azioni. Essa aveva più coraggio di tanti senatori e capitani, ed era la sua vecchia nutrice, Faustina. Ma sì, sì, ho sentito parlare di lei disse il vignaiuolo mi dicevano che l'imperatore aveva avuto per lei una grande amicizia. Sì, Tiberio la conosceva bene, sapeva apprezzare la sua devozione, la sua fedeltà. Come una seconda madre trattava quella povera contadina venuta un giorno da una misera capanna dei monti della Sabina. A Roma la faceva abitare in una casa del Palatino per averla sempre vicina. Nessuna matrona, per quanto Così avvenne che la vecchia abitò la capanna e strinse grande amicizia con quei giovani. Nondimeno non diceva mai donde era venuta, né chi era; ed essi comprendevano bene che non sarebbe stato gentile di chiederlo. Ma una sera, finito il lavoro e tutti e tre seduti davanti alla capanna, ecco un vecchio forte, alto, salire il sentiero. Aveva spalle da lottatore; un'espressione rude e fosca in volto; la fronte alta e ricurva sopra due occhi infossati; e in tutto l'aspetto una certa crudezza e un certo disdegno. Saliva diritto e spedito in una veste semplice; e il vignaiuolo vedendolo pensò subito: un legionario, forse congedato, che ora torna al paese. Lo straniero rimase un momento perplesso; ma il giovane che sapeva che il cammino terminava a un breve tratto dalla salita, disse: Hai sbagliato strada a venir quassù? Nessuno s'arrampica fin qui se non per un'ambasciata a qualcuno di noi. L'uomo s'avvicinò: nobile, stava meglio di lei. Usciva in portantina, vestiva Ho smarrito la strada e ora non so più dove da imperatrice. Quando l'imperatore andò a Capri, andare. Se permetti ch'io mi riposi un poco, mi dirai poi ella dovette seguirlo ed egli le comperò una che via devo prendere per arrivare a un certo podere, ricchissima casa di campagna, con oggetti preziosi e e ti ringrazierò. gran numero di schiavi. Sedette su una pietra davanti alla capanna e chiese Ha avuto davvero fortuna disse il vignaiuolo a quei giovani come passavano il tempo e che lavoro che ora s'intratteneva da solo con il guerriero. facevano. Essi risposero allegri e senza riserbo. Ma ad La sua donna osservava silenziosa e stupita i cambiamenti sul volto della vecchia. Essa non aveva un tratto il vignaiuolo rivolse egli stesso alcune domande al nuovo venuto: aperto bocca e aveva perduto il suo aspetto dolce e Come vedi viviamo fuori del mondo. È già un gentile, e, messa da parte la ciotola, stava seduta anno che non parliamo che con pastori e vignaiuoli. presso lo stipite della porta, diritta, severa e quasi Non vorresti raccontarci, tu che vieni certo da impietrita. qualche campo di battaglia, che c'è di nuovo a Roma e Era volontà dell'imperatore ch'essa godesse una alla corte imperiale? vita felice continuò lo straniero ma nonostante il Qui la giovane osservò che la vecchia gettava uno bene ricevuto, anche lei pare lo abbia abbandonato. sguardo ammonitore allo straniero, come per dirgli: La vecchia si scosse, ma la giovane posandole dolcemente la mano sul braccio per calmarla, cominciò a Sta attento a quel che dici. L'uomo rispose cortese: dir con la sua bella voce calda e soave : Vedo che mi tieni per un legionario e davvero non Non credo che Faustina a corte fosse felice come hai torto, sebbene io sia da molto tempo fuori di servizio. Sotto Tiberio non c'è stato molto lavoro per noi dici. Sono certa che amava Tiberio come un figlio, ma posso comprendere quanto sarà stata orgogliosa della guerrieri. Eppure egli era un grande capitano. Quelli sua nobile giovinezza e quanto soffra ora nel vederlo 39

40 preda del dubbio e della sfiducia. Lo avrà ammonito perché doveva esser terribile per lei pregarlo sempre invano, e vederlo peggiorare ogni giorno più. Lo straniero la guardò sorpreso mentre parlava adagio, umile, a occhi bassi. Forse hai ragione rispose, Faustina al palazzo dell'imperatore non sarà stata veramente felice, ma è strano che alla sua età così avanzata abbia abbandonato Tiberio dopo aver sopportato tutta la vita vicino a lui. Che dici? Faustina l'ha abbandonato davvero? Sì, scomparve da Capri e nessuno sa perché. E andata via com'era venuta, senza prender nulla di tutti i suoi tesori. E l'imperatore non sa dove sia andata? chiese la giovane. No, nessuno sa con certezza che strada abbia preso. Si pensa che abbia cercato asilo sui monti del suo paese. E nemmeno l'imperatore sa perché sia andata via? No, l'imperatore non sa nulla: non può credere che la ragione dell'abbandono sia per averle detto che anche lei lo serviva per denaro come tutti gli altri. Però ella sa che l'imperatore non aveva avuto mai alcun dubbio sul suo disinteresse e la sua abnegazione. Ora spera sempre che ritorni di sua volontà, perché nessuno più di lei sa che l'imperatore è proprio solo, senza un amico... Non la conosco disse la giovane, ma credo poterti dire perché Faustina avrà abbandonato l'imperatore. Essa è stata educata su questi monti alla semplicità e alla religione, ora desiderava forse di tornare, ma non avrebbe abbandonato l'imperatore se lui non l'avesse offesa. Comprendo che la vecchia Faustina, alla fine della vita, crede d'aver diritto di pensare a sé. S'io fossi una povera donna dei monti, avrei fatto probabilmente come lei. Avrei pensato d'aver servito abbastanza il mio signore, e avrei abbandonato ricchezze e grazia imperiale, perché la mia anima potesse godere un po' di pace prima del viaggio eterno Lo straniero la guardò addolorato. Ma non pensi che ora l'imperatore sarà più che mai terribile? Ora non c'è più nessuno che riesca a calmarlo quando è attanagliato dal dubbio e pieno di cruccio per gli uomini. Pensa continuò, fissando gli occhi in quelli della giovane, pensa, non c'è nessuno in tutto il mondo ch'egli non disprezzi, ch'egli non odi nessuno!! A queste parole d'amara disperazione, la vecchia si volse rapida e impetuosa: Tiberio sa che Faustina ritornerà appena egli lo desideri. Ma prima Faustina deve sapere che i suoi vecchi occhi non saranno più costretti a vedere né vizio, né vergogna. Tutti si alzarono ma il vignaiuolo e la moglie si posero davanti alla vecchia come per difenderla. Lo straniero non disse più nulla, osservò la vecchia con uno sguardo interrogatore: È questa la tua ultima parola? pareva voler chiedere. Ma le labbra della vecchia tremarono, senza poter dire nulla. Se l'imperatore ha amato veramente la sua vecchia serva, allora le deve concedere la pace dei suoi Lo straniero rimase un momento perplesso, poi all'improvvso, schiarito in volto, esclamò: Amici miei, per quanto si possa dire di Tiberio, c'è una cosa però che ha imparato meglio di qualunque altro, cioè: rinunciare! Ho da dirvi ancora questo: se la vecchia serva Faustina dovesse un giorno cercare questa capanna, accoglietela bene! La grazia dell'imperatore è per tutti quelli che la proteggono. S'avvolse nel mantello e s'allontanò donde era venuto. ultimi giorni finì la giovane. 40 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU III. Dopo questo giorno non si parlò più di Faustina, né dell imperatore. I due sposi si meravigliavano ch'essa, alla sua età, avesse avuto la forza di rinunciare a una vita di tante ricchezze e a cui era abituata. Tornerà ancora a Tiberio? Certo ella lo ama ancora. Forse lo ha lasciato nella speranza che la sua lontananza lo spinga a convertirsi. Un uomo vecchio come l'imperatore non rinuncerà mai a una simile vita diceva il vignaiuolo. Come vuoi guarire quel suo sconfinato sprezzo per gli uomini? Chi gli potrebbe insegnare ad amarli? Nessuno, se prima non si libera dal sospetto e dalla crudeltà. Lo sai. Uno esiste che lo potrebbe disse la giovane. Penso che cosa accadrebbe se questi due s'incontrassero. Ma le vie del Signore non sono le nostre! La vecchia non pareva rimpiangere la vita di agi; e quando nacque un bimbo ella non pensò più che al piccino, felice di dimenticare i propri dolori. Ogni sei mesi essa, avvolta nel suo mantello grigio, scendeva a Roma, non cercava nessuno, andava diritta al tempio composto d'un solo altare ampio, libero sotto il cielo, circondato da mura. In alto troneggiava la statua della dea Fortuna, e ai piedi era la stele col busto dell'imperatore. Guardava se statua e busto fossero ornati di fiori; se vi fossero sacerdoti, se vi si facessero le preghiere e il fuoco sacro ardesse; poi, dopo aver ascoltato gl'inni sommessi dei sacerdoti, ritornava sui suoi monti. Così senza chieder nulla, sapeva che Tiberio era ancora in vita e stava bene. Ma una volta, scesa a Roma, trovò il tempio abbandonato e disadorno ; né fuoco, né fiori; solo alcune corone avvizzite ancora ai lati dell'altare, unico resto dell'antico splendore. Nessun sacerdote genuflesso davanti alla statua incustodita nel tempio negletto e guasto. La vecchia rivolse la parola al primo che incontrò: Che vuol dire? Tiberio è forse morto? Avete un altro imperatore? No rispose lo sconosciuto, Tiberio vive ancora, ma non si prega più per lui. Le nostre preghiere non possono più giovargli. Amico, io abito molto lontano, sui monti, dove non si sa niente. Vuoi dirmi che disgrazia gli è capitata? La disgrazia più terribile! Una malattia sconosciuta in Italia, che pare venga d'oriente. Dopo questo male orribile, il suo volto è deforme, la voce è come quella d'un animale ringhioso, e le estremità gli cadono a pezzi, consunte. Non c'è salvezza. Forse morirà fra

41 due settimane, ma anche se non muore, deve lasciare il trono perché un uomo così malato non può più regnare. Capisci che la sua sorte è segnata. Che vale supplicare gli dei? È anche inutile, perché non c'è più nulla né da sperare né da temere da lui. Perché darsi pensiero della sua salute? E se ne andò. Ma la vecchia Faustina colpita dal dolore, per la prima volta si sentì accasciare e parve che gli anni finalmente avessero ragione di lei. Curva, tremante non si reggeva che a stento, annaspando e brancolando nell'aria. Voleva uscir di là, ma durava fatica a far qualche passo. Si guardò intorno per trovare un aiuto. Alcuni momenti dopo però riuscì a trascinarsi fuori, a vincere l'ambascia, finché adagio adagio si riprese e rialzatasi, a passi fermi camminò per la strada fra la gente. IV. Che dicono i medici? chiese Faustina continuando a salire. Nessuno capisce questo male, non sanno neppure se l'ucciderà in poco tempo o lentamente. Posso dirti solo una cosa, Faustina: Tiberio morirà se continua a rifiutare di prender cibo per timore d'essere avvelenato e se continua a non dormire per timore che qualcuno lo uccìda nel sonno. Se avrà fiducia in te, come prima, allora potrà mangiare e dormire. Potrai forse prolungare la sua vita. Lo schiavo la condusse per corridoi e cortili a una terrazza dove Tiberio usava passare molte ore del giorno per godere il panorama del golfo e del Vesuvio. Quando vi giunsero, Faustina vide in fondo alla terrazza un essere terrificante: il volto gonfio, animalesco, mani e piedi fasciati da bende da cui le dita uscivano mezzo corrose. I vestiti polverosi e sudici. Non potendo reggersi in piedi si trascinava carponi. In quel momento giaceva immobile presso la balaustrata. Ma, Milo esclamò la donna, come mai un essere simile può fermarsi qui sulla terrazza dell'imperatore? Mandalo via! Ma lo schiavo s'inchinava a quell'essere orrendo accovacciato in terra. Cesare Tiberio posso portarti finalmente una buona novella... e quando si volse a Faustina, indietreggiò e ammutolì perché non più la dignitosa matrona stava davanti a lui, ma una povera vecchiarella rattrappita e ricurva, che brancicava intorno barcollante. Lo schiavo aveva ben raccontato a Faustina che l'imperatore era terribilmente mutato, ma essa pensava di trovare un uomo ancora pieno di forza come l'aveva lasciato l'ultima volta. Aveva sentito dire che quel male progrediva lentamente e ci volevano degli anni per vincere la forza d'un uomo. Ma qui il male aveva fatto in poche settimane passi da gigante e aveva reso irriconoscibile quell'infelice. Ella s'avvicinò a Tiberio piangendo e senza poter parlare. Sei finalmente venuta, Faustina disse lui senza aprire gli occhi. Sono qui, lo vedi; immaginavo che saresti venuta a piangere per me. Sei proprio tu? Non oso alzare gli occhi per timore che sia soltanto un sogno... Allora Faustina gli sedette vicino, gli sollevò il capo e lo fece riposare sul suo grembo. Tiberio rimase in silenzio senza guardarla. Un senso dolce di pace lo invase e alcuni momenti dopo s'addormentava tranquillo. Una settimana più tardi Faustina saliva la ripida collina rocciosa dell'isola di Capri. Faceva molto caldo, e la debolezza, gli anni e il dolore l'abbattevano assai, mentre s'arrampicava per i sentieri serpeggianti e i gradini delle rocce, che conducevano alla casa di Tiberio. Il suo tormento cresceva vedendo tutto mutato. Non più schiere di gente per le scale, non più senatori portati lassù dai giganti della Libia; non ambasciatori delle provincie, guidati dalle lunghe schiere di schiavi, non più gli illustri romani invitati alle feste. Tutto era abbandonato: le scale, i corridoi. Solo le lucertole, unici esseri viventi, correvano su quelle pietre. Era stupita che una malattia di poche settimane avesse cambiato tutto a quel modo. Fra gli spacchi dei marmi crescevano le erbacce e la gramigna; e le magnifiche piante rare avvizzivano nei vasi su la balaustrata spezzata in molte parti. Ma più che tutto le sembrava strana l'assenza completa della gente: non sudditi, né guerrieri; non danzatrici, né musicanti; non più la folla dei cuochi e dei servi; né guardie di palazzo, né giardìneri, che appartenevano alle ville dell'imperatore. Solo sull'ultima terrazza in alto, due vecchi schiavi seduti sui gradini davanti alla villa, davano segno di vita, e, vedendo arrivare Faustina, si alzarono inchinandosi alla donna. Salute a te, Faustina! Un dio ti manda per alleggerire la nostra disgrazia! Ma che c'è, Milo? Perché questo silenzio? Mi è stato detto che l'imperatore è ancora a Capri. C'è, ma in che stato! Ha mandato via tutti gli schiavi, perché ha il sospetto che uno di noi gli abbia V. avvelenato il vino e il veleno gli abbia fatto venire quella malattia. Avrebbe scacciato anche noi due se Alcune settimane dopo uno schiavo risaliva i monti non ci fossimo rifiutati di obbedirlo. E tu sai se abbiamo della Sabina. La sera scendeva e il vignaiuolo e la moglie guardavano il sole scomparire dietro l'orizzonte. Lo servito tutta la vita lui e sua madre, con fede! Ma non chiedo soltanto degli schiavi; dove sono i schiavo s'avvicinò porgendo loro una borsa. senatori, i capitani? Dove sono i suoi fidi, i cortigiani?... avete avuto tanta bontà. Vi manda anche a dire, che Questa ve la manda Faustina, la vecchia per cui Tiberio non vuol più nessuno, non vuol lasciarsi con queste monete potrete comperare una vigna e fabbricarvi una buona casa. vedere più da nessuno. Il senatore Lucio e il capitano Macro della guardia del corpo vengono tutti i giorni a Vive ancora Faustina? esclamò l'uomo. prendere i suoi ordini. Del resto nessun altro deve avvicinarlo. vedendola più, credevamo che fosse morta in qualche L'abbiamo cercata dappertutto per questi monti. Non angolo di queste montagne. 41

42 Non ricordi che io non ho mai creduto che fosse morta? disse la moglie. Non te l'ho sempre detto, che sarebbe tornata dall'imperatore? Sì, è vero soggiunse il marito, e ne sono contento, non solo per Faustina salvata così dalla miseria, ma anche per il povero imperatore. Lo schiavo voleva ripartire subito per arrivare all'abitato prima di notte,ma gli sposi non lo lasciarono andare. Resta fino a domattina. Ci devi raccontare di Faustina. Com : è ritornata dall'imperatore? Come fu il loro incontro? Sono felici ora insieme? Lo schiavo narrò tutto ciò che volevano sapere, e, finito di parlare vide gli sposi immoti, con gli occhi bassi, per non tradire una profonda commozione. Finalmente il giovane disse alla moglie : Non credi che questa sia la volontà di Dio? Sì, rispose essa per la sua volontà siamo venuti dal mare su questi monti, in questa capanna. Certo è la sua volontà che guidò Faustina alla nostra porta. Amico disse l'uomo allo schiavo, dovresti portare un'ambasciata a Faustina. Dille parola per parola quel che ti dico. Tu hai visto la moglie del tuo amico vignaiuolo, hai visto com'è bella, fiorente e piena di salute; ebbene, essa pure un giorno aveva lo stesso male dell'imperatore. Lo schiavo restò muto, ma il vignaiuolo continuò: Se Faustina rifiuta di credere alle mie parole, dille che io e mia moglie siamo venuti di Palestina, dove questa malattia è frequente. E là c'è una legge: i lebbrosi sono scacciati dalla città e devono abitare lontano, in solitudine. Mia moglie viene da genitori malati, ed è nata in una grotta. Da bambina era sana, ma fatta donna ammalò anche lei. Lo schiavo pareva dire: Come vuoi che Faustina possa crederlo? Ha visto tua moglie così piena di salute e bella, ed essa sa bene che non v'è alcun mezzo per guarire questo male. L'uomo continuò: Sarebbe meglio che credesse. Ma anch'io non ho testimoni; però se vuoi mandare qualcuno a Nazaret tutti gli diranno che quel che dico è proprio vero. Tua moglie è forse guarita per miracolo di qualche dio? Sì rispose il lavoratore, proprio così. Un giorno fra i lebbrosi si sparse la novella che in Galilea era un Profeta pieno di forza e di spirito divino, che poteva sanare i malati. Ma i malati, nella loro infinita miseria, non volevano credere. Una sola credette, e questa era una vergine. Essa partì per Nazaret. Un giorno, su la piana, incontrò un uomo giovane e pallido, i capelli a ciocche brune sulle spalle e gli occhi lucenti come due stelle. Prima d'accostarsi, la vergine gli disse: Non venirmi vicino, sono un'impura; ma dimmi, dove posso trovare il Profeta di Nazaret? L'uomo continuò ad andarle incontro : Perché cerchi il Profeta? Perché posi la mano sulla mia fronte e mi risani. Allora l'uomo le posò la mano sulla fronte: Che vale che tu posi la mano? Tu non sei il Profeta. Egli sorrise e le disse: Va, ora, e mostrati agli anziani e ai sacerdoti. Ma ella pensava: Scherza perché credo giovane a cavallo, che andava a caccia, lo fermò di lontano: Non avvicinarti, sono un'impura; ma dimmi dove posso trovare il Profeta di Nazaret. Perché lo vuoi? chiese il giovane. Voglio che mi posi la mano sulla fronte e mi risani. Da che male? chiese ancora il giovane. Non vedi? Sono una impura, sono nata da genitori malati e vivo in una grotta. Ma tu sei la più bella fanciulla della terra di Giuda! le disse il giovane. Non scherzare anche tu! esclamò la fanciulla - So che il mio volto è corroso e la voce è come quella d'un cane ringhioso. Ma lui la guardò negli occhi e disse: La tua voce è soave come il mormorio del ruscello quando scorre sulla ghiaia a primavera, e il tuo volto è morbido e tenero come una tenue foglia di rosa. E le si fece vicino perché ella si guardasse nelle borchie lucenti della sella. Che è questo? esclamò la fanciulla. Non è il mio volto! Ma sì, è il tuo volto disse il cavaliere. Essa si volse accennando all'uomo, che l'aveva risanata e chiese: Sai dirmi chi è Colui che passa ora fra quelle piante, laggiù? È il Profeta di Nazaret. Essa, battè le mani sorpresa e gli occhi le si riempirono di pianto: Oh, Tu, Tu, Santo! Santo! Tu, Messo della potenza di Dio! Tu mi hai risanata! II cavaliere la prese in sella e la condusse nella città. Là si mostrò ai sacerdoti, agli anziani; ma essi sentendo che era nata da genitori ammalati e viveva in una grotta, le dissero: Torna indietro, non puoi essere risanata, e resterai malata tutta la vita. Non venir fra noi a gettarci nella rovina. Non la vollero dichiarare sana, e le proibirono di fermarsi comandando che tutti quelli che la proteggevano fossero dichiarati impuri. Allora la fanciulla si volse al giovane : E ora dove devo andare? Vieni le disse lui prendendola di nuovo sul cavallo, ce ne andremo lontani, al di là del mare, in un'altra terra, dove non vi sono leggi per i puri e gl'impuri. E lei... Ma a questo punto lo schiavo l'interruppe: Non dir più nulla, ho compreso tutto; mettimi su la strada che conosci bene, perché io possa far più presto a portare la novella a Tiberio e a Faustiua. Al ritorno il vignaiuolo ritrovò la moglie ancora desta: Non posso dormire diss'ella. Penso: come s'incontreranno quei due? Quello che ama tutti e quello che tutti odia. È come se questo incontro debba scuotere il mondo dalle sue fondamenta. 1) Continua Tratto da Selma Lagerlöf, Le leggende di Gesù; La Nuova Italia, Editrice Firenze 1929, pp. 172; Trad. di Alberta Albertini. Dipinto del 1433 di Hans Memling di poter guarire. Andò avanti e vedendo un 42 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

43 DIARIO DI LETTURA & PRESENTAZIONI Galleria Letteraria & Culturale Ungherese Lirica ungherese Ady Endre ( ) LELKEK A PÁNYVÁN Kipányvázták a lelkemet, Mert ficánkolt csikói tűzben, Mert hiába korbácsoltam, Hiába űztem, hiába űztem. Ha láttok a magyar Mezőn Véres, tajtékos, pányvás ménet: Vágjátok el a kötelét, Mert lélek az, bús, magyar lélek. Endre Ady ( ) ANIME ALLA CAVEZZA La mia anima l hanno incavezzata Perché s agitava com una focosa puledra, Perché invano la frustavo, Invano la cacciavo, invano la cacciavo. Se vedete sul Prato magiaro Un cavallo insanguinato, frangente, incavezzato: Tagliate la sua corda, Perché quella è un alma, una tetra alma magiara. Traduzione di Melinda B. Tamás-Tarr Petőfi Sándor ( ) RÉSZEGSÉG A HAZÁÉRT Fiuk, az Isten áldjon meg, Én is iszom, igyatok! Én nem nézhetek vidámon Végig elhagyott hazámon, Csak mikor részeg vagyok! Ekkor úgy látom hazámat, Amint kéne lennie; Mindenik pohár, amelynek Habjai belém ömölnek, Egy sebét hegeszti be. S ha, mig részeg vagyok: boldog Volna a hon csakugyan, Bár örökké kéne élnem, Fiuk, nem láthatna éngem Soha senki józanan. Sándor Petőfi ( ) EBBREZZA PER LA PATRIA Ragazzi, vi benedica Iddio! Bevete, bevo anch io! Non posso guardar con allegria La mia abbandonata patria Soltanto se ebbro sono io! Allora vedo la mia patria Come dovrebbe essere; Ogni bicchiere, del quale La schiuma in me sgorga Guarisce una sua piaga. E se mentre son ebbro: felice Fosse davvero la patria, In eterno dovrei vivere io, Ragazzi, nessuno potrebbe Mai vedermi sobrio. Pest, december Pest, dicembre 1844 Traduzione di Melinda B. Tamás-Tarr Legéndy Jácint (1976) Gödöllő (H) TÉLI CSAVARGÁSOK erdei vers tűnődve lépdelek a csonka erdőben mellettem havas nyírfaág zörren ahogy a télapó szakálla fehér s részeg suhancként mozgatja a szél Jácint Legéndy (1976) Gödöllő (H) PEREGRINAZIONI D INVERNO poesia di bosco incammino meditando nel bosco tronco un ramo di betulla innevato croscia di [fianco sembra la bianca barba di babbo Natale e oscilla dal vento come un uomo brillo a nagyváros fölé varjak repülnek elkárhozott lelkei az űrnek le cornacchie sorvolano la città grande son del vuoto anime dannate mint ismerősük ődöngök a tájban come loro conoscente brancolo sul luogo 43

44 ki szemétdombon is guberáltam számomra a hold hógolyó az égen olvad a mézszínű napsütésben cikázva bujdos szívemben a remény ám felvillanyoz advent reggelén karomnál jeges bodzavessző csendül barangolnék az úton keresztül noémi* kusza rajzát szorongatom s magányom a hiúzéval rokon a távolban ferdén mosolyog a város legszebbek a téli csavargások Szerk.//N.d.r. A szerző szándékosan írja kis kezdőbetűvel. // L autore volutamente scrive con la minuscola. nel sudiciume pure frugo per me sul cielo la luna è una palla di neve che si scioglie dai raggi solari di color miele la speme si cela nel mio cuore serpeggiando ma mi elettrizza il mattino dell avvento presso il mio braccio risuona un ramo gelato di [sambuco vagherei attraverso del solco gli scarabocchi di noemi* li stringo e la mia solitudine è simile a quello del lupo in lontananza la città sbieca sorride le peregrinazioni d inverno son le più splendide Traduzione di Melinda B. Tamás-Tarr Cs. Pataki Ferenc (1949) Veszprém (H) A SZÍVÜKBEN ŐRZIK Mi férfiak, ha megöregszünk, mész itatja át a testünk, s a szobrunk, mit hittünk, hogy gránit, már víz-oldotta mésszé válik. Ne bántsad! Leomlik magától. Csak a talapzat helye marad. Barátom! Te épp ily szánalmas' építed helyébe szobrodat. De a nők mindig oly szépek maradnak. Még akkor is, ha a szerelmet titkon adták, - engedetlen- az Istent is megtagadták, hogy a tiltott gyümölcsöt leszakítsák. De a nők mindig oly szépek maradnak, - ahogyan kőszívűnkben mindig éltek-, még akkor is, ha fátyol-titkaikban nem rólunk szólt a szerelmes ének. A múló kalandok elsuhannak, de kit szerettél őrződ, mint szentek arcát a képen, s várod, hogy emlékeidben az első csók, a legszebb pillanat egyszer még visszatérjen. Érzed, rég elfeledett világ szétfoszló, boldog perceiben tapogat a múlt, s már csak annyi fáj, ha egy ifjú-leány nyíló virága nem a te öledbe hullt. Megfagyott esküvések, bókok, kihűlt imák, s a szerelmek maholnap tipegő nagymamák. Elszállt idő. De benned mind oly szép marad, mert szívükben őrzik az ifjúságodat. Ferenc Cs. Pataki (1949) Veszprém (H) IL CUSTODE È IL LORO CUORE Noi uomini, quando siamo al tramonto il nostro corpo dal calcare è permeato, la nostra statua da noi creduta di granato si trasforma in calcare liquefatto. Non toccare il monumento! Esso crolla da solo, tiene soltanto il piedistallo. Amico mio! Tu pur così miserabilmente lo sostituisci con la tua scultura. Però le donne rimangono sempre belle, anche se in segreto han donato il loro amore disobbedienti han pur rinnegato Iddio per poter staccare il frutto proibito. Però le donne rimangono sempre belle come son rimaste nel nostro cuor di pietra anche se nel loro intimo celato il canto d amore non di noi parlotta. Le avventure in passaggio svaniscono in fretta, Ma, come il volto dei santini, serbi l amata e attendi che nei ricordi il primo bacio, il più bel momento ritorni un'altra volta. Senti che negli attimi gai del mondo già da tanto tempo scordato tasta il passato ed ora ti duole solo che non a te spetta il fiore sbocciato della giovinetta. Promesse raggelate, elogi, preghiere smorzate e gli amori a venir il tempo son nonne sgambettate. Il tempo è volato via, ma in te tutte rimangono belle, perché il custode della tua giovinezza è il loro cuore. Traduzione di Melinda B. Tamás-Tarr 44 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

45 Prosa ungherese Cécile Tormay ( ) LA VECCHIA CASA* (A régi ház, Budapest, 1914) XVII Nella sala verde già era accesa la lampada a sospensione sopra la tavola rotonda. Anna lentamente lasciò scivolare di mano la cuffietta alla quale lavorava coll uncinetto. Già da un po' ella seguiva attentamente il risuonare aritmico dei passi di Kristóf. Suo fratello irrequieto andava su e giù nelle stanze. Ora scontrava il battente aperto della porta, ora, senza necessità alcuna, girava troppo in largo attorno ai mobili. Anna s'accorse che Tamás aveva lasciato scivolare il giornale, che stava leggendo, sulle ginocchia e anche lui seguiva il suono di quei passi disordinati. Kristóf di nuovo scontrò col fianco della porta, poi si fermò nervosamente presso la tavola. I fondi salgono ad alti prezzi, oggidì mentre parlava accendeva un sigaro e il fumo gli usciva lentamente dalle labbra e così buona occasione non si ripresenterà tanto presto. Bisogna approfittarne, vendere qualcuno dei nostri terreni; ce ne sono tanti. Conosco un migliore investimento. Ad Anna quell'idea non piaceva. Avrebbe voluto conservar integra la proprietà, così come l'avevano avuta dal nonno. Ma il nonno sarebbe stato il primo per approfittarne dell usura dei terreni disse Kristóf con un'irritazione immotivata. Tu non intendi di queste cose, mia cara. Anna sospirò : Hai ragione; parlane con Tamás. Con me? Illey rise freddamente. Mentre guardava Kristóf, il suo volto prese un espressione di superiorità. Ho sentito che giochi in Borsa, e vinci. Stai attento. Dapprima succede sempre così: si vince. Ma la fortuna gira e la gente si ferma solamente quando si è rotto il collo. Occorre del sangue freddo per giocare, nient'altro mormorò Kristóf. Certo non bisogna tremare. Del resto questo non ci riguarda, ora. Dimmi piuttosto qual'è la tua opinione sulla vendita dei terreni? Tamás crollò le spalle. Non ho opinioni in proposito, poi non conosco le circostanze. Sentiva lui stesso che nel suo orgoglioso riserbo non c'era che la superbia delle sue speranze deluse. E non si sentiva di vincere la sua ripugnanza. Kristóf si rallegrò di quella risposta, così le cose si sarebbero svolte più facilmente. Già da tempo egli aveva venduto alcuni terreni, ed ora ne riceveva un tacito consenso posticipato. Respirò liberamente. Venderà anche il fondo occupato un tempo dall'officina; Ottó Füger è un abile mediatore. Anna guardava davanti a sé pensierosa e poi senza parole continuò a lavorare coll uncinetto. Di Kristóf non si fidava, sospettava di Ottó Füger, e in quanto a lei sapeva di non intenderne nulla. Non le avevano insegnato che a suonare il pianoforte, cantare, far di ricamo e la danza. Perciò, nella sua amarezza, pensava che la bimba che le fosse nata le avrebbe appreso tutte quelle cose che la sua madre non sapeva. E la figliola da molto giovane avrebbe imparato anche che la gente non può mai essere completamente felice. Questo glielo avrebbe detto semplicemente, affinché lo capisse bene e non conoscesse più tardi l'amarezza di dover opprimere nel cuore quello che di sé si vorrebbe dare agli altri, ma che nessuno vuole, che anzi coloro inavvertitamente calpestano di continuo ai quali si offrirebbe sempre invano. Ma la piccina che Anna aspettava non venne mai nella vecchia casa. La primavera nacque il secondo figlio che fu battezzato coi nomi di László 1, Tamás, János 2, Kristóf nell'antica chiesa ricostruita del quartiere Lipót 3. Da questo evento Anna fu a lungo ammalata. Dai suoi occhi sparì quella luce fredda che prima rendeva ogni tanto un po' duro il suo sguardo. Le linee delle sue belle sopraciglia si fecero più dolci, la possente, piccola mano ossuta divenne più debole, più femminile. Poi cominciò ad alzarsi, ma l'ombra della sofferenza rimase sul suo volto. Tamás era premuroso con lei; le portava dei libri, le leggeva in alta voce per delle ore, senza fermarsi, quasi ossessionato come per la paura di incontrare lo sguardo di Anna quando avesse chiuso il volume. Cosa voleva quello sguardo? Esprimeva qualche cosa, oppure interrogava? Pregava o pretendeva? No, Anna non chiedeva più nulla a lui. Era già passato quel tempo Tristemente appoggiò la fronte alle mani. Tamás diventava ogni anno più taciturno e quando Anna gli chiedeva se lo tormentasse qualcosa, egli scuoteva impaziente il capo. No, non aveva nessuna pena: quella era la natura della progenie magiara. Ma, quando prendeva il figlio sulle ginocchia, sapeva parlare; narrava delle foreste, di un'antica casa di campagna e di un vecchio giardino, di latifondi, cavalli, campi di stoppie pieni di luce e il suo volto ringiovaniva ed egli alzava il capo come una volta nel passato quando lo volgeva verso il sole sulla piccola radura. Anna si era già abituata che suo marito non parlava mai con lei di quelle cose, e neanche lei voleva rammentare il nome di llle da quando certe lettere femminili giungevano di laggiù, e una certa calligrafia infantile e informe compariva sovente. Quando una volta, per caso, Ottó Füger portò su la posta e Anna trovò una di quelle lettere sul pianoforte, la prese in mano tremando e dovette lottare assai con se stessa. Era orgoglio, onestà, oppure vigliaccheria? Ella posò la busta sul tavolo di Tamás, senza toccarla. Non chiese nulla, non si lamentò; ma di llle non parlò mai più. E da allora il nome di quel luogo estraneo divenne un fantasma nella casa.. Non lo pronunciavano, tuttavia era invisibilmente una minacciosa presenza fra loro due. Ad Anna pareva che si insinuasse come un nemico, in silenzio, e le portasse via Tamás. Una disperata paura la prendeva ed ella si sentiva completamente 45

46 sola in mezzo ad una gelida oscurità dalla quale non c'era via d uscita. Tamás disse col tono di chi ha bisogno d'aiuto, perché non possiamo dialogare l uno con l altro? Illey sollevò il capo dalle palme: Mi torni a rimproverare per il mio silenzio? Anna avvertì un'irritazione impaziente nelle parole di suo marito. Non avevo l'intenzione dir questo, Tamás... e la donna ammutolì come se qualcuno le avesse messo rudemente una mano sulla bocca. La sera calava lenta nella «Camera del sole»; già essi non si vedevano più in volto. Tamás ad un tratto porse l'orecchio: gli sembrò d'aver sentito un lieve, soffocato pianto... No, era solo immaginazione, sua moglie non versava mai lacrime. Era da tanto tempo che tacevano entrambi, forse Anna si era semplicemente addormentata in un angolo del divano. Illey si alzò e richiuse piano la porta dietro di sé. Durante la malattia di Anna, Tamás aveva abbandonato la stanza matrimoniale, e s era trasferito nella camera che dava sul cortile, quella che aveva appartenuto al costruttore Ulwing. E poi, senza saper neppure perché, vi era rimasto. Sua moglie non aveva protestato e quella camera gli piaceva. Dalla finestra egli poteva afferrare con le mani i rami del castano e dopo la pioggia entrava di là nel cortile-giardino il buon odore della terra umidiccia. Tamás sedeva sul davanzale della finestra, gli alberi là fuori sussurravano qualcosa. I pensieri di Illey non restavano fra le mura chiuse, il desiderio portava sempre la sua anima assai lontano, al di là della città, laddove egli se ne andava solitario e il vento che gli veniva incontro profumato dalla pioggia. Quanto gli piaceva questo; tutto gli piaceva laggiù: gli odori, i colori, le voci della terra paludosa, d'estate piena di calde esalazioni; la foresta gelata d'inverno dove ogni passo risuona, ogni caduta di foglia si avverte. Poi, dal canneto si alza il vento e porta un alito di vita in giro per lo spazio; nei solchi filtra l'acqua, va nella terra profonda e la foresta è piena dei richiami amorosi degli uccelli: Domanda Risposta. E la trovano sempre, essi, la loro compagna? Tamás percepiva con la mente il grande silenzio della foresta. In quella silenziosità palpitante e gioconda cadevano i semi del rinnovamento. Nei raggi del sole gli uccelli volavano adagio, inebbriati. Poi arrivava l ora del raccolto, l estate. Ovunque si mieteva e nel suo sangue apparivano come fantasmi i ricordi abbacinanti e remoti. Quante, oh, quante volte egli si era fermato presso i campi di grano, ricchi di messe, che appartenevano ad altri, e stringeva in pugno le mani. Per lui nulla maturava più. Quei ricordi portavano l'autunno nei suoi pensieri... un grande triste autunno ed attraverso la nebbia egli avanzava verso la città. Arrivava come un prigioniero evaso che deve tornarsene nella prigione. E di nuovo si vedeva dinanzi le strade monotone e gli stretti e affumicati lembi di cielo: uffici, registri, carte, e una vecchia casa dove si sentiva estraneo, e una bella e fredda donna che non lo capiva. Momenti già sbiaditi nella memoria tornavano; sentiva quasi la piccola mano di Anna sul petto, che vietava, e il suo insensibile sguardo con il quale spesso lo respingeva. Poi rammentò una fanciulla che gli si era data spontaneamente, così come ora il giovane germoglio. Era cresciuta là, nelle sue terre avite, era la figliuola del guardaboschi. Umile con lui, come usavano essere i le figlie dei servi della gleba a cospetto dei suoi antenati, era carina, i suoi occhi sorridenti. Non si doveva domandarla, ella già sapeva che cosa pensava il suo padrone. Lui desiderava le foreste, i campi liberi e anche lei pensava alle stesse cose e sapeva cantare ed esprimere in quel canto tutta la voce della terra. E non c'era bisogno di ascoltarla, si poteva anche, liberamente, accompagnare il canto fischiettando, ed ella non si aspettava alcuna lode. Anche gli uccelli non le aspettano Tamás non ricordava bene come mai fosse avvenuto quando, per la prima volta, aveva provato il desiderio di quella fanciulla. Semplicemente la desiderava, naturalmente, come sale alle narici l'odore umidiccio della foresta, come viene sotto i passi il molle tappeto dei prati fioriti. Nella sua ereditata mentalità maschile non si autoaccusava, per lui non c'era stato né peccato né tradimento; egli non l'aveva amata quella fanciulla, e perciò credeva di non aver fatto alcun male ad Anna e di non averle nulla tolto di quello che a lei era caro. Si sporse ancora dalla finestra e guardò il cielo: domani lo avrebbe veduto stendersi ampio sulla foresta Poi prese il suo cappello e, cosa che gli accadeva di rado, desiderò di udire la musica degli Zigani, voleva restar solo in qualche luogo solitario dove la voce di un violino parlasse solamente per lui. Esitò un momento dinanzi alla porta di Anna. Doveva entrare? Ma forse ella dormiva ancora Nella Camera del sole i suoi passi erano stati uditi; Anna balzò in piedi. Se Tamás avesse aperto la porta, se l'avesse presa fra le sue braccia... ma i passi tornarono ad allontanarsi. Ella fece qualche passo per seguirli ma poi, scoraggiata, si fermò sulla soglia sospirando; ormai era inutile umiliarsi. Fu allora che le tornò in mente qualcosa; un suo antico sogno angosciante: una strada deserta, sconosciuta; soltanto in fondo passava un individuo solitario: Tamás. E lei gli correva dietro, ma la distanza non diminuiva fra di loro... La strada si allungava di più, si vedeva Tamás lontano, sempre più lontano ed essa non poteva raggiungerlo Pensò al tempo della fanciullezza quando tutto era ancora una promessa. Questa ne sarebbe dunque la realizzazione? Oppure l avrebbe già oltrepassata? Sarebbe d'or innanzi sempre solo così? Lei e Tamás mai si sarebbero avvicinati? E avrebbero continuato a vivere insieme guardandosi negli occhi senza mai nulla sapere l'uno dell'altro? Sussultò come presa da un brivido, e si accorse allora che fuori, già da un po', quacuno suonava al portone di casa. Chi poteva essere? I vecchi conoscenti ormai non venivano più da lei, anche con loro Tamás non era molto loquace, e quelli probabilmente lo credevano superbo e lo evitavano. Anna a sua volta evitava i parenti di Illey. La voce di Berta Bajmóczi si inframmetteva sempre fra lei e i discendenti degli antichi feudatarì. Bussavano alla porta. Nel corridoio si era accesa la lampada e nel vano luminoso della porta apparve una figura maschile: una testa quadrata fra due spalle schiacciate. Anna ne sentì la voce e tese all'ospite le mani. 46 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

47 Era Ádám Walter. Da quanto tempo... Ed Anna pensò come fosse straordinario che il vecchio amico tornasse a lei proprio oggi, mentre ella sentiva miserabile e solitaria. Ne provò un momento di gioia nel cuore e le parve che con l'ospite tornasse la giovinezza, la sua vita di fanciulla, tutto quello che la lontananza abbelliva. Ádám Walter era serio e riservato come chi serba entro di sé dei gravi ricordi. Eppure il suo sguardo seguiva avidamente i gesti di Anna mentre questa allungava il corpo per accendere la lampada. Anche anche per essi, i giovani dell'epoca nuova tornano a credere la stessa cosa. Gli uomini soccombono, ma la loro fede rimane e si comunica dagli uni agli altri, e questo importa. Ad Anna parve che Ádám Walter, il quale da giovane la aiutava portare i pensieri verso la libertà, ora la insegnasse il compromesso.. Walter con una scossa improvvisa strinse le folte sopracciglia sotto cui i suoi occhi si vedevano appena. Un po si scivolò avanti nella poltrona puntando il mento contro il petto come se meditasse e guardasse desiderava e però pure temeva di rivederla in volto. lontano. Walter per un po rimase così, poi voleva «Ha sofferto, da allora pensò Walter e questo l'ha fatta più bella». Spasmodicamente incrociava le sembrare di nuovo ironico, ma la voce non gli obbediva: dita. La voce smorzata di Anna e il suo sguardo gli Quanti colori si irraggiano sull'uomo allorché risvegliavano dentro dei sentimenti che credeva sorpassati. Anche lui rammentò la sua giovinezza, quando se ne era andato via dal suo paese senza pensare che cosa contenesse il cuore, progettò l'avvenire mentre sognava. Poi aveva saputo che Anna parte per un nuovo destino, quanti scintillanti e allettanti colori! Poi svaniscono, non rimane che il grigio, un grigio che dilaga ognor più e getta la sua ombra su di lui e su tutta la sua vita. Oh, Walter, com'è triste quello che dice!... si era sposata e nello stesso tempo aveva capito che A me non pare neppur più triste; io ho già le voleva bene, che gliene aveva sempre voluto. Il corpo della donna gli parve estraneamente sottile e slanciato, e la sua fiamma avvampò. Non avrei mai creduto che un giorno sarei tornato sorpassato questa malinconia, non mi compianga. Anche per gli uomini avvolti nel grigiore c'è qualcosa di bello al mondo: essi ne accorgono dello splendore degli altri. Anzi, essi soli lo vedono bene. Dacché io qui... rinunciai a creare, godo più profondamente e più Questo non avrebbe dovuto dirlo!... Anna tranquillamente di quello che creano gli altri. Prima ero sorrise col suo giovanile gaio riso di un tempo. O irritato ed impaziente, ed ora, pensi, amo forse lei esprime ancor sempre tutto quello che le Schumann e Schubert e tutti quelli che sognavano e viene in mente? Si ricorda della festa di Ferdinando Müller? E dell'insegna dalla bianca testa d'esculapio? Quanto abbiamo riso! Allora tutto era ben diverso rispose Walter un po' seccamente. Anna si volse verso di lui. «Anche lui s è invecchiato. tutti quelli che si sono risvegliati. Anna ad occhi socchiusi sedeva un poco curva e incrociava le pallide mani sulle ginocchia. L'ho rattristata, forse? - chiese Walter appoggiando sulle parole. La donna scosse il capo. Com è duro il suo sguardo...», e allora sparì anche dal Lei mi ha fatto comprendere più chiaramente volto di lei il sorriso che la ringiovaniva. La voce di Ádám Walter ad un tratto si fece ironica: Una volta credevo che avrei creato, come Dio crea, proprio così. Poi la mia opera cadde e nessuno volle accettare le mie sonate. Nessuno Ed ora devo dimostrarmi umilmente grato di essere stato nominato assistente al Conservatorio Nazionale. Rise con un sorriso spento: Ma forse è bene che sia così. Quando, durante la gioventù, si vorrebbe essere pari a Dio, si finisce tutt'al più per diventare professori assistenti di un Conservatorio. Ma chi lo sa, se subito all'inizio della carriera noi volessimo diventare soltanto anche la mia propria vita. «Anche lei non è felice» pensò Walter e per un momento si sentì incontrollabilmente riconciliato col destino. Poi si vergognò di quel pensiero. Non era giusto, Anna non aveva nessuna colpa. Non se ne era accorta lei di quel che gli faceva male... Mi canti qualcosa La donna lo guardò con grandi occhi raggianti. Non le chiedevano più questo da tanto tempo ormai. Poi parlarono di musica ed allora entrambi tornarono quali erano stati sempre nelle liete domeniche della loro giovinezza. docenti assistenti, allora probabilmente non Ritorni presto e porti il violino disse Anna approderemo neanche a tanto. Anna si guardava innanzi, stordita Anche lui aveva disteso le mani verso sogni non raggiunti. È per tutti così, dunque? quando si congedarono. E solo in quel momento le venne in mente che nessuno di loro aveva parlato di Tamás. Tutti eravamo rivoluzionari una volta! disse Ladislao Walter. La giovinezza, certo, in sé è la rivoluzione- Giovanni Chi la faceva per un'idea, chi per un sogno, ma tutti Quartiere Leopoldo: Lipótváros (letteralmente: Città di Lipót) siamo saliti sul patibolo per amore. Sembra stolto quello che dico, pure è così. L'uomo deve portare * N.d.R.: Il testo originale si legge nella rubrica «Appendice». molte volte la morte dentro di sé per poter sopportare Traduzione originale di Silvia Rho la vita. Anch'io ero come tutti gli altri, e quelli di oggi sono tali e quali noi eravamo un tempo. I giovani di Traduzione riveduta, completata, note tutte le epoche sono smisuratamente orgogliosi e di Melinda B. Tamás-Tarr credono di avere scoperto, per i primi, che il sole si leva all'orizzonte e tutta la gioventù grida a squarciagola che esso, per loro, non tramonta mai. Ed 17) Continua è giusto che sia così. Quando poi il sole tramonta 47

48 L ANGOLO DEI BAMBINI: LA FAVOLA DELLA SERA... - Selezione a cura di Melinda B. Tamás-Tarr - LA FANCIULLA CHE CALPESTO' IL PANE In un piccolo villaggio viveva una fanciulla superba e vanitosa. Non faceva che curarsi della sua bellezza e domandava continuamente a sua madre scarpe e vestiti nuovi; amava i fiori solo perché le potevano servir d'ornamento, invece non poteva sopportare i bambini vicino a lei per il timore che le sciupassero il suo bel vestito e non li degnava di una parola perché la faceva rabbrividire il pensiero che i loro cenci sfiorassero le sue ricche vesti. Un giorno che sua madre aveva molto da fare in casa e non poteva uscire la pregò di portare una pagnotta fresca ad una povera vecchia che abitava vicino al bosco. La fanciulla non ne aveva molta voglia, ma poi pensò che nel bosco poteva cogliere dei fiori rari per adornarsene. Pioveva molto quel giorno e nei campi c'erano molte pozzanghere; la ragazza guardò titubante le sue scarpette nuove e nel timore che si imbrattassero di fango, mise per terra il pane e vi salì sopra. In quello stesso momento, sotto ai suoi piedi, la terra cominciò ad affondarsi, affondarsi finché la fanciulla si trovò in una spelonca sotterranea. Il pane era sempre sotto i suoi piedi. Nella spelonca stava seduta una vecchia centenaria, che l'accolse dicendo: «Ah, tu sei colei che calpesta la benedizione di Dio? Perché tu te ne ricordi finché vivi, t'appiccherò questa pagnotta sulla schiena!» E, preso il pane, lo mise sul dorso della giovane, dove si tramutò in una gobba grande come la fresca pagnotta. E non le bastò; ma la tenne prigioniera nella buia spelonca sotterranea dove, per ben sette anni, avrebbe dovuto servire la vecchia. E là, non c'era sua madre a far tutto per lei, e non si poteva esser poltrona. Benché la fanciulla facesse tutto il suo possibile, non otteneva che rimproveri e scarso nutrimento. Passati i sette anni la vecchia le permise di ritornare sulla terra ma voi dovete immaginare come tutti nel villaggio ridessero della povera figliola! Risero tanto e tanto la beffeggiarono che ella dovette andarsene per il mondo. E, vivendo d'elemosina, apprezzò moltissimo ogni più piccolo pezzo di pane. Ma ormai tutto era inutile: per sempre la gobba deformò la vanitosa. Fonte: «100 favole», raccolte da Piroska Tábori, S. A. Editrice Genio, Milano 1934, pp Traduzionie di Filippo Faber. Saggistica ungherese Imre Madarász (1962) Budapest/Debrecen PASOLINI TRAGEDIOGRAFO GRECO Nella vasta letteratura critica su Pier Paolo Pasolini il suo teatro, il corpus dei suoi sei drammi Affabulazione, Pilade, Calderòn, Porcie, Orgia, Bestia da stile è piuttosto sottovalutato. 1 In Ungheria è quasi sconosciuto. 2 Ingiustamente, trattandosi anche di alcuni capolavori di un classico del Novecento. I drammi pasoliniani sono, in modo solo apparentemente paradossali, nello stesso tempo la realizzazione di un piano letterario e opere per così dire occasionali. Il dramma era un genere letterario che mancava ancora alla sua opera multiforme, dopo la lirica, il romanzo, la saggistica, la publicistica, per non parlare del cinema L occasione, per amara ironia della sorte, gli veniva data, nel marzo del 1966, da una grave malattia (una crisi d ulcera orribile, atroce ) che lo aveva costretto a farsi curare in un ospedale romano per circa un mese, a dimagrirsi terribilmente (alla fine pesava cinquanta chili) e a confessare di sentirsi vecchio per la prima volta (Pasolini aveva allora quarantaquattro anni). 3 Il rapporto fra malattia e creatività è stato sempre un Leitmotiv della sua attività letteraria. Nell ospedale ha scritto la prima versione di Pilade insieme con quella degli altri drammi, a un sol fiato o ad un parto solo, per usare due espressioni alfieriane non fuori luogo dal momento che il modo di comporre drammi di Pasolini (rapido abbozzo, rapida stesura, lunga elaborazione, varie riscritture) ricorda quello di Vittorio Alfieri. 4 Pilade è stato pubblicato per la prima volta nel dicembre del 1968 nella rivista Nuovi Argomenti (nº 7-8) e, in volume, postumo, nel 1977 da Garzanti, insieme con Affabulazione (secondo l affermazione discutibile di Enzo Siciliano con un testo non del tutto compiuto e ultimato ). 5 Sempre nel 1968 e in Nuovi Argomenti Pasolini aveva pubblicato un altro testo, fondamentale per capire la sua poetica di drammaturgo, il Manifesto per un nuovo teatro. Contro il teatro della Chiacchiera e contro il teatro del Gesto e dell Urlo Pasolini difende e propone il teatro di Parola." 6 Ciò significa la critica e il rifiuto del teatro borghese tradizionale di divertimento, ma anche la negazione del teatro politico d avanguardia e l affermazione di un teatro classico, all antica, intendendo per teatro piuttosto la letteratura che il palcoscenico, si tratta infatti di drammi scritti più per essere letti che per essere rappresentati e recitati. Nel VI episodio di Affabulazione l Ombra di Sofocle dice: Nel teatro la parola vive di una doppia gloria, mai essa è così glorificata. E perché? Perché essa è, insieme, scritta e pronunciata. L uomo si è accorto della realtà solo quando l ha rappresentata. E niente meglio del teatro ha mai potuto rappresentar- [la. 7 Pilade è una nuova e originale elaborazione di uno dei temi più classici, più duraturi e più fortunati del teatro europeo, del mito di Oreste. La prima tragedia (trilogia) di questo grande filone, l Orestiade di Eschilo è stata tradotta da Pasolini nel 1960 su richiesta di Vittorio Gassman regista per il Teatro Greco di Siracusa (la sua traduzione è stata pubblicata dalla casa editrice S. T. E. U. e poi da Einaudi, sempre nel 1960). 8 Fra i 48 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

49 grandi i classici che dedicarono tragedie o drammi alla storia di Oreste troviamo ancora Sofocle, Euripide, Voltaire, Alfieri, Hoffmannsthal, O Neill, Giraudoux e Sartre. Il motto di Pilade potrebbe essere questa citazione tratta dalle Poesie mondane del volume Poesia in forma di rosa: Io sono una forza del passato. Solo nella tradizione è il mio amore. 9 Tutta l opera è una difesa della tradizione, a cominciare dalla sua grecità. Alcuni motivi in esso sono però capovolti rispetto ai drammi dei predecessori illustri. Contrariamente all Oreste dell Alfieri, l Oreste di Pasolini non è un uomo accecato dalla passione vendicatrice, ma una persona razionale, e non è un ribelle, ma un capo democratico eletto dal popolo. Pilade è un allegoria dell Italia del secondo dopoguerra. Egisto e Clitennestra rappresentano il fascismo morto, i loro corpi, nel Prologo, rimasti per molti giorni qui nella Piazza, sotto il sole ricordano quelli di Mussolini, di Claretta Petacci e dei gerarchi giustiziati e poi esposti a Milano. 10 Oreste invece è il rappresentante della democrazia: Atena è nata tra di noi, ci ha fatti strumenti della sua luce: ad essa sono dovuti i nostri ordinamenti e la nostra idea di ciò che vale. Ai nostri elettori noi facciamo promesse reali. 11 La sua alleanza con Atena, dea della Ragione crea il progresso, il miracolo economico al quale fanno riferimento alcune espressioni anacronistiche in un contesto arcaico: I suoi luoghi [di Atena] sono piuttosto i mercati, le [piazze, le banche, le scuole, gli stadi, i porti, le fabbriche. 12 L alleanza fra Oreste e Atena, fra democrazia e razionalità trasforma anche le Furie in Eumenidi. Ma questa loro vittoria sul passato è sempre minacciata come il razionalismo antitradizionalista che vuole cancellare il passato. All affermazione di Oreste: Il Passato noi dobbiamo soltanto sognarlo. Il Coro risponde costernato: Non venerare più i padri? 13 Pilade invece sostiene: La più grande attrazione di ognuno di noi è verso il Passato, perché è l unica cosa che noi conosciano ed amiamo veramente. Tanto che confondiamo con esso la vita. È il ventre di nostra madre la nostra mèta. 14 questa chiave va visto l amore di Pilade per Elettra, figura legata al passato e, significativamente, al lutto. Pilade confessa ad Oreste: forse io non parlo in nome di qualcosa, Ma solamente contro tutto. Io voglio sostituire furia con furia, paura con paura, timidezza con timidezza, viltà con viltà, violenza con violenza. Non c è in me atto o parola che non sia di negazione. 15 È logico che la rivoluzione, la ribellione di Pilade ( passatista ) è destinata al fallimento. Ma forse gli si addice questo (come il lutto ad Elettra nel titolo della trilogia drammatica di O Neill) perché ogni vittoria è anche una sconfitta. 16 La vittoria del progresso e del razionalismo antitradizionalista è la sconfitta dell eredità del Passato. Che cosa rimane a Pilade? No, il mio ultimo inno consiste in una puerile maledizione! 17 Infatti, una maledizione saranno le ultime parole del protagonista e del dramma. Una maledizione contro la Ragione, il suo Dio e ogni Dio : Sorge il sole su questo corpo degradato. Ah, va! Va nella vecchia città La cui nuova storia io non voglio conoscere. Perché temere la vergogna e l incertezza? Che tu sia maledetta, Ragione, e maledetto ogni tuo Dio e ogni Dio. 18 È una bestemmia finale, quella bestemmia che darà titolo a tutte le poesie di Pasolini. E non è un caso. Il dramma di Pasolini, è lirico (come, secondo Raffaello Ramat, era lirica la tragedia dell Alfieri 19 ), i suoi personaggi, i suoi soggetti sono oggettivazioni dei contrasti interni del poeta. Nei momenti più deboli i drammi pasoliniani sono vicini alle declamationes di Seneca o ai dialoghi platonici (letti nell ospedale durante la composizione dei testi teatrali). 20 Nei momenti più riusciti l autore riesce a dare ai fantasmi lirici della sua poesia forma e contorno di rappresentazione drammatica (Santato). 21 E nei momenti più alti, come nel Pilade, raggiunge la vera poesia. 22 Ma dietro la sua poesia drammatica c è sempre un ideale autobiografia 23, la lirica, il dramma e la tragedia di una vita che oggi occupa gran parte della critica pasoliniana. Una ragione in più per rileggere anche Pilade. 1 Enzo Siciliano: Vita di Pasolini, Giunti, Firenze, 1995, pp Nico Naldini: Pasolini, una vita, Einaudi, Torino, 1989, p Pilade rappresenta dunque un tradizionalismo misto Vincenzo Mannino: Invito alla lettura di Pasolini, Mursia, Milano, 1982, pp di diversità sessuale e di irrazionalismo, cioè Fabio Panzeri, Guida alla lettura di Pasolini, Mursia, Milano, intrinsecamente contraddittorio, perché l incesto viola 1982, pp gravemente la tradizione, le sue norme morali. In Guido Santato: Pier Paolo Pasolini. L opera, Neri Pozza, Vicenza, 1980, pp

50 2 Madarász Imre: Pasolini, a drámaíró, Filmkultúra, 1989/2, pp Madarász Imre: Pasolini, a drámaíró in Madarász Imre: Kalandozások az olasz Parnasszuson. Italianisztikai tanulmányok, Eötvös József Könyvkiadó, Budapest, 1996, pp Siciliano, pp Naldini, pp Vittorio Alfieri: Vita, Garzanti, Milano, 1977, pp , 295. Siciliano, p Naldini, p Siciliano, p Santato, p Pier Paolo Pasolini: Affabulazione Pilade, Garzanti, Milano, 1977, pp Santato, p Pier Paolo Pasolini: Poesia in forma di rosa, Garzanti, Milano, 1976, p Pasolini, p Pasolini, p Pasolini, p Pasolini, p Pasolini, p Pasolini, p Pasolini, p Pasolini, p Pasolini, p Raffaello Ramat: Vittorio Alfieri, Sandron, Firenze, 1964, pp Panzeri, p Santato, p Cfr. Santato, p Siciliano, p Santato, p Erzsébet Sóti Peschiera del Garda (Vr) JACOPO PASSAVANTI, UN EXEM-PLUM DELLA SUA EPOCA ALTO-MEDIEVALE 3. Le interpretazioni del legno 1 I motivi esaminati nelle predicazioni di Jacopo Passavanti Il legno, come un immagine ricorrente, in altre parole, come un motivo, ha ancora un ruolo importante nelle predicazioni di Passavanti. È molto interessante che l opera di Passavanti, però, non comprenda mai l immagine di un albero e il predicatore menzioni soltanto il legno. Si può notare anche il fatto che il legno può apparire non soltanto oggetto ma anche come materia. Se parliamo dell oggetto, allora possiamo vedere che il legno, durante la predicazione di Passavanti, simboleggia la croce di Cristo. Secondo la determinazione di Michel Feuillet, la croce di Cristo simboleggia il Nuovo Albero della Vita 2 e l albero della croce porta un frutto che è quello della Vita eterna. 3 Cioè possiamo dire che l albero si presenta soltanto in senso figurativo nella raccolta delle prediche. Invece in seguito possiamo vedere in quale forma appare il legno e che cosa simboleggia. Il legno, nell esempio della nave rotta, può avere un interpretazione sia figurativa sia concreta. Il legno è concreto quando parliamo del legno della santissima croce 4 di Cristo nel suo senso concreto, cioè quando anche Passavanti predica del processo di costruzione il cui prodotto è la navicella. Allo stesso tempo, quest immagine è anche figurativa perché nell interpretazione della navicella, la quale significa 1 Rielaborazione del capitolo I motivi esaminati nelle predicazioni di Passavanti Le interpretazioni del legno della tesi Motivi caratteristici nelle prediche di Jacopo Passavanti di Sóti Erzsébet Eszter, Università Péter Pázmány, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Italianistica, Piliscsaba, Feuillet, Michel: Lessico dei simboli cristiani, Edizioni Arkeios, Roma, p Ibid. 4 Passavanti, Jacopo: Lo specchio della vera penitenza, l innocenza battesimale, 5 il legno rappresenta la passione e il sacrificio di Cristo che fa intera e salda 6 la navicella nell interesse della nostra salvezza. Un altra apparizione figurativa del legno la si ha quando Passavanti lo chiama come il legno di vita 7, riferendosi alla penitenza. Passavanti predica anche il fatto che [l]a croce è [ ] essemplo di penitenzia, e specchio di virtude e di santitade, e come scala per la quale si sale alla gloria di Dio e alla eterna felicitade. 8 Va osservato quindi che il legno rappresenta figurativamente la croce di Cristo e anche la penitenza, perché grazie alla croce, cioè alla passione di Cristo, l uomo ha ricevuto la possibilità della penitenza attraverso la quale si può raggiungere la vita eterna, perciò lo chiama legno di vita. È interessante che Passavanti usi non soltanto la parola legno ma anche tavola, la quale ha un apparizione sia concreta sia figurativa. Nell esempio della nave rotta, la tavola della rotta nave 9 alla quale si possono stringere è un immagine concreta, ma come un interpretazione figurativa si presenta come il simbolo della croce di Cristo. Anche nel caso della penitenza appare sia la tavola sia il legno, e Passavanti usa le espressioni come tavola della penitenza 10 o necessaria e vittoriosa tavola della penitenza. 11 L immagine del legno, però, appare anche in altro senso, non soltanto come il legno della croce o della vita o nel senso della penitenza. Nell exemplum di Sant Arsenio il legno ha tre diverse forme. Il legno appare nella forma della legna, della quale un uomo ha fatto un fastello grande che alla fine non poteva portare. 12 In questo senso la legna simboleggia il peccato che l uomo ammucchia dopo un certo tempo, 5 Ibid. 6 Ibid. p Ibid. 8 Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p. 27. Felice Le Monnier, Firenze, p OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

51 ma poi sotto il peso dei peccati cade. In un altra scena, si vede che due uomini hanno messo due legni sul loro cavallo e così sarebbero voluti entrare in chiesa, ma non hanno potuto. 13 In quest interpretazione il legno si presenta come buon opera, ma a causa della superbia gli uomini non hanno potuto presentarla a Dio. Nella terza apparizione del legno, in quest exemplum Passavanti compara il legno vecchio e il torto all uomo colpevole, il quale a causa del non pentirsi come il legno vecchio e torto, si rompe sotto il peso dei peccati e arde nel fuoco Le interpretazioni della cecità 15 La cecità è un altro motivo che appare spesso nello Specchio della vera penitenza di Passavanti e contiene, accanto al significato concreto, anche un interpretazione figurativa. Nel senso concreto influisce con lo strumento dell ispirazione della paura sul pubblico, perché la cecità è l opposizione della vista, che è uno dei cinque sensi. Possiamo esaminare la questione relativa al perché Passavanti lo usi soltanto in questo senso, ovvero perché pensava che questo fosse quello più importante. Se prendiamo in esame i cinque sensi, si può osservare che soltanto la vista è un senso sia fisico che figurativo, gli altri sensi hanno soltanto un significato fisico. Per di più, la parola vista deriva dal verbo vedere che, secondo il dizionario etimologico, può significare: Ricevere le immagini degli oggetti per il senso della vista, Percepire con gli occhi, Guardare, Osservare 16 o secondo il senso figurativo: Avere discernimento, Avvertire, Capire che è percepire con gli occhi dello spirito; ed anche Cercare, Procurare, Ingegnarsi di trovar modo. 17 Da queste interpretazioni si può osservare quale significato abbia la vista, sia nel senso concreto che figurativo, nella nostra vita e similmente nelle predicazioni di Passavanti, poiché si può collegare il senso figurativo anche al campo della fede. Nello Specchio della vera penitenza la cecità, nel suo senso concreto, appare soltanto qualche volta e di solito con la funzione di mostrare un esempio morale o progettare il suo significato simbolico. Qui si può menzionare l exemplum del cavaliere in Inghilterra, che è stato prode dell arme ma de costumi vizioso 18 e quando si è gravemente ammalato non voleva pentirsi dei suoi peccati. Due angeli e due demoni l hanno visitato, ma a causa della sua vita viziosa gli angeli l hanno lasciato nelle mani dei due demoni. Alla fine il cavaliere, nel suo letto di morte, dice che uno dei demoni gli taglia gli occhi 19 e ha perduto il vedere. L immagine della cecità, in questo senso, può essere 13 Ibid. 14 Ibid. p Rielaborazione del capitolo I motivi esaminati nelle predicazioni di Passavanti Le interpretazioni della cecità della tesi Motivi caratteristici nelle prediche di Jacopo Passavanti di Sóti Erzsébet Eszter, Università Péter Pázmány, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Italianistica, Piliscsaba, Piaginari, Ottorino: Vocabolario Etimologico Della Lingua Italiana Di Ottorino Piaginani. Visitato: 9/3/2011 9:23 17 Ibid. 18 Passavanti: Lo specchio, op. cit. p. 24. sia concreta sia figurativa. Nel senso concreto, però, non si deve interpretare che il demonio taglia fisicamente gli occhi del cavaliere, ma lui perde la vista nel senso che non può più vedere fisicamente, perché gli occhi si chiudono a causa della morte. In senso figurativo, tuttavia, il cavaliere semplicemente muore. In questa duplice interpretazione si può osservare quando Passavanti predica che [c]osì isconvenevole sarebbe se l uomo si curasse se uno cieco il biasimasse che si dilettasse di vedere lume. 20 In quest immagine si può vedere un esempio di un cieco reale, attraverso il quale Passavanti prende l esempio, riferendosi al fatto che non si deve curare dei commenti maliziosi di coloro che sono viziosi. In altre parole, il cieco rappresenta sia un immagine concreta che figurativa in quest exemplum. Un altra interpretazione duplice è rinvenibile anche in un altra predicazione di Passavanti, quando il predicatore dice: come gli occhi son tenuti cari e riguardati dagli altri membri, così i dottori e predicatori dal popolo; e come la cecità degli occhi è iscandolo di tutto il corpo, così la gnoranza de prelati e de dottori è issandolo e pericolo di tutto il corpo della santa Chiesa. 21 In questo senso possiamo dire che Passavanti rassomiglia la cecità all ignoranza dei prelati e dottori, in altre parole il predicatore sottolinea l inabilità o l incapacità dei prelati e dottori rispetto a quella degli occhi. Per di più, l importanza della vista è messa in rilievo in quest exemplum, perché si può notare che il corpo è indifeso senza occhi, poiché soltanto brancola nel buio. Anzi, la vista dá una sicurezza e un equilibrio, non soltanto figurativamente ma anche fisicamente, siccome la vista ha un ruolo importante anche nell equilibrio del corpo. La sicurezza che la vista può garantire all uomo la si può osservare anche nell esempio biblico, che Passavanti usa anche più volte: e se il cieco guida il cieco, l uno e l altro cade nella fossa 22 o se il cieco mena il cieco, l uno e l altro cade nella fossa. 23 Quest immagine o esempio, conosciuto dalla Bibbia, oggi ha soltanto un interpretazione figurativa, tenendo conto che, secondo la spiegazione cristiana, il cieco può essere l uomo peccaminoso che non vuole vedere con gli occhi dello spirito suo e, la fossa in cui cade, può simboleggiare l Inferno, dove vanno gli uomini ciechi. Nell esempio dei predicatori e prelati, si può osservare che la loro ignoranza risulta dalla loro cecità, a causa della quale neanche loro possono guidare o correggere il popolo, ma lo fanno cieco. Anche Passavanti cita la Bibbia: Nell anima malivola, cioè maculata e di mala volontà, non enterrà la sapienza, e non abiterà nel corpo subbietto a peccati. 24 In altre parole, si vede che la loro cecità deriva dalla loro anima cattiva e possono essere ugualmente colpevoli come i pagani. Anzi, Passavanti aggiunge, nella sua predicazione dalla superbia che [i]l lume dello ntelletto l umiltà l apre e la superbia il nasconde, e induce l uomo a tanta cechità, ch ella fa l uomo cadere in errore e fàllo eretico. 25 Cioè da questo punto di vista, si può dimostrare che la cecità intellettuale dei predicatori e 20 Ibid. p Ibid. p Ibid. p. 39. e p Ibid. p Ibid. p (Sapienza 1,4) 25 Ibid. p Ibid. p

52 prelati, causata dall ignoranza, deriva addirittura dall anima che è fatta malevole dalla superbia, dunque la superbia è la causa principale della cecità perché superbia della mente [ ] non lascia conoscere la verità. 26 Anzi, l interpretazione del simbolo della fossa può essere supportata anche dall exemplum del conte di Niversa, dove la fossa sostituisce l Inferno. Ma da un altra predicazione di Passavanti, viene a galla che gli uomini hanno ricevuto la possibilità di guarirsi dalla cecità, però questo miracolo è riuscito a farlo solo Dio, che può rendere il vedere a uno cieco. 27 Nelle storie della Bibbia si può leggere dei diversi miracoli fatti da Cristo con l aiuto di Dio. In quest interpretazione però il miracolo di Dio, cioè il fatto che possiamo ricevere il vedere degli occhi di nuovo, rappresenta la penitenza, in altre parole la cancellazione dei nostri peccati cha hanno causato la nostra cecità, la nostra insicurezza della vita eterna. 5. Le interpretazioni dell infermità e della guarigione 28 I motivi principali dello Specchio della vera penitenza di Passavanti, come una raccolta delle predicazioni dette durante la Quaresima, sono l infermità e la guarigione. Il processo dall infermità, che può apparire tra l altro anche nella forma di cecità, è presentato fino alla guarigione. Tutti e due i motivi appaiono in modo sia fisico sia figurativo, mentre è spiegato anche il modo della cura dell infermità e si può conoscere anche il risultato della mancanza del rimedio adatto. Secondo lo scopo dell opera di Passavanti, gli esempi hanno senso figurativo in maggioranza, ma come sempre, le interpretazioni figurative sono presentate attraverso esempi concreti. La scelta dell infermità ha una grande portata, specialmente se consideriamo lo strumento d intimidazione che Passavanti usa con piacere a causa di proposizione didattica, siccome l infermità, se aggrava, può finire anche con la morte, la quale desta paura negli uomini, perché nell insegnamento cristiano, dopo la morte, tutti vengono giudicati secondo gli atti della loro vita terrena. Negli exempla Passavanti presenta i malati nelle loro ore ultime, quando devono confessare i loro peccati se non vogliono andare all Inferno. Anzi, il predicatore dedica un capitolo all incertezza della morte 29, dove afferma che l ultima confessione del malato ha estrema importanza, perché la speranza e i medici non bastano in questi casi. Però se si faccia ciò ch è da fare, del restituire, del fare testamento, d addomandare tutti i sagramenti della Chiesa, come fedele cristiano, ed eleggere la ecclesiastica sepoltura 30 allora si può aspettare la grazia e la misericordia di Dio. Ma se non si fa così, 26 Ibid. p Ibid. p Rielaborazione del capitolo I motivi esaminati nelle predicazioni di Passavanti Le interpretazioni dell infermità e della guarigione della tesi Motivi caratteristici nelle prediche di Jacopo Passavanti di Sóti Erzsébet Eszter, Università Péter Pázmány, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Italianistica, Piliscsaba, Passavanti: Lo specchio, op. cit. p. 17. allora morta la persona, l anima dolente ritrovandosi ne crudeli tormente e nelle dolorose pene. 31 L affermazione viene esemplificata dalla donna, che non ha confessato un peccato a causa di vergogna o di dimenticanza, e infermò fino alla morte, però poi è ritornata nella vita per poter confessare anche quel ultimo peccato. 32 Oppure l exemplum di San Ierolimo, che da giovane si dilettava molto a leggere dei libri di Cicerone e di Platone, ma non si dilettava a leggere la santa Scrittura. Anche lui infermò gravemente e giunse alla morte, poi è stato rapito al giudizio di Dio. 33 In tutti e due i casi si vede che, anche se tutte e due le persone sono state malate fino alla morte, non hanno usato l opportunità della guarigione vera, cioè la guarigione dell anima, e così ambedue sono giunti in questa situazione. Dall altro lato l infermità, come un motivo allegorico, ha un interpretazione secondo la quale rappresenta la vita malagevole dell uomo, perché attraverso l anima malata anche il nostro corpo diventa malato. Secondo Passavanti esistono due tipi in questa situazione. Uno che non riconosce la sua infermità e l altro che la riconosce ma non la confessa. L interpretazione dell ultimo è sottolineata da Passavanti, quando afferma che [l]a nfermità nascosta, cioè il peccato, [ ] si chiama infermità dell anima. 34 Passavanti spiega nella predicazione che la infermità che l uomo non conosce e nolla si crede avere, e però non cerca d averne consiglio dal medico, né degli altri rimedi da curarla. 35 Secondo l altro tipo, l uomo superbo alcuna volta conosca la nfermità della sua superbia, sì si vergogna di confessarla e di discoprirla al medico; la quale confessione è cagione e principio di salute. 36 Quest esempio si vede nel caso della donna che non ha confessato uno dei suoi peccati neanche sul letto della morte. Si può notare quindi che le predicazioni trattano l infermità della nostra anima, contro la quale esiste un rimedio speciale, ma tale rimedio i medici terreni non possono assicurarlo neanche con le medicine più buone. Passavanti usa sia la parola rimedio o remedio, sia la medicina, come strumento della guarigione, ma allo stesso tempo la prima forma appare più volte. Nel caso dell esempio della navicella rotta, cioè della rotta innocenza, si è potuto vedere che la seconda tavola è paragonata alla penitenza. Per di più, Passavanti afferma anche il fatto che questa seconda tavola è l unico rimedio per il rinsaldamento della navicella rotta. 37 Passavanti, nella sua raccolta di predicazioni, elenca i vari tipi dell infermità contro i quali è efficace il rimedio. Per esempio, il predicatore afferma che giova contro l incertezza della morte, che può ingannarci e ci dirige alla via corretta, cioè alla penitenza. Su questo problema richiama l attenzione quando dice che O gente mortale! ponete rimedio a così pericoloso errore, e non vi lasciate ingannare. 38 In altre parole, il 31 Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

53 predicatore sottolinea l importanza della penitenza, della confessione, che è il rimedio per i nostri peccati. Si può osservare, però, che anche la paura può influire sulla decisione dell uomo di cogliere l occasione per rimediare. Passavanti descrive questo fenomeno così: Il remedio contro a questa vana paura si è considerare che niuno peccato puote rimanere che non sia punito: o e si punisce in questa vita o nell altra. In questa vita si puniscono per la penitenzia; nell altra per la divina giustizia. 39 In altre parole, in quest occasione si può notare che il rimedio è la considerazione dell inevitabile punizione, che può essere di due tipi: punizione per la penitenza e per la divina giustizia, ma soltanto una può guarire il malato, e questo è il rimedio della penitenza. Se consideriamo che la punizione di questa vita sia uguale alla penitenza e la penitenza sia il rimedio divino, allora si può dedurre che la punizione di questa vita è il rimedio. Anche nel caso dell infermità della superbia, Passavanti predica che nei confronti dei peccati l remedio l è nocimento, e la medicina l è tosco 40, cioè la confessione che contiene nel contempo il rimedio dannoso e la medicina tossica è il più grande danneggio dell infermità della superbia. Anche un altro rimedio per la superbia appare nella raccolta delle predicazioni, questo è l essemplo dell umiltà di Iesu Cristo 41, che si configura nella sua passione e nella morte in croce. Si può leggere anche che quest umiltà è per lo rimedio di tale medicina [che] sanasse l enfiature della superbia. 42 Tutta quest umiltà serve alla nostra salute, cioè alla nostra salvezza, cosa che Passavanti afferma anche con le prossime parole: le virtù sono rimedio de vizi, i quali sono infermità dell anima. 43 Accanto alla superbia e alla paura, anche per la disperazione esiste un rimedio, ma Passavanti lo divide in due parti. L una parte è la debolezza del nemico tentatore come si vede anche nell exemplum del cavaliere il quale guazzerone del vestimento diventa indemoniato, ma il cavaliere finalmente piglia la Croce invece del diavolo. 44 L altra parte è la virtù della penitenza che è descritta nell exemplum di san Domenico e del cavaliere giovane di Lovagno, dove Passavanti sottolinea anche il ruolo importantissimo della Madonna Vergine nell accettare la penitenza. Santo Domenico, in questa storia, è presente come fondatore dell ordine domenicano e prega la Madonna per il successo dell ordine. 45 Anche nella storia del cavaliere la Madonna ha un ruolo fondamentale nel ricevere la penitenza, dopo che il cavaliere ha negato Dio e Cristo per il suggerimento del diavolo. 46 In questi casi si vede che il rimedio dipende in parte da noi e dall aiuto divino, ma dobbiamo fare i primi passi noi stessi col nostro libero arbitrio. Passavanti elenca anche 8 rimedi contro i peccati veniali, in altre parole in questo caso il rimedio si stratifica così: la confessione, la percussione del petto, il getto dell acqua benedetta con fede e devozione, la 39 Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. pp Ibid. pp Ibid. pp possessione della contrizione, l orazione devota, la benedizione del vescovo, la comunione, e il perdono delle ingiurie. 47 Nel caso dei peccati veniali i rimedi sembrano semplici, ma allo stesso tempo mostrano la benignità e misericordia di Dio, che rende questi piccoli atti grandi e significativi. In altre parole, secondo il modo in cui Passavanti tratta la confessione e gli altri sacramenti, questi sono rimedi e medicine contra alla nfermità del peccato. 48 Va notato che, accanto alla parola rimedio, Passavanti usa anche la medicina, ma non così spesso come la prima e anche la parola medicina abbia un significato sia figurativo sia concreto. Per esempio, la medicina con un significato concreto appare negli exempla, dove anche i malati a morte sono presenti, ma in modo palese si vede che non risulta così efficace come le medicine che possano avere un significato figurativo. Per esempio nella storia del maestro di Parigi si vede tale effetto, quando il suo scolaro morto appare e mostra le sue pene che deve sopportare nell Inferno. Qui Passavanti descrive l inefficienza della medicina terrena: né mai si trovò medicina che quella piaga guarisse, ma infino alla morte rimase così forata. 49 Il predicatore usa la parola medicina anche per esprimere la penitenza e dice che colla medicina della penitenzia [si può] curare la nfermità del peccato. 50 Anzi, il predicatore paragona la medicina alla morte di Cristo, quando dichiara che è una efficace e virtuosa medicina. 51 Ma la medicina può avere anche l attributivo purgativa, riferendosi al periodo del Purgatorio, durante il quale ci si deve pulire dai peccati con l aiuto della medicina divina. 52 Questa medicina divina però sorge dalla misericordia di Dio, come Passavanti stesso afferma: Niuno ha più bisogno della misericordia d Iddio, che colui ch è misero: niuno n è tanto indegno quanto il superbo misero, il quale spregia la medicina della misericordia. 53 Qui appare la medicina della misericordia, cioè la possibilità della confessione, ma Passavanti richiama l attenzione sul modo dell uso, perché diventa uno gran male, ed è gran pericolo della persona, quando usa il bene male, e fa della medicina tosco. 54 Si vede che Passavanti non solo menziona l infermità e il rimedio o la medicina per l infermità, ma parla anche del ruolo dei medici, i quali anche in questo caso possono avere significato sia concreto sia figurativo o, in altre parole, il predicatore li accoppia. Passavanti usa la parola medico nel ruolo del prete confessore e lo chiama come il medico dell anima. Il predicatore cita San Tommaso che dice che l confessoro dee ricercare la coscienza del peccatore come il medico la piaga 55 per poter medicare e giudicare il peccatore infermo e malfattore. 56 Passavanti aggiunge nella predicazione che il confessoro, ch è medico dell anime, dee sapere se l peccatore è ricaduto in uno medesimo peccato, e 47 Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. 53

54 quante volte; acciò ch egli sappia meglio dare la medicina della penitenzia. 57 Però, neanche la persona malata deve nascondere il peccato dal medico dell anime come non si cela la nfermità e la piaga 58 dal medico. In altre parole, si chiarisce che il lavoro del confessore si svolge similmente a quello del medico. L altra interpretazione del medico, Passavanti ce la dá usando la parola riferitasi a Dio. Questo riferimento appare quando Passavanti dimostra l umiltà di Dio, venuto nel mondo, e lo chiama onnipotente medico 59 che è capace di guarire qualsiasi infermità dell anima. Per di più, citando San Gregorio, chiama Dio anche l celestiale medico. 60 In queste interpretazioni si vede il rapporto vicino tra il prete confessore e Dio, anzi, il confessore è il rappresentante terreno di Dio, in opposizione ad un medico vero che può curare soltanto l infermità corporale. Di più, Passavanti contrappone l exemplum del medico savio e quello dell ignorante. Il medico savio è paragonato a Dio, che lascia l uomo cadere nei peccati gravi per correggere la superbia come il medico savio lascia l uomo cadere nelle infermità minori per curare le gravi. 61 Dall altro lato il medico ignorante è paragonato al confessore ignorante oppure al medico malfattore dell anime per la mala cura di cui i vizi possono rimanere interi e saldi nei cuori. 62 Da questi esempi risulta che esiste un tipo di gerarchia tra i diversi significati della parola medico, dove al più alto grado si trova Dio, sotto di Lui il confessore, e al posto più basso il medico. Questa gerarchia si stabilisce nelle prediche dove Dio è l unico che è capace di fare miracoli, come per esempio ridare la vista a un cieco o risuscitare un morto perché [t]ali miracoli solo Iddio puote fare. 63 Mentre Passavanti sottolinea che il diavolo potrebbe sanare uno infermo, non súbito e sanza medicina (chè ciò sarebbe vero miracolo), ma con medicine appropriate, le quali egli sa meglio che niuno medico che sia al mondo. 64 Testo esaminato: Passavanti, Jacopo: Lo specchio della vera penitenza, Felice Le Monnier, Firenze, Fonti critiche: Feuillet, Michel: Lessico dei simboli cristiani, Edizioni Arkeios, Roma, Sitografia: Piaginari, Ottorino: Vocabolario Etimologico Della Lingua Italiana Di Ottorino Piaginani, Visitato: 04/03/ :30 RIELABORAZIONE DELLA TESI MOTIVI CARATTERISTICI NELLE PREDICHE DI JACOPO PASSAVANTI DI SÓTI ERZSÉBET ESZTER (RELATRICE: ACÉL ZSUZSANNA, CO-RELATORE: 57 Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p Ibid. p ARMANDO NUZZO), PUBBLICATA PRESSO L UNIVERSITÀ CATTOLICA PÉTER PÁZMÁNY DI PILISCSABA, FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA, DIPARTIMENTO DI ITALIANISTICA, NELL ANNO ) Continua Recensioni & Segnalazioni Pierino Piva RICORDI Tipo- Litografia Grafiche Riunite, Lagosanto (Fe), dicembre 2014, pp.296, sp. Questo libro di memorie ripercorre gli anni ormai lontani della Seconda Guerra Mondiale. Gli eventi che precedettero, accompagnarono e seguirono l'ultimo devastante conflitto, vengono raccontati dal punto di vista dell'autore e filtrati dal ricordo, intrecciandosi con la vita della nostra cittadina che piano piano si ingrandiva e conquistava i vantaggi della cosiddetta "modernità". Sorprende in questo libro la precisione con cui vengono descritti oggetti di uso quotidiano ma anche personaggi di Codigoro, protagonisti di episodi nitidamente incisi nella memoria dell'autore. È un libro che aggiunge alla memoria storica, già da tempo e da molti indagata e codificata, il vissuto personale e collettivo: un'operazione rara e preziosa quella del recupero del ricordo come fonte viva dello spirito del tempo, dell'anima di un paese che in questo caso è il Nostro e per questo ancora più speciale. Pierino Piva, straordinario narratore, ha scritto un libro di memorie personali che è anche l'affresco di Codigoro in quel periodo storico che ha preceduto, e per molti versi preparato, quello attuale. Sono certa che molti codigoresi, coetanei dell'autore, leggeranno e apprezzeranno queste memorie, ma spero che questo spaccato d epoca possa suscitare curiosità anche tra i giovani, a cui auguro di coltivare e conservare per tutta la loro vita, l'entusiasmo e la curiosità che hanno permesso a Pierino Piva di scrivere questa bella ed importante testimonianza. 1 Dunque, la presente produzione, intitolata "Ricordi", propone immagini della vita contestualizzate nell'ambiente dell'infanzia e della giovinezza. La prosa è semplice ed immediata tipica della conversazione in cui le associazioni di idee e di immagini avvengono per richiami, sul filo logico del vissuto che fa eco ad altro vissuto. Le descrizioni presentano immagini di Codigoro colte nell'ottica soggettiva del narratore. Le narrazioni sono accompagnate da disegni esplicativi che rendono visiva la realtà descritta, superando così i veloci cambiamenti avvenuti negli anni. I racconti si presentano come istantanee di luoghi, tempi e persone che lasciano trasparire tutto l'affetto che un cittadino di Codigoro ha per il suo paese 2 Il volume si struttura in tre parti: Periodo prebellico, - bellico e -postbellico. Nella Prima Parte, nel Periodo prebellico narra, più che avvenimenti, uno stile di vita, 54 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

55 dove l Autore e suoi coetanei dei ragazzi, preadolescenti e adolescenti, vivevano la quotidianità, i divertimenti, i rapporti sociali. Strade e case erano la loro realtà; ma già allora alcune vie si strutturavano quasi come quartiere con tutti i servizi rispondenti alle esigenze delle famiglie. Qui parla dell'ambiente familiare e sociale nonché di alcune persone dal comportamento particolare, anche se non tutti di Codigoro, che hanno caratterizzato, con la loro presenza, il clima di vita della sua adolescenza. Ha voluto fare un accenno al regime fascista che, specialmente attraverso la scuola, intendeva dare un'educazione particolare ai giovani, per garantirsi il potere anche nel futuro. Nella seconda parte leggiamo del periodo più tragico per l'italia e per quelle famiglie che hanno visto i loro giovani partire per la guerra. I bombardamenti hanno provocato distruzioni e lutti gravissimi, ma la vita di ogni giorno, nonostante le ristrettezze economiche, ha continuato a svolgersi quasi con normalità. A parte alcune incursioni e qualche edifìcio colpito, la guerra a Codigoro ha lasciato il grande lutto alla località Torbiera, ma non al paese di Codigoro. Il bilancio del bombardamento del 5 novembre 1944: 17 morti tra cui 12 fanciulli al di sotto degli 11 anni Nella terza parte che tratta il periodo postbellico apprendiamo delle informazioni della ricostruzione, della creatività, della libertà. Finalmente è cessato l'incubo del controllo fascista, era terminata la paura e la miseria della guerra, si apriva un tempo di libera iniziativa e di rimarginazione delle ferite. Il dibattito politico era animato, ma non si temeva più la dittatura dopo il referendum che optava per la Repubblica e sanciva la Carta Costituzionale italiana fondata sul lavoro e sulla democrazia garantita. Questo volume è stato presentato il 13 dicembre dell anno scorso nella sala conferenza del Palazzo del Vescovo di Codigoro di cui un breve resoconto e servizio fotografico potete consultare nella rubrica L arcobaleno. 1 Tratto dal libro, firmato da Rita Cinti Luciani, sindaco di Codigoro 2 Dalla quarta copertina Piero Piva POESIE Raccolta di poesie in dialetto ferrarese Trap Edition, Codigoro (Fe), 2013, pp. 62; 6,00 creato, l'autenticità di uno sguardo che vede, con immediatezza e innocenza, il bello. «II contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà - così scriveva Pier Paolo Pasolini in Dialetto e poesia popolare, testo critico del 1951 dedicato alla poesia dialettale e popolare. [ ] Il Prof. Patrizio Bianchi, Magnifico Rettore dell'università di Ferrara, suo amico, il 27 dicembre 2009, in occasione di un incontro dei soci dell'a.d.o. di Ferrara, nella sede dell'associazione stessa, dove sono state recitate alcune poesie di Piero, si è così espresso: "Sono rimasto molto colpito dalle poesie qui proposte. Sentimenti purissimi esposti con parole altrettanto pure. Partendo da attimi sospesi, da sguardi attenti il poeta giunge a distillare un pensiero che affronta i grandi temi della vita e quindi della morte. Momenti di emozione che fanno vivere una lingua antica, ma ancora vitale. Il mio "grazie" per queste parole, dalle origini così lontane eppure così straordinariamente attuali". Le poesie di Piero fanno vibrare il cuore, in esse ci si può riconoscere e da esse si può trarre quella parola che a noi talvolta manca per esprimere qualche nostro vissuto profondo.» 1 Il Poeta così si rivolge ai lettori nell Introduzione a proposito di questo volumetto da lui firmato: «Nel consegnare alle stampe la raccolta di poesie in dialetto codigorese, realizzo un desiderio che ho coltivato da anni. Sono poesie che esprimono la parte più sensibile di me e che descrivono, con frasi ritmate e brevi, i vissuti più intensi della mia vita. Tutte le sensazioni che mi hanno fatto sentire vivo in una realtà amata e contemplata, trovano espressione nei componimenti nati nell'arco di una quarantina d'anni. Scrivere in versi è stata un'esperienza gradevole come respirare l'aria fresca di primavera; mi è venuto facile buttar giù frasi e rime perché l'animo era colmo e traboccava. Non ho pretese letterarie, ma ritengo che altri, leggendomi, possano sentire nel proprio animo le stesse sensazioni gradevoli da me provate ripetutamente, lasciate sedimentare e poi buttate sulla carta quasi di getto. Ho scritto quello che il cuore mi dettava di fronte alla visione dell'alternarsi delle stagioni, dei colori, dei suoni, dei profumi e delle carezze che si ricevono quando guardi con meraviglia e amore ciò che ti sta attorno. Ho distinto i componimenti per attinenze e ne sono usciti questi temi: ferite che esistono ancora, stagioni, riflessioni, ricorrenze. Ogni componimento è decorato da immagini in bianco e nero che sono la riproduzione di lavori che, in vari momenti e in varie occasioni, ho eseguito sotto l'impulso delle emozioni che le cose osservate mi hanno suscitato. Due delle decorazioni sono di mio nipote Nicola che, spero, abbia ereditato da me l'arte del rappresentare. Nella stesura mi sono avvalso del Dizionario etimologico e del Vocabolario ferrarese italiano del Dott. Romano Baiolini, del Vocabolario ferrarese italiano di Ferri Luigi, della Grammatica della lingua ferrarese "Lezar e scrìvar" di Beniamino Biolcati, della lettura delle poesie di Luigi Vincenzi detto letterariamente Tamba membro del "Trèb dal tridèl" (Academia della Crusca) e per vari anni insegnante a Coro, delle composizioni del dott. Bruno Pasini, delle poesie di Loris Piva. Ringrazio gli estimatori che hanno gustato e Questa raccolta di poesie in dialetto ferrarese di 62 pagine illustrata, dallo stesso poeta in bianco e nero, disegni fatti, in 84 anni, di passeggiate a visitare, da Piero Piva a Codigoro conosciuto come Pierino, i borghi più affascinanti d'italia ma piuttosto Codigoro, Mesola, Pomposa, Goro, ovvero il Delta de Po. Quest'ultimi ambienti l hanno ispirato le sue liriche. Nella poesia dialettale, il poeta ha rivelato la sua anima. Di tanto in tanto, sotto l'impulso di uno sguardo contemplativo, di un'emozione forte, di una circostanza in cui gli effetti si sprigionano, egli ha steso in metrica le proprie emozioni e contemplazioni. Da esse traspare l'amore verso il apprezzato le mie rime quando, in occasioni particolari, 55

56 sono state recitate. Sono stati questi uditori che mi hanno stimolato a raccogliere i componimenti e a pensare ad una loro pubblicazione. Sono debitore di suggerimenti e rilievi al don. Romano Baiolini. Non posso dimenticare mia moglie prima lettrice e commentatrice nonché traduttrice valida delle mie poesie. Al termine voglio ricordare quelli che mi hanno accompagnato nella stesura finale della presente pubblicazione: Luciano Sgaravatto, Giulia e Stefano Cavallari. A tutti grazie.» 1 Dalla «Prefazione» di Luciano Sgaravatto Umberto Pasqui LIBRETTI Birra Gaetano Pasqui, Forlì dicembre 2014, pp. 78 6,95 Analisi raccontata di alcuni testi curiosi di opere del Settecento. Storie dimenticate, scritte per essere cantate. Un genere letterario trascurato, quello del "libretto", merita, invece, attenzione. Per secoli chi ci ha preceduto traeva dalle opere in musica lezioni di vita, o parole da canticchiare, o si appassionava a personaggi e storie. Con la morte del melodramma popolare, specialmente quello che affonda le radici nel Settecento, tutto ciò è finito. In questo volume (tratto da una rubrica dell Autore curata sul periodico "Osservatorio Letterario Ferrara e l'altrove" tra il 2010 e il 2012) si mira a riscoprire un patrimonio culturale tipicamente italiano (ignorato dalla maggioranza degli italiani) e a stimolare a un approfondimento sul genere letterario dei libretti d'opera. Non ha assolutamente pretese di completezza, ad ogni modo può servire da aperitivo per chi volesse approfondire l'argomento. (Dal testo introduttivo) Giancarlo Francione Dezső Juhász LA CAPPELLA UNGHERESE Prefazione: On. Prof. Francesco Aiello Prefazione: Prof László Csorba Storia, memoria, mito di un monumento che parla di pace I quaderni di storia del Museo Storico italo-ungherese Illustrato con documenti, fotografie, articoli di stampa Edizione Comune di Vittoria, 2004, pp. 120 Un monumento alla solidarietà. II libro di Giancarlo Francione e Dezső Juhász tratta, attraverso l'analisi documentale, la storia della costruzione della cappella presso il cimitero di Vittoria. Essa è dedicata ai prigionieri ungheresi, catturati nel corso della prima guerra mondiale ( ) e deceduti nel campo di concentramento della città di Vittoria, ove rimasero per molti anni prima di poter fare ritorno in Patria. Per un centinaio di essi, purtroppo, quel momento non arrivò mai e furono sepolti nel cimitero di contrada Cappellaris. Il testo, oltre a ripercorrere le complesse vicende che, alla fine degli anni venti, hanno portato alla decisione di edificare la cappella, offre un interessante spaccato della storia di quel tempo. Una vicenda di guerra, che diventa occasione per un forte rapporto di amicizia tra due popoli, è di per sé un fatto straordinario, specialmente alla luce di quanto accade ai giorni nostri. La Cappella ungherese è emblema di questo evento straordinario. Due Popoli, quello italiano e quello ungherese, che per contingenze storiche si erano trovati a combattere su due fronti diversi, l'uno contro l'altro, nella Grande Guerra, trovano la forza e il coraggio per far nascere dalle scintille dell'odio un monumento che è un omaggio ai Caduti ungheresi prigionieri nel campo di concentramento di Vittoria, e anche un monumento alla pace e alla solidarietà tra i popoli. (Tratto dalla Presentazione) Il libro ravviva uno dei capitoli più interessanti di questo vero miracolo. Racconta la storia della cappellaossario, dedicata ai soldati ungheresi, deceduti in prigionia, costruita nel cimitero della città di Vittoria. Giancarlo Francione è il miglior esperto sull'argomento, è suo merito personale l'organizzazione del museo di storia militare, l'allestimento di questa bellissima collezione in collaborazione con gli storici militari ungheresi. Nuove e nuove generazioni impareranno da lui il segreto che la maledizione dell'umanità, la guerra, non è invincibile. I nemici di una volta possono sicuramente far rinascere l'umanità, l'amicizia e la pace. (Tratto dalla Prefazione) Ismé Gimdalcha, IL PROGETTO KALHESA Prefazione: Edoardo Salzano Edizioni di Storia e Studi Sociali, pp. 214, 14,00. Tra il 1979 e il 1982 nella città di Palermo, mentre una cupa strategia criminale travolge e decapita il ceto dirigente siciliano, due architetti italiani di grande prestigio internazionale, Giancarlo De Carlo e Giuseppe Samonà, e due professionisti locali, sono incaricati dal Comune di redigere un piano di risanamento del centro storico, fatiscente, spopolato, segnato dalle devastazioni dell ultima guerra. Il progetto di recupero dovrebbe essere imposto da queste scandalose evidenze, ma sin dai primi momenti il cammino è impervio. Soggetti e network potenti, arroccati nella politica e nelle istituzioni, fanno di tutto per impedire ogni movimento. Le problematiche da affrontare sono ridotte a chiacchiere farraginose, parvenze e null altro, perché tutto resti ancorato all immobilità che ha garantito, dal dopoguerra, la tenuta del sistema 56 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

57 TRADURRE TRADIRE INTERPRETARE TRAMANDARE A cura di Meta Tabon Fonte del testo ungherese: Inserto Letterario del Notiziario della Regione di Fejér, dicembre 2014 (Inviato dall Autore) Ferenc Cs. Pataki (1949) Veszprém (H) IL NATALE DEI CONVERTITI A Tarr Melinda 1, Cavaliere della Repubblica Italiana Quando eri sulla lista nera 2, mio Signore, e nient altro che un ebrea leggenda potevi essere, a tuo sfavore speravan di disperdere il gregge del bambino-pastore. Quando eri sulla lista nera, mio Signore, han diffuso quel che tu fossi una fiaba e null altro e loro da imperiale vicario esser il re dei Poveri lo pretendevano. Quando eri sulla lista nera, mio Signore, parlavan del vuoto presepe di Betlemme, e dei tre Magi solo come smarriti viandanti dicendo della falsa presenza dei pastori chinati. Quando eri sulla lista nera, mio Signore, l astro guida, della cometa, lo prendevan un bagliore, e sulle braccia la mai vissuta Vergine Madre il bambin reale non lo poteva ninnare. Quando eri sulla lista nera, mio Signore, ambivano che fosse muto il Canto di Natale, 3 però a mezzanotte risuonavan le campane, le melodie s innalzavan e si spargeva l albore. Chi può vietar d averti, mio Signore, intanto sempre riviviam nell anima la splendida notte ricordiamo che venendo alla luce come un uomo prendevi di Dio il corpo immortale. Dove sono ormai gli autori della lista nera, coloro che privi di fede T han rinnegato, tra coloro quanti si son recati dal tuo presepe per supplicare il tuo perdono? È penosa la lor riscoperta della via per Damasco, ma la tua alma, mio Signore, è priva della lista nera e la pura luce redentrice del Santo Natale solleva tutti i fedeli nel palmo del Dio Signore. 1 Melinda B. Tamás-Tarr 2 Riferimento all era del regime totalitariato comunista pretendente ateismo, che non gradì nessun tipo di culto religioso, molti i praticanti furono perseguitati dal Partito Stato, come pure la mia famiglia, pure io vissi con la propria pelle. 3 Csendes éj [Silenziosa notte] (Silent Night) Traduzione dall ungherese di Melinda B. Tamás-Tarr 57

58 Piero Piva (1929) Bosco di Mesola (Fe) MIÉ NÒNO PIRÒN Quànd, al mónd a són gnù, miè nòno Pirón an gh iéra più, 'na sgràzzia sul!avòr gh'éva farmà al sò cuòr. Dal póch fòto rastà, zàli dal témp passà, 'n'idéa am són fàt dl òm ch iéra nat: bón, unèst e lavuradór, qualità ch'igh faséva unòr, in in parlàva ben la zènt dal sò caràtar, di sò cumpurtamént.. Agl'jéra un operài dal man d'òr tut al faséva con amór, passand dal pómp idraulich al banch da mecànich. Ad lu, a m'è sól rastà soquànt atrézzi in eredità, un arlói dópia càssa d'arzènt lassà a mié papà, po a mi, col témp. Volontari pumpiér; generós, ad du fió pàdar premurós, marì fedèl dla nòna Gigia òm atìv, nemìgh dla vita grisa. Jé inmagin ad lù sbiadì, ch il tróva fórma dentr ad mì farmàndas sól par póch istànt a ricordàr mié nòno, ogni tànt. 'Na filàgna màrzza al l à tradì finénd in póch temp i só dì. Quand a n 'agh sarò più a spèr tant d incuntràral lassù. Piero Piva (1929) Bosco di Mesola (Fe) MIO NONNO PIRON Quando al mondo son venuto, mio nonno Piron non c'era più, una disgrazia sul lavoro aveva fermato il suo cuore. Dalle poche fotografie rimaste, gialle per il tempo passato, un'idea mi son fatto dell'uomo che era nato: buono, onesto e lavoratore, qualità che gli facevano onore, e ne parlava bene la gente, del suo carattere, del suo comportamento. Era un operaio dalla mano d'oro, tutto faceva con amore, passando dalle pompe idrauliche al banco del meccanico. Di lui mi sono soltanto rimasti alcuni attrezzi in eredità, un orologio con doppia cassa d'argento lasciata a mio babbo, poi a me, con il tempo. Pompiere volontario, generoso, di due figli padre premuroso, marito fedele della nonna Gigia 1, uomo attivo, nemico della vita grigia. Sono immagini di lui sbiadite, che trovano forma dentro di me fermandosi solo pochi istanti, a ricordarmi il nonno mio, ogni tanto. Una filagna marcia 2 lo ha tradito finendogli in poco tempo i suoi giorni. Quando io non ci sarò più spero tanto d'incontrarlo lassù. Illustrazione di Piero/Pierino Piva Fonte: Piero Piva, Poesia; Trap, Codigoro 2013 Note: 1 È il probabile equivalente dell'italiano Luigia. 2 Filagna è il palo di legno, o di cemento, utilizzato a sorreggere, nei coltivi, le piante da frutto, compresa la vite. Trasposizione dal dialetto ferrarese/codigorese e note di Daniele Boldrini 58 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

59 SA PUTÉSS 'Na crucaléta bianca a vrév essàr pr'andàr in zzièl, in mèz al mar vulàr, al vént sfidàr, con càndid e spumós nuvle sbarazzin; sbarazzinn; scapàr par dismangàr dla vita i sólch amàr, vagàr, ziràr, prilàr par di ór gòdar àtim ad felizzità, d'amòr. A vrév essàr na crucaléta alziéra, pìcula, gàia, ad bòna manièra, svèlta, dai muvimént agrazzià ch'la diségna, sfrisànd, l'aria dal Creà. Lìbar! Essàr a nissùn ligà, far tut ad mié vuluntà, libar d'essàr mi stéss sénzza dmànd nè perméss. Com ch l è bél... suspés in zziél, alziér... sénzza còrp nè zzarvèl, férm con l'aria in fàzza al vént ch'al t'abràzza. Libar! Pensàr a niént, a nissùn, pr un istànt santiram sól... un! O sól 'na sscénza d'umanità ch'la s'imprégna ìntl eternità. Libar! A cuntàt con l'infinì fin che al cuór inturgidì, fin che l'anma la n'è pìna d'na dolcézza sscéta... divina. SE POTESSI Una gabbianella bianca vorrei essere per andar in ciel, in mezzo al mar volar, il vento sfidar con candide e spumose nuvole sbarazzine; scappare per dimenticare della vita i solchi amari vagare, girare, rigirar per delle ore goder attimi di felicità, d amore. Vorrei essere una gabbianella leggera, piccola, gaia, di buona maniera, svelta, dai movimenti aggraziati che disegna, sfregiando, l aria del Creato. Libero! Essere a nessuno legato, far tutto di mia volontà, libero d essere me stesso senza domande né permessi. Come è bello sospeso in cielo, leggero senza corpo né cervello fermo con l aria in faccia il vento che t abbraccia. Libero! Pensare a niente, a nessuno Per un istante sentirmi solo uno! O solo una scheggia d umanità Che si impregna nell eternità. Libero! A contatto con l infinito fin che il cuore inturgidisca, fin che l anima non è piena di una dolcezza schietta divina. Illustrazione di Piero/Pierino Piva Fonte: Piero Piva, Poesia; Trap, Codigoro 2013 Trasposizione dal dialetto ferrarese/codigorese di Melinda B. Tamás-Tarr 59

60 Fekete István ( ) BÚCSÚ Elmegy lassan a berek, az erdő El a nádas, a tél, meg a nyár A hegy, a völgy, a nappal s az éjjel A szememlátta egész határ. Elmegy? De talán mégsem egészen Meglátom tán az örök vizen, Hiszen a Szépség: maga az Isten Lelkemben ott lesz, hiszem, hiszem! Poesia di chiusura dell omonimo volume, raccolta di racconti. ADDIO Se ne va lentamente il boschetto, il bosco Via le canne, l inverno e l estate Il monte, la valle, il giorno e la notte Tutto il campo che ho visto. Se ne va? Ma forse non totalmente Lo vedrò forse sull eterna acqua, Perché la Bellezza: lo stesso Dio Nella mia anima sarà, lo credo, lo credo! Se ne vanno piano il boschetto, la boscaglia Vanno via le canne, il freddo e la bella stagione Il monte, la valle, l albore e le tenebre La discernente intera regione. Se ne va? Magari non per intero, Lo vedrò forse sulla linfa perenne, Perché la Bellezza è l Iddio proprio Ch avrò nella mia alma certamente! Trascrizione più o meno letterale e traduzione poetica di Melinda B. Tamás-Tarr Fekete István ( ) LA CICOGNA (Gólyamadár) Il tempo del crepuscolo è già arrivato ed io stavo guardando il fiume di cui nel letto primaverile il sole stava insinuarsi trovando preparati le coperte di color porpora ed i rosei cuscini ed i marroni materassi del tramonto. Guardavo il fiume che s affrettava con l agitazione primaverile verso il sud dondolando le vermigli coperte e i cuscini, ma questo movimento non disturbava il sole per scendere a letto. 60 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

61 Con calma si scivolava dal cielo ed io ho iniziato a meditare sul probabile calore di quaranta milioni gradi del suo interno, quando una grande ombra ha galleggiato sopra di me e, sulla ripa opposta, coperta scarsamente con l erba, s atterrava un uccello: una cicogna. Si era fermata di fronte al sole ardente ed è rimasta sola nel tramonto e nei miei pensieri, i quali non so da dove l acqua del fiume me li ha portati ininterrottamente. desiderato un parafulmine così imponente, sotto di cui nella nostra onesta cerchia familiare il benessere e la quiete s insediassero. La cicogna come si sa nasce dall uovo e non dall invidia, perciò ho dovuto cercar altri mezzi. Secondo l unanime opinione degli esperti, tale mezzo è ad esempio una ruota rovinata, la quale vien sistemata dall uomo sul camino oppure sul «concio» del muro reggente il comignolo ed è tutto fatto. Questo «tutto fatto» dev essere inteso in tal modo che si voglia dire che nella ventura primavera le cicogne in transito gettando un occhiata dall alto quaggiù potranno dire: Toh, toh! Ma guarda, guarda! Qualcuno ci chiama! E si dirigeranno presso a noi ed accetteranno la ruota per la fondamenta portando sopra le cose ancor necessarie per nidificare. Naturalmente si parla soltanto delle coppie neounite, dato che le vecchie coppie hanno già la loro abitazione e ad esse lo scambio è nemmeno pensabile. Quindi ho posizionato la ruota rischiando la mia vita sulla cima del camino, l ho anche fissato con un filo di ferro ed ho aspettato la primavera. * Calandomi nella profondità della mia anima ho sistemato questi pensieri e nel frattempo è sempre diventato più evidente che fondamentalmente fossi un uomo invidioso. Questo peccato indegno viene alleggerito da quella circostanza che mai ero astioso per i soldi, per i vestiti, per la terra o per qualsiasi ricchezza, però lo sono sempre stato per le cicogne dei nostri vicini di sotto, quelle sono arrivate alla primavera, sono partite d autunno, d estate hanno tirato su i loro giovani eredi ed esse rappresentavano la dinastia delle cicogne. Mai hanno riportato le giovani cicogne e nei dintorni non tolleravano le cicogne estranee. Non parlo neanche di ciò che è un «fatto» dimostrato le case adornate dai nidi delle cicogne vengono trascurate dai lampi e, pure, non parlo di quel che sotto il camino incoronato dal nido di questi uccelli il benessere e la pace entrano A quei tempi le estati erano tempestose ed anche i lampi diligentemente ci circondavano, quindi avrei Però, precedentemente già nel febbraio una cicogna è arrivata e non ha impadronito la ruota. L uccello addirittura cercava mia moglie ed a breve tempo le ha consegnato il suo dono e se ne andava. Non mi meraviglio. Il bimbo piangeva come un leone affamato e ha smesso il pianto quando aveva voglia di alimentarsi. Nel frattempo per non dimenticarmi anche una radio è arrivata, da me procurata per far divertire mia moglie che non rimanesse da sola col bimbo. Comunque, il volume della radio decisamente ha 61

62 sbalordito il nostro figlioletto. Si è messo a tacere ed ha guardato con uno sguardo tetro davanti a sé. Ecco, lo vedi? ho avvertito il bimbo Ecco l altro figlio. O rimani zitto, oppure chiamo la cicogna in risposta ha corrugato la fronte. La radio però non era perfetta, perché non aveva l antenna; ma un buon padre che cosa non fa per la gioia della famiglia? Fa di tutto. Quindi su di nuovo sul tetto della casa per circondare la vita del vecchio camino con un filo di ferro, poi fissare l altra estremità del filo sul ramo del grande pero, una sufficiente conduzione ed ecco, l antenna era pronta. Insomma, ecco il nido sul camino, quindi di colpi di lampi non si può parlare nemmeno. Non lo sapevo che tu fossi così bravo tecnico mi diceva mia moglie, dopo che la radio con l aggiunta dell antenna avrebbe fatto cadere i quadri dalle pareti grazie all alto, rumoroso volume, non parlando del risultato: il bimbo ha smesso gareggiare. Purtroppo il riconoscimento di mia moglie non reggeva nel tempo e l alloro della corona della gloria del bravo tecnico s è sciolto dalla mia fronte come gli arabeschi di ghiaccio sul vetro della finestra. Il motivo di tutto questo era il soffio, il vento puledro primaverile. Infatti, il vento tirava qua e là il pero, questi tirava il filo di ferro ed il filo attirava il vecchio camino chissà da quante settimane veniva aspirato ininterrottamente. Cioè, il vento, il pero ed il filo di ferro reggevano, mentre il camino con la ruota sopra Bello, tiepido pomeriggio di marzo faceva (come in generale nei miei racconti), il piccino dormiva e noi chiacchieravamo a bassa voce quando il cielo e la terra si sono mossi, la casa con le pareti si dondolava tra il fracasso dei rumori. Mia moglie ha in fretta sollevato il bimbo, io non avendo nulla da prendere, correvamo verso la porta, mentre sembrava che al soffitto carrozze di birra facessero la loro gara primaverile. Poi all improvviso un profondo silenzio è arrivato. Che cos era? ci guardavamo. Il camino ho sospirato e non l ho riparato d allora e da quel momento non ho neppure un nido di cicogna. * E l acqua del fiume scorre, scorre e la cicogna sta ferma sull altra sponda. Sta a piedi come un soldato in attesa. Forse è arrivata ora, forse sta sola riposando, oppure può darsi che abbia portato la vera Primavera, il benessere e la Pace sui camini di milioni genti, naturalmente col maiuscolo, con tale maiuscolo che non esiste più in nessun mondo, quel grande maiuscolo che questo Sostantivo merita, questo Sostantivo dei Sostantivi. Che cosa, dunque, hai portato, Cicogna? Nota: Le foto non firmate sono prestate dall Internet. Traduzione di Melinda B. Tamás-Tarr Zoo di Thale (Germania [DDR allora]) Foto di B. Tamás-Tarr Melinda (Luglio 1982) 62 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

63 István Fekete (Gölle 25 gennaio Budapest, 23 giugno 1973) è stato uno scrittore ungherese, uno degli autori più popolari in Ungheria, autore di diversi romanzi, volumi scientifici, scenografie tra cui molti sono classici della letteratura per l'infanzia, in particolare le loro storie di animali. È stato tradotto in più di 10 lingue. La maggior parte dei suoi libri più importanti sono stati trasformati in film o in telefilm, a volte con grande successo internazionale. Nell'era comunista secondo il figlio junior István Fekete è stato considerato nemico di classe e tollerato dal regime, ma il suo nome scomparve dai libri di letteratura a causa del senso percepibile nei suoi scritti dell anticomunismo, antiliberalismo, anticosmopolitismo, dell amore per la nazione, per la patria, del senso cristiano, della fede in Dio; la guida politica cercò di diminuire la sua attività di scrittore, di tacere delle sue opere e lo considerarono soltanto uno scrittore per l infanzia e per la gioventù. Ecco alcune sue opere tra le tante senza pretesa della completezza: Tüskevár [Castello di spina o Castello spinato, 1957; romanzo di formazione, parla di un ragazzo adolescente che trascorre le vacanze estive con l anziano zio Matula nel Piccolo Balaton in cui con naturalezza entra in contatto con la natura (comunque col nome Tüskevár esiste un luogo nella regione di Veszprém), A koppányi aga testamentuma, 1937; [Il testamento dell aga [o agha (titolo ottomano)] di Koppány, romanzo storico per la gioventù e libri di storia di animali. Ha anche scritto un libro con titolo Lutra, il nome di una nutria di cui narra della sua vita. Uno scrittore popolare assieme a Csathó Kálmán della letteratura di cacciatori e di boscaioli. Ecco altri suoi volumi: Vuk (1965) storia di una volpe, I braccianti (1939, Zsellérek in cui descrive il terrore rosso), Csí (1940, storia di una coppia di rondine, di nome Csí [ cì ] e Vit) ), Kele (1955, storia di una cicogna), Cardo (1957, Bogáncs, storia di un cane pastore), Boschetto d inverno (1959, Téli berek, continuazione del Castello di spina o Castello spinato), Hu (1966, storia di un gufo), Lento percorso del tempo (1970, Ballagó idő, romanzo autobiografico), L alba sta arrivando (teatro, 1940), Dottor István Kovács (scenografia di film, 1941), Tra gli uomini (romanzo 1944), Pesca (saggio, 1955), Giardino di Pepi (1960, saggio scientifico), Sulle stade antiche (novelle, 1941), Gelosia (testo drammaturgo, 1942), L altra riva (testo drammaturgo 1942), L alba a Badány (romanzo 1942), ecc. Horváth Sándor (1940) Kaposvár CSENGŐ CSILINGEL A lélek fénye Legyőzi az árnyakat És otthont teremt Az újjászületésnek: A világ virágának. Horváth Sándor (1940) Kaposvár LA CAMPANELLA TINTINNA La luce dell anima Le ombre le domina E plasma la dimora A favor del risveglio: Al mondo pel suo meglio. Traduzione dall ungherese di Melinda B. Tamás-Tarr Salvatore Quasimodo ( ) ED È SUBITO SERA Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. Salvatore Quasimodo ( ) ÉS MÁRIS ITT AZ EST Mindenki magában áll a föld szívén egy napsugártól átdöfvén: és máris itt az est. Traduzione di Melinda B. Tamás-Tarr Sulla spiaggia marina di Lido di Spina (Fe) del 13 dicembre 2014 Foto di Melinda B. Tamás-Tarr 63

64 COCKTAIL DELLE MUSE GEMELLE Lirica Musica Pittura ed altre Muse PAROLA & IMMAGINE Cimitero ebraico presso Oudekerk di Van Ruysdael UNA NOTA A PIEDE DI PAGINA DEL PROFESSORE ORAZIO DE BONSENZIO 64 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

65 «Il signor Nikil si presentò con una massa endocranica in espansione. I margini sono infiltranti e la prognosi a lungo termine è negativa. Avevo prospettato, come primo intervento, una exeresi parziale. Faccio qui una nota più generale. Ci sono pazienti che negano la gravità della malattia e continuano la vita di sempre. Così fa il marinaio che muove la vela e il timone fino allo schianto che non può evitare. Altri cercano l abbraccio delle persone vicine. Forse sono naufraghi che s aggrappano alla roccia che li respinge. Ma sono le reazioni normali alla malattia. Il signor Nikil, invece, aveva ormai un pensiero confuso e delirante che lo portò a rifiutare la terapia quasi volesse, prima del tempo, scomparire nei fondali. Fuor di metafora è lì che il corpo s è forse dileguato e il Taccuino, scoria di pietra nera, è specchio d una mente che prima si smarrì.» Professore Emerito di Neurochirurgia Orazio de Bonsenzio IL TACCUINO DI NIKIL Ciascun uomo ha la morte dentro di sé. La mia morte, però, non dorme più. Mordendo e graffiando mi sospinge lontano dalla città dei vivi. Sotto il cielo nero mi accosto al luogo dov è custodito il silenzio di chi lasciò l orizzonte. Cigolando si schiude il cancello della città dei morti. Con il velo del fantasma mi aggiro fra i cipressi e le lastre. Giacomo Vinzoni capitano di lungo corso d anni 29 primo ufficiale sulla nave Torridon durante furiosa tempesta capo Buona Speranza mentre aiutava dar volta alla gabbia di maestra cadde in mare e miseramente periva Le nostre vite hanno lo stesso traguardo. Questo m aspetta in fondo al cammino: l esser disfatto nel buio d una bara, schiacciato da una lastra che si sgretola, attorniato dalla frotta d uguali fosse, in attesa di mani che gettino via gli avanzi cercando posto per un altra bara e un altro nome. Da quale sarcofago dovrei levarmi nella Notte del Giudizio se il mio sarà rimosso con la firma del prossimo sindaco? La resa dei conti avverrà, per me, senza che squillino le trombe e senz attendere che dall Arca sia tolto il settimo sigillo. Meno elegante ma più lesto del cenno del dio verrà a scomodarmi il gesto risolutivo del becchino. Un morbo che non perdona incontrato a bordo del piroscafo Duilio nella traversata da New York a Genova stroncò la vita del giovanetto Luigi Peirano di anni 16 65

66 Il nulla e il mai più. L esser stritolato da una potenza immensa e fredda. L esser polvere d ogni azione e d ogni emozione. Questa è la morte che cammina con me. Il rimanere in vita dipende dalla salute d un corpo che pare già miracolo se regge per un po. Continuamente siamo in balia della vena che può lacerarsi o della cellula che può impazzire. C è un patto che unisce i vivi e i morti. Lo annunciano i tre scheletri ai tre cavalieri: noi fummo quel che voi siete, voi sarete quel che noi siamo. Armando Viviani in quel di Deiva a soli 23 anni pesante masso di pietra stroncava sua vita La vita è l attimo dell equilibrio. L attimo che precede l oscillare della corda e il rientro nell abisso. Sono folgoranti le iscrizioni che fermano l istante del tracollo. Quando all improvviso si disegna un destino. Lì accanto sorride il funambolo che sceglie l appoggio più sottile per librarsi sul baratro più cupo infischiandosene del piede in fallo e delle membra straziate. Il rintocco dell orologio della torre di Levanto. Nel silenzio della notte odo qualcosa insieme a una voce. Il cane Jimmy ha un difetto forse dalla nascita. Sarà stato un incidente. Apre e chiude la bocca a determinati intervalli di tempo. La mia notte è una notte stranamente... favolosa. Tra i segni della tragedia e dell oblio filtrano delle voci che ci sono familiari. C è chi esprime un magico sentimento della vita e della morte. Tutt attorno sentenze meschine esaltano una personalità o, magari, una qualifica. Alessandro Foraggiana dottore in biologia Il buon Foraggiana è spogliato d ogni bene ma tiene ben stretto il fiocco: invece della pelle gli starà indosso l etichetta di biologo. Quel dottore s occupa della vita ma, ahimé, la vita non s occupa più di lui. Non fu abbastanza dotto da trattener quella vita che era sua. Il dimenarsi di chi vuol lasciare un impronta è sconcio quanto mai nel regno del nulla. Neanche qui quel vanesio capisce che è nulla esser biologo e che è nulla esser qualcosa? 66 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

67 La vanità degli individui è la notizia che promana dal consesso dei morti. Sulla pietra sfuma l ultimo saluto d una flotta in rotta verso Cariddi. Volti diversi ma sempre uguali scivolano nella schiuma che ne ingoiò infiniti. Ho imparato la lezione. Già da oggi rinuncio a me stesso. E rinuncio al nome visto ch è tutt uno esser individuo ed esser nome. Dando un nome si consacra, con gran pompa, il novello finché beffardamente quel marchio gli sopravvive sulla lapide. Sia maledetto il battesimo. Voglio stare senza nome, senza veste, con le gambe a penzoloni nella bara. Federico Motto la tua vita durò quanto un sogno L universo dei morti non è un frammento del passato perché ritrae il dissolversi della mia vita. E non è un vacuo specchio dell avvenire se è vero che il significato della vita si coglie abbracciando il confine. Vivi come se fossi sul punto di morire. Vivi come se tu non esistessi. Abbi i morti come compagni. Questi motti sono affini perché la confidenza con l avello insegna il congedo da sé. Crolla un argine che non c è ed, ecco, irrompe il vuoto spargendo un ombra di leggerezza nella recita dei giorni. I miei fratelli sono memorie del sottosuolo e gli è di peso una croce. Sono come il vento: non si vedono e subito corrono via eppure scuotono queste misere cose. Io stesso piego il timone a occidente. Da tempo campeggia il limite entro il quale troncherò il filo con dita forse più severe e parche che non le Parche in carne e ossa. Ogni traccia convolerà in cenere poiché Galateo impone di sgomberare quando si va nella casa nuova. Angelo Queirolo Caro angeletto sorridi di lassù ai tuoi genitori e ai tuoi fratellini che fiori t offrono e baci desiderandoti 67

68 Dai monumenti e dalle urne si leva il lamento dei prigionieri. Ogni custodia per i corpi è il grido di chi s aggrappa alla vita e celebra, in controluce, il trionfo della morte. Quanto sono lontani, da lì, il mare e il cielo! Sia chiaro: sempre mi piacerà l acropoli dei morti che sta di monito, coi suoi lumi, sul fuoco volubile e fatuo dei vivi. Ma sono lumi troppo fiochi per suscitare i volti che ci furono cari. Dovremo blandire la lira e cercare altrove. Dietro alle nuvole sta chi non c è più? O è un corteo che procede dentro di noi? C era un tempo in cui camminavo nelle città sepolte. Cos è più ragionevole che curarsi del giaciglio nel quale dovrò soggiornare per sempre? Ancora penso così ma ho cambiato idea riguardo alla forma della cassa. Il corpo sembra davvero una maschera bizzarra che m è affibbiata per qualche stregoneria. Cos altro se non la maschera marcirà nella terra? Che importa dove e come si struggerà? Vada alla malora. Non me ne occupo più. Non nel fango ma nell intimità del cuore voglio creare un rifugio. Un porto di quiete che introduca all annullamento e all eternità. Caro Gastone sei partito dalla tua amata Portovenere per navigare in mare aperto Mi ritiro nel santuario in rovina dove c è Cristo coi chiodi tra le mani. Già preparo la pietra dell ara per la sera della Messa e della Comunione. Mi sarà vicino chi si mette al soldo nella Legione Straniera. Chi improvvisa un passo di danza tra le catacombe e s accuccia, chinando il capo, nella cripta di Cecilia. Chi, apostolo della profondità e del silenzio, s eclissa come tuffatore di Delo dopo aver tirato il collo al gallo d Asclepio e allo stesso Asclepio. Per loro avrò labbra che traboccano passione. Qui giace uno il cui nome fu scritto sull acqua (Keats) Quale gabbia potete foggiare per colui che, ovunque stia, se ne sta nell eremo più antico, lontano dalla penitenza del corpo e dei gesti, tanto lontano da esser in bilico sulla soglia della notte perenne, così da sporgersi come equilibrista per tener convegno coi morti, o spiare al chiarore della lanterna l immane folla dei viventi che emergono e si immergono nel ventre dell unica madre? 68 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

69 I miei occhi hanno contemplato i colori dell autunno e il chiaro di luna. Qui non sono più. Non mi domandate niente. Ascoltate le voci dei pini e dei cedri quando il vento tace. Nel buio... oltre le mura... lieve e folle... in compagnia delle ombre... mille luci che trapassano gli occhi... Antonella sorride e Denise accarezza il coniglio... lieve e folle in compagnia delle ombre disteso sul freddo marmo... la chioma dell abete... la luna e due stelle... lieve e folle... qui oltre e sopra le mura... sospeso sui mostri della terra e dello spirito... sospeso in questo istante che sta fuori dal tempo... «Nella prossima vita ci guarderemo bene dall essere umani. Saremo anatre selvatiche. Gli oceani d acqua e di ghiaccio e le sabbie rosse del deserto li guarderemo da lontano come se non fossimo mai caduti.» KEATS - G. R. - 69

70 Dsida Jenő ([sz. Binder Jenő Emil] ) ISTEN SZERET Az este bús, a szél irigy. Parányi mécs be szürke így. Susog, beszél száz sírverem és messze egy tükrös terem. Sok bánatunk, kevés derünk - angyal, vezess, gyerünk, gyerünk! Forogni fog sok fürge kör, villogni fog ezer tükör. Egy árva mécs, egy kis szavam: ezernyi mécs, ezer szavam. Valami nagy, sötét keret... Az ember sír. Isten szeret. Jenő Dsida ([nato Binder Jenő Emil] ) IDDIO AMA La sera è tenebrosa, l aria è invidiosa. Il minuto lume è tanto cenerino. Cento avelli sussurrano, parlano ed è distante una sala di specchi. Abbiam tanta dolenza, e poca gaiezza - angelo, guidaci, forza, forza! Gireranno molti agili cerchi, sfavilleranno mille specchi. Un orfana fiaccola una mia parola piccola: Una migliaia di fiaccole, una migliaia di mie parole, una grande, scura cornice... L'uomo vagisce. Dio volendoci bene agisce. Traduzione di Melinda B. Tamás-Tarr Jenő Dsida nacque in Transilvania, a Szatmárnémeti. Sua padre, Aladár Dsida, era un ufficiale del genio militare dell esercito austroungarico. Sua madre, Margit Csengeri Tóth viveva a Beregszász prima del matrimonio. Durante la prima guerra mondiale suo padre cadde prigioniero in Russia, suo zio, con il nome del quale era stato battezzato, fu ucciso sul campo di battaglia galiziano. Dopo la guerra la famiglia entrò in crisi economica, e il padre dovette cercare un lavoro civile. Dsida studiò a Beregszász, Szatmárnémeti a Budapest. Sin dall infanzia voleva diventare poeta. 1 Fu lo scrittore Elek Benedek a scoprire il suo talento letterario e ad avviarlo alla carriera di poeta. Tra il 1923 e il 1927 sulla rivista Cimbora [Amico] vennero pubblicate le sue poesie e traduzioni letterarie. Nel 1925, cedendo alla pressione dei genitori, si iscrisse alla Facoltà di Legge dell Università di Kolozsvár [ora Cluj-Napoca e non più appartenente all Ungheria], ma non si laureò mai. Sposò l amore della sua vita, Melinda Imbery, nel Varie poesie e lettere testimoniano l'intensità del loro amore. 2 Jenő Dsida soffriva di gravi problemi cardiaci. Nel 1938, a causa di un grave raffreddore, trascorse vari mesi in ospedale per curarsi, ma alla fine i medici non riuscirono a salvarlo. Morì all'età di 31 anni, il 7 giugno Dal 1927 fu redattore della rivista letteraria Pásztortűz [Fuoco del pastore], dall anno successivo lavorò anche come istitutore privato presso una famiglia nobiliare ad Abafája. Collaborò con varie riviste transilvane, come l Erdélyi Helikon, Erdélyi Lapok, Erdélyi Fiatalok e Keleti Újság [Elicona Transilvana, Fogli Transilvani, Giovani Transilvani, Giornale d Oriente], contemporaneamente fece parte di varie associazioni di scrittori. Tradusse anche diverse opere letterarie, come ad esempio poesie cinesi e alcune opere di Ada Negri. Secondo Béla Pomogáts La personalità di Jenő Dsida si distingueva in maniera stridente da quella di coloro che professavano un'acre ostilità nei confronti della storia. Egli non voleva litigare con il destino, voleva solo cantare: cantare della natura, dell amore e della gioventù, come i tardoromantici. Giunse alla letteratura come un angelo adolescente, con la sua inebriante giovinezza, i biondi capelli fluttuanti, pieno 3 di entusiasmo e di fiducia di se stesso. La maggior parte delle sue liriche sono allegre, ricche di virtuosistici giochi rimici e ritmici, intrise di un malinconico senso della vita, e sono composte con l'intento di proclamare la bellezza e la bontà del mondo." 4 L umore melanconico nelle sue opere è dovuto al Trattato di Trianon e della sua malattia cardiaca. Fu il poeta non solo delle passioni, ma anche della compassione. I suoi temi ricorrenti sono la paura dalla morte, l amore e la devozione cristiana. 5 Volle che la sua poesia più conosciuta, la Psalmus Hungaricus, fosse dimenticata per sempre. Durante il regime comunista non venne pubblicata, e tanti pensarono che la sua esistenza fosse solo una leggenda. 6 Nel periodo interbellico, il paesaggio transilvano diviene la base di una metafora del destino della minoranza ungherese, metafora che crea anche un atteggiamento verso l'esistenza. Dio e paesaggio sono motivi referenziali che scorrono su un doppio binario: la poesia che cerca Dio, che evoca Cristo, che chiede un segno divino, e nel contempo mostra il volto di Cristo che si fa uomo e che è il volto dell'uomo che passa attraverso le prove dell'esistenza. Dio è topos, parte della tradizione salmica della poesia ungherese, che tocca la storia. Ma c'è anche l'esempio del «salmo pagano» di questo poeta, simbolo della minoranza ungherese morto giovanissimo e poeta fino all'ultimo istante lasciatogli dalla malattia che lo consumava. Lo Psalmus Hungaricus (1938) di Dsìda ci offre un'immagine degli ungheresi come comunità, etnia, nazione sin dall'incipit: «Ho già scritto almeno cinquecento canti / eppure questa parola: ungherese, / non l'ho ancora scritta». È una testimonianza salmica dell'amore verso il suo popolo, in un passo nel quale il sistema di valori cristiano sembra 70 OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

71 inconciliabile con la civiltà magiara (V canto). Eppure la poesia di Dsida è piena di motivi legati alla cultura cristiana, fino addirittura all'identificazione «sacrilega» con il Cristo Redentore in poesie come Út a Kálváriához ([La via del calvario], 1933). Il primo volume (Lelkesedő magány [Solitudine entusiastica], 1928) contiene versi liberi scritti nel segno dell'avanguardia, in particolare dell'espressionismo. Nel secondo (Nagycsütörtök [Giovedì Santo], 1933) - forse anche perché influenzato dalla morte dell'amico scrittore transilvanista Aladár Kuncz - vi è un'atmosfera decadente carica di presagi di morte, che diviene il motivo di fondo della sua poesia e si esprime in forme peculiari e nella trasposizione di simboli universali. I poeti più vicini per età a Dsida, Attila József e Miklós Radnóti, come lui maturano presto e purtroppo altrettanto presto muoiono. Iniziano influenzati dall'avanguardia, mentre nella maturità la loro poesia si caratterizza per una sorta di sintesi classicizzante, comprendono ed esprimono un amore passionale per la vita, il piacere liberato, il gioco. Fino alla fine Dsida praticherà quella «filosofia della virtuosità» che lo rende così attento alla qualità estetica di ciò che scrive attraverso i mezzi più diversi. Quest'ampiezza di toni, motivi e stile (dal tragico all'umoristico, dall'ironico al grottresco), in cui ha un ruolo importante anche il gusto per il gioco, si manifesta appieno nel volume di poesie pubblicato postumo Angyalok citeráján [Sulla cetra degli angeli 1938] 7. Opere: Leselkedő magány [La solitudine in agguato] 1928, Nagycsütörtök [Giovedì Santo] 1933, Angyalok citeráján [Sulla cetrra degli angeli] 1938, Jövendő havak himnusza [Inno dei mesi venturi] , Rettenetes virágének [Tremendo canto d amore) letteralmente Tremendo canto di fiori ], , Séta egy csodálatos szigeten [Passeggiata in un isola meravigliosa], (articoli, novelle, lettere), Bucarest, 1992., Magyar karaván Itálián keresztül [Un carovano ungherese attraverso l Italia], Budapest, romanzo autobiografico nel quale descrive il suo viaggio in Italia, Légy már legenda [Sii già leggenda] (tutte le opere e traduzioni), Budapest, NOTE: 1 In memoriam sorozat, Dsida Jenő, Tükör előtt. Bp., 2001., a cura di. Béla Pomogáts, pp Dsida Jenő: Séta egy csodálatos szigeten, (cikkek, riportok, novellák, levelek), Bukarest, In memoriam Pubblicato su Keleti Újság 1935/ Láng Gusztáv: Dsida Jenő költészete, Bukarest, Dsida Jenő költészete La letteratura ungherese di Transilvania di Cinzia Franchí IN Storia della letteratura ungherese, a cura di Bruno Ventavoli 2. vol. dalle pp , Lindau, Torino 2002 Bibliografia consultata: Storia della letteratura ungherese, a cura di Bruno Ventavoli 2. vol., Lindau, Torino 2002 Wikipedia Piero Piva (1929) Bosco Mesola (Fe) RISVÉLI L'è bèl ad prima matìna col sól apéna alvà gòdar la vista d'i ócc: al vérd, la lùs, al zziél, la brézza dl'aria frésca in fàzza l'at carézza, l'udòr dla tèra smissià dla nòt apéna bagnà. Scultàr cuór e mént santìr il vòs di silénzzi arént, abrazzàr d'immensità tutt insiém al nòstar creà. Am sentìva part dl ' univèrss un picul éssar, 'na vós, un vèrss rìvòlt al mónd ch'l'è in subùli guèr e terorìsam nauseànt intrùli. Maltratà animài, vèce, putìn, suferénzz, dulùr al mónd l è pin; manca l amór, la cumpassión, regna sól dla cunfusión! Vivén in pas, int l'umiltà, int al rispèt dil diversità, ringrazzién Màdar Natùra ch'la s'nutrìss e la s' madura. Bèl sarév alóra alvàrss un dì ad bunòra Piero Piva (1929) Bosco Mesola (Fe) RISVEGLIO È bello di primo mattino col sole appena sorto godere con lo sguardo il verde, la luce, il cielo, la brezza dell aria fresca in faccia t accarezza l odor della terra destata dalla notte appena bagnata. Ascoltar cuor e mente sentir le voci dei silenzi accanto abbracciare d immensità tutt insieme il nostro creato. Mi sentivo parte dell universo un piccolo essere, una voce, un verso rivolto al mondo che è in subbuglio guerre e terrorismo nauseante intruglio. Maltrattati animali, vecchi, bimbi, strazi, dolori il mondo è colmo; manca l amore, la compassione, regna solo della confusione! Viviamo in pace, nell umiltà, nel rispetto delle diversità, ringraziamo Madre Natura che ci nutre e ci matura. Bello sarebbe allora alzarsi un dì di buonora 71

72 in armonié con i elemént: aria, tèra, aqua, sól, e... tanta zént. in armonia con gli elementi: aria, terra, acqua, sole, e tanta gente. Trasposizione dal dialetto ferrarese/codigorese di Melinda B. Tamás-Tarr Illustrazione di Piero/Pierino Piva Fonte: Piero Piva, Poesia; Trap, Codigoro OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/104 MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

73 SAGGISTICA GENERALE Vincenzo Latrofa (1990) Melbourne (Australia)/Bari L'Epistola sulle definizioni e descrizioni delle cose di al-kindī Al-Kindī e la Mu tazila L era in cui al-kindī visse fu senz altro unica nella storia del pensiero Islamico. Quest era, soprattutto durante il califfato di al-ma mūn, fu segnata da una presunta libertà di pensiero in materie come la religione e la filosofia. Durante il califfato di al-ma mūn sorse il movimento teologico della mu tazila, un movimento spiccatamente razionalista nell alveo della teologia islamica. A questo movimento dapprima fu concesso di esprimere e divulgare liberamente le sue dottrine, mentre nella fase finale del califfato di al- Ma mūn divenne addirittura la dottrina ufficiale dello Stato Abbaside. Come abbiamo illustrato nella nostra Introduzione, questa fu anche l epoca delle traduzioni massicce di opere dal greco e dal siriaco all arabo. Al-Kindī, che dedicò la maggior parte della sua vita alla filosofia, non poté essere indifferente a quell atmosfera fertile di idee teologiche, di discussioni e dispute dottrinali, soprattutto poiché visse a Bagdad, capitale del califfato Abbaside ed epicentro della mu tazila. Il termine arabo che traduciamo con teologia è kalām 1. Il significato originale di kalām altro non è che parola o discorso : nel Corano questo termine indica la rivelazione 2 che Dio concesse ai profeti 3 e negò a coloro che non si convertirono; parola divina impossibile da recepire per chiunque idolatri false divinità 4. In virtù dell uso Coranico, il termine kalām passò dal senso primigenio di parola o discorso a quello di discorso su Dio. Al termine kalām si affiancò quello di ilm al-kalām, letteralmente scienza del discorso, ovvero teologia speculativa. La base della teologia musulmana, come quella di ogni teologia religiosa, è il convincimento dell assoluta priorità della rivelazione, che è divina, sull umana ragione 5. Il mutakallim invece è colui che si occupa di ilm alkalām, quindi il teologo. Non sarebbe coerente con gli obiettivi di questa tesi analizzare dettagliatamente l evoluzione che ha portato il termine kalām a significare teologia. La scienza ilm al-kalām, in ambito sunnita, assunse la connotazione di una pura dialettica razionale operante sui concetti teologici derivati dal Corano. Ai mutakallimūn spettò pertanto il ruolo di apologeti, e si occuparono eminentemente di sostenere, con tutte le risorse dialettiche che possedevano, i principi della loro fede religiosa. Una fra le più antiche scuole teologiche è quella conosciuta col nome di mu tazila. Con il termine mu tazila si designa una scuola di pensatori musulmani che si raggrupparono durante la prima metà del II secolo dell egira nella città di Basra, ma ben presto il centro della loro attività divenne Bagdad, allora capitale del califfato Abbaside. Il motivo per cui questa scuola fu chiamata mu tazila ha diverse possibili spiegazioni: l eresiografo al-baġdādī, per esempio, riferisce che la denominazione mu tazila deriva dal fatto che questo gruppo si sia separato (i tazala) dalla comunità musulmana in virtù di una diversa concezione di peccato e sullo status del peccatore. Il peccatore è considerato dai mu taziliti come in uno stato intermedio fra infedeltà (kufr) e fede (īmān). Secondo altre teorie, la scelta di questo nome potrebbe avere un origine Coranica: nel Corano, il passaggio che presenta i Sette Dormienti 6 come esempi di fede e devozione designa il loro atteggiamento con il termine i tizāl (separazione), intendendo che essi si erano separati dalla comunità e dai godimenti terreni per poter adempiere compiutamente alle loro necessità spirituali 7. Secondo altre fonti storiografiche invece, Wāṣil ibn Aṭā (m. 131 h. / 748 a.d.), antesignano della scuola mu tazilita, si trovò in contraddizione col suo mentore al-ḥasan al-baṣrī (m. 110 h. / 728 a.d.) sulla questione dei peccati gravi. Dopo aver espresso pubblicamente la sua opinione, Wāṣil ibn Aṭā abbandonò il gruppo di al- Ḥasan al-baṣrī, e iniziò a insegnare le proprie dottrine ad un nuovo gruppo di seguaci. A quel puntò al-ḥasan al-baṣrī chiosò: Wāṣil si è separato da noi (i tazala annā). Da allora Wāṣil e i suoi discepoli vennero chiamati mu taziliti, ovvero i separati o i separatisti. Da questa seconda fonte deriva che i termini mu tazila e mu taziliti sarebbero stati applicati ai seguaci di Wāṣil dai loro avversari. È stato però osservato da Nallino 8 che non è probabile che gli adepti della nuova scuola abbiano accettato di portare, peraltro con fierezza e per secoli, un nome che indicava origini scismatiche e quindi implicava una connotazione negativa. È verosimile quindi, sempre secondo Nallino, che il termine i tizāl significasse, almeno in una fase iniziale, astensione piuttosto che separazione, poiché Wāṣil e i suoi seguaci sospesero il giudizio sulla condizione del musulmano colpevole di un peccato grave. La dottrina mu tazilita è fondata su due principi: riguardo a Dio, il principio della trascendenza e della sua unicità assoluta; riguardo all uomo, il principio del libero arbitrio, che comporta la responsabilità diretta dei propri atti. Questi due principi hanno dato luogo a cinque tesi che sono condivise e accettate da tutti coloro che hanno aderito alla mu tazilita. Di queste cinque tesi solo le prime due riguardano il divino, la terza riguarda l escatologia, mentre la quarta e la quinta dirimono questioni di teologia morale. La prima tesi è quella del tawḥīd, ovvero la professione dell unicità di Dio. È uno dei pilastri fondamentali dell Islam stesso. I mu taziliti non lo hanno quindi né inventato né introdotto in seno alla religione Islamica, ma si sono applicati per darne nuove e originali spiegazioni teologiche: Dio è unico, ed è quindi necessario negare in Dio ogni forma di pluralità. In base a questo i mu taziliti negarono l esistenza degli attributi divini, perché questi entrerebbero in conflitto con l unicità di Dio: secondo i mu taziliti, affermare che esistono degli attributi coeterni a Dio, come ad esempio 73

74 la sapienza o la potenza, equivarrebbe a renderli una specie di dèi. Fra le espressioni con cui i mu taziliti definirono se stessi c è appunto quella di ahl at-tawḥīd. La seconda tesi è quella della giustizia divina (al- adl). Su questo terreno, che oggi chiameremmo teodicea, emerge forse maggiormente l indole razionalista della scuola mu tazilita. Per dirimere il problema della giustizia divina, i mu taziliti trattarono della libertà e della responsabilità umana. Secondo i mu taziliti il principio della giustizia divina non solo implica la libertà e la responsabilità dell uomo, ma addirittura che la sua libertà e la sua responsabilità derivano dal principio stesso della giustizia divina: se così non fosse, sempre secondo i mu taziliti, l idea della ricompensa o del castigo nell aldilà sarebbe priva di senso, e l idea della giustizia divina priva di fondamento. La terza tesi, conseguente alla seconda, è quella della ricompensa nell aldilà (al-wa d). Quest idea di ricompenso e castigo nell aldilà è già espressa nel Corano; i mu taziliti si distinsero per mettere in rapporto questo dogma di fede con la loro concezione di giustizia divina e di libertà umana. Il concetto di giustizia divina teorizza l impossibilità di uguale trattamento per colui che compie il giusto e colui che pecca. Poiché l uomo, secondo i mu taziliti, è dotato di libero arbitrio, ne consegue che egli è l unico e il diretto responsabile dei suoi atti meritori e demeritori. L idea della ricompensa o del castigo divino è dunque una diretta conseguenza di quella della giustizia divina. La quarta tesi è quella della cosiddetta situazione intermedia (al-manzila bayn al-manzilatayn). È questa una concezione del peccato e dello status del peccatore che segnò il dissenso fra al-ḥasan al-baṣrī e il suo discepolo Wāṣil ibn Aṭā, il quale fondò il suo gruppo proprio in virtù dell impossibilità di sanare questo contrasto. Per quanto riguarda la natura del peccatore, Wāṣil ibn Aṭā e i suoi seguaci adottarono una soluzione mediana, astenendosi sia dal dichiarare miscredente il musulmano colpevole di un peccato grave, sia dal dichiararlo credente. Com è stato già ricordato, questa posizione intermedia di astensione ha determinato, secondo Nallino, il nome che è stato attribuito alla scuola. Secondo Wāṣil ibn Aṭā e i suoi seguaci esistono due tipi di peccati: i saġā ir (peccati lievi) e i kabā ir (peccati gravi). Chi commette peccati lievi non viene scacciato dalla comunità di credenti, purché non sia recidivo. Fra chi invece commette peccati gravi c è da fare un ulteriore distinzione: quelli che cadono in uno status di infedeltà (kufr) e quelli che si vengono a trovare in una situazione intermedia, coloro cioè che non fanno parte della comunità musulmana a pieno titolo ma non sono neanche da considerare miscredenti. La quinta e ultima tesi è quella dell imperativo morale (al-amr bi-l-ma rūf). Quest ultima riguarda specificamente la vita comunitaria e la pratica dei giusti principi di giustizia e libertà all interno della comunità. Secondo i mu taziliti la giustizia non ha soltanto una dimensione individuale, ma riguarda l intero aspetto comunitario: essa è una pratica di tutta la comunità finalizzata a creare una società armonica ed egualitaria. Una volta sancita l impossibilità di conciliare le sue idee con quelle del maestro, Wāṣil ibn Aṭā si dedicò a elaborare sistematicamente la propria dottrina e a diffonderla con grande impegno. I biografi narrerebbero che inviò degli adepti nei paesi magrebini e a oriente fino in Iran e in Armenia 9. Le teorie teologiche della mu tazila furono adottate come ufficiali dallo stato Abbaside per quasi un cinquantennio (197 a.h./ 813 a.d. 247 a.h. / 861 a.d.), col risultato di rendere la mu tazila la scuola teologica egemone fino alla prima metà del terzo secolo dell era islamica, ovvero il nono secolo dell era comune. Nell anno 212 a.h. / 827 a.d. il califfo al-ma mūn impose il dogma del Corano creato, punto fondamentale della scuola mu tazilita, e istituì la miḥna, una sorta di inquisizione ante litteram, atta a verificare e a imporre il rispetto dei dogmi mu tazilititi 10. Il califfo Abbaside al-ma mūn, come detto, fu anche colui che più energicamente supportò il progetto di traduzioni dal greco iniziato dal precedente califfo al- Manṣūr. Questi furono proprio gli anni in cui al-kindī scrisse i suoi trattati, per cui è lecito domandarsi come interagirono i traduttori e i filosofi con la mu tazila e come la mu tazila influenzò il movimento di traduzione e al-kindī stesso. Questa questione è stata affrontata fino ad oggi da Abū Rīda 11, Richard Walzer 12, Alfred Ivry 13 e infine, Peter Adamson 14. Ciò che qui ci proponiamo di fare è riepilogare e mettere in dialogo i loro studi su questo tema. Secondo Abū Rīda e Richard Walzer c è una certa affinità di vedute tra al-kindī e la mu tazila; mentre secondo Alfred Ivry, al-kindī considerava i mu taziliti come degli intellettuali rivali, e per sostenere questo si basò su un passaggio polemico contenuto nel trattato Sulla Filosofia Prima che, secondo Ivry, era indirizzato proprio ai mu taziliti 15. Abū Rīda fu il primo a mostrare come al-kindī condividesse con la mu tazila alcuni campi di interesse 16 : nella prefazione alla sua edizione critica sull opera di al-kindī, Abū Rīda elenca i titoli dei trattati attribuiti al filosofo degli Arabi, ed evidenzia come i titoli di alcune di queste opere parlassero di temi cari ai mu taziliti, ovvero la giustizia e l unità di Dio 17. Sfortunatamente questi trattati non sono giunti fino a noi, per cui dobbiamo limitarci ad osservare la convergenza fra i titoli delle opere di al-kindī e alcuni dei principi mu taziliti. Ci sono evidentemente temi di interesse comune fra al- Kindī e i mu taziliti; tuttavia, Abū Rīda non dimostra nessuna connessione diretta fra il filosofo e la scuola teologica appena menzionata, per cui la sua teoria è davvero molto debole: in mancanza di prove testuali che ci permettano di fare parallelismi fra le opere di al- Kindī e quelle dei mu taziliti, il fatto che alcuni titoli delle sue opere menzionassero temi centrali anche nella speculazione dei mutakallimūn, dimostra che il filosofo condivise con i mu taziliti alcune tematiche di interesse ma non dimostra alcun tipo di connessione diretta. Alcune altre convergenze fra al-kindī e la mu tazila sono state notate da H. Davidson 18. La sua maggiore preoccupazione fu quella di dimostrare la dipendenza di al-kindī e di alcuni autori mu taziliti dalle argomentazioni di Giovanni Filopono sulla condizione creaturale dell universo. Davidson, senza affermare né che al-kindī fosse un mutakallim né che al-kindī fosse un mu tazilita, ha mostrato alcune affinità fra al-kindī e i mu taziliti, come ad esempio che al-kindī e gli autori mu taziliti si avvalsero di argomenti simili, principalmente derivati dagli scritti di Giovanni Filopono, 74

75 per dimostrare le loro teorie sulla creazione dell universo. È stato asserito da Richard Walzer, in maniera molto più cauta rispetto ad Abū Rīda, che al-kindī aveva una certa affinità con i teologi della mu tazila e che parte del suo impegno fu quello di dare una formulazione filosofica ad alcuni dei loro principi cardine. Nel capitolo New Studies on al-kindī contenuto nel volume Greek into Arabic 19, Walzer presenta sia delle prove esterne che delle prove interne per rafforzare la sua asserzione secondo cui al-kindī è the philosopher of the Mu tazilite theology 20. L intento di Walzer con il capitolo New Studies on al- Kindī è, come esplicitato dall autore stesso, quello di mettere in luce le diverse sfaccettature del pensiero di al-kindī e dell orizzonte intellettuale su cui si muoveva. Già il fatto che il titolo del capitolo riguardante il rapporto intellettuale di al-kindī con la mu tazila si intitoli New Studies on al-kindī ci fa capire come negli anni 50 e 60 la trattazione di questo argomento fosse percepito o come qualcosa di completamente nuovo o come innovativo rispetto a studi anteriori. L obiettivo dello studio di Walzer fu di mettere in luce alcune peculiarità del pensiero di al-kindī che poterono emergere grazie all edizione critica di Abū Rīda. Una fra tutte, prosegue Walzer, è il suo atteggiamento nei confronti dell ortodossia religiosa della sua epoca, che a quei tempi era incarnata proprio dalla teologia della mu tazila. Per fare questo Walzer si basò, come detto, sia su delle prove esterne che su delle prove interne. Le prove esterne di cui Walzer parla sono le più generiche e altro non dimostrerebbero se non che al- Kindī non potesse essere in completo disaccordo con l interpretazione ufficiale dei mu taziliti. Secondo Walzer questo è dimostrato dal fatto che opere come Sulla filosofia prima 21 e altre siano dedicate al califfo al-mu taṣim e al suo predecessore al-ma mūn. Un altro scritto, in cui al-kindī parla del suo modo di intendere il Corano, fu dedicato ad Aḥmad, figlio di al- Mu taṣim, di cui al-kindī fu il precettore 22. Tuttavia queste prove esterne appaiono abbastanza deboli, e non provano nulla se non che al-kindī e i mu taziliti ebbero gli stessi mecenati e protettori. Avrebbe potuto un filosofo che viveva a corte non dedicare almeno alcuni dei suoi scritti ai suoi protettori? Questo sarebbe stato quantomeno insolito e poco accorto. Lo stesso Walzer ammette che sarebbe rash 23 (cioè, avventato ) pensare di poter costruire un parallelo fra al-kindī e la mu tazila soltanto su informazioni di questo tipo. E questa è la premessa alle prove interne dello studio di Walzer, ovvero parallelismi testuali fra le opere di al- Kindī e quelle dei mu taziliti a lui coevi. Al-Kindī, in aperto contrasto con Aristotele e Plotino, sosteneva la teoria della creatio ex nihilo, e in questo era in perfetta sintonia con le teorie religiose dell epoca. Su un argomento di grande importanza filosofica come quello dell eternità del mondo, la diversità di vedute fra al-kindī e i filosofi greci (e anche con filosofi arabi posteriori come al-fārābī e Averroè) è netta. Al-Kindī provò a dare una spiegazione filosofica alla teoria della creatio ex nihilo e a sconfessare la teoria dell eternità del mondo. Nel suo scritto filosofico Risāla fī ḥudūd al-ašyā warusūmihā (Epistola sulle definizioni e descrizioni della cose), al-kindī definisce anche il termine al-ibdā (la إظ هار ( nulla creazione) come far apparire la cosa dal. 24 ) الشيء عنليس Da questo scritto si evince che al-kindī riteneva che la creazione avvenisse dal nulla. Da un altro trattato dello stesso autore 25 evinciamo che il Nostro distinguesse fra ال فعل) diversi tipi di azioni e che: La prima vera azione consiste nel far essere enti dal nulla (االولى الحق Questa azione è evidentemente.(تأي س ألسيات عن ليس) appannaggio di Dio l Altissimo و هذا الفعل ( il quale costituisce il fine 26 di tutte le,(بين انهخاصة هللاتعالى cause هو غاية كل علة),(الذي e nessun altro all infuori di Lui può produrre queste cose dal nulla Questa azione.(ل غ يره ل يس ل يس عن األس يات ت أي يس ف ان) هااذلفعل ( ibdā è specificatamente denotata col nome di. 27 ) هوالمحصوصباسم إلبداع Il Dio creatore è spesso chiamato al-fā il al-awwal in altri scritti di al-kindī 28. Con questo passaggio notiamo quindi che al-kindī sostiene che il mondo sia stato creato dal nulla per opera di un creatore divino. In un altro passaggio contenuto nel trattato Sulla Filosofia Prima, al-kindī aggiunge che questa creazione (ibdā ) è avvenuta nel tempo: l Uno, il Vero è quindi il Primo, il Creatore dal nulla, Colui che mantiene in vita ciò che ha creato dal nulla, nulla può esistere senza il suo sostentamento e la sua potenza, senza le quali, scomparirebbe e perirebbe 29. Troviamo espressa la stessa idea espressa in un altro trattato 30. Non ci sono dubbi quindi che al-kindī desse al termine ibdā il senso di creazione temporale dal nulla, e in questo egli è, secondo Walzer, assolutamente affine ai teologi mu taziliti a lui contemporanei. La creazione temporale dal nulla è un idea caratteristica dei mutakallimūn. Questa idea implica la non eternità del mondo stesso. Ma al-kindī, non essendo un teologo, non si accontentò di sostenere la sua aderenza al dogma religioso, e cercò di dimostrare filosoficamente che il mondo non è eterno ma anzi è generato e quindi anche corruttibile. Egli dedicò una cospicua parte del secondo capitolo del suo trattato Sulla Filosofia Prima all impossibilità di sostenere che qualunque corpo può essere eterno, e che quindi, neanche l universo può essere eterno. Troviamo una discussione dello stesso tipo nella quarta risāla 31 e anche nella quinta 32, e soprattutto nel sesto trattato Sull unità Divina 33 (argomento squisitamente mu tazilita). In tema di creazione, quindi, al-kindī seguì la tendenza mu tazilita marcata da Bišr Ibn al-mu tamir. 34 Ci sono quindi pochi dubbi, secondo Walzer, sul fatto che le convinzioni teologiche di al-kindī siano quelle espresse dalla mu tazila. Troviamo in questi testi un affascinante commistione di concetti religiosi e idee greche; ma, conclude Walzer, le idee greche e i metodi filosofici greci sono secondari rispetto alla religione e vengono impiegati per spiegare razionalmente un principio religioso. Questa caratteristica di al-kindī, sempre secondo Walzer, certamente lo avvicina alla teologia speculativa della mu tazila. Il suo tentativo fu quello di introdurre la filosofia greca nel mondo islamico come ancilla theologiae

76 A conclusioni molto diverse da quelle di Richard Walzer pervenne Alfred Ivry 36. E vero, premette Ivry 37, che tanto al-kindī quanto i sostenitori della mu tazila, condivisero la teoria sulla finitezza del mondo e della dipendenza del mondo dal Dio Creatore, il quale è capace di far essere le cose dal non essere. Tuttavia, per i mu taziliti i punti di partenza di ogni loro ragionamento sono il Corano e la tradizione, e si avvalgono con disinvoltura di strumenti filosofici solo quando li ritengono appropriati per spiegare e supportare il loro credo; per al-kindī, al contrario, il punto di partenza di ogni suo ragionamento è un enciclopedica letteratura e tradizione filosofica 38, che si adatta alla dottrina religiosa forse per intimo convincimento o forse per necessità 39. Le precise parole di Ivry in merito a ciò furono: While they (i mu taziliti) take their point of departure from the Koran and tradition and use whatever philosophical tools they feel are appropriate to explain and support their faith, al-kindī, it appears, begins from a philosophical body of literature and tradition, accommodating it to religious doctrine wherever he can and asserting religious dogma whenever he must, but essentially aiming for a coherent, philosophical affirmation of truth 40. Inoltre, sottolinea Ivry: In the intellectual climate of the ninth and tenth century Baghdad these themes and arguments (ovvero quelli sulla creazione del mondo dal nulla, sulla finitezza delle cose create e sulla dipendenza della creazione dal Dio Creatore) were apparently common stock of the most rationally inclined people 41, e quindi non esclusivamente della mu tazila. Quindi, secondo Ivry, al-kindī non è the philosopher of the Mu tazilite theology 42, ma è un intellettuale che cerca di sostanziare un ragionamento filosofico e che cerca di pervenire alla verità attraverso la filosofia. Inoltre, sempre secondo Ivry, al-kindī provò un certo risentimento nei confronti dei mu taziliti a causa delle loro teorie e soprattutto a causa della posizione politica di cui godevano 43. Questo sarebbe provato da una sottile accusa 44 contenuta nel capitolo introduttivo del trattato Sulla Filosofia Prima: in un passaggio in cui al- Kindī elogia Aristotele ed esprime gratitudine verso tutti coloro che hanno battuto il sentiero della verità, improvvisamente ci ritroviamo in un riferimento assolutamente non-aristotelico 45 : while being wary of the bad interpretation of many of those who are in our day acclaimed foreculation, (but) who are strangers to the truth, even if they are enthroned undeservedly with the crowns of truth 46. E al-kindī prosegue dicendo che queste persone sono consumate dall invidia, sono dei trafficanti di religione, nonostante siano carenti nella fede, cosa che sarebbe dimostrata dal fatto che tacciano di miscredenza la filosofia. 47 Secondo Ivry questo passaggio si riferisce senza ombra di dubbio ai mu taziliti, perché quando al-kindī parla di ا(لرأي) opinione di,ا(لنظر) speculazione ), di ألنفاع ( uso e di giudizio هاد),(إلجت sta parlando degli specifici metodi di ragionamento per cui i mu taziliti erano famosi, a cui egli contrappone i metodi della verità sillogismi. ovvero i,(أساليبالحق) Che siano i mu taziliti i destinatari di questo attacco, si può dedurre secondo Ivry anche dal fatto che al tempo in cui questo trattato fu composto, essi erano gli unici a godere di uno status di ufficialità garantito loro dal potere califfale, ed erano anche gli unici che potevano imporre le proprie dottrine e le proprie credenze religiose attraverso accuse di miscredenza, a cui il passaggio allude. Questo atteggiamento di strisciante ostilità verso i mu taziliti fu l elemento che rese difficile il rapporto fra al-kindī e il califfo al-mutawakkil, e quindi la mu tazila, conclude Ivry, fu una delle forze con cui al-kindī e i filosofi dovettero fare i conti. 48 Il saggio più recente e più completo su questo argomento è quello di Peter Adamson 49. Questo saggio inizia con un breve sommario di quanto detto da Abū Rīda, Richard Walzer e Alfred Ivry, per poi dissentire dalle conclusioni di quest ultimo. Secondo Adamson infatti, non possiamo affermare con certezza che al- Kindī fosse avverso alla mu tazila, perché tutti i trattati che dai titoli sembrerebbero indicare una reazione contro la mu tazila sono, purtroppo per noi, andati perduti 50, soprattutto uno che sembrerebbe confutare le teoria atomistica sostenuta dalla maggioranza dei mu taziliti 51. La critica nel merito che Adamson rivolge agli autori dei tre studi precedenti è che costoro si sono concentrati sull atteggiamento di al-kindī verso la metodologia mu tazilita, piuttosto che sul suo atteggiamento verso le loro dottrine 52. Se si guarda ai saggi di Walzer e Ivry, prosegue Adamson, si nota che costoro hanno voluto mettere in luce come al-kindī abbia sostenuto i metodi del razionalismo greco contro l approccio teologico del kalām. I risultati di questo approccio sono utili ed evidenti: ci aiutano a collocare al-kindī nel solco di coloro che hanno difeso e diffuso la falsafa, nonostante la sua provenienza straniera, come una tradizione meritevole di uguale dignità, o forse addirittura di maggiore dignità rispetto al kalām. Ciò che Adamson si propone di compiere, non è una comparazione sulla metodologia di al-kindī e dei mutakallimūn, ma una comparazione sui temi filosofici. Questi tre temi, scelti in virtù del loro rilievo presso i mu taziliti piuttosto che per la loro centralità nella speculazione di al-kindī, sono: gli attributi divini, la natura dell atto creativo di Dio e la libertà umana. 1) Attributi divini. La questione degli attributi divini in al-kindī è stata quella che in passato ha ricevuto più attenzione 53 poiché essa è stata affrontata alla fine del suo trattato più importante: Sulla Filosofia Prima. Il maggiore punto di contatto fra la speculazione di al- Kindī e quella della mu tazila riguarda la questione degli attributi divini. In una discussione nella parte finale del trattato Sulla Filosofia Prima, al-kindī afferma che non si può parlare di Dio nello stesso modo in cui si può parlare delle cose create 54. La trattazione inizia con una classificazione di tre tipi di affermazioni. Questa schematizzazione è seguita da delle argomentazioni atte a dimostrare che tutto ciò che non è Dio è caratterizzato sia da unità che da molteplicità. Ci deve essere una causa per questa associazione di uno e molteplicità, e questa causa secondo al-kindī è il Vero Uno (al-wāḥid bi-l-ḥaqīqa), il quale non è soggetto a nessuna delle categorie (maqūlāt), poiché queste implicano automaticamente molteplicità 55. L esito sembra essere che Dio, il Vero Uno, è assolutamente trascendente, nel senso che 76

77 nulla può essere detto di lui. Al-Kindī, differentemente da quanto ci saremmo potuti aspettare, non usa il termine ṣifāt 56 (attributi), per indicare ciò che può essere detto delle cose e non può essere detto di Dio, ma nonostante ciò sembra che egli segua l idea mu tazilita che rifiuta di affrontare su Dio discorsi che invece sarebbero affrontabili sulle cose comuni. Difatti, molti studiosi hanno già evidenziato questa analogia fra al-kindī e la mu tazila 57. In questa trattazione, al-kindī stabilisce in primo luogo l esistenza di Dio attraverso una discussione sui tipi di affermazioni che possono essere fatti. Dopo aver elencato questi tipi, al-kindī spiega che in effetti tutte queste affermazioni possono essere ricondotte sotto due categorie: la categoria delle affermazioni sostanziali (ğawhariyya) e quella delle affermazioni accidentali 58 ( araḍiyya). Questa distinzione fra sostanziale, o essenziale, e accidentale è cruciale per la prima argomentazione di al-kindī sull esistenza di Dio: كل شيءكان فيشيء آخر عرضا, هفو في شيء آخر ذاتي ألنكلشيءكان فيشيءبعرض,ف هوفيشيء آخربالذات; و إذكانبي نا أن الوحدةفي هذه جميعا بعرض,ف هي ال جزء البالذات;بلبعرض;فالوحدةفيما هيفي هبعرض مستفادة الوحدة له مما هيفيهبالذات;فإذن ها هنا واحد حق اضطرارا ال معلول الوحدة 59 Compariamo adesso quest affermazione di al-kindī con quelle esposte dai mu taziliti sullo stesso argomento. Adamson ci mette in guardia dal fare generalizzazioni sulle dottrine della mu tazila perché, persino restringendo la nostra attenzione su coloro che hanno scritto prima e durante la vita di al-kindī, vi è una vasta gamma di diverse teorie sostenute da pensatori riconducibili alla mu tazila. Questa teoria fu portata avanti dal fondatore della mu tazila: il già citato Wāṣil ibn Aṭā. Wāṣil ibn Aṭā argomentò che ipotizzare l esistenza di attributi divini equivarrebbe ad affermare l esistenza di un secondo Dio 60. Successivamente, tutti i mu taziliti concordarono con lui, spesso aggiungendo altre argomentazioni su questa questione, ovvero che l unicità di Dio ci impedisce di ipotizzare l esistenza di qualsiasi attributo divino. E fin qui, non ci sembra di muoverci su un orizzonte diverso da quello di al-kindī. Ma, andando più in profondità, che cosa vogliono dire i mu taziliti quando affermano che non esistono attributi divini? Per arrivare a capire questo, dobbiamo iniziare dalla loro teoria su ciò che si può predicare delle cose che Dio ha creato: secondo la maggioranza dei mu taziliti, le cose create consistono di atomi, che sono i portatori degli attributi. Questi attributi sono chiamati accidenti (a rāḍ). Come abbiamo detto, la scuola mu tazilita non è fautrice di un pensiero unico e monolitico, ma all interno di questa scuola vi sono delle pluralità di vedute. Pluralità di vedute che riscontriamo anche nel caso delle teorie fisiche e atomistiche: Abū al-huḏayl, ad esempio, sostiene che possono essere predicati degli atomi, che egli chiama corpi, alcuni accidenti 61. Ḍirār ibn Amr, invece, affermò che gli atomi non esistono, e che i corpi sono il risultato di una somma di accidenti 62. Quindi, nel primo periodo della mu tazila, che coincide con il periodo di vita di al-kindī, non c era grande uniformità di pensiero, se non sui due seguenti principi: (a) Le cose create non hanno proprietà essenziali, ma solo attributi o accidenti. (b) Questi attributi sono distinti l uno dall altro e da quello a cui si sono aggiunti. Qui Adamson sottolinea il fatto che, differentemente da al-kindī, i teologi della mu tazila non fanno nessuna distinzione fra essenziale e accidentale per le cose create, ma ammettono solo l esistenza degli accidenti. Lo studioso Richard Frank ha scritto a proposito di Abū al-huḏail che l idea che si ricava dai suoi scritti è che gli esseri che immediatamente percepiamo come tali, come ad esempio gli uomini o gli animali, non hanno nessuna qualità essenziale ma solo qualità materiali 63. Qual è, invece, la posizione della mu tazila sugli attributi divini? Secondo Adamson, se seguissimo il principio (b), ne conseguirebbe che gli attributi divini sono una pluralità di cose distinte l una dall altra e anche da Dio 64. Ma, come già espresso da Wāṣil ibn Aṭā, questa posizione potrebbe compromettere il dogma del tawḥīd, perché significherebbe ipotizzare l esistenza di cose coeterne a Dio. Per ovviare a ciò, Abū al-huḏayl afferma che gli attributi di Dio coincidono con Dio stesso e che solo nel suo caso gli attributi non sono diversi l uno dall altro 65. Abū al-huḏail e altri mu taziliti sostengono che, diversamente dalle cose create, Dio può avere attributi solo in virtù della sua propria essenza (ḏāt) 66, cioè che gli attributi di Dio coincidono con Dio stesso. Al-Kindī concorda con l idea secondo la quale nulla può essere coeterno a Dio, perché questo comprometterebbe la sua unicità. Infatti, proprio una delle sue argomentazioni contro la teoria dell eternità del mondo è che questa significherebbe affermare che il mondo è coeterno a Dio, violando il dogma del tawḥīd. Tuttavia, l analisi di al-kindī su Dio è per altri aspetti molto diversa da quella dei mu taziliti: al-kindī distingue fra caratteristiche essenziali e accidentali delle cose create, e usa questa distinzione per spiegare che solo Dio è unico per essenza (bi-l-ḏāt) 67. Quindi ciò che distingue Dio dalle cose create è la sua propria natura, cioè che è unico per essenza. Il ragionamento di al-kindī si innesta su una tematica presente all interno del mu tazilismo fin dai tempi di Wāṣil ibn Aṭā. Come i mu taziliti, al-kindī afferma che Dio è unico, rifiutando ogni tipo di discorso su Dio che implichi l esistenza di qualcosa coeterno a Dio. La soluzione di al-kindī alla questione degli attributi divini è in accordo con quella della mu tazila, ovvero di far coincidere gli attributi di Dio con Dio stesso, o meglio con la sua propria essenza. La differenza fra al-kindī e i mu taziliti, secondo Adamson 68, consiste nel modo in cui l analisi è stata condotta: il ragionamento di al-kindī deve molto all Isagoge di Porfirio. Questo dibattito sugli attributi divini dimostra, conclude Adamson, come al-kindī stia rispondendo alla mu tazila e addirittura condivida le loro vedute; la differenza è invece nel metodo: al-kindī basa le sue argomentazioni sulla tradizione della falsafa e non su quella del kalām. 2) Creazione. Il punto di partenza per capire le teorie mu tazilite sulla creazione è il dibattito teologico nello stabilire se il non esistente (ma dūm) è o non è una cosa (šay )

78 Il primo a formulare esplicitamente la questione pare sia stato Abū Ya qūb al-šaḥḥām, discepolo di Abū al- Huḏail. Secondo al-šaḥḥām il non esistente è una cosa 70. Per comprendere a pieno questo dibattito occorre fare un ulteriore passo indietro, e cercare di comprendere le status delle cose prima che Dio le crei. Nella misura in cui queste cose non sono ancora state create, esse sono non esistenti. Si potrebbe pensare che Dio conosce queste cose prima ancora di crearle: conosce il fatto che le creerà, ad esempio. Questo implica che, prima ancora che le cose vengano create, esse sono già delle cose, poiché sono oggetto della conoscenza di Dio, e un oggetto di conoscenza deve essere qualcosa. 71 Lo stesso Abū al-huḏail aveva contribuito a tracciare la visione mu tazilita su questa questione, affermando che Dio conosce le cose prima di crearle 72. A ciò aggiunse anche che queste cose devono avere un limite (nihāya), perché Dio sa che creerà un mondo finito 73. Tuttavia, per quanto ne sappiamo, Abū al-huḏail non giunse ad affermare che il non esistente è una cosa. Un altro modo di affrontare la questione, come messo in luce da Richard Frank 74, è sostenere che prima che qualcosa esista è possibile, e che il possibile è qualcosa, non nulla. In questo caso il ragionamento non insiste sulla conoscenza di Dio, ma sulla sua potenza (qudra). Nel momento in cui Dio crea qualcosa sta concretizzando la possibilità di esistere della cosa. Da ciò deriva che, se Dio ha sempre il potere di creare qualcosa, allora c è un eterna possibilità per la cosa di essere creata. Tuttavia, anche questo comprometterebbe il dogma del tawḥīd, perché equivarrebbe ad affermare che la possibilità di esistere delle cose è coeterna a Dio. Proprio per evitare questa ambiguità, Abū al-huḏail sostenne che la possibilità delle cose di esistere non è esterna alla potenza di Dio, ma risiede nella potenza di Dio stessa. Possiamo dedurre, combinando questi due ragionamenti, che Dio sa che le cose sono possibili perché conosce la sua potenza. Sempre Abū al-huḏail affermò che la conoscenza di Dio è sia infinita che finita: è infinita perché conosce se stesso che è infinito; ma è anche finita, perché conoscendo se stesso sa anche che creerà solo cose finite. 75 Questa soluzione non fu accettata all unanimità da tutti i mu taziliti. Hišām ibn Amr al-fuwaṭī 76, ad esempio, confutò la teoria secondo cui il non esistente è una cosa prima della sua creazione, senza che però questo compromettesse, dal suo punto di vista, la conoscenza di Dio 77. Il non esistente o il non essere ha una posizione centrale anche nei ragionamenti sulla creazione di al- Kindī. Nella Epistola sulle definizioni e descrizioni delle cose, egli definisce la creazione (al-ibdā ) come l apparizione della cosa dal non essere 78 Una digressione più completa sulla creazione si trova in una discussione di al-kindī sul corpus delle opere Aristoteliche 79. La digressione comincia con l esegesi di un passo Coranico della sūra 36. Questo passo narra di un gruppo di infedeli che domanda a Muḥammad com è possibile che i corpi possano risorgere dopo la morte. A loro Muḥammad risponde che Dio il Creatore (al-ḫāliq) può ridare la vita, perché egli è Colui che ha dato ai corpi la vita per la prima volta, Colui che ha posto nell albero verde un fuoco con cui l uomo accende, Colui che ha creato i cieli e la terra, e Colui al quale per creare qualcosa basta ordinare Sii! ed essa è 80. Più che la l esegesi di questo passo o lo spunto che al- Kindī ne coglie per dirimere la questione della superiorità della conoscenza profetica su quella filosofica, ci interessa il fatto che egli parte da questo passo Coranico per esporre una teoria sulla creazione. Al-Kindī prima evidenzia la debolezza della posizione degli infedeli: L interrogante, che non crede nel potere di Dio, il Grande e l Altissimo, deve comunque ammettere che qualcosa è (kāna) dopo non essere stata, e che le sue ossa in precedenza non erano, erano non esistenti (ma ḍūm), mentre adesso devono necessariamente essere, dopo non essere state 81. L importanza di questo punto per il dibattito interno alla mu tazila è chiara: abbiamo una cosa, ad esempio un osso, che in precedenza era non esistente ma adesso esiste. Com è possibile? Al-Kindī prende spunto dal versetto che parla del fuoco posto nell albero verde, e scrive: Ha creato il fuoco dal non-fuoco (ğa ala min lā nārin nāran), o il caldo dal noncaldo. Quindi qualcosa è necessariamente generata dal suo contrario 82. L argomentazione centrale di al-kindī è che tutto si genera dal suo contrario: il fuoco, ad esempio, è asciutto, e quindi deve provenire da qualcosa non asciutto 83. Al-Kindī applica questo principio anche all essere: se ogni cosa che è proviene dal suo contrario, anche l essere proviene da qualcosa contrario all essere. Questo stato è lo stato del non essere, di cui al-kindī ha parlato contrapponendo il termine lays (non essere) al termine ays (essere) 84. Sempre avendo come riferimento i versetti coranici citati, egli espone la sua teoria come segue: Se il Suo potere (di Dio) è tale che può creare corpi da non-corpi, e può portare alla luce l essere dal non-essere, allora, poiché Egli è capace di compiere un atto senza [bisogno di] substrato materiale, non ha bisogno di creare nel tempo 85. Affermare che il non mondo non è stato creato in modo temporale e senza bisogno di un substrato materiale serve a marcare la specificità della creazione rispetto agli altri tipi di cambiamenti dovuti ad altre cause. E evidente che al-kindī, nello scrivere queste cose, abbia ben presente il dibattito interno alla mu tazila, infatti sembra proprio che voglia cercare una soluzione alla domanda: Il non essere è una cosa?. La risposta di al-kindī è affermativa: il non essere è una cosa, perché serve come contrario della cosa creata. Quest idea, come abbiamo visto, appare già in forma embrionale nella Epistola sulle definizioni e descrizioni delle cose con la definizione di creazione, ed è confermata da un passaggio immediatamente successivo rispetto all ultimo che abbiamo citato, in cui al-kindī, sempre interpretando il comando di Dio di essere contenuto in Corano 36.82, nota che è in seconda persona singolare (kun), Sii, e quindi secondo al-kindī, questo comando è indirizzato al non essere 86 (iḏ laysun muḫāṭabun) 87. C è quindi un importante punto di contatto fra al-kindī e la mu tazila, ovvero che il non-essere è una cosa, e 78

79 cioè il ricettore dell atto creativo di Dio. Tutte le cose create non sono eterne e sono precedute dal non essere. La convergenza su questo punto fra al-kindī e la mu tazila è significativa: al-kindī sostiene e rafforza una tesi mu tazilita partendo da un interpretazione filosofica di un passaggio coranico della sūra 36. 3) Libertà. Quella della libertà umana è una fra le più note e le più importanti delle dottrine mu tazilite. I mu taziliti credevano che la libertà umana fosse una condizione indispensabile per il compimento della giustizia divina. Secondo il Corano, Dio ordina il bene e proibisce il male, e ricompenserà i credenti meritevoli mentre punirà gli inetti e i malfattori. Un altro presupposto fondamentale, è che Dio non può agire ingiustamente, e quindi non può essere il fautore delle azioni sbagliate dell uomo 88. Quindi, dal punto di vista mu tazilita, la conclusione di queste due premesse è che gli esseri umani agiscono liberamente, hanno piena facoltà di scelta (iḫtiyār). Capire ciò che al-kindī ha detto sull argomento, è quindi di somma importanza per comprendere la sua relazione con la scuola mu tazilita. 89 La risorsa più importante fra quelle pervenuteci per ricostruire il pensiero di al-kindī su questo tema è la Epistola sulle definizioni e descrizioni delle cose. In questa Epistola troviamo le definizioni di scelta (iḫtiyār), riflessione (rawiyya) e volontà (irāda). - La scelta (al-iḫtiyār): volontà (irāda) preceduta da una riflessione (rawiyya) con intenzione deliberata. 90 I termini rawiyya e irāda che occorrono in questa definizione sono a loro volta definiti come segue: - La riflessione (al-rawiyya): l oscillazione tra inclinazioni dell anima 91 - La volontà (al-irāda): facoltà per mezzo della quale si intende una cosa piuttosto che un altra 92 Già queste definizioni indicano chiaramente che al- Kindī crede che gli esseri umani hanno facoltà di scegliere liberamente. Per di più, una delle ultime definizioni contenute in questa Epistola tratta esplicitamente la questione della libertà degli esseri viventi: - Volontà dell essere vivente (irādat al-maḫlūq) : è la facoltà dell anima che protende verso un operazione (isti māl) dovuta ad un pensiero. 93 Questa definizione è centrale nel ragionamento che stiamo compiendo, perché afferma inequivocabilmente che l uomo è in possesso della volontà. Combinando le definizioni che abbiamo menzionato, possiamo ritenere che l uomo è dotato di pensiero (sāniḥa), che dà vita ad un inclinazione (ḫāṭir) 94, l inclinazione è causa della volontà (irāda), volontà che è a sua volta causa di un azione (isti māl). Vale la pena osservare com è stato definito il termine isti māl: - L azione (al-isti māl): la sua causa è la volontà. Può anche essere causa per altre inclinazioni. E un ciclo che rende necessarie tutte queste cause, [le quali] sono atto del Creatore. Perciò diciamo che il Creatore, a Lui è la lode, permette che alcune delle Sue creature siano pensate da altre, che alcune siano concretizzate da altre, e che alcune siano mosse da altre. 95 Quello che colpisce di più Adamson di questa definizione, è che il terzo passaggio suggerisce che le nostre azioni facciano parte di un dawr, che sembra essere una sorta di processo causale ciclico 96. L interpretazione di Adamson è che dopo che i pensieri e le inclinazioni hanno causato la volontà che a sua volta causa le azioni, le azioni causano ulteriori pensieri e azioni, e il processo si ripete in modo ciclico. 97 Tutte le fasi di questo ciclo, dice inoltre al-kindī, sono causate da Dio. Sembra quindi che le nostre azioni siano determinate in due modi: in primo luogo, sono determinate da un ciclo causale; in secondo luogo, da Dio, che causa il processo causale ciclico. Il risultato è che al-kindī sembrerebbe credere in un determinismo causale: le nostre azioni sarebbero determinate degli eventi nel mondo terreno e da un entità divina. Questo è vero, così come è vero che al-kindī afferma di credere, come abbiamo visto, che l uomo ha facoltà di scelta ed è dotato di volontà. La contraddizione appare palese e l ambiguità difficile da sciogliere. La soluzione proposta da Adamson è che al-kindī si sia voluto ritagliare una posizione di compromesso: ha cioè elaborato una teoria secondo cui le azioni umane possono essere al contempo libere e determinate 98, cioè una teoria che faccia coesistere la libertà umana con il determinismo. Difatti al-kindī, come peraltro alcuni mu taziliti, argomenta nella Risāla fī al-ibāna an suğūd al-ğirm alaqṣā che se Dio comanda alle creature qualcosa, questo presuppone che le creature siano poi libere di scegliere se compiere quell atto 99. Questo suggerisce che ancora una volta al-kindī è in dialogo con i mu taziliti: c è generale accordo sul fatto che gli esseri umani sono liberi. A giudicare dalla Epistola sulle definizioni e descrizioni delle cose, sembra che al-kindī dica che gli esseri umani sono liberi perché hanno facoltà di volontà e di scelta. Dopo aver trattato questi tre temi, le conclusioni a cui Adamson giunge sono le seguenti: - Al-Kindī era in accordo con i mu taziliti su alcune cose, ma li vedeva più come rivali intellettuali che come alleati. - Al-Kindī guardava alle discussioni mu tazilite come un opportunità: egli tentava di risolvere alcune controversie teologiche usando i metodi della filosofia. - Al-Kindī non era un mutakallim, ma voleva dimostrare ai teologi l utilità del pensiero greco per garantire una sorta di cittadinanza intellettuale alla filosofia nel mondo arabo-islamico. 1 Si veda L. Gardet, Kalām, in Encyclopédie de l Islam (nouvelle édition), IV, [Leiden : Brill, 1978], pp Corano 2, Corano 2, 253 e 7, Corano 7, Citazione di I. Zilio Grandi, Temi e figure dell apologia musulmana ( ilm al-kalām) in relazione al sorgere e allo sviluppo della falsafa, in C. D Ancona Costa (a cura di), Storia della filosofia nell Islam Medievale, [Torino : Einaudi, 2005], p Corano 18, 15 7 H. Corbin, Storia della filosofia Islamica, trad. di V. Calasso e R. Donatoni, [Milano : Adelphi, 2007], C. A. Nallino, Raccolta di scritti editi e inediti, vol. II, [Roma : Istituto per l Oriente, 1940], pp A. Ventura, L islām sunnita nel periodo classico (VII XVI secolo), in G. Filoramo (a cura di), Islam, [Bari : Laterza, 2012], pp , a p E difficile ricostruire con esattezza quale fu l efferatezza, la portata e i metodi di questa inquisizione. Per uno studio più dettagliato si veda: H. Laoust, Les Schisme dans l Islam. Introduction à une etude de la religion musulmane, [Parigi : 79

80 Payot, 1965] 11 al-kindī, Rasā il al-kindī al-falsafiyya, ed. da M. A. Abū Rīda, [Cairo : 1955], pp Richard Walzer, Greek into Arabic: essays on Islamic Philosophy, [Oxford : B. Cassirer, 1962], pp A. Ivry, Al-Kindī and the Mu tazilah: a reevaluation, cap. in Al-Kindi s Metaphysics, [Albany : 1974], pp P. Adamson, Al-Kindī and the Mu tazila: Divine attributes, Creation and Freedom, in Arabic Sciences and Philosophy 13 [2003], pp La frase in questione si trova in A. Ivry, Al-Kindī and the Mu tazilah: a reevaluation, cap. in Al-Kindi s Metaphysics, [Albany : 1974], p Vedi nota Si vedano a tal proposito: al-kindī, Rasā il al-kindī alfalsafiyya, ed. da M. A. Abū Rīda, [Cairo : 1955], p. 28 e Ibn an-nadīm, Kitāb al-fihrist, ed. Flügel, [Beyrut : Maktaba Khayyat, ], p. 46 in Arabo e p. 30 della traduzione tedesca 18 H. Davidson, John Philoponus as a source of Medieval Islamic and Jewish Proofs of Creation, in JAOS 89 (1969), pp Si veda la nota 9 20 R. Walzer, The Rise of Islamic Philosophy, in Oriens 3 (1950) : p. 9. Quest affermazione quindi risale ad uno studio precedente rispetto a Greek into Arabic 21 Edizione di Abū Rīda, vol. I, pp. 97 e seg. 22 F. Rosenthal, Al-Kindī als Litterat, in Orientalia II [1942], p R. Walzer, New studies on Al-Kindi, cap. in Greek into Arabic: essays on Islamic Philosophy, [Oxford : B. Cassirer, 1962], p Edizione di Abū Rīda, vol. I, p Che si trova sempre nell edizione di Abū Rīda, vol. I, pp. 182 e seguenti. Il titolo arabo del testo qui menzionato è: ر لاسة فيلافاعل الحق ألول التام ولافاعل الناقص الذي هوبالمجاز 26 Potrebbe anche voler significare il vertice o il punto sommo : non è certo che al-kindī abbia qui in mente l idea di causa finale. 27 Edizione di Abū Rīda, vol. I, pp Si veda ad esempio, edizione di Abū Rīda, vol. I, p Edizione di Abū Rīda, vol. I, p Il testo arabo qui recita: إذن هو ألول المبدع المسككل ما أبدعفاليخلوشيء من امساكه قوته ال غار و دثر ال حقف ال واحدو 30 Ibidem, p. 215, riga 4 e seg. 31 Ibidem, pp Ibidem, pp Ibidem, pp Al-Aš arī, Maqālāt al-islāmiyyīn, ed. H. Ritter, [Wiesbaden, 1963], p Bišr Ibn al-mu tamir (m. 210 h. / a.d.) fu il fondatore della scuola mu tazilita di Bagdad e secondo le fonti egli affermò che la creazione è frutto della volontà di Dio e che la sua volontà precede la creazione. 35 R. Walzer, New studies on Al-Kindi, cap. in Greek into Arabic: essays on Islamic Philosophy, [Oxford : B. Cassirer, 1962], p A. Ivry, al-kindī and the Mu tazilah: a reevaluation, cap. in Al-Kindi s Metaphysics, [Albany : 1974], pp Ibidem, p Scrive infatti Ivry: The arguments al-kindī brings ( ) are philosophically rooted. A. Ivry, al-kindī and the Mu tazilah, p Ricordiamo che ai tempi di al-kindī, la mu tazila era la dottrina ufficiale dello stato Abbaside esisteva un istituzione, chiamata miḥna, preposta alla verifica della compatibilità religiosa dei contenuti di qualsiasi documento scritto. 40 A. Ivry, al-kindī and the Mu tazilah, p A. Ivry, al-kindī and the Mu tazilah, p Come aveva invece affermato R. Walzer, vedi nota A. Ivry, al-kindī and the Mu tazilah, p Ibidem, p Edizione di Abū Rīda, vol. I, pp Il testo arabo così recita: توقياسوءتأويل كثير منملاتسمينبالنظرفي د هرنا, من أ هل الغربة عن الحق, و إن ت وجوابتيجان الحق من غير استحقاق,لضيقفط ن هم عن أساليب الحق وقلة معرفت هم مبا يستحق ذووجاالقة في الرأي, و إلجتاهد ف أيلنفاع العا مة الكللهم, ولدرانة الحسد المتمكن من أنفسهم البهيمية الحاجببس د ف أبصارفكر هم عننور الحق 46 A. Ivry, al-kindī and the Mu tazilah, p Edizione di Abū Rīda, vol. I, p A. Ivry, al-kindī and the Mu tazilah, p Si veda nota Ibn an-nadīm, Kitāb al-fihrist, ed. Flügel, [Beirut : Maktaba Ḥayyat, ], pp , e I titoli delle opere che si trovano nelle pagine e nelle righe indicate sono: Fī anna af āl al-bāri kulluhā adl lā ğawr fihā (Sul fatto che gli atti del Creatore sono tutti giusti, e non vi è ingiustizia in essi); Kitāb fī baḥṯ qawl al-mudda ī anna al-ašyā al-ṭabī iyya taf alu fi lan wāḥidan bi-īğāb al-ḫilqa (Libro sulla ricerca sull asserzione che afferma che le cose naturali compiono solo un azione secondo la necessità della [loro] natura innata); Risāla fī anna al-ğism fī awwal ibdā ihi lā sākin wa lā mutaḥrrik ẓann bāṭil (Epistola sul fatto che è una falsa opinione che il corpo non è né in quiete né in movimento nel primo momento della sua creazione). 51 Ibidem, p : Risāla fī buṭlāl qawl man za ama anna ğuz lā yatağazzā (Epistola sulla falsità dell affermazione di chi sostiene che esiste una parte indivisibile) 52 P. Adamson, al-kindī and the Mu tazila, p Il tema è ben studiato in M. Marmura e J. Rist, Al-Kindī s discussion of divine existence and oneness, in Mediaeval Studies 25 [1963], L inizio di questa trattazione si trova alla fine del terzo capitolo. Si veda l edizione di Abū Rīda, vol. I, p Ibidem, vol. I, p Tuttavia in molte traduzioni prodotte sotto la guida di al- Kindī si fa uso del termine ṣifāt, come ad esempio nel Libro del Bene Puro. 57 Si vedano ad esempio: I. Netton, Al-Kindī: the watcher at the gate, in I. Netton, Allah Transcendent, [Londra : Routledge, 1989], pp e anche J. Janssens, Al-Kindī s concept of God, in Ultimate Reality and Meaning 17 (1) [1994], p Edizione di Abū Rīda, vol. I, p Ibidem, vol. I, p Per la traduzione inglese di questo passo si rimanda a: P. Adamson, al-kindī and the Mu tazila, p A. Nader, Le système philosophique des Mu tazila, [Beirut : Les lettres orientales, 1956], pp Al-Aš arī, Maqālāt al-islāmiyyīn, ed. H. Ritter, [Wiesbaden, 1963], p Ibidem, pp R. Frank, The divine attributes according to the teaching of Abū l-hudhail al- Allāf, in Le Muséon: Revue des etudes orientales, 82 [1969], , a pagina P. Adamson, al-kindī and the Mu tazila, p Al-Aš arī, Maqālāt al-islāmiyyīn, ed. H. Ritter, p Ibidem, p Edizione di Abū Rīda, vol. I, p P. Adamson, al-kindī and the Mu tazila, p Per delle trattazioni specifiche sulla questione si vedano: R. Frank, Remarks on the early development of the Kalam, Atti del Terzo Congresso di Studi Arabi e Islamici [Napoli, 1967], pp ; R. Frank, Al-Ma dūm wal-mawjūd: the nonexistent, the existent, and the possible in the teaching of Abū Hāshim and his followers, MIDEO, 14 [1980], ; F. Klein-Franke, The non-existent is a thing, Le Muséon, 107 [1994], Al-Aš arī, Maqālāt al-islāmiyyīn, ed. H. Ritter, p Ibidem, Ibidem, Al-Ḫayyāt, Kitāb al-intiṣār, trad. A. Nader, [Beirut : Les lettres orientales, 1957], R. Frank, Al-Ma dūm wal-mawjūd, p Di nuovo si veda Al-Ḫayyāt, Kitāb al-intiṣār, Anch egli fu discepolo di Abū al-huḏayl, ndr 80

81 77 Al-Ḫayyāt, Kitāb al-intiṣār, Edizione di Abū Rīda, vol. I, p Il testo arabo qui إلبداع : إظهار الشيء عنليس recita: 79 Ibidem, vol. I, pp Corano, Edizione di Abū Rīda, vol. I, p Il testo arabo qui recita: فإن السائل عن هذه المسئلة الكافربقدرة هللا, جل وتعالى, مقر أنه كانبعد أنلميكن و عظمهلميكن هو معدوم,فعظمه كان اضطرارا,بعد أنلمتكن فجعل منال recita: 82 Ibidem, vol. I, p Il testo arabo qui نارنارا, أو من ال حار حارا,فإذن إذ الشيءيكون مننقيضه اضطرارا 83 Questa teoria non è affatto nuova in filosofia, ma risale a Platone e Aristotele, si vedano a tal proposito le loro rispettive opere Fedone e Fisica, ndr 84 Un articolo dettagliato su questa terminologia è quello di P. Adamson, Before essence and existence: Al-Kindī s conception of being, The Journal of the History of Philosophy, 40 (2002), Edizione di Abū Rīda, vol. I, p Il testo arabo qui recita: فإن منبلغت قدرته أنيعمل أجراما من ال أجرام,فأخرج أيس منليس, فليسيحتاج إذ هوقادر على العمل من ال طينة أنيمعل في الزمان إذليس : recita 86 Ibidem, vol. I, p Il testo arabo qui مخاطب 87 E dibattuto se il lays di questo passaggio è un verbo o un sostantivo. Qui seguiamo la lettura di Abū Rīda (esplicitata nella nota 8 a pagina 375) secondo cui lays è un sostantivo e il participio seguente è al passivo. Questa ipotesi di lettura è supportata anche in P. Adamson, al-kindī and the Mu tazila, p Per una trattazione più dettagliata di questo argomento si rimanda a D. Gimaret, Théories de l acte humain en théologie musulmane, [Leuven : Peeters, 1980] 89 P. Adamson, al-kindī and the Mu tazila, p Edizione di Abū Rīda, vol. I, p Il testo arabo qui الختيار إرادةقدتقدم ها روية معتمي ز recita: 91 In questo caso ci scostiamo dalla lettura di Abū Rīda e ci appoggiamo all ipotesi di lettura di Klein-Franke che legge ḫawāṭir. Klein-Franke, Al-Kindī s On Definitions and Descriptions of Things, p Il testo arabo qui recita: الروية إلمالةبين خواطر النفس 92 Edizione di Abū Rīda, vol. I, p Il testo arabo recita: إلرادة قوةي قص دبها الشيء دون الشيء إرادة المخلوق هي قوة : arabo 93 Ibidem, vol. I, p Testo فنسانيةتميلنحو االستعمال عن سا نحة 94 Che è a sua volta definita in Ibidem, vol. I, p Ibidem, vol. I, p Il testo arabo qui recita: االستعمال علت ه اإلرادة, وقديمكن أنيكون علة لخطرات أ خر, و هو الدور,يلزم جميع هذه العلل التيهي فعل الباري, ولذلكنقول إن الباري عز و جلصير مخلوقاته بعض سوانحلبعض, وبعض ها م ستخرجةلبعض, وبعض ها متحركةبعض. 96 P. Adamson, al-kindī and the Mu tazila, p Ibidem, p Ibidem, p Edizione di Abū Rīda, vol. I, p BIBLIOGRAFIA PRIMARIA - Al-Aš arī, Maqālāt al-islāmiyyīn, ed. H. Ritter, [Wiesbaden :1963] - al-ʻamirī, as-saʻāda wa al-isʻād, ed. M. Minovi, [Wiesbaden : ] - Al-Fārābī, Kitāb al-ḥurūf, ed. da Muḥsin Sayyid Mahdī [Bayrūt : Dār al-mašriq, 1970] - Al-Ğāḥiẓ, al-bayān wa t-tabyīn, ed. Hārūn, vol. I, 5 rist., [al-qāhira : Dār Saḥnūn li n-našr wa t-tawzī, 1990] - Al-Ḫayyāt, Kitāb al-intiṣār, ed. e trad. A. Nader, [Beirut : Les lettres orientales, 1957] - Al-Ḫwārizmī, Mafātīḥ al- ulūm, ed. G. van Vloten, [Leiden : Brill, 1895] - Al-Kindī, Rasā il al-kindī al-falsafiyya, ed. M. A. Abū Rīda, [Cairo : 1955] - Al-Kindī, Risāla fī ḥudūd al-ašyā wa-rusūmihā, ed. e trad. da Tamar Frank, Al-Kindi s Book of Definitions: Its Place in Arabic Definition Literature, [PhD diss., YALE University, 1975] - Aristotele, Metafisica, ed. G. Giannantoni e trad. A. Russo, [Bari : Laterza, 1982] - Ḥunayn Ibn Isḥāq, Risāla fī ḍikr mā turğima min kutub Ğālīnūs bi- ilmihā wa ba ḍ mā lam yutarğam, ed. e trad. da G. Bergsträsser, Ḥunayn ibn Isḥāq über die syrischen und arabischen Galen-Übersetzungen, [Leipzig : F.A. Brockhaus, 1925] - Ibn an-nadīm, Kitāb al-fihrist, ed. G. Flügel, [Beirut : Maktaba Ḥayyat, ] - Ibn al-qifṭī, Ta rīḫ al-ḥukamā', ed. J. Rippert, [Leipzig, 1903] - Manoscritto di Istanbul, Süleymaniye, Aya Sofia 4832, scoperto da H. Ritter e M. Plessner, Schriften Ja qūb Ibn Isḥāq al-kindīs in Stambuler Bibliotheken, in Archiv Orientální, 4 (1932), pp Successivamente edito da Muḥammad Abū Rīda negli anni BIBLIOGRAFIA SECONDARIA - R. Abelson, Definition, in Encyclopedia of Philosophy, ed. Paul Edwards [New York: Macmillan, 1967], vol. 2, P. Adamson, Before essence and existence: Al- Kindī s conception of being, in The Journal of the History of Philosophy, 40 [2002] P. Adamson, Al-Kindī and the Mu tazila: Divine attributes, Creation and Freedom, in Arabic Sciences and Philosophy 13 [2003], P. Adamson, al-kindī and the reception of Greek philosophy, in The Cambridge companion to Arabic philosophy, edited by P. Adamson and R.C. Taylor, [Cambridge : Cambridge University Press, 2005] - P. Adamson, al-kindī, [London : Oxford University Press, 2006] - P. Adamson, The philosophical works of al-kindī, ed. da P. Adamson e P. E. Pormann, [London: Oxford University Press, 2012] - M.Allard, L Épître de Kindi sur les définitions et les descriptions, in Bullettin d études orientales 25 (1972): A. Altmann, The Delphic Maxim in Medieval Islam and Judaism, in Studies in Religious Philosophy and Mysticism [Ithaca, 1969], G.N. Atiyeh, Al-Kindi: the Philosopher of the Arabs, [Rawalpindi: Islamic Research Institute, 1966] - C. Baffioni, Storia della filosofia Islamica, [Milano: Mondadori, 1991] - C. Baffioni, I grandi pensatori dell Islām, [Roma : Edizioni Lavoro, 1996] - C. Baffioni, Filosofia e religione in Islām, [Roma : NIS, 1997] - R. Blachère and C. Brockelmann, Geschichte der arabischen Literatur, [Leiden: Brill, 1943] - M. Cassarino, Traduzioni e Traduttori Arabi dall VIII all XI secolo, [Roma : Salerno, 1998] - H. Corbin, Storia della filosofia Islamica, trad. di V. Calasso e R. Donatoni, [Milano : Adelphi, 2007] - A. Cortabarria, A partir de quelles sources étudier al-kindī?, in MIDEO 10 (1970), M. Cruz Hernández, Historia del pensamiento en el mundo islámico, [Madrid : Alianza Editorial, 1981] - C. D Ancona Costa, La casa della sapienza: la trasmissione della metafisica greca e la formazione della filosofia araba, [Milano : Guerini, 1996] - H. Davidson, John Philoponus as a source of Medieval Islamic and Jewish Proofs of Creation, in JAOS 89 (1969),

82 - T.J. De Boer, al-kindī, Encyclopedia of Islam, vol. II, [Leiden : 1927] - O. De Lacy, How Greek Science Passed to the Arabs, [London : Routledge & Kegan Paul Ltd., 1979] - E. R. Dodds, The Ancient Concept of Progress and Other Essays on Greek Literature and Belief, [Oxford : Clarendon, 1973] - G. Endress, The Circle of al-kindī Early Arabic Translations from the Greek and the rise of Islamic Philosophy, in The Ancient Tradition in Christian and Islamic Hellenism, ed. da R. Kruk e G. Endress, [Leiden : Research School CNWS, 1997] - M. Fakhry, A History of Islamic philosophy, 2 edizione, [New York : Columbia University Press : 1983] - M. Fakhry, Philosophy, Dogma and the impact of Greek Thought in Islam, [Aldershot : Variorum, 1994] - J.M. Fiey, Chrétiens syriaques sous les Abbassides, surtout à Bagdad ( ), [Louvain : Peeters, 1980] - R. Frank, Remarks on the early development of the Kalam, in Atti del Terzo Congresso di Studi Arabi e Islamici [Napoli, 1967], pp R. Frank, The divine attributes according to the teaching of Abū l-hudhail al- Allāf, in Le Muséon: Revue des etudes orientales, 82 [1969], R. Frank, Al-Ma dūm wal-mawjūd: the non-existent, the existent, and the possible in the teaching of Abū Hāshim and his followers, in MIDEO, 14 [1980], G. Furlani, Il Libro delle Definizioni e Divisione di Michele l Interprete, in Atti della Reale Accademia Nazionale dei Lincei, 6 (1926), G. Furlani, La filosofia araba, in Caratteri e modi della cultura araba, AA. VV [ Roma: Reale Accademia d Italia, 1943] - D. Gimaret, Cinq Épîtres, [Paris: Centre National de la Recherche Scientifique, 1976] - D. Gimaret, Théories de l acte humain en théologie musulmane, [Leuven : Peeters, 1980] - M. Guidi e R. Walzer, Studi su al-kindī I: Uno scritto introduttivo allo studio di Aristotele, in Atti della Reale Accademica dei Lincei, 6 (1940), pp D. Gutas, Pensiero Greco e cultura Araba, trad. di Cecilia Martini, [Torino : Piccola biblioteca Einaudi, 2002]; edizione originale: Greek thought, arabic culture, [London : Routledge, 1998] - P. Hitti, History of the Arabs, 7 edizione, [New York :1960] - A. Ivry, Al-Kindī s Metaphysics: A Translation of Yaʻqūb ibn Isḥāq al-kindī s Treatise On First philosophy, [Albany : 1974] - J. Janssens, Al-Kindī s concept of God, in Ultimate Reality and Meaning 17 (1) [1994], J. Jolivet R. Rashed, Abū Yūsuf Isḥāq al-kindī, Encyclopédie de l Islam (nouvelle édition), vol. V, [Leiden : E.J. Brill, 1986] - K. Kennedy-Day, Books of Definition in Islamic Philosophy, [London : New Fetter Lane, 2003] - F. Klein-Franke, Al-Kindī s On definitions and Descriptions of Things, in Muséon, 95 (1982), F. Klein-Franke, The non-existent is a thing, in Le Muséon, 107 [1994], H. Laoust, Les Schisme dans l Islam. Introduction à une etude de la religion musulmane, [Parigi : Payot, 1965] - L. Leclerc, Histoire de la médecine arabe, vol. 1, [Rabat : Ministère des habous et des affaires islamiques, 1980] - O. Lizzini, Sulla prosternazione del corpo estremo dell universo davanti a Dio e sulla sua obbedienza a Dio, in G. Agamben e E. Coccia (a cura di), Angeli: ebraismo cristianesimo islam, [Vicenza : Pozza, 2009] - M. Marmura e J. Rist, Al-Kindī s discussion of divine existence and oneness, in Mediaeval Studies 25 (1963), M. E. Marmura (edito da), Islamic Theology and Philosophy, [Albany : SUNY Press, 1984] - M. Moosa, al-kindi s role in the Transmission of the Greek Knowledge to the Arabs, in Journal of the Pakistan Historical Society 15 (1), (1967): P. Morewedge, Islamic Philosophical Theology, [Albany : State University of New York Press, 1979] - A. Nader, Le système philosophique des Mu tazila, [Beirut : Les lettres orientales, 1956] - C. A. Nallino, Raccolta di scritti editi e inediti, vol. II, [Roma : Istituto per l Oriente, 1940] - A. Ventura, L islām sunnita nel periodo classico (VII XVI secolo), in G. Filoramo (a cura di), Islam, [Bari : Laterza, 2012], pp I. Netton, Al-Kindī: the watcher at the gate, in I. Netton, Allah Transcendent, [Londra : Routledge, 1989] - F.E. Peters, Aristotle and the Arabs, [New York : New York University Press, 1968] - R. Robinson, Plato s Earlier Dialectic, [ Oxford : Oxford University Press, 1953] - R. Robinson, Definition, [Oxford: Clarendon Press, 1954] - F. Rosenthal, al-kindī and Ptolemy, in Studi orientalistici in onore di Giorgio Levi Della Vida, [Roma, 1956], vol. II, pp F. Rosenthal, The classical heritage in Islam, trad. di E. Marmorstein and J, Marmorstein, [Londra : Routledge, 1992]. Traduzione da Das Fortleben der Antike im Islam, [Zurigo : Artemis, 1965] - F. Rosenthal, Greek Philosophy in the Arab world, [Aldershot : Variorum, 1990] - U. Rudolph, La filosofia islamica, trad. di Carmela Baffioni, [Bologna : il Mulino, 2006]; edizione originale: Islamische Philosophie, [ Monaco : Beck, 2004] - S. M. Stern, Notes on al-kindi s Treatise on Definitions, in Journal of the Royal Asiatic Society (1959), G. Strohmaier, Ḥunayn Ibn Isḥāq al- Ibādī, Encyclopédie de l Islam (nouvelle édition), vol. III, [Leiden : E.J. Brill, 1990] - R. Walzer, Greek into Arabic: essays on Islamic Philosophy, [Oxford : B. Cassirer, 1962] - M. W. Watt, Islamic Philosophy and Theology, [Edimburgo : Edinburgh University Press, 1962] - I. Zilio Grandi, Temi e figure dell apologia musulmana ( ilm al-kalām) in relazione al sorgere e allo sviluppo della falsafa, in C. D Ancona Costa (a cura di), Storia della filosofia nell Islam Medievale, [Torino : Einaudi, 2005] 2) Continua Bhagyashree Balestrieri (1992) Treviso/ Bangalore (India) La valenza dell amore in alcune opere di Hari-vansh Rai Bachchan ( ) 1.2 Harivansh Rai Śrivāstav Bachchan La vita Harivansh Rai Śrivastav nasce nel 1907 a Babupatti, un piccolo villaggio situato nel distretto di Pratapgarh, vicino ad Allahabad, una città metropolitana del nord dell India, situata nello stato dell Uttar Pradesh e sede dello stesso distretto di 82

83 Allahabad. E la settima città più popolosa dello stato e la trentesima dell India. E nota anche con il suo nome originario Prayag (luogo delle offerte), che deriva dalla sua posizione geografica: qui si uniscono i fiumi Gange, Yamuna e Sarasvati. Il nome Harivansh Rai gli è stato dato per un motivo ben preciso: due dei suoi fratelli sono morti giovani e dopo la loro morte, il pandit 1 Ramcharan Śukla consiglia ai genitori di ascoltare e recitare gli Harivanśa Puŗāna in caso di una nuova gravidanza. Nonostante ciò, in famiglia è chiamato bachchan ovvero bambino. Egli nasce in una famiglia Kayasth, nome sanscrito, che significa scrivani o scribi e definisce una casta indiana. Un tempo i membri di questa casta erano conservatori di archivi di corte, mentre oggi essi sono principalmente mercanti. Secondo alcuni Puŗāna, testi religiosi della letteratura indiana con lo scopo di esaltare il divino, in particolar modo, Vişņu e Śiva, il progenitore dei kāyasth è Dharmarāj Chitragupta, il quale sposa una ragazza di casta brahmanica da cui poi nascono gli antenati delle dodici sotto caste dei kāyasth, tra cui quella dei śrivāstav. Bachchan deriva da una famiglia molto colta, infatti sia il nonno che il padre erano due munshi 2. Un munshi è colui che conosce e scrive in lingua persiana. Durante l epoca Mughal ( ) e successivamente, anche durante l impero britannico ( ) i munshi sono gli scrittori, i poeti, gli scribi e i segretari. Dal diciassettesimo secolo in avanti, in tutti gli uffici governativi ed amministrativi erano presenti i munshi e i muharrir 3. Harkaran Das Kambuh è il primo munshi indiano ed è una delle figure più importanti assieme a quella di Nik Rai, un munshi nato e vissuto nell epoca di Aurangzeb. 4 All età di otto anni, Bachchan viene mandato alla Mohtashim Municipal School, dove studia hindī, urdū e inglese; in seguito, frequenta la Unchamandi School, dove decide di approfondire lo studio della lingua hindī. Dal 1919 al 1925 studia all istituto Kayasth Pathśāla High School, dove trascrive degli articoli contenuti in un manoscritto chiamato Ādarś ed è in questi anni che scrive la sua prima opera poetica completa, un encomio composto in onore di alcuni suoi insegnanti. Successivamente studia alla Allahabad University, dove dal 1941 fino al 1952 insegnerà al Dipartimento di Inglese. Nel 1952 si trasferisce a Cambridge per due anni, dove scrive la sua tesi di dottorato sul poeta irlandese Yeats e grazie ad essa diventa il secondo indiano a ricevere il dottorato in letteratura inglese alla Cambridge University. Da questo momento userà Bachchan anziché Śrivāstav, come suo cognome ufficiale. Tornato in India riprende con l insegnamento e, allo stesso tempo, lavora alla All India Radio di Allahabad. Nel 1926 si sposa per la prima volta, con Shyama, la quale dopo dieci anni muore a causa della tubercolosi. Bachchan si sposa nuovamente nel 1941 con Tejī Bachchan, con la quale ha due figli: Amitabh e Ajitabh, due nomi bengalesi con il significato di la luce non può essere estinta e la luce non può essere conquistata. Amitabh Bachchan è oggi un famoso attore di Bollywood. Nel 1955 Bachchan si trasferisce a Delhi, dove per dieci anni lavorerà come ufficiale al ministero degli affari esteri; lì tradurrà molti documenti in hindī. Egli è anche un grande attivista politico, infatti entra a far parte del Partito del Congresso, dove ha modo di conoscere il Mahātmā Gandhi, quando era a capo del partito. Nel 1948, in occasione della morte di Gandhi, Bachchan, assieme al poeta Pant, scrive Khādi ke phūl (Il fiore di Khadi 5 ). Inoltre gli fa un ulteriore omaggio con una raccolta di tributi poetici, Sut kī mālā (La ghirlanda di cotone). 6 Harivansh Rai Bachchan muore il 18 gennaio del 2003 a Mumbai La carriera poetica Harivansh Rai Bachchan è uno dei più significativi poeti della letteratura indiana del 1900, ed in particolar modo di un movimento letterario nato tra la fine del diciannovesimo secolo e l inizio del ventesimo, il Chhāyāvād. Egli fa anche parte di un gruppo di letterati, che si riunivano nel Kavi Sammelan Gīt (Canzoni per ritrovi poetici), un momento di ritrovo sociale in cui i poeti si esprimono attraverso le loro poesie e canzoni. Per quanto riguarda la scrittura, Bachchan combina il meglio della tradizione sanscrita e arabo persiana, utilizzando la rima come elemento unificatore. Questa combinazione la possiamo riscontrare soprattutto nella sua opera più conosciuta, Madhuśālā, tradotta come La Taverna o La casa del vino, e scritta nel Con il termine Madhuśālā si intende ogni tipo di bevanda inebriante, anche se quasi sempre si fa riferimento al whisky. L autore apre l opera dando il benvenuto al lettore e offrendogli una coppa di vino: Oggi ti ho portato l uva del dolce stato d animo, Carissimo, oggi ti offro una coppa dalle mie mani, Cogli questa offerta del mondo e ti darò il primo piacere, Prima di tutto, tu sei il benvenuto nella mia taverna. (Madhuśāla Parte 1) In quest opera spicca l utilizzo della rima e dei simboli, come il vino e i riferimenti religiosi, che sono elementi tipici del linguaggio islamico e li ritroviamo nella letteratura persiana e in quella urdū ma, allo stesso modo troviamo la componente sanscrita hīndī. Tutti i testi sacri sono stati bruciati, da colui che ha il fuoco interiore, tutti i templi, le moschee, le chiese sono abbattuti dall ebbrezza, a causa del vino, chi ha tagliato i legami con pandit, fedeli e sacerdoti, Solo costui è il benvenuto nella mia taverna. (Madhuśāla Parte 1) In questa stanza, Bachchan vuole sottolineare che chi beve il vino acquista un indipendenza dal mondo, in particolar modo dall appartenenza religiosa. Infatti, il pandit, titolo onorifico che si da ad una persona erudita e conoscitore della lingua sanscrita, generalmente di casta brahmanica, e il tempio rappresentano la religione hindū, i fedeli musulmani e la moschea identificano la religione dell Islām, mentre i sacerdoti e la chiesa simboleggiano il Cristianesimo. In seguito, Bachchan compone Madhubālā e Madhukalāś, scritte nel 1936 e In Madhubālā, egli paragona ed eleva l amore umano a quello metafisico, mentre in Madhukalāś si ha una conferma della fede per l amore umano 7 ; l insieme di questi poemi crea una trilogia, della quale però solo la prima opera avrà 83

84 successo. L idea di scrivere Madhuśālā gli viene quando legge le Rubāyāt di Omar Khayyām e ne fa una traduzione in hindī dal persiano, sotto il nome di Khayyām kī madhuśālā. Da questo poi, deciderà di scrivere la sua opera in quartine. 8 Come opere in prosa, Bachchan scrive un autobiografia divisa in quattro volumi: Kyā bhūlūn kyā yād karūn (Cosa dimenticare! Cosa ricordare!); Nīŗ kā nirmān fir (Dopo la costruzione del nido); Basere se dūr (Lontano da casa); Daśdvār se sopān tak (Fino al decimo scalino). Con questa autobiografia, nel 1991 riceve il premio Sarasvati Samman: un premio annuale conferito per le eccezionali opere letterarie scritte in prosa o in poesia in una qualsiasi lingua dell India. Questa viene poi tradotta in inglese da Rupert Snell e raccolta in un unico libro In the afternoon time: An autobiography. Harivansh Rai Bachchan è anche famoso per le sue traduzioni: infatti ha tradotto opere, sonetti e poemi di William Shakespeare, come Othello e Macbeth, di William Butler Yeats e Omar Khayyām facendo conoscere questi autori in India. Ha però tradotto in lingua hindī anche opere antiche come la Bhāgavad Gītā, nel Le sue opere trattano temi vari: da quelli sociali e politici a quelli inerenti amore e natura. Una caratteristica particolare dello stile e del modo di scrivere di Bachchan, è che utilizza un linguaggio semplice, un lessico comprensibile a chiunque e una hindī parlata, rispetto a tanti suoi contemporanei che tendono a adoperare termini complessi e più elevati. Egli riesce infatti ad unire lo stile persiano con quello sanscrito all interno di un contesto hindī. Ha anche la capacità di adattare questo linguaggio parlato all interno dell immaginario poetico. 2. La poesia 2.1 आदर श प र म प य र क स रन ल क न ह र उस बत न क य अपन अपपण रन पर और अपन न क य ग ण ग र ह बनन ल क न ग र उस स न न क य मन ल पपत भ व स और भ रम म ल न क य L amore ideale Amare qualcuno, ma come fare a dirglielo? Rinunciare a se stessi, per unirsi all altro? E fatto il portatore delle qualità, quindi, a che cosa serve cantarglielo, con le parole? Dalle emozioni immaginarie della mente, per portare nell illusione gli altri? Cogli la fragranza dei fiori, perché la rottura li fa appassire. Coprire l amore mancato, ma come fare ad allungare l amore concatenato? Nel capitolo della rinuncia, si nutre l amore per il bambino. In loro l interesse per dire cosa? Dando il proprio cuore, senza però pretendere in cambio del cuore, ma con la speranza invana dell essere unito all altro 2.2 अल ननपर व क ष ह भल खड़ ह घन, ह बड़ ए पत र छ ह भ म ग मत! म ग मत! म ग मत! अल ननपर! अल ननपर! अल ननपर! त न र ग भ त न र म ग भ त न म ड़ ग भ र शपर! र शपर! र शपर! अल ननपर! अल ननपर! अल ननपर! यह मह न द श य ह चल रह मन ष य ह अश र -स व द -रक त स लर -पर! लर -पर! लर -पर! अल ननपर! अल ननपर! अल ननपर! ल ल न स ग ध स मन त ड उन ह म रझ न क य प र म ह र पहन न ल क न प र म प श फ ल न क य त य ग अ म पल प र म शशश उनम स व र प बत न क य Il sentiero del fuoco Anche se gli alberi sono ritti, lascia che siano fitti e grandi, nemmeno l ombra di un unica foglia, Non chiedere! Non chiedere! Non chiedere! Questo è il sentiero del fuoco! Questo è il sentiero del fuoco! Questo è il sentiero del fuoco! द र ह दय ह दय प न Non ti stancherai mai, Non ti fermerai mai, आश व यर प लग न क य Non ti volterai mai, Giuralo! Giuralo! Giuralo! 84

85 Questo è il sentiero del fuoco! Questo è il sentiero del fuoco! Questo è il sentiero del fuoco! Quale più grande spettacolo c è, che vedere un uomo che sta camminando, pieno di lacrime, sudore e sangue, Inzuppato! Inzuppato! Inzuppato! Questo è il sentiero del fuoco! Questo è il sentiero del fuoco! Questo è il sentiero del fuoco! 2.3 ज ब त गई स ब त गई ज वन म ए शसत र र म न वह ब हद प य र र वह ड ब गय त ड ब गय अम बर आनन द ख क तन इस त र ट ट क तन इस प य र छ ट ज छ ट गए कफर ह शमल पर ब ल ट ट त र पर ब अम बर श मन त ह ज ब त गई स ब त गई ज वन म मध प य ल र त मन तन मन द ड ल र वह ट ट गय त ट ट गय मददर लय आ गन द ख क तन प य ल दहल ज त ह गगर शमट ट म शमल ज त ह ज गगरत ह ब उठत ह पर ब ल ट ट प य ल पर ब मददर लय पछत त ह ज ब त गई स ब त गई Ciò che è passato, è andato C era una stella nella vita, ammesso che era molto amata, se è annegata, è annegata. Guarda la vastità del cielo, così, quante delle sue stelle si sono frantumate, quante di loro sono state perse, loro poi, sono mai state trovate? Dimmi, a causa delle stelle perdute, quando mai il cielo si addolora? Ciò che è passato, è andato. C era una coppa di vino nella vita, per la quale hai dato il tuo corpo e la tua mente, se si è rotta, si è rotta. Guarda, il cortile della casa del vino, quante tazze cadono, e cadendo si uniscono alla terra, e queste, si sono mai alzate? Dimmi, a causa delle coppe cadute, quando mai, la casa del vino si è rammaricata? Ciò che è passato, è andato. 2.4 Analisi e commento alle poesie tradotte Ho scelto queste tre poesie poiché ritengo siano un ottimo strumento per comprendere il pensiero di Bachchan riguardo l amore e la vita, siano quindi, quelle più rappresentative ai fini della mia analisi. Nella prima poesia, Ādarś prem (L amore ideale), possiamo trovare, a livello lessicale, alcuni termini sanscriti, quali, hŗday (cuore), guņ (qualità), śiśu (bambino) e pāśa (catena/concatenazione). Il poeta ci descrive la sofferenza di un individuo di fronte al sentimento dell amore che prova ma che può non essere corrisposto. Nelle prime due stanze l autore si chiede come sia possibile, amare qualcuno tanto da voler rinunciare a sé stessi, solo per avere la possibilità di stare assieme all altra persona. Riflette su quanto sia difficile poter esprimere questa sua sensazione, verso chi ai suoi occhi appare perfetto ( già costruito ). Riflette sulla possibile illusione e delusione nel cantare le proprie emozioni. Nella terza stanza, Bachchan consiglia di vivere i propri sentimenti, prima che essi finiscano e di dimenticare ciò che è andato, provando a fare spazio per il nuovo amore. Considero l ultima stanza, quella più degna di nota poiché viene espresso l amore ideale secondo Harivansh Rai Bachchan. L amore è identificato con il sentimento che un padre prova nei confronti del figlio. Il vero amore è la rinuncia che il genitore fa della propria vita, per dedicarsi completamente a quella del figlio, dando il proprio cuore, senza però pretendere in cambio del cuore. I genitori amano incondizionatamente i propri figli, sanno dare tutto ciò che possiedono, senza chiedere o volere nulla in cambio. Ho voluto analizzare la seconda poesia, Agnipath (Il sentiero del fuoco) che non tratta l amore come argomento, ma descrive un immagine di esistenza dell essere umano che mi ha particolarmente colpita. Credo rispecchi il personale pensiero di Bachchan riguardo la propria vita. In questa poesia troviamo alcuni elementi con riferimento alla natura, quali, alberi, foglie e fuoco, e ulteriori termini sanscriti: vrkśa (albero), agni (fuoco) e akśr sved rakta (lacrime sudore sangue). Il poeta descrive un immaginario duro, rigido, fermo e difficile, in cui un uomo è costretto a camminare lungo un sentiero fatto di alberi grandi e fitti sotto i quali però non si può riparare, non può voltarsi né fermarsi. Nell ultima stanza Bachchan descrive quest uomo sofferente, il quale sta camminando inzuppato di lacrime, sudore, e sangue. Questa poesia può essere interpretata come la visione di ciò che è la vita secondo il poeta: un percorso duro e faticoso, attraverso cui, noi tutti dobbiamo passare, cioè il sentiero del fuoco. Penso, in coerenza con Bachchan, che la prova più ardua della nostra esistenza, sia proprio vivere, andare avanti senza mai stancarsi, fermarsi o voltarsi. L opera non ha data, è possibile che Bachchan l abbia però scritta in un momento molto buio della sua vita e, è mia convinzione che questa poesia lo rappresenti. 85

86 Jo bīt ga ī so bāt ga ī letteralmente Ciò che è passato, è andato. Questo è il titolo dell ultima poesia che ho scelto, che definisco come la più bella e significativa. Ho voluto analizzare solo due stanze (la prima e la terza stanza) di quest opera poiché sono quelle in cui sono presenti gli elementi tipici dello stile di Bachchan, infatti, in esse troviamo il simbolo della bevanda inebriante, il vino, la taverna (casa del vino) e immagini inerenti alla natura, come ad esempio, le stelle, il cielo e il giardino. Anche in essa, come nelle poesie precedenti, possiamo riscontrare termini sanscriti, tra cui madhu, per denotare il vino. In entrambe le stanze, le stelle e le coppe di vino simboleggiano i propri cari, le persone che un tempo si erano amate o erano state amate, ma che poi per qualche motivo, si sono dimenticate, perdendosi. Alla fine però, ciò che è stato, ormai è andato; anche questi affetti, come le tazze cadute per terra, vanno considerati passati e non serve addolorarsi, o rammaricarsi per la loro perdita. Prima di leggere e tradurre queste poesie, ho preferito approfondire la vita di Harivansh Rai Bachchan, così da farmi un idea dell uomo che è stato; in tal modo ho potuto avvicinarmi alla sua mentalità e comprendere i suoi affetti e le sue sofferenze. Dopo di che, ho provato ad interpretare alcune sue opere, in particolare le tre in tesi. Lo stile semplice e comprensibile del poeta mi ha facilitato il lavoro, anche se non si potrà mai avere la certezza su quanto poteva effetivamente rappresentarlo. La mia interpretazione di queste opere è che siano molto autobiografiche, il che mi porta a pensare che Bachchan non fosse un uomo felice, in cerca di qualcosa che non è mai riuscito a trovare. L idea che traspare in queste poesie è quella di un sentimento che va oltre al semplice desiderio e alla mera condivisione di vita. Un amore ideale basato sulla rinuncia e sulle emozioni, sul dare senza necessariamente ottenere qualcosa in cambio; un amore che non sia solo passionale e riferito alla compagna o ai figli ma anche agli amici, ai conoscenti. Il sentimento di cui parla è un emozione quasi divinizzata, nonostante la concretezza delle sue parole. Nella sua vita ha perso tante persone care, a cui voleva bene e forse è proprio perché ha sperimentato in prima persona cosa sia la sofferenza, che si è trovato a scrivere queste poesie, tanto belle quanto tristi in cui viene mostrata rassegnazione. Le prime due stanze di Ādarś prem mi fanno pensare che Bachchan si fosse innamorato di qualcuno a cui, però, non poteva esprimere i propri sentimenti per paura di un rifiuto, ma poi questo sentimento viene sostituito dall amore per il figlio al quale vuole dare tutto se stesso. Bachchan poi, tratta del dolore non solo morale, ma anche fisico, descrivendo in Agnipath le fatiche di un uomo che, nonostante la sofferenza, il dolore, la fatica, che provocano lacrime, sudore e sangue, prosegue lungo il suo cammino, anche grazie alla vicinanza dei suoi cari, per arrivare, forse, ad una pace interiore. Questa sofferenza però, in Jo bīt gaī so bāt gaī non viene considerata, anzi viene sostituita dalla consapevolezza e quasi da una rassegnazione del poeta davanti a quanto ci può riservare la vita: C era una coppa di vino nella vita, per la quale hai dato il tuo corpo e la tua mente. Se si è rotta, si è rotta. Questo verso mi è rimasto impresso; è tanto bello e vero quanto triste perché rappresenta un amore per il quale l uomo ha dato tutto e poi è svanito (E quando è finito, è finito!). Il poeta non dà possibilità di ricostruire la coppa di vino rotta, come riallacciare una relazione; e successivamente:.dimmi, a causa delle coppe cadute, quando mai, la casa del vino si è rammaricata?. Si vede una certa indifferenza davanti al fatto che, non ci si preoccupa, né si è tristi per chi si è perduto lungo il nostro cammino. Nella nostra vita possiamo vincere e fallire, ricevere gioie e dolori ma alla fine è davvero così importante? Tutto ciò che abbiamo o non abbiamo, finisce e si deve andare avanti perché ciò che è passato, è andato. L amore per me significa tutto nella vita, perché amare significa vivere; la nostra vita è contingenza pura, respiro, bellezza e pianto. Mi sono ritrovata molto nelle poesie di Harivansh Rai Bachchan, ma ancor di più nella sua vita; l amore ideale esiste, ma in una forma differente rispetto a quella convenzionale. Mi sono sempre chiesta cosa significasse amare davvero, e in quanti modi una persona possa concepire e provare questo sentimento; ho spesso cercato altre opinioni in merito, ma mi sembra che nessuno, tra ragazzi e adulti, abbia un idea chiara di ciò che sia l amore. Dopo aver riflettuto sulle diverse opinioni e basandomi sulle mie esperienze, sono giunta a conclusione che il vero amore lo si ritrova nell impossibilità di essere consumato, esso può essere rappresentato nell affetto tra i genitori e i figli, nel legame dell amicizia, ma anche negli amori impossibili o non corrisposti, perché nel momento in cui due innamorati consumano il loro desiderio e sentimento, l amore stesso, finisce. Può sembrare un pensiero pessimista, però io credo che nel contesto di coppia, nel momento in cui finisce quella prima fase dell innamoramento e del puro desiderio sessuale, nella maggior parte dei casi non rimane altro che l abitudine di condividere la vita con accanto una persona che non necessariamente si ama; mentre l amore che nasce e cresce nel contesto famigliare non muta ed è sempre presente, come avviene nel sentimento dell amicizia. Ma l amore profondo, vero e sincero, si distacca da tutto questo, perché è un sentimento che due persone sentono nel cuore, sanno di provare l una per l altra e per il quale non sono necessarie azioni o parole. Conclusione Harivansh Rai Bachchan è un famoso poeta indiano dell epoca moderna, membro della Kavi Sammelan, importante ritrovo di poeti, ed esponente del movimento letterario poetico nato tra le due guerre mondiali, il Chhayāvād. Egli è diventato famoso grazie all opera Madhuśālā, ma ha scritto parecchie opere tra poesie e prose, vincendo notevoli premi. Il suo stile unisce la tradizione hindū e quella islamica, e nel lessico crea un vero sincretismo tra termini sanscriti, hindī e persiani. Dopo una prima introduzione del poeta e della corrente letteraria alla quale appartiene, sono state tradotte ed analizzate tre poesie scelte, le quali avevano la funzione di darci un idea del pensiero di Harivansh Rai Bachchan a proposito del tema dell amore. Il titolo della tesi, la valenza dell amore in 86

87 alcune opere di Harivansh Rai Bachchan ( ), vuole appunto riferirsi a quest analisi. A livello lessicale, in tutte e tre le poesie sono presenti termini sanscriti e si riscontrano elementi con riferimento al tema della natura, della vita, e dell amore. Ho scritto questa tesi con molto entusiasmo, mettendoci una vera passione nel leggere le fonti, conoscere ed approfondire il poeta trattato con lo scopo di cercare di comprendere al meglio quella che è stata la sua idea dell amore vero. L amore nella letteratura viene trattato dalla tradizione classica all età moderna, in diversi modi: nell epoca bhakti kāl gli autori avevano un approccio metafisico e astratto, incentrandosi sulla devozione religiosa; con il rīti kāl si passa invece ad un erotismo e ad un amore più fisico e concreto, e le stesse poesie diventano più descrittive e dettagliate. Gli autori chhayāvādi tendono all immagine e alla proiezione di un amore concreto, di una relazione tra uomo e donna terrena, ma proiettata ed identificata nel divino e nella natura. Credo che Bachchan rappresenti molto il chhayāvād, sia dal punto di vista del contenuto, dei temi, sia dal punto di vista del lessico e dello stile tecnico. Inoltre, l uso del linguaggio parlato in contesto poetico scritto, aiuta molto la comprensione dei testi. Bachchan parla di un amore concreto, di un sentimento che fa soffrire e che molto spesso non può essere espresso, forse, per motivi personali o sociali. Scrivendo questo elaborato, ho potuto non solo approfondire la mia cultura in ambito letterario indiano, ma anche riflettere su un tema che a me è molto caro, e ho riscontrato una vicinanza di opinione tra la mia idea e quella di Bachchan. Mi sono ritrovata molto nel poeta, soprattutto quando ho letto l ultima poesia, poiché proprio in questo periodo, ho compreso che bisogna sempre andare avanti; e tutto ciò che è stato, piacevole o sofferente, va lasciato al passato perché tanto ormai è finito. Si pensa che il vero amore lo si ritrovi nel compagno di vita, ma io non sono d accordo perché penso che esso non possa essere vissuto. Il vero amore è quello che non può essere consumato, che esiste ma non può essere vissuto in maniera concreta. Non credo sia possibile dare una definizione certa di ciò che definiamo amore ideale, ma sono dell idea che quello che si avvicini di più possa essere l amore identificato da Bachchan come l affetto nei confronti del figlio, un amore incondizionato fatto di emozioni,rinuncia e senza pretese. 1 Pandit è il titolo onorifico per designare colui che è colto ed erudito. Lo si da a colui che ha la conoscenza della lingua, cultura e letteratura sanscrita, generalmente una persona appartenente alla casta brahmanica. 2 Bachchan, Harivansh Rai Tr. Snell, Rupert: In the afternoon time: An autobiography, New Delhi: Viking, 1998, pp Muharrir è un termine per denotare segretari e scribi, generalmente sono figli dei munshi e lavorano con loro. 4 Muzaffar Alam, Sanjay Subrahmanyam: The Making of a Munshi, in Comparative Studies of South Asia, Africa, and the Middle East, 2004, pp Khadi nella lingua hindī denota un particolare tipo di tessuto indiano, creato con il cotone, a volte anche con la seta o la lana. Il Khadi è anche il nome di un particolare movimento creato da Gandhī, il quale promuove un ideologia di autonomia e autogoverno nel campo della filatura e della tessitura; in tal modo il popolo indiano poteva ottenere l indipendenza dagli scambi commerciale con gli stranieri. 6 Datta, Amaresh: Encyclopaedia of Indian Literature (Vol. II : devraj jyoti), New Delhi: Sahitya akademi, 2009, p Chaudhuri, Indra Nath - Datta, Amaresh: Encyclopaedia of Indian Literature (Vol. I : A Cyc), New Delhi: Sahitya Akademi, 2009, p Bachchan, Harivansh Rai Tr. Snell, Rupert: In the afternoon time: An autobiography, New Delhi: Viking, 1998, p Chaudhuri, Indra Nath - Datta, Amaresh: Encyclopaedia of Indian Literature (Vol. I : A Cyc), New Delhi: Sahitya Akademi, 2009, p Bibliografia -AA. VV. : Contemporary Indian Literature, New Delhi: Sahitya Akademi AA. VV. : Modernity and contemporary Indian Literature (Vol. V), Lucknow: Indian Institute of Advanced Study, Bachchan, Harivansh Rai Tr. Snell, Rupert: In the afternoon time: An autobiography, New Delhi: Viking, Bandyopadhyay, Pranab: Hundred Indian poets: an anthology of modern poetry (Vol. I), Calcutta: Oxford & IBH publication, Bhat nagar, Bankevihari: Bachchan : Vyakti aur Kavi, New Delhi: National Publishing House, Boccali, Giuliano Piano, Stefano Sani, Saverio: Le letterature dell India: la civiltà letteraria Indiana dai Veda a oggi: principi, metodologie, storia, Torino: UTET libreria, Botto, Oscar: Letterature antiche dell India, estratto da Storia delle letterature d oriente, Milano: Vallardi, Chaudhuri, Indra Nath - Datta, Amaresh: Encyclopaedia of Indian Literature (Vol. I : A Cyc), New Delhi: Sahitya akademi, Datta, Amaresh: Encyclopaedia of Indian Literature (Vol. II : devraj jyoti), New Delhi: Sahitya akademi, Gaeffke, P. : Hindi literature in the twentieth century (in 'A History of Indian Literature Series, Vol. VIII), Wiesbaden: Otto Harassowitz, Gnoli, Raniero Mishra, L. P. : Storia della letteratura Indiana, Milano: Fabbri Editori, Jindal, K. B. : A History of Hindi Literature, Munshiram Manoharlal Publishers, Kapoor, Kapil: Language, Linguistics and Literature: The Indian Perspective, New Delhi: Academic Foundation, King, Christopher: One language, two scripts: the Hindi movement in nineteenth century North India, Oxford University Press, Metcalf, Barbara D. Metcalf, Thomas R. : A Concise History of Modern India, Second editino, Cambridge, Cambridge University Press, Muzaffar Alam Sanjay Subrahmanyam: The Making of a Munshi, in Writing the Mughal World: Studies on Culture and Politics, Comparative Studies of South Asia, Africa, and the Middle East, Pisani, Vittore: Le letterature dell India; con un profilo della letteratura del Tibet di Giuseppe Tucci, Firenze: Sansoni Editore; Milano: Accademia, Pollock, Sheldon: Introduction, in Sh. Pollock Literary Cultures in History. Reconstructions from South Asia, Berkeley Los Angeles London : University of California Press, Pritish, Nandy :Vikas book of modern Indian love poetry (Vol. I), New Delhi: Vikas publication House, Schomer K. : Mahadevi Varma and the Chhayavad age of modern hindi poetry, University of California Press, London, Sisir Kumar Das: History of Hindi Literature, , Western Impact, Indian Response, New Delhi: Sahitya Akademi, Vidyalankar, Chandragupta: Harivansh Rai Bachchan, New Delhi : Shiksha Bharti Press,

88 -Wolpert, Stanley Boccali, Giuliano: Storia dell'india dalle origini della cultura dell'indo alla storia di oggi, Milano: Bombiani, ) Fine Ivan Pozzoni (1976) Monza (Mi CARLO MICHELSTAEDTER TRA MISTICISMO E POSITIVISMO Dominato un intero secolo (XIX) dalle tradizioni di ricerca dell Idealismo e del Positivismo, la cultura italiana d inizio novecento reagisce ad essa dominanza con sussulti di irrazionalismo e misticismo sintetizzati a detta di E. Garin dalla deriva dannunziana del Leonardo, dall introduzione di carduccianesimi retorici, dall attività artistica neoavanguardista dei futurismi, da simulazioni di enfatizzati nietzscheianesimi [E. GARIN, 1966]; lontani da un accostamento a dottrine alla moda, molti autori, nel dibattito culturale e nella vita, si avvicinarono, con serietà, alla riflessione teoretica sull irrazionale: Carlo Michelstaedter è tra essi, con il suo breve e tormentato vissuto esistenziale e con la sua tesi di laurea La Persuasione e la Rettorica (1910). Nella narrazione di costui è centrale il tema, assai attuale, dell alienazione: nascendo ciascun uomo con un connaturato senso di manchevolezza, di assenza, di vuoto esistenziale e con un estremo desiderio, irrealizzabile, di infinito, si concretizza una urgenza indifferibile di rimuovere frustrazioni e insoddisfazioni di esso desiderio, sostituendolo con un accessibile brama di vita materiale, di vivere nella materialità; benché mediati da inefficaci meccanismi di sostituzione, conflitti e tensioni irrisolti tra istinto umano alla trascendenza e costrizione all immanenza subordinano ciascun individuo alla liminalità d una vita vissuta in bilico tra materia e infinito, tra attualità dell attimo e attesa del futuro, nel rifiuto, nella noia, nel terrore, nell illusione, nella delusione, nell attesa soterica della morte. Per Michelstaedter, infatti: La persuasione illusoria per cui egli vuole le cose come valide in sé, ed agisce come ad un fine certo, ed afferma se stesso come individuo che ha la ragione in sé- altro non è che volontà di se stesso nel futuro: egli non vuole e non vede altro che se stesso [ ] Egli si gira per la via dei singoli bisogni e sfugge sempre a se stesso. Egli non può possedere se stesso, aver la ragione di sé, quando è necessitato ad attribuir valore alla propria persona determinata nelle cose, e alle cose delle quali abbisogna per continuare [C. MICHELSTAEDTER, 1910]. Nella sua sete di vita, nel suo attaccamento ossessivo alla materia, l uomo dimentica il valore della morte, non riuscendo a intuire che affrontare la morte, morir la morte, è simile a vivere la vita [E. GARIN, 1966]; e vivere la vita nella sua interezza, senza timore di morire, significa rifiutare l alienazione (servitù alle cose e al desiderio materiale di futuro), «[ ] creando sé e il mondo [ ]», in conformità all idea socratica del riscatto dell uomo dalla realtà: [ ] [l uomo] deve prendere su di sé la responsabilità della sua vita, come l abbia a vivere per giungere alla vita [ ]; deve creare sé e il mondo, che prima di lui non esiste: deve essere padrone e non schiavo della sua casa [ ] [C. MICHELSTAEDTER, 1910]. Distante dall essere riscatto marxista o marxiano dell uomo-in-società, il riscatto di Michelstaedter, come nell uomo in rivolta di Camus, è redenzione individuale di chi accetti di rimanere saldo, resistendo, dinnanzi alla vita e davanti alla morte. Diretto ad una maieutica di redenzione, comune alle conclusioni della socratica e dell ellenismo, l esistenzialismo michelstaedteriano si ribella a modalità scientistiche di intendere ogni forma di cultura come mero asservimento della natura e della materia, invertendo la rotta del cammino filosofico dal materialismo e ottimismo dei Positivismi ottocenteschi a trascendenza e infinito: L uomo che ha assunto la persona sociale, per cui crebbe usurpando l inadeguata sicurezza che l ambiente gli offriva, ha fondato la sua vita sulla contingenza delle cose e delle persone, e della carità di queste vivendo dipende pel suo futuro, ne ha in sé il vigore a conservare ciò che non per suo valore gli appartiene [C. MICHELSTAEDTER, 1910]. Nell accettazione del binomio resistenza alla vita / non resistenza alla morte («La viva marea mortale gorgoglia intorno all uomo sullo scoglio, e lambendolo monta; sempre più lenta, perché non per un corpo monta, ma per l infinità volontà di permanere, - fino a che nell ultimo atto infinitesimale di tempo il tempo si fermi infinitamente. E l uomo allora che non avrà levato la testa nemmeno d una linea per prender nuova aria e continuare ancora, si potrà dire in possesso finito dell infinita potestas: egli avrà conosciuto se stesso e avrà l assoluta conoscenza oggettiva nell incoscienza; avrà compiuto l atto di libertà, avrà agito con persuasione e non patito il proprio bisogno di vivere») [C. MICHELSTAEDTER, 1910], l avventura meditativa di Michelstaedter culmina, nel 1910, nell atto estremo del suicidio come coerente ricerca della morte e si discosta dalla banalità di altri esiti narcisistici e folkloristici dell irrazionalismo e del misticismo tardo-ottocenteschi e inizio-novecenteschi, desiderando mettere il «tutto» al centro dell attenzione, al centro della scena esistenziale dell uomo. FONDAMENTI STORICI E TEORETICI DELLO STORICISMO CROCIANO Il background culturale crociano 1 si modella in contrasto a] con il dominio assoluto della tradizione illuminista, sotto ogni sua forma, nel XVIII e nel XIX secolo e b] con la sua crisi avvenuta alla fine del XIX secolo: Il declino del positivismo non era soltanto motivato dall insorgere dei nuovi lieviti idealistici o dagli intenti riformatori della stessa tradizione idealistica. Si trattava, piuttosto, delle conseguenze del fatto che la cultura filosofica 88

89 italiana non aveva saputo sfruttare, fino in fondo, tutte le conseguenze delle istanze positivistiche 2 ; inizialmente, il nostro autore reagisce alla crisi dell illuminismo con molta incertezza: La verità è che nella prima fase della filosofia crociana, c è un obiettivo prevalentemente polemico: debellare il naturalismo. E alle prevaricazioni naturalistiche, alle degenerazioni positivistiche, che avevano appiattito sul piano meccanicistico o psicologico persino i prodotti dell arte, della logica e della morale, Croce contrappone un intreccio di kantismo e di platonismo, quasi a garantire più efficacemente la purezza delle attività spirituali, ampliando il solco fra spirito e natura, fra mondo della libertà e mondo della necessità 3. storicismo italiano, sempre più caratterizzato a definire la storia nella contemporaneità di un fare creativo che non si separa dalla dimensione conoscitiva e sempre più volto a valutare e comprendere il passato [ ] nel suo trasfigurarsi in energia pratica nel presente e in tensione utopica verso il futuro, viene in tal modo a configurare [ ] le linee di un vero e proprio storicismo etico 8. Costruito uno storicismo etico attento ad una irrinunciabile «libertà responsabile», con Etica e Politica Croce, nel tentativo di concretizzare le conclusioni della Filosofia della Pratica 9, ribatte con energia, in barba alla sua diffidente ritrosia, ai drammatici esiti dei «[ ] grandi sistemi totalitari del ventesimo secolo, il comunismo sovietico, il fascismo italiano, il nazismo tedesco [ ]» 10, acconsentendo al dilagare della vita sociale nel suo stagno sistema dialettico Abbandonato l «[ ] intreccio di kantismo e di platonismo [ ]», la reazione anti-illuminista di Croce si riconnette al marxismo («La riflessione sui requisiti del procedimento scientifico nelle discipline umanistiche porta presto Croce a manifestare insoddisfazione per il positivismo [ ] Si avvicina, quindi, grazie ad Antonio Labriola, al marxismo, o meglio al materialismo storico [ ] Il materialismo storico, basato sul divenire, è per lui da preferirsi allo spiritualismo trascendente, da un lato, e al sensismo meccaniscistico, dall altro, prodotti rispettivamente della cultura cattolica e di quella laicogiacobina, entrambe da Croce respinte» 4 ), a De Sanctis e alla «scuola hegeliana di Napoli» («Unica linfa viva era l insegnamento del De Sanctis; e se da qualche parte si lavorava sul serio attorno alla filosofia, era alla scuola hegeliana di Napoli (Vera, Spaventa); dopodiché, in sul finire del secolo, Antonio Labriola portava la dottrina di Marx a contatto con la cultura italiana. In questo ambiente ebbe a maturare il pensiero di Croce» 5 ), distante dalla venerazione verso Hegel e moderata dalla benefica influenza di Machiavelli e Vico: Alla base di tale visione del diritto e, in generale, dell economia come ambito della forza, anzi come forza stessa elevata a primo momento pratico dello spirito, si trova l influenza esercitata su Croce da Machiavelli, nonché da Vico 6. L avversione verso ogni metafisica, l amore innato verso libertà come immanenza e concretezza, conducono Croce sulla strada dello storicismo: E le stesse metafisiche sorgono non da astratte e fantastiche domande, ma dall angoscia dell uomo al pensare che il mondo che egli ha ammirato ed amato non debba avere più esistenza, e tutto ciò che egli ha creato di bene e di bello e di vero sia condannato a venir sostituito, quando addirittura non sia vinto dal suo contrario 7 ; l avversione al regime fascista denota, in seconda battuta, lo storicismo crociano in storicismo etico, attento ad una irrinunciabile «libertà responsabile» La curvatura etica (e, più tardi, etico-politica, con Croce e, per certi versi, con Gramsci) dello Per queste ragioni gli Elementi di politica assumono nello sviluppo del pensiero e nella biografia stessa di Croce un significato molto pregnante [ ] Si configurano, cioè, come una tappa fondamentale nella piena maturazione del concetto di storia etico-politica, nella definizione teoretica della filosofia politica di Croce, nell evolversi della sua posizione politica rispetto agli sviluppi della situazione italiana di allora 11, con l unico fine di organizzare una seria «opposizione» al consolidamento del regime fascista 12, in Italia, e di ogni esperimento totalitaristico, nella storia del mondo 13. Pur se a posteriori, è Salvemini stesso a riconoscere l importanza della svolta etica dello storicismo crociano: Gli italiani non dovrebbero mai dimenticare la gratitudine che debbono a Croce per la sua resistenza al fascismo dal 1925 al Ogni altra voce in Italia era soffocata nelle carceri, sequestrata a domicilio coatto, costretta a stare in esilio. Lo stesso suo silenzio era una protesta. Resistenza e silenzio venivano dalla stratosfera, senza dubbio. Ma il loro effetto era potente. Molti giovani furono confortati dal suo insegnamento e dal suo esempio a credere nella libertà, per quanto ognuno intendesse la libertà in modo proprio e in forme che Croce non approvava. Ma quel che importava era che quella libertà non era il fascismo. Quel che importava era che Mussolini trovasse il maggior numero possibile di resistenze invincibili, anche se passive. Molte di queste resistenze furono dovute all insegnamento e all esempio di Croce D ora in avanti i riferimenti testuali al volume crociano saranno individuati a meno di avviso contrario- in base all edizione curata da G. Galasso (1994), con indicazione EP. Per una recentissima iniziativa collettiva sulla narrazione culturale di Benedetto Croce ci si riferisca ai miei I. POZZONI (a cura di), Benedetto Croce. Teoria e orizzonti, Villasanta, Liminamentis, 2010 e I. POZZONI, Libertà in frammenti. La svolta di Benedetto Croce in Etica e Politica, Gaeta, decomporre Edizioni, Cfr. G. CACCIATORE, Filosofia pratica e filosofia civile nel pensiero di Benedetto Croce, Soveria Mannelli, Rubbettino, 89

90 2005, 12; P. Piovani, infatti, asserisce: «Se quel declino si tramutò, più che in crollo, in allarmante e precipitoso disarmo, non fu per il concluso compimento dell esperienza filosofica del positivismo, fu per la fragilità delle sue prime basi, che non consentiva nessun ammodernamento di strutture speculative da un lato, nessuna solida resistenza dall altro» (P. PIOVANI, Il pensiero idealistico, in Aa.Vv, Storia d Italia, V, Torino, Einaudi, 1973, 1566). 3 Cfr. G. PEZZINO, La fondazione dell etica in Benedetto Croce, Catania, C.u.e.c.m., 2008, Cfr. R. FAUCCI, Croce e la scienza economica: il dialogo con gli economisti italiani, in M.Reale (a cura di), Croce filosofo liberale, Roma, Luiss University Press, 2004, Cfr. G. SARTORI, Studi crociani I, Bologna, Il Mulino, 1997, Cfr. B. TRONCARELLI, Diritto e filosofia della pratica in Benedetto Croce, Milano, Giuffrè, 1995, Cfr. P. BONETTI, L etica di Croce, Roma-Bari, Laterza, 1991, 10. La citazione è a B. CROCE, Terze pagine sparse, Bari, Laterza, I, 1955, 148, nello scritto, del 1952, Contro le metafisiche. 8 Cfr. G. CACCIATORE, Filosofia pratica e filosofia civile nel pensiero di Benedetto Croce, cit., 216; A. Omodeo, in Storicismo formalistico, scrive: «Lo storicismo dovrebbe culminare nella visione d una libertà responsabile che crea la nuova storia e con ciò stesso segna il limite e ulteriormente definisce il valore della storia passata» (A. OMODEO, Tradizioni morali e disciplina storica, Bari, Laterza, 1929, 250) 9 G. Galasso, nella sua Nota del Curatore al volume Etica e Politica, asserisce: «I Frammenti erano, dunque, presentati quali complementi, quasi paralipomeni, della Filosofia della Pratica (apparsa nel 1909), in coerenza con il carattere formale e categoriale dell etica teorizzata in quel volume, non senza una loro dimensione pedagogica e sollecitatrice nei riguardi dei lettori e degli studiosi, oltre quella esemplificativa [ ]» [EP, 434]; l esistenzialisticità dei Frammenti è difesa da P. Bonetti: «Ma è nei Frammenti di etica, che Croce scioglie certe rigidezze sistematiche della sua Filosofia della Pratica e si apre integralmente al vario, complesso e ambiguo mondo dell esperienza morale. La limpidezza dei Frammenti, il loro affascinante buon senso velano con suprema civiltà, ma non nascondono, la tragica ricchezza dei motivi ispiratori, delle concrete situazioni di vita che hanno dato origine alla riflessione. Qui la religiosità crociana è davvero integralmente laica, tutta calata nel mondo delle opere, senza più alcuna generica esaltazione dello Spirito universale, di quelle opere in cui l angoscia del vivere trova la sua redenzione, sempre possibile ma sempre insidiata dalla potenza ambigua della vita, dalla molteplicità dei desideri che cercano la sintesi della volizione, ma possono anche precipitare nel vuoto dell inerzia e della follia» (P. BONETTI, L etica di Croce, cit., 58). 10 Cfr. G. COTRONEO, Una teoria filosofica della libertà, in idem (a cura di), La religione della libertà, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002, 26, con riferimento a G. SASSO, Benedetto Croce. La ricerca della dialettica, Napoli, Morano, 1975, Cfr. G. GALASSO, Etica e politica, cit., [EP, 464]. 12 Cfr. R. DE FELICE, Mussolini il duce. Gli anni del consenso ( ), Torino, Einaudi, 1974, 113: «Croce uniformò costantemente il suo comportamento personale e i suoi interventi, sia privati sia pubblici, sia in Italia sia all estero, ad un duplice e ben preciso intento, quello di scongiurare alla vita morale e culturale italiana la paralisi e la corruzione, alla lunga mortali, derivanti dall isolamento, dal conformismo e dalla politicizzazione imposti loro dal fascismo, e quello di offrire alla cultura italiana e soprattutto ai giovani un esempio, un insegnamento, una voce [ ]». 13 Cfr. F. SBARBERI, Un liberale di fronte al fascismo, in M.Reale (a cura di), Croce filosofo liberale, cit., 139: «Come altri esponenti della classe politica e della cultura liberale che sin dal 1921 erano confluiti insieme agli uomini di Mussolini nelle liste del blocco nazionale - neppure Croce seppe cogliere con tempestività la natura intrinsecamente liberticida della fascismo e la sua capacità di evolvere in una dittatura di stato di tipo nuovo [ ] Ciò nonostante, quando Croce si convinse che Mussolini aveva imboccato una strada senza ritorno verso l autocrazia, la sua opposizione al regime divenne totale e permanente». 14 Cfr. G. SALVEMINI, Che cosa è un liberale italiano nel 1946, in Aa.Vv., Benedetto Croce, Boston, Controcorrente, 13. Benedetto Croce (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 Napoli, 20 novembre 1952) filosofo, storico, politico, critico letterario e scrittore italiano, principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano ed esponente del neoidealismo. «Il filosofo, oggi, deve non già fare il puro filosofo, ma esercitare un qualche mestiere, e in primo luogo, il mestiere dell'uomo.» 3 (Benedetto Croce, Lettere a Vittorio Enzo Alfieri ( ), Sicilia Nuova Editrice, Milazzo 1976, pp. X-XI.). 90

91 L ECO & RIFLESSIONI ossia FORUM AUCTORIS Daniele Boldrini (1952) Comacchio (Fe) MEDITERRANEO Foto di Melinda B. Tamás-Tarr (Puglia, Luglio 2007) "Mediterraneo, me di te terraneo, terraneo mare, terra o mare? Quale altro nome al mondo racchiude dentro una parola il suo contrario significato? Il globo intero è terracqueo, non è solo terrestre né solo acqueo. Foto di Melinda B. Tamás-Tarr (Puglia, Luglio 2007) 91

92 Eppure il nome è questo, e a noi tutti non resta che pregare che mai venga forza oscura più forte anche della sua luce, che tanto lo ricacci e si ritiri dalle spiagge, dalle sponde dove ci vien familiare questo ch'è di bellissimo nome bellissimo mare. Io non so com'ebbe origine questo suo nome; un amico mio, nutrito di studi classici, credo che qualcosa più di me ne sapesse, e qualcosa m'avrà detto pure, ma infine io penso che avrà significato quel nome di mare non solo ch'è tutto circondato da terre, ma anche, in virtù di parola, piana, morbida, avviluppante, ch'esso stesso le terre circonda. A darne un clima più mite più dolce che se lui non fosse, Mediterraneo, che solo a Foto di Melinda B. Tamás-Tarr (Puglia, Luglio 2007) Foto di Melinda B. Tamás-Tarr (Puglia, Luglio 2007) pronunciarlo s'arrotola la lingua attorno a immagini d'azzurro, di vela, di viaggi pescosi, di lunghi suadenti riposi, che offre alle genti sostanti ai suoi luoghi balneari, lui che non è uno, ma somma di mari entro cui si adagia storia 92

93 d'innumerevoli siti e paesi, tra le sue placidezze, nel debole moto che induce l'attesa, nel sogno l'estive giornate a restare". Foto di G.O.B. (Puglia, Luglio 2007) - Danibol - (Giugno 2006) Daniele Boldrini (1952) Comacchio (Fe) PAPAVERI Foto di G.O.B. (Maggio 2012) Fiore che finalmente è di tutti, Papaver rhoeas, detto rosolaccio, che ogni suo petalo moltiplica in una infinità di vessilli. 93

94 Son fuori di limite, se tutti si fermassero a strapparne i gambi (ma non le radici, lasciatele stare), mille e mille ne resterebbe, ognor trionfanti, anche su quelli che han spenti gli erbicidi. Foto di G.O.B. (Maggio 2012) Per questo, se pure lo dicono infestante, è un amoroso fiore. Che cela, quasi non volesse dispiacere, raggrumandolo al centro, un cuoricino nero. Ma tanto era la sua invadenza, che nei campi del grano si provarono a scacciarlo, che tornassero le spighe uniformi nel verde e nell'oro; ma il dubbio rimane, se davvero la lor convivenza sarebbe andata a detrimento del pane. Foto di G.O.B. (Maggio 2012) 94

95 Papavero da noi, luoghi di pianura, viene a dirci che il suo germe resiste, e chissà quanti anni, sotto la zolla, e una volta che ne ha cacciati gli steli, folla di adulti e bambini che di loro s'inebri, di quel rosso colore, li abbraccia e come li baciasse li coglie, e non sente sopruso alla terra a portarseli via; son come, le loro distese, a sdraiarvisi, il mare, che sempre a tutti dà spazio a nuotare. Foto di G.O.B. (Maggio 2012) Foto di G.O.B. (Maggio 2012) Lo diceva Elio Vittorini, nella sua "infanzia" sardagnola ovvero nel suo libro "Sardegna come un'infanzia" ch'era felicità dell'uomo nuotare, in un mattino rosa, in tutta l'acqua del mondo. Eppure vive il papavero, così apparentemente forte, una sua sublime delicatezza, e i suoi petali che anche al vento più impetuoso s'acquattano, fan onda ma già mai si staccano, una volta colti, come gli venisse d'un subito sottratto un fluido, la linfa che a lor sale e assieme all'aria li dispiega molli ma solidi agli steli, ecco a farne un 95

96 mazzetto, a porli nel grembo, nemmeno s'arriva a casa che già si son persi i lor petali per via, quasi che alla zolla, al lor frammento di creato, cercassero tornare, o da quelli ne venissero riaspirati. Fragilità che si moltiplica all'impazzata, si stende all'orizzonte ne' suoi tappeti di rossura, dà tocco e luce alle prime apparizioni di primavera. Torna, a ogni primavera torna, e chissà per quanto tempo ancora, che non accada quel che delle rondini vedemmo, o non abbiamo veduto più, smarrite agli occhi, che avranno preferito più rassicuranti cieli, a quelli ormai distante il disordine dei nostri paralleli, tanto che non c'è più pericolo che fitte rondini, se mai tornate, vadano a urtare, nei pencolii veloci, negli scarti fulminei che affascinarono la nostra infanzia, i muri alle case, e non vi sarà mondezza sui marciapiedi di sotto i nidi. Le poche rimaste volano alte, non ci ventilano i bassi tramonti estivi, annunciano sopra l'afa il temporale. Fragili ancora, ché basta un rovescio, un urto, un veneficio, e la leggiadria saettante nera, fatta immobile s'appoggia a terra. Foto di G.O.B. (Maggio 2012) Così i pesci rossi, che magici, imprendibili sotto il velo dell'acqua, han dato senso d'avventura alle nostre estati, ore e ore trascorse accanto ai fossi quando acqua più alta vi scorreva, a rincorrerli, a tentarne la cattura, infine a scoprire quanto le lor scaglie vedute all'aria dessero sull'arancione, quel che gli sembrava nel guizzo, veduti dal dorso sott'acqua, un rosso acceso, o persino cupo. Somigliava quel rosso dei pesci a quello dei papaveri, che tempestavano di corolle la moltitudine delle altre erbe, andanti con quelle a perdersi in fuga, per ogni dove. Anche da quei pesci rossi, nell'aria di vacanza, prendeva spirito l'estate. Ma germe di papavero sotto la crosta, che sappia l'argilla o la sabbia, non lo potremmo, tra loro frugando, trovare, e il suo mistero al prossimo anno rimbalza, e nello stupore rinasce. E se sono duecentocinquanta le lor specie, di papaveri, nel mondo, il nostro semplice rosolaccio, non "sonniferum", non oppio, non altro, è tanto di beltà e foltezza che ci può bastare. E torneremo con le bimbe, tenendole per mano, loro piccoline, loro paperine, a raccoglierli, che son alti, alti, alti... - Danibol - (Maggio 2008) In fondo all orto, il vecchio albero di albicocche viveva la segreta esistenza vegetativa. Dorate iridescenze sulle folte foglie, come i capelli di selvaggia dea. Nel pomeriggio afoso, sprigionai la possente forza, animata da energia giovanile. Per noia, mi arrampicai sull albero con larghe bracciate, tra ramo nodoso e ramo frondoso. Giuseppe Costantino Budetta (1950) Napoli IMMOTA IMMAGINE Con la stretta delle cosce, facendo leva sui ginocchi, risalii il tronco squamoso che come cavallo domo tremolò. Ero giovane e potente. Ero la piccola vedetta lombarda nel libro Cuore di De Amicis. All orizzonte non c erano gli Austro-ungarici, ma il fulgore del tramonto estivo che allungava al suolo ombre a 96

97 dismisura. Pesai: se cado da quest altezza, mi rompo un osso. Potrebbe cedere il femore a frantumarsi come il vetro, o la tibia-fibula, o i legamenti crociati del ginocchio, o il calcagno, o le ossa dell avambraccio. Se fossi caduto davvero male come un fesso, avrei potuto lussarmi la colonna vertebrale. Così oltre all albero che muto mi sorreggeva, con quel caldo avrei scomodato il traumatologo. Un fresco venticello m accarezzò la pelle. Su di me, il garrito delle rondini. Tra la resinosa scorza, una formica spersa. Sbadigliai: m annoiavo pure lì. Avrei potuto chiamarti col telefonino. Saresti salita con me sull albero d albicocche, assecondandomi. Nel tramestio di frasche, sarebbe caduto un immaturo frutto: piccolo martire del nostro amore. Sul triforcuto tronco, la coscienza si sciolse come nebbia. Quasi accogliendo un segreto invito che il vecchio albero m inoltrava, m addormentai sia pur per poco. Ero davvero un ominide scimmiesco, nella siesta. Nel breve sonno, vidi da lontano i vecchi genitori, morti ormai da tanto, sorreggersi a vicenda ed allontanarsi per una ombrosa via. Intorno, un tremolio di foglie. Budetta Giuseppe Costantino nato nel 1950 a Bellosguardo (SA) e vive a Napoli. Ha vinto alcuni premi letterari tra i quali città di Caserta (targa d oro) e città di Avellino (medaglia d oro e coppa d oro per il 2 premio, letteratura edita). Ha scritto numerosi racconti pubblicati sulle riviste Inverso, Osservatorio letterario, Sagarana ed i Segreti di Pulcinella. Dal 2010, non partecipa più a gare letterarie. Ha vissuto per qualche tempo a Göteborg (Svezia), dove si è sposato con una svedese doc. È professore associato presso una delle tante università scientifiche d Italia. Ha scritto circa cento pubblicazioni scientifiche, alcune delle quali su importanti riv. americane (J. Anatomy) ed inglesi. Ha due specializzazioni in immunoistochimica, presso la Facoltà di Medicina, Napoli ed in alimentazione degli animali domestici, Facoltà di Veterinaria, Napoli. Volumi pubblicati: 1. Venti racconti editi da Andrighetti - Ferrara (2005): racconti ambientati nei vicoli di Napoli. 2. Vento di terra : editrice Anna K. Valerio di Udine, (2006). La storia amorosa di Rosario Macchiaroli vissuto intorno al 1820 s intreccia con una analoga del presente. Con questo romanzo ho vinto il 2 premio, letteratura edita Città di Avellino. 3. Giallo Fiordaliso : la Carmelina di Ferrara (2006). Romanzo. Intrighi ed omicidi presso la I facoltà di Medicina di Napoli. 4. Doppia Venere di Milo : edizioni Fabula (Roma) (2007). Romanzo. Un delitto di camorra in un vicolo napoletano ha misteriose e sconvolgenti conseguenze. 5. La rosa del Grillo : Vincenzo Grasso editore in Padova (ottobre, 2007). Racconti erotici alcuni dei quali ambientati a Napoli prima dell unità d Italia. 6. La vita estrema Vitale Edizioni - Imperia. Raccolta di poesie. 7. Cinque racconti per un viaggio Vitale Ed. - Imperia. Racconti ambientati a Napoli in epoca recente (2008). 8. CIRCOLAZIONE ENCEFALICA pagg Edito da Firenze University Press, (2007). 9. GIALLO DOUBLE FACE, pagg Editrice CEREBRO Milano, (2010). Romanzo ambientato in dipartimenti medici tra di loro in concorrenza. 10. SOGNI INCROCIATI. Lungo racconto erotico (pagg. 25), edito da Progetto Babele, rivista letteraria, (2009). 11. SESSO - MASSA - MORTE: pagg Romanzo. Il prof. Giovanni Basto incontra una bella ragazza che si prostituisce. E l inizio di una serie di eventi che stravolgono la vita di Giovanni Basto, entrato in contatto col mondo ctonio di ADE. Edito da Arduino Sacco, editore in Roma (2010). 12. OMBRE DI MAGNA GRAECIA: pagg. 199, edito da Cerebro Editore, Milano (2011). Olimpia è una studentessa universitaria coinvolta in misteriosi eventi che spingono il fidanzato Ettore ad indagare. L assassinio dell ex direttore del museo archeologico di Paestum dà una tragica svolta ai fatti. Un misterioso cavaliere nero vuole impadronirsi dei Libri Sibillini e rapire Olimpia. 13. MUTO MONDO MISTERIOSO. Romanzo erotico sentimentale di 287 pagg., non divise in capitoli. La resurrezione corporea ad opera di una misteriosa entità. Cerebro editore, Milano (2012). 14. SANGUE SIDEREO: Cerebro ed. (Mi), romanzo di 124 pagg. ambientato a Capri (2012) alla vigilia della Seconda guerras mondiale. 15. CAPRI - CETACEA CEFALICA: romanzo breve di 99 pagg. Una storia sentimentale ambientata a Capri, in epoca odierna. Due amanti scoprono il segreto di un antica grotta, collegata alla morte di un delfino. La Carmelina editrice - Ferrara, (2013). 16. FREUD: racconto lungo di 56 pagg. circa, edito da La Carmelina - Ferrara, (2013). Una nobildonna viennese porta in sé un terribile segreto e si rivolge Freud per essere liberata dalla sue nevrosi. 17. SENSAZIONE - PERCEZIONE - CONSAPEVOLEZZA. Giornale di Neuroscienza, pagg Firenze, (2012). 18. Necessità napoletana: romanzo di 197 pagg. pubblicato da INVICTUS editore. Il romanzo descrive alcuni ambienti camorristici dei Quartieri spagnoli di Napoli ed il seppellimento in mare di alcuni cadaveri, vittime di faide interne. 19. TRENI, BINARI ED ALTRO di 134 pagg.: Pubblicato da Invictus editore. Romanzo ambientato tra le stazioni di Torino (Porta Nuova) e di Grugliasco. 20. EROS ERETICO: racconti, pagg. 110, pubblicati da DuDag - Aosta, SENZA SENSO: thriller ambientato nei vicoli di Napoli. Il romanzo è lungo circa 200 pagg. Editore: DuDag, COLLAPSE. Romanzo di oltre le 700 pagg. pubblicato da ed. Gilgamesh, VENTO DI TERRA (Ediz. e-book): Gilgamesh edizioni, Romanzi mai pubblicati, o in FIERI. HOMO SAPIENS SAPIENS pagg. 35. Romanzo di fantasy. Una statua istruisce il suo proprietario sui pericoli che incombono e generati da paralleli mondi. L ISOLA DELLA DONNA NUDA: pagg Romanzo ambientato nell alto medioevo tra Napoli, Sorrento e alcune isole al di là delle Colonne di Ercole (Isole Azzorre). NAPOLI , pagg. 28. Romanzo fantasy ambientato a Napoli nei vicoli dei Quartieri Spagnoli. IL LETTO DISFATTO: Romanzo breve di circa 100 pagg. (in corso di pubblicazione da e-book edizioni). COLOSSO FISSO. Racconto lungo di circa 20 pagg. Umberto Pasqui (1978) Forlì APPUNTI SU ALFREDO PANZINI, TRACCE DA RICUCIRE Recentemente sono stati trovati dei fogli dattiloscritti che dovevano essere una bozza della tesi di laurea di una cugina di mio nonno, Adriana Pasqui, morta ultranovantenne nel Ella, da ragazza, si era recata più volte a casa dello scrittore, oggi negletto, Alfredo Panzini a Bellaria. Sulla sua figura scrisse la tesi di laurea in lettere che, ovviamente, risente del 97

98 linguaggio del tempo. Nel dopoguerra, ella divenne una delle prime insegnanti di inglese in Italia e lavorò a scuola fino ai primi anni 80 dopo essere stata anche negli Stati Uniti e nel Liceo italiano di Tripoli. Riporto qui uno stralcio di quel lavoro, sperando sia interessante almeno come reperto storico. Alfredo Panzini ha aperto l'anima alla voce della poesia, di cui disse: La poesia è, sì, ispirazione, ma l'ispirazione da sola non basta a creare l'opera d'arte. Il poeta deve superare gli ostacoli della metrica e della parola: deve da incosciente diventare cosciente. La poesia è visione intuitiva dei fenomeni veduti con pupille pure e vergini come quelle di un fanciullo. La poesia è contemplazione del sentimento contemplato, superato e risoluto in immagini. La poesia è gioco di parole antiche che brillano come parole nuove. La poesia è il tempo perduto che si è ritrovato come perla nei gorghi del passato e ancora l'unica vera espressione dell'arte è la poesia: dico poesia come direi religione, dico religione come direi mistero. Ma quando tu sarai tornata al mondo e riposato dalla lunga via seguita il terzo spirito al secondo ricordati di me che son la Pia. problema della morte che poi in sostanza equivale al problema della vita, è ancora un non risolto enigma, pur con tutte le ammirevoli scoperte della scienza. Il tempo nostro, il tempo delle macchine e dei prodigi meccanici, non abbassa più che non abbia fatto ogni altro tempo l'idea di Dio, che resta bene in alto, promessa di pace eterna a cui gli uomini affaticati dal travaglio della vita anelano: O nati nel nord, o nati nel sud... le nostre speranze erano di essere figli di Dio, infinita bontà di cui gli uomini non sono degni: per l'oro, per il ferro, per il carbone, per il cotone, per il caucciù si sono combattuti gli uomini! E dire che ci fu un uomo, ben altro che quel superbo Prometeo, che volle morire in croce per amore degli uomini. Né, come si concesse, Alfredo Panzini ammette Dio per rimpiangerlo o dolersi che un giorno ci fosse, ed oggi non più: come nel Cristo, vede l'umano nella creatura, ma accanto e insieme il divino che la sorregge perché l'anima è un terribile dono di Dio, ed è anche una conquista dell'uomo e ogni oscurità pessimistica inaspettatamente scompare dalla voce di lui che dice: La vita è un dono celeste. Non aver fede nella vita è come non aver fede nel Creatore. Il mondo, come dice la parola stessa, è cosa bella e lieta. - U. P. - Si può forse riprodurre una simile evanescenza di luci, di colori, di armonia? E dice arte conscio che l'opera d'arte non è come altra proprietà di spettanza individuale, ma dopo alcun tempo diventa proprietà e decoro comune. Quale ricchezza di opere d'arte ha fiorito il suolo italico! Alfredo Panzini, nei suoi frequenti viaggi, sembra volerle tutte, avvicinare queste creazioni dell'ingegno italico o, dove sa di non più ritrovarlo, pure ne vuol conoscere l'ambiente che le vide nascere e sorridere al nostro sole. Nei suoi viaggi per la gran Madre, alla scoperta dell'anima italica del passato e del presente, attraverso la storia e l'arte o fra il fluire della vita: da Bolsena dove si reca per amore di Amalasunta a Venezia per vedere l'unicum dell'orlando innamorato donato alla Marciana, da Crema, sulle tracce del tremendo assalto del Barbarossa, a Roma, nella gioiosa Garbatella, da Castellammare alla sua cara Bellaria, il creato appare ad Alfredo Panzini nelle sue mutevoli, meravigliose forme e un interrogativo latente tiene la sua anima sospesa. Alfredo Panzini stupisce del pari di fronte alle modulazioni della natura, come di fronte alle realizzazioni delle creature umane, in cui la mano dell'uomo sembra essere stata guidata da una mano superiore: che cosa trema in lui nella perfetta serenità dei giorni di maggio? Che cosa splende in lui alla vista della sinfonia di luci sulla facciata del Duomo: S'imporpora, s'illumina, inargenta nei tramonti, nelle albe, nelle notti di luna, ride, piange, sogna? L'incosciente certezza di Dio. Non è vero (anche se per il continuo ripeterlo sembra volercene convincere) che Alfredo Panzini contemplando l'uomo di oggi, immiserito nello stesso istante in cui ubriaca della propria onnipotenza, finisca come lui per perdere la fede, di cui non resta nell'anima che un nostalgico e amaro rimpianto. Infatti, nello stesso istante in cui si pone il dubbio è come se a gran voce dicesse che Dio non è morto, né può morire. Quel problema che sta in fondo a ogni grande opera d'arte, che molto preoccupò le antiche età e sembra negletto dalle età presenti, il ARTICOLI BREVI DAL BLOG DI UN AMICO D UNGHERIA: Giuseppe Dimola (1956) Vittuone (Mi) Proverbio/detto del mese (1021) Aki sokat ígér, keveset ad; dall'ungherese chi promette tanto, poco dà. Praticamente uguale al proverbio italiano: chi molto promette, poco mantiene. Cominciare un nuovo anno forse ancora di stagnazione economica e crisi sociale con questo proverbio, serve a tenere gli occhi aperti. Questo precetto mette in guardia dal credere troppo facilmente a chi promette mari e monti ( le mente del politico mente, si dice in Italia). Anche quest ultimo modo di dire italiano ha un equivalente ungherese: fűt-fát ígér, e si sa che chi fa promesse eccessive non ha intenzione di mantenerle. In questo modo di dire ungherese compare una ikerszó, parola doppia o gemella, traducibile come erbaalbero. La lingua magiara è piena di parole gemelle (ikerszavak), create da poeti ma più spesso dalla fantasia popolare frutto dell ingegnosità della gente semplice (egyszerű emberek) o figli del popolo (nép fiai) ed entrati nel linguaggio comune. Tornando alla promessa (ígéret), di essa si occupano vari proverbi, per circostanze anche opposte: ogni promessa è debito è l impegno dell uomo d onore, ma promettere non costa nulla è il motto dell imbroglione (o del gradasso), e così succede che nel paese delle promesse si muore di fame. Una persona dotata di morale è Gino Strada, fondatore di Emergency, che così riflette: Promettere costa poco, si dice, se poi non si mantiene l impegno. E non farlo? Costa ancor meno, praticamente niente, basta girarsi dall'altra parte. Una promessa è un impegno, è il 98

99 mettersi ancora in corsa, è il non sedersi su quel che si è fatto. Dà nuove responsabilità, obbliga a cercare, a trovare nuove energie. (1 gennaio 2015) Giovani ungheresi mammoni? Giovani anni che vivono in famiglia. Uno stereotipo sul giovane italiano-tipo è che sia mammone (non c è un corrispettivo ungherese, ma si potrebbe dire a mama kedvence, il cocco di mamma). Di conseguenza, tarda l uscita dalla casa natale e l indipendenza dalla famiglia di origine, per costituirsene una propria oppure vivere da single. I dati statistici sembrano avvalorare tale immagine: il 46,6% dei giovani italiani tra i 25 e i 34 anni vive ancora con mamma e papà (ungh. anya és apa), mentre nei paesi scandinavi siamo al 4%. Ma le stesse fonti (dati Eurostat) rilevano che ben il 43% dei giovani ungheresi resta nella famiglia (ungh. család) d origine. Quindi anche gli ungheresi sono mammoni? hanno difficoltà a trovare lavoro in patria. A ciò si aggiunge un mercato immobiliare rigido, visto che prevalgono nei piccoli centri le unità abitative monofamiliari. Così, la permanenza in famiglia diventa una scelta obbligata, in Ungheria come in Italia (dove la precarietà del lavoro è molto più alta). I giovani di oggi (tra cui crescono i Neet, cioè chi non lavora e non studia) sono destinati a mantenere, come le generazioni precedenti, la popolazione inattiva: bambini e anziani. Ma, mentre i primi diminuiscono, i secondi aumentano in proporzione maggiore, mettendo in crisi i sistemi di welfare, che si tende a trasformare in workfare, dove si è costretti ad accettare un lavoro (se lo si trova) a qualsiasi condizione. L aumento esponenziale della produttività del lavoro (grazie alle nuove tecnologie) nel Novecento avrebbe dovuto portare alla diminuzione drastica dell orario di lavoro, assieme alla promessa della piena occupazione, e all aumento del tempo disponibile per prendersi cura di sé (salute e relazioni interpersonali) e dell ambiente. Invece, così non è stato: la conseguenza è un aumento delle disuguaglianze: il Pil dei Paesi c.d. sviluppati è diventato più basso, ma la ricchezza (patrimoniale e, soprattutto, finanziaria) è diventata più alta, producendo così maggiore povertà. Altro che mammoni! Qui ci sarebbero da ripensare i modi di vivere, mettendo al primo posto non il Pil ma i diritti umani e dell ambiente, per diffondere il benessere. Come diceva Henry Ford: c è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti. (7 gennaio 2015) Fonte: In realtà, molti sono i fattori che influenzano il comportamento dei giovani, anche culturali. La disoccupazione giovanile (per di più, in Italia, senza reddito minimo per chi è alla ricerca del primo impiego) è uno dei più rilevanti. Poi c è la difficoltà di trovare case in affitto a prezzi convenienti. L ingresso nella vita adulta dovrebbe avvenire naturalmente al termine degli studi, con l ingresso nel mondo del lavoro e l uscita dalla famiglia d origine. Nel nord Europa ciò avviene agevolmente, in diversi casi anche prima di concludere la formazione scolastica, e in ciò giocano un peso i fattori socio-culturali. La situazione economica di Italia e Ungheria, che hanno comunque un costo della vita decisamente diverso, sono simili: alta disoccupazione, bassa crescita. L Ungheria di recente ha avuto qualche indicatore economico positivo (anche grazie alle oscillazioni del fiorino ungherese), ma la crisi grava ancora. Addirittura la popolazione ungherese, diversamente da quella italiana e degli altri Paesi europei, è diminuita in conseguenza della scarsa immigrazione e dell aumento dell emigrazione (fenomeno insolito). Quindi anche i giovani ungheresi Gianmarco Dosselli (1954) Flero (Bs) GIGI ZANOLA, POETA NAIF E SPORTIVO A dire di Gigi Zanola ( ), flerese, e del suo ampio impegno di attività letteraria, di pittura e di scultura, sarebbe necessario un lungo studio che non può trovare spazio nei ridotti termini di una presentazione: assai stratosferica è stato il suo concepire, così ampio è il suo spazio, così energici quei suoi motivi del pensiero poetico e filosofico. Una intera vita data e consumata al culto degli ideali, a manifestare sé stesso, a trovare ispirazione dei suoi ricordi e a rivelare la pienezza di poeta loquace, fervido, distinto, sincero, tra i più fertili e tra i più armoniosi della provincia bresciana. Lo studio di Gigi Zanola 99

100 Gigi Zanola Trascriveva sillogi tinte di ogni forma sentimentale: spruzzate nostalgiche dell'animo umano, di passioni, di angosce e di dolcezze. Ogni espressione dalla sua penna era condita di sentimento di gratitudine, di commemorazioni, di amicizia: molte opere dedicate A mia Madre e mio Padre, ai miei cari nel loro ricordo, a un curato, alle bellezze della sua infanzia e alla natura; tra le sue opere lasciate ai figli non manca cenno amaro come espressa nella poesia Piazza della Loggia, la strage - io c'ero : È un giorno di maggio la gente convenuta sta là vociante [ ] Poi un boato, un lampo, urla [ ] poi solo sangue, carne, ossa, nebbia; una strage [ ] Io c'ero, ricordo e non potrò scordare... Molti altri componimenti hanno lasciato una rilevante impronta che sarebbe un'alta carica d'elevato nobile sentimento. Espressiva quella poesia aperta in onore per il defunto amico curato, don Nando; una poesia della quale aveva voluto testimoniare la sua fraterna amicizia al coetaneo maestro, con alti sentimenti di fede, di bontà e di gratitudine. Il titolo già di per sé simbolico: Un amico non muore. Leggere ancor oggi le sue sillogi scrutiamo il di là della vita reale del poeta, come la poesia-testamento Quando me ne andrò, con finale austero: Solo così mi sentirò ancora di casa quando me ne andrò. Nella stupenda poesia Ho dipinto, si legge che Zanola ha costruito una trama di valide meditazioni, o meglio... ha aperto uno squarcio di beltà in una cattiva visione mondiale generata da potenti eversivi; la desolazione e lo smarrimento in lui, apertamente ammessi, producono interrogativi: Ho dipinto il mondo di rosso, affinché l'amore vinca l'odio, le guerre. Ho dipinto i bambini di bianco affinché l'innocenza copra i nostri peccati. La soave opera Il ruscello di casa mia sembrerebbe, a mio parere, una denuncia, ma mi preme ammettere che il Zanola avesse voluto compiere un gesto di ribellione di un uomo docile, di un amante della natura campagnola: Ora l'acqua limpida non c'è più./il ruscello di casa mia/ha strani colori, è ammalato/è stanco, non canta più/va a rilento è vischioso./sta come me vivendo/gli ultimi giorni... Scrivono di Zanola ambiziosi critici locali e nazionali: Infaticabile uomo alla ricerca di quei valori che hanno l essenza nell animo più popolare della nostra terra. Cercare di racchiudere in poche righe la personalità e l irruenza creativa di Gigi Zanola è forse come pescare con le mani; e questo non per portare facili scusanti, ma solo per rendersi conto con quale genio e sregolatezza si ha che fare. Di solito scrivere dei vivi comporta qualche aspetto compromissorio; non si dice questo perché può dar adito a pettegolezzi, non si dice quest altro perché può rendere il personaggio strumentalizzatore di chi scrive. [ ] Il Gigi, per uscire dal mistero, è il più autentico pittore naif della provincia bresciana, espressione della volontà di non assopirsi tra le pieghe del conformismo [ ] I suoi pennelli sono la sua aria, la sua furiosa voglia di esserci senza sofismi di maniera per appagare quel suo senso interiore di solidarietà e profusione umana continua, esso stesso quasi creatura delle proprie crete, tanto uniche quanto pure.. [ ] (Luciano Caprioli) Il sentimento e la fantasia di Zanola riescono a tenere sospeso, un filo di luce, un attimo di speranza con immagini e tensioni vissute ogni giorno per accompagnare la cultura e l arte nel tempo. I suoi versi ci portano lontano Oltre alla poesia, sappiamo che l Autore è un autentico maestro del pennello con una forte produzione di opere naif che cerca di far conoscere in Italia e in Europa. (Otello Parenti) Ho seguito la sua impetuosa avventura pittorica dal 1971 fino alla sua scomparsa. Era un pittore naif genuino, senza artifici, senza pose, senza infingimenti. Con tutta la forza dell'anima sua, con tutta la vulnerabilità delle sue imperizie tecniche. [ ] La sua operazione pittorica, indifferente sia alle questioni della tecnica che alle evoluzioni della forma, si è svolta tutta dentro il paesaggio spirituale della sua tardiva, ingenua, fresca e vulcanica vocazione artistica. Puntando diritto ai contenuti, ai messaggi, ai discorsi e alle denunce, morali e sociali. [ ] È giusto e doveroso organizzare un viaggio di esplorazione tra le sue carte, i suoi scritti, le sue poesie, le sue sculture, le sue pitture, ordinate in copiosa e premurosa raccolta nel silenzio affettuoso della sua casa di Flero. (G. Caffi) Le radici contadine di G. Zanola segneranno profondamente la sua intera esistenza proiettando in un impegno politico-sindacale intenso e generoso. Un mondo contadino il suo, ricco di valori, ma anche avaro di soddisfazioni, emarginate. (Franco Castrezzati, sindacalista che si trovava al microfono nel momento dell'esplosione della bomba di Piazza della Loggia). Alla conclusione della guerra, Gigi Zanola diverrà segretario della D.C. locale, vice sindaco del suo Comune per un paio di lustri, infine, paladino delle battaglie emancipanti dei metalmeccanici della CISL. Sportivo, sindacalista, naif della pittura, scultura e poesia: ingredienti della sua personalità ricca di verve. Nei primi anni '50 volle fare di Flero (confinante con Brescia) un qualcosa di equiparabile alla famosa corsa della Mille Miglia a due ruote; creò, nel 1954, con il comitato organizzatore, il Circuito motociclistico nazionale (III categoria, 125 cc). 100

101 Da un volume locale estirpo quanto segue: L'animatore, il Patron, di questa organizzazione sarà Gigi Zanola, che dedicò anima e corpo, notte e giorno, suscitando entusiasmo e corale adesione per la buona riuscita delle manifestazioni e guadagnandosi totale stima e riconoscimenti personali in sede provinciale. Parole di elogio, meritate per questo gigante flerese. Destino volle una fine immeritata a questa emblematica corsa: nel circuito del 1955 (il secondo) un grave incidente mortale decretò la definitiva fine della corsa, stessa tecnica come alla celeberrima Mille Miglia nel Io stesso constato come al di là del mondo poetico di Zanola ci sia un'altra dimensione da scoprire e valutare. I suoi dipinti e le sue sculture: 200 opere pittoriche naif dando tutta la misura della sua scatenante immaginazione ; decine e decine di sculture bronzee e di creta che danno tutta l'illustre sapienza lavorazione artigianale. I suoi dipinti presero spazio nella sala del quadriportico di Brescia, offrendo al pubblico la sua produzione enorme: il tema sacro era il più diffuso tra le sue tele, tanto che una di esse è tutt'ora posta nel chiostro del convento francescano dell'annunziata, di Piamborno (Bs). Un'altra chiesa raccoglie le sue tele, la unica chiesa della Maddalena sulla cima dell'omonimo monte definito la Casa dei Bresciani. Realizzò pure anche per la cappella del cimitero flerese un dipinto stupefacente: la crocifissione, sperduta e solitaria, con pie donne in lacrime. Un imitatore di Ligabue era certo per Flero. Così ogni defunto ha il suo angolo, piccolo o grande e nessuno è dimenticato. Tutto quanto costituisce il risultato della sua arte autorizza tuttavia a trovare nel suo dipingere immediato, materico, formalmente disarticolato una sigla espressiva che, comunque la si chiami, pone questo personaggio nell'ambito di una espressività popolare sanguigna, non accademica e di una semplicità provocatoria. Splendida la versione fornita dalla Rivista Culturale Internazionale Il Galeone, a firma di Giuseppina De Giosa; è tutta la realtà d'opinione di quanti convinti ancor ora che un maestro si conosca non solo tramite i suoi lavori ma anche nelle sue scelte di vita e la varietà delle sue caratteristiche psicologiche che determinano la condotta: Nelle sue opere traspaiono armonia di tonalità, accostamenti felici ma soprattutto serenità che sembra permeare le sue opere quasi a trasfonderci un messaggio di speranza, quello stesso che si coglie nei suoi versi semplici e schietti. Egli non ha avuto maestri; l'ultimo naif non ha fatto corsi, ma i suoi quadri sono a testimoniare che l'arte quella vera, senza orpelli ed accademismi, può e sa esprimersi naturalmente al di là della tecnica o del perfezionismo che sono tutt'altra cosa... Non è retorica affermare che i quadri naif sgorgano in una poesia casareccia e umile, irruente nel mostrare la purezza della propria sintesi di vita... (Luciano Cabrioli) Le opere scultoree lasciate ai figli hanno ancora voce ed emergono straordinario grido di attenzione in quel doloroso tema religioso dove sono inserite le furenti immagini di pianto e di morte, di sopraffazione e di violenza attraverso le quali Cristo e la Vergine si affacciano alla soglia della fede e della devozione come appelli urlanti e angosciosi. Maternità, altezza ca. 48 cm I dipinti rinnovano motivi naif ancora in voga regalandoci immagini di estrema competenza; sono tele che parlano da sé. Le poesie hanno tanta dettata espressione, verità e grandezza, che hanno tanto di impronta locale, di spirituale e/o di sincerità. Leggiamoli questi versi (tra i più emblematici della sua raccolta): Vecchi ruderi Squallidi; abbandonati; stanchi; i vecchi ruderi stanno là di fronte al tempo come un segno, un pegno, un ricordo. Ornati or di verde, or di giallo sta là pure di ferro piantato un vecchio gallo; fatto di sassi un pozzo fatto di sudore, rozzo senz'acqua, senza vita. In mezzo alla campagna fra alberi e fiori i ruderi non sembrano vecchi sembrano nati ieri fatti con amore tinti d'ogni colore 101

102 piantati là al sole. Accarezzati or dalla bruma or dal vento i vecchi ruderi stanno là a memoria a ricordarci il tempo che non li porta via a ricordarci la malinconia dei fuggenti giorni come i ruderi della memoria saranno i nostri giorni. Fratello Come voce al vento il tuo nome risuona mentre l'ansia e l'intenso amore corrono ad incontrarsi là nella gioia dei giorni; mille mani si toccano si stringono invisibili catene legano l'angoscia che accomuna la prova del tempo e la ragione grida il nome ritrovato: fratello! In fondo all'anima Come l'assetato in ogni luogo io ti cerco. Non può la vita così vuota essere senza domani tutt'intorno rumoreggiano le caduche passioni. Aridi sospiri giacciono là sospesi. Mi aggrappo alla speranza e ti trovo in fondo all'anima. Già dal 1947 fu l'inizio del suo percorso alla mercé del popolo italiano: segnalato dalla Rai e lette alcune sue poesie. Anni a venire ricevette ambiti premi; tanti, tantissimi. Tra i più significativi quello del 1984 quando, 102

103 alla presenza di ben 978 partecipanti provenienti da ogni luogo della Terra, ottenne un secondo posto al VII Trofeo del Po - V Gran Premio Artistico Oscar della Pace (Città di Boretto e l'associacion Cultural Italo Hispanica - Cristobal Colon, Madrid -). Altri premi ottenuti nella sua carriera: 1982: Pistoia Premio Inter.le: Onorevole menzione e diploma; 1982: Sarzana 5º class., targa e diploma; 1982: Viareggio Premio Artistico Italiano: terzo posto; 1983: Fostinovo Targa d'onore e diploma; 1983: Viareggio 2ª Biennale Artistica nel Mondo: terzo premio e diploma; 1983: Roma Gran Premio Regioni: 1º Premio, dip. e Coppa; 1983: Boretto Accademia Artistico Letteraria Inter.le scienze, lettere, arti, spettacolo: terzo posto; 1983: Viareggio Premio Mondiale Omaggio a Samotracia : 3º classificato; 1983: Viareggio Premio Città di Viareggio: terzo premio e diploma d'onore; 1984: Pistoia Centro Culturale Immacolata, Premio Inter.le Città di Pistoia: coppa e diploma; 1984: Venezia Gran Premio di merito: primo premio, diploma d'onore e piatto dorato; 1985: Viareggio Concorso indetto dalla rivista Il Quadrato : Coppa Viareggio e diploma d'onore. Altre benemerenze: 1981: Biblioteca Flero Raccolta di poesie; 1982: La Voce del Popolo ; 1984: Catalogo Il Quadrato - Dizionario Nazionale d'arte; 1984: Membro dell'associazione Arte e Poesia; : Centro diffusione Radio Cassia Cimina di Sutri (Vt), ogni settimana una poesia di Zanola letta dal poeta Ignazio Privitera; 1985: pubblicazione libro di poesie in lingua e dialetto bresciano e il poema La classe operaia la va miga 'n paradis (La classe operaia non va in paradiso); 1985: Arte Bresciana XX secolo editrice Gardini; 1985: presentato dall'emittente locale Teletutto in dialetto il poema sopra menzionato; 1985: Radio Luna, emittente locale, presenta l'artista e le sue poesie. IN MEMORIAM FRANCO SANTAMARIA ( ) Poeta, scrittore, pittore, professore di lettere e filosofia, storico collaboratore e sostenitore della nostra rivista Franco Santamaria: Al di là del nostro orizzonte, olio su tela 70x50 (1995); Anche nel tunnel, olio su tela 40x30 (1992); Allegoria della Morte, olio su tela 0x30 (1993); Fonte: il Sito d F. S. : OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l Altrove ANNO XIX NN. 103/ MARZ. APR./MAGG. GIU. 2015

bab.la Frasi: Corrispondenza Auguri Ungherese-Italiano

bab.la Frasi: Corrispondenza Auguri Ungherese-Italiano Auguri : Matrimonio Gratulálok! Nagyon sok boldogságot kívánok! Congratulazioni. I nostri migliori auguri e tanta felicità. Gratulálok és a legjobbakat kívánom mindkettőtöknek az esküvőtök napján. La gioia

Részletesebben

Lingua italiana Turismo

Lingua italiana Turismo BGF NYVK Lingua italiana Turismo Modello B2 Composizione professionale 50 minuti 20 punti SCRIVERE SUL FOGLIO DELLE RISPOSTE. (Az alábbiakban a feladatlap után a javításhoz használt megoldási javaslaton

Részletesebben

Viaggi Alloggio. Alloggio - Cercare. Alloggio - Prenotare. Chiedere indicazioni sull'alloggio

Viaggi Alloggio. Alloggio - Cercare. Alloggio - Prenotare. Chiedere indicazioni sull'alloggio - Cercare Dove posso trovare? Chiedere indicazioni sull'alloggio Hol találom a?... una camera in affitto?... kiadó szoba?... un ostello?...hostel?... un albergo?... egy hotel?... un bed and breakfast?...bed

Részletesebben

55 345 01 0010 55 01 Európai Uniós üzleti

55 345 01 0010 55 01 Európai Uniós üzleti A 10/2007 (II. 27.) SzMM rendelettel módosított 1/2006 (II. 17.) OM rendelet Országos Képzési Jegyzékről és az Országos Képzési Jegyzékbe történő felvétel és törlés eljárási rendjéről alapján. Szakképesítés,

Részletesebben

Szia! / Jó napot! (attól függően, hogy magázod vagy tegezed az adott személyt)

Szia! / Jó napot! (attól függően, hogy magázod vagy tegezed az adott személyt) - Essenziale Può aiutarmi? Chiedere aiuto Parla inglese? Chiedere se una persona sa parlare in inglese Parla _[lingua]_? Chiedere se una persona parla una certa lingua Non parlo _[lingua]_. Spiegare che

Részletesebben

Szia! / Jó napot! (attól függően, hogy magázod vagy tegezed az adott személyt)

Szia! / Jó napot! (attól függően, hogy magázod vagy tegezed az adott személyt) - Essenziale Può aiutarmi? Chiedere aiuto Parla inglese? Chiedere se una persona sa parlare in inglese Parla _[lingua]_? Chiedere se una persona parla una certa lingua Non parlo _[lingua]_. Spiegare che

Részletesebben

Lingua italiana Affari

Lingua italiana Affari BGF NYVK Lingua italiana Affari Modello B2 Composizione professionale 50 minuti 20 punti SCRIVERE SUL FOGLIO DELLE RISPOSTE. (Az alábbiakban a feladatlap után a javításhoz használt megoldási javaslaton

Részletesebben

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN Földrajz olasz nyelven középszint 1311 ÉRETTSÉGI VIZSGA 2013. május 15. FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI ÉRETTSÉGI VIZSGA JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI ÚTMUTATÓ EMBERI ERŐFORRÁSOK MINISZTÉRIUMA 1. Parte

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XIX NN. 103/104 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2015 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

Utazás Tájékozódás Tájékozódás - Elhelyezkedés olasz olasz Mi sono perso. Può mostrarmi dov'è sulla cartina? Dove posso trovare? ... un bagno?

Utazás Tájékozódás Tájékozódás - Elhelyezkedés olasz olasz Mi sono perso. Può mostrarmi dov'è sulla cartina? Dove posso trovare? ... un bagno? - Elezkedés Mi sono perso. Amikor nem tudod, hogy hol vagy. Può mostrarmi dov'è sulla cartina? Egy adott keresése a térképen Dove posso trovare? Egy bizonyos keresése Mi sono perso. Può mostrarmi dov'è

Részletesebben

Békés, szent karácsonyi ünnepeket és áldásos, boldog új esztendőt! Buon Natale e Felice Anno Nuovo!

Békés, szent karácsonyi ünnepeket és áldásos, boldog új esztendőt! Buon Natale e Felice Anno Nuovo! OSSERVATORIO LETTERARIO *** Ferrara e l'altrove *** Magyar-olasz nyelvű online melléklet / Supplemento online in lingua ungherese ed italiano http://www.osservatorioletterario.net - http://xoomer.virgilio.it/bellelettere/

Részletesebben

NÉHÁNY A TÖBB MINT HARMINC IRODALMI- ÉS MŰVÉSZETI DÍJAMBÓL (Irodalomkritika, esszé, vers, próza, újságírás és egyéb művészetek: fotó, illusztrációk)

NÉHÁNY A TÖBB MINT HARMINC IRODALMI- ÉS MŰVÉSZETI DÍJAMBÓL (Irodalomkritika, esszé, vers, próza, újságírás és egyéb művészetek: fotó, illusztrációk) QUALCHE MIO PREMIO LETTERARIO E DI ALTRE ARTI DA PIÙ DI 30 (Critica letteraria, saggistica, poesia, prosa, giornalismo ed altre arti: foto, illustrazioni) NÉHÁNY A TÖBB MINT HARMINC IRODALMI- ÉS MŰVÉSZETI

Részletesebben

Corrispondenza Lettera

Corrispondenza Lettera - Indirizzo Cardinelli Domenico & Vittorio via delle Rose, 18 Petrignano 06125 Perugia Formato indirizzo italiano: via, numero civico località, Mr. J. Rhodes 212 Silverback Drive California Springs CA

Részletesebben

Helyi tanterv. az Élő idegen nyelv - Olasz nyelvi fakultáció tantárgyhoz

Helyi tanterv. az Élő idegen nyelv - Olasz nyelvi fakultáció tantárgyhoz Helyi tanterv az Élő idegen nyelv - Olasz nyelvi fakultáció tantárgyhoz a gimnáziumok 11 12. évfolyama számára 2. idegen nyelv, heti 2 óra ALAPELVEK, CÉLOK A fakultáció célja a tehetséges és tanulni vágyó

Részletesebben

Felvételi olasz nyelvből 2004 A NYELVTANI FELADATLAP KULCSA

Felvételi olasz nyelvből 2004 A NYELVTANI FELADATLAP KULCSA Felvételi olasz nyelvből 2004 A NYELVTANI FELADATLAP KULCSA ka-1 A megoldásokra fél pont nem adható. Jutalompont nem adható. Az elfogadható variánsokat / jellel választottuk el egymástól. (A kulcsban megadottakon

Részletesebben

Sia il nostro Partner. Relazioni Curate da un Assistenza Clienti di Qualità

Sia il nostro Partner. Relazioni Curate da un Assistenza Clienti di Qualità Sia il nostro Partner Relazioni Curate da un Assistenza Clienti di Qualità Tutti hanno un approccio diverso 2 Dove si trova il Cliente? 3 Cosa vuole il Cliente? 4 Cosa vuole l Imprenditore? 5 Come mi trova?

Részletesebben

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN Földrajz olasz nyelven középszint 1121 É RETTSÉGI VIZSGA 2011. október 18. FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI ÉRETTSÉGI VIZSGA JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI ÚTMUTATÓ NEMZETI ERŐFORRÁS MINISZTÉRIUM Parte

Részletesebben

A 2014/2015. tanévi Országos Középiskolai Tanulmányi Verseny második forduló OLASZ NYELV II. KATEGÓRIA

A 2014/2015. tanévi Országos Középiskolai Tanulmányi Verseny második forduló OLASZ NYELV II. KATEGÓRIA Oktatási Hivatal Az elhangzó szöveg átirata: A 2014/2015. tanévi Országos Középiskolai Tanulmányi Verseny második forduló OLASZ NYELV II. KATEGÓRIA HALLÁS UTÁNI SZÖVEGÉRTÉS Javítási-értékelési útmutató

Részletesebben

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN Földrajz olasz nyelven középszint 1112 ÉRETTSÉGI VIZSGA 2014. május 15. FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI ÉRETTSÉGI VIZSGA JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI ÚTMUTATÓ EMBERI ERŐFORRÁSOK MINISZTÉRIUMA 1. ESERCIZIO

Részletesebben

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN GEOGRAFIA

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN GEOGRAFIA Földrajz olasz nyelven középszint 0521 ÉRETTSÉGI VIZSGA 2006. május 16. FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN GEOGRAFIA KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI ÉRETTSÉGI VIZSGA ESAME DI MATURITÁ SCRITTO DI LIVELLO MEDIO JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI

Részletesebben

ÍRÁSBELI FELVÉTELI FELADATOK OLASZ NYELVBŐL 2004

ÍRÁSBELI FELVÉTELI FELADATOK OLASZ NYELVBŐL 2004 ÍRÁSBELI FELVÉTELI FELADATOK OLASZ NYELVBŐL 2004 Nyelvtani feladatlap A-1 1. Adja meg a következő igék és melléknevek főnévi változatát! Főnévi igenevek névelős változatát főnévként most nem fogadjuk el

Részletesebben

ÍRÁSBELI FELVÉTELI FELADATOK OLASZ NYELVBŐL 2004

ÍRÁSBELI FELVÉTELI FELADATOK OLASZ NYELVBŐL 2004 ÍRÁSBELI FELVÉTELI FELADATOK OLASZ NYELVBŐL 2004 Nyelvtani feladatlap B-1 1. Adja meg a következő igék és melléknevek főnévi változatát! Főnévi igenevek névelős változatát főnévként most nem fogadjuk el

Részletesebben

OLASZ B1 ÍRÁSBELI MINTAFELADATSOR. Olvasáskészség 1 Maximális pontszám: 15

OLASZ B1 ÍRÁSBELI MINTAFELADATSOR. Olvasáskészség 1 Maximális pontszám: 15 OLASZ B1 ÍRÁSBELI MINTAFELADATSOR I. OLVASÁSKÉSZSÉG Olvasáskészség 1 Maximális pontszám: 15 Olvassa el figyelmesen az alábbi szöveget, majd annak alapján válaszoljon magyarul a kérdésekre! Dimentica le

Részletesebben

Corvinus Szaknyelvi Vizsgaközpont Közgazdasági Szaknyelv Hallás utáni szövegértés teszt Alapfok (B1)

Corvinus Szaknyelvi Vizsgaközpont Közgazdasági Szaknyelv Hallás utáni szövegértés teszt Alapfok (B1) Corvinus Szaknyelvi Vizsgaközpont Közgazdasági Szaknyelv Hallás utáni szövegértés teszt Alapfok (B1) 25p/ kód: Értékelő: A rendelkezésre álló idő 30 perc. UTASÍTÁS: Ez a Corvinus Szaknyelvi Vizsgaközpont

Részletesebben

ÍRÁSBELI FELVÉTELI FELADATOK OLASZ NYELVBŐL 2003. június 27. A NYELVTANI FELADATLAP KULCSA k-1

ÍRÁSBELI FELVÉTELI FELADATOK OLASZ NYELVBŐL 2003. június 27. A NYELVTANI FELADATLAP KULCSA k-1 ÍRÁSBELI FELVÉTELI FELADATOK OLASZ NYELVBŐL 2003. június 27. A NYELVTANI FELADATLAP KULCSA k-1 A megoldásokra fél pont nem adható. Jutalompont nem adható. Az elfogadható variánsokat / jellel választottuk

Részletesebben

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN Földrajz olasz nyelven középszint 1612 ÉRETTSÉGI VIZSGA 2016. május 13. FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI ÉRETTSÉGI VIZSGA JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI ÚTMUTATÓ EMBERI ERŐFORRÁSOK MINISZTÉRIUMA Chiave

Részletesebben

MetaTrader 5 con Mac OS

MetaTrader 5 con Mac OS MetaTrader 5 con Mac OS Suggerimenti forniti da MetaQuotes per l utilizzo di MetaTrader 5 con Mac OS Nonostante esistano già in rete diversi metodi di vendita, MetaQuotes lo sviluppatore di MetaTrader

Részletesebben

MŰVÉSZETTÖRTÉNET OLASZ NYELVEN

MŰVÉSZETTÖRTÉNET OLASZ NYELVEN ÉRETTSÉGI VIZSGA 2009. május 25. MŰVÉSZETTÖRTÉNET OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA 2009. május 25. 14:00 Az írásbeli vizsga időtartama: 120 perc Pótlapok száma Tisztázati Piszkozati OKTATÁSI ÉS

Részletesebben

Corrispondenza Auguri

Corrispondenza Auguri - Matrimonio Congratulazioni. I nostri migliori auguri e tanta felicità. Per congratularsi con una coppia appena sposata La gioia di questo giorno vi accompagni per tutta la vita. Con affetto. Per congratularsi

Részletesebben

Corrispondenza Auguri

Corrispondenza Auguri - Matrimonio Gratulálok! Nagyon sok boldogságot kívánok! Per congratularsi con una coppia appena sposata Gratulálok és a legjobbakat kívánom mindkettőtöknek az esküvőtök napján. Per congratularsi con una

Részletesebben

Corvinus Szaknyelvi Vizsgaközpont Nemzetközi kapcsolatok Szaknyelv Nyelvismereti teszt Alapfok (B1)

Corvinus Szaknyelvi Vizsgaközpont Nemzetközi kapcsolatok Szaknyelv Nyelvismereti teszt Alapfok (B1) Nyelvismereti teszt 20 p./ Értékelő1: Értékelő2: kód A nyelvismereti és az olvasott szövegértés teszt megoldására együttesen rendelkezésre álló idő 50 perc. Írja a válaszokat a lap alján található megoldólapra!

Részletesebben

Bevándorlás Dokumentumok

Bevándorlás Dokumentumok - Általános Dove posso trovare il modulo per? Űrlap holléte felőli érdeklődés Quando è stato rilasciato il suo [documento]? Egy dokumentum kiállítási dátumának megkérdezése Dove è stato rilasciato il suo

Részletesebben

il commesso az eladó il lavoro a munka la studentessa a diáklány la scuola az iskola l amico a barát l amica a barátnœ

il commesso az eladó il lavoro a munka la studentessa a diáklány la scuola az iskola l amico a barát l amica a barátnœ Lezione G ra m m a t i ca 1. A határozott névelœk egyes számban.. A fœnevek egyes számban. 3. A questo mutató névmás egyes számban. 4. Az életkor kifejezése. 5. A határozatlan névelœ. 6. A tagadás. 7.

Részletesebben

HERCZEG ILDIKÓ MÁRTA * A humor, mint motivációs tényezı az idegen nyelvi órákon

HERCZEG ILDIKÓ MÁRTA * A humor, mint motivációs tényezı az idegen nyelvi órákon HERCZEG ILDIKÓ MÁRTA * A humor, mint motivációs tényezı az idegen nyelvi órákon L umorismo come elemento di motivazione alle lezioni di lingua straniera La motivazione è determinante nel corso dell insegnamento

Részletesebben

ÍRÁSKÉSZSÉG 1 OLASZ B2

ÍRÁSKÉSZSÉG 1  OLASZ B2 ÍRÁSKÉSZSÉG 1. OLASZ B2 Írja le 17-20 sorban gondolatait a kiválasztott témáról úgy, hogy minden irányítási szempontra térjen ki. Fontos, hogy a fogalmazás egységes szöveget alkosson, ezért kérjük, hogy

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XVIII NN. 99/100 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2014 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica -

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XX NN. 109/110 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2016 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN Név:... osztály:... ÉRETTSÉGI VIZSGA 2007. október 25. MATEMATIKA OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA 2007. október 25. 8:00 I. Időtartam: 45 perc Pótlapok száma Tisztázati Piszkozati OKTATÁSI ÉS

Részletesebben

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN GEOGRAFIA

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN GEOGRAFIA Földrajz olasz nyelven középszint 0612 É RETTSÉGI VIZSGA 2006. október 25. FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN GEOGRAFIA KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI ÉRETTSÉGI VIZSGA ESAME DI MATURITÁ SCRITTO DI LIVELLO MEDIO JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XXI/XXII NN. 119/120 NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2017/2018 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica

Részletesebben

Immigrazione Documenti

Immigrazione Documenti - Generale Dove posso trovare il modulo per? Domandare dove puoi trovare un modulo Quando è stato rilasciato il suo [documento]? Domandare quando è stato rilasciato un documento Dove è stato rilasciato

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XX NN. 111/112 LUGLIO-AGOSTO/ SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

Olasz szótanuló kártyák VERBI IRREGOLARI. A leggyakoribb rendhagyó igék múlt időben (participio passato)

Olasz szótanuló kártyák VERBI IRREGOLARI. A leggyakoribb rendhagyó igék múlt időben (participio passato) Olasz szótanuló kártyák VERBI IRREGOLARI A leggyakoribb rendhagyó igék múlt időben (participio passato) ESSERE (van) STATO Ieri sono stato / stata al cinema. Tegnap moziban voltam. FARE (tesz, csinál)

Részletesebben

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI ÚTMUTATÓ

FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI ÚTMUTATÓ Földrajz olasz nyelven középszint 1712 ÉRETTSÉGI VIZSGA 2017. május 19. FÖLDRAJZ OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI ÚTMUTATÓ EMBERI ERŐFORRÁSOK MINISZTÉRIUMA Chiave di correzione

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XXI NN. 117/118 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2017 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

MŰVÉSZETTÖRTÉNET OLASZ NYELVEN

MŰVÉSZETTÖRTÉNET OLASZ NYELVEN Név:... osztály:... ÉRETTSÉGI VIZSGA 2013. október 25. MŰVÉSZETTÖRTÉNET OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA 2013. október 25. 14:00 Az írásbeli vizsga időtartama: 120 perc Pótlapok száma Tisztázati

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XIV/XV NN. 77/78 NOVEMBRE-DICEMBRE / GENNAIO-FEBBRAIO 2010/2011 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica

Részletesebben

SZITUÁCIÓK ÉS SZÓKINCS AKTIVÁTOR FEJEZET

SZITUÁCIÓK ÉS SZÓKINCS AKTIVÁTOR FEJEZET SZITUÁCIÓK ÉS SZÓKINCS AKTIVÁTOR FEJEZET Feladat: Helyezd magad kényelembe és lazulj el! Hallgasd meg a párbeszédek fordítását! A felvétel közben ne memorizálj, ne írj le semmit, csak FIGYELJ! Ha több

Részletesebben

Quasimodo. Balatonfüred 2015. szeptember 4 5. Quasimodo

Quasimodo. Balatonfüred 2015. szeptember 4 5. Quasimodo Quasimodo Balatonfüred 2015. szeptember 4 5. Quasimodo XXIII. Balatonfüredi Nemzetközi Költőtalálkozó Salvatore Quasimodo Költőverseny Balatonfüred, 2015. szeptember 4 5. Fővédnökök: Őexc. Maria Assunta

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XVII NN. 93/94 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2013 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

Személyes Jókívánságok

Személyes Jókívánságok - Házasság Congratulazioni. I nostri migliori auguri e tanta felicità. Friss házaspárnak gratulációkor La gioia di questo giorno vi accompagni per tutta la vita. Con affetto. Frissen összeházasodott párnak

Részletesebben

Személyes Jókívánságok

Személyes Jókívánságok - Házasság Gratulálok! Nagyon sok boldogságot kívánok! Friss házaspárnak gratulációkor Gratulálok és a legjobbakat kívánom mindkettőtöknek az esküvőtök napján. Frissen összeházasodott párnak gratulációkor

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XX/XXI NN. 113/114 NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2016/2017 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica

Részletesebben

MŰVÉSZETTÖRTÉNET OLASZ NYELVEN

MŰVÉSZETTÖRTÉNET OLASZ NYELVEN ÉRETTSÉGI VIZSGA 2011. május 16. MŰVÉSZETTÖRTÉNET OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA 2011. május 16. 14:00 Az írásbeli vizsga időtartama: 120 perc Pótlapok száma Tisztázati Piszkozati NEMZETI ERŐFORRÁS

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XX/XXI NN. 113/114 NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2016/2017 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XXI NN. 115/116 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2017 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN ÉRETTSÉGI VIZSGA 2009. október 20. MATEMATIKA OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA 2009. október 20. 8:00 I. Időtartam: 45 perc Pótlapok száma Tisztázati Piszkozati OKTATÁSI ÉS KULTURÁLIS MINISZTÉRIUM

Részletesebben

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN MATEMATICA

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN MATEMATICA Matematika olasz nyelven középszint 0611 ÉRETTSÉGI VIZSGA 006. május 9. MATEMATIKA OLASZ NYELVEN MATEMATICA KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI ÉRETTSÉGI VIZSGA ESAME SCRITTO DI MATURITÁ LIVELLO INTERMEDIO JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI

Részletesebben

E d i t o r i a l i LAUDATIO JUBILARIS. di György Bodosi & Melinda B. Tamás-Tarr

E d i t o r i a l i LAUDATIO JUBILARIS. di György Bodosi & Melinda B. Tamás-Tarr LAUDATIO JUBILARIS E d i t o r i a l i di György Bodosi & Melinda B. Tamás-Tarr Festeggiare l anniversario di una rivista bilingue è opportuno farlo con due parole ugualmente comprensibili in entrambe

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XVIII NN. 99/100 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2014 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica -

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XVII NN. 93/94 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2013 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XV NN. 79/80 MARZO-APRILE / MAGGIO-GIUGNO 2011 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

OLASZ NYELV JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI ÚTMUTATÓ

OLASZ NYELV JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI ÚTMUTATÓ Olasz nyelv középszint 1311 ÉRETTSÉGI VIZSGA 2013. május 24. OLASZ NYELV KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI ÉRETTSÉGI VIZSGA JAVÍTÁSI-ÉRTÉKELÉSI ÚTMUTATÓ EMBERI ERŐFORRÁSOK MINISZTÉRIUMA Olvasott szöveg értése A javító

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XIX NN. 105/106 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2015 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XIX NN. 105/106 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2015 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN ÉRETTSÉGI VIZSGA 2011. május 3. MATEMATIKA OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA 2011. május 3. 8:00 I. Időtartam: 45 perc Pótlapok száma Tisztázati Piszkozati NEMZETI ERŐFORRÁS MINISZTÉRIUM Matematika

Részletesebben

Testvértelepülési szerződés. Accordo per il gemellaggio PREAMBOLO

Testvértelepülési szerződés. Accordo per il gemellaggio PREAMBOLO Testvértelepülési szerződés Accordo per il gemellaggio PREAMBULUM PREAMBOLO Tekintettel arra, hogy hosszú évtizedek után Európa népei ismét találkozhatnak, mindkét település kinyilvánított akarata, hogy

Részletesebben

MŰVÉSZETTÖRTÉNET OLASZ NYELVEN

MŰVÉSZETTÖRTÉNET OLASZ NYELVEN Név:... osztály:... ÉRETTSÉGI VIZSGA 2008. november 3. MŰVÉSZETTÖRTÉNET OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA 2008. november 3. 14:00 Az írásbeli vizsga időtartama: 120 perc Pótlapok száma Tisztázati

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XIX/XX NN. 107/108 NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2015/2016 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XIX/XX NN. 107/108 NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2015/2016 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica

Részletesebben

Minta ELSŐ MINTAFELADATSOR. Javítási-értékelési útmutató a középszintű írásbeli vizsgához. Olvasott szöveg értése. Minta

Minta ELSŐ MINTAFELADATSOR. Javítási-értékelési útmutató a középszintű írásbeli vizsgához. Olvasott szöveg értése. Minta ELSŐ MINTAFELADATSOR Javítási-értékelési útmutató a középszintű írásbeli vizsgához Olvasott szöveg értése 1. Il menù Elérhető pontszám: 6 pont 1. C (prosciutto con melone) 2. D (maccheroni alla siciliana)

Részletesebben

Személyes Levél. Levél - Cím. Mr. N. Summerbee 335 Main Street New York NY 92926

Személyes Levél. Levél - Cím. Mr. N. Summerbee 335 Main Street New York NY 92926 - Cím Cardinelli Domenico & Vittorio via delle Rose, 18 Petrignano 06125 Perugia Standard angol címzési forma: település és régió/állam/irányítószám Mr. J. Rhodes 212 Silverback Drive California Springs

Részletesebben

Zala Megyei Katasztrófavédelmi Igazgatóság Nagykanizsai Katasztrófavédelmi Kirendeltség

Zala Megyei Katasztrófavédelmi Igazgatóság Nagykanizsai Katasztrófavédelmi Kirendeltség Zala Megyei Katasztrófavédelmi Igazgatóság Nagykanizsai Katasztrófavédelmi Kirendeltség H-8800 Nagykanizsa, Kossuth tér 25. Tel: +36 (93) 516-003 Fax: +36 (93) 516-003 e-mail: nagykanizsa.kvk@katved.gov.hu

Részletesebben

INVITO MEGHIVÓ. L ASSOCIAZIONE CULTURALE ITALO UNGHERESE IN BOLOGNA è lieta di invitarvi allo spettacolo del GRUPPO MUSICALE CSÁNGÓ UNGHERESE SOMOS,

INVITO MEGHIVÓ. L ASSOCIAZIONE CULTURALE ITALO UNGHERESE IN BOLOGNA è lieta di invitarvi allo spettacolo del GRUPPO MUSICALE CSÁNGÓ UNGHERESE SOMOS, INVITO MEGHIVÓ L ASSOCIAZIONE CULTURALE ITALO UNGHERESE IN BOLOGNA è lieta di invitarvi allo spettacolo del GRUPPO MUSICALE CSÁNGÓ UNGHERESE SOMOS, che si terrà VENERDI 20 MAGGIO 2016 a BOLOGNA, ore 18

Részletesebben

OLASZ B1 ÍRÁSBELI MINTAFELADATSOR. Olvasáskészség 1 Maximális pontszám: 15

OLASZ B1 ÍRÁSBELI MINTAFELADATSOR. Olvasáskészség 1 Maximális pontszám: 15 OLASZ B1 ÍRÁSBELI MINTAFELADATSOR I. OLVASÁSKÉSZSÉG Olvasáskészség 1 Maximális pontszám: 15 Olvassa el figyelmesen az alábbi szöveget, majd annak alapján válaszoljon magyarul a kérdésekre! Dimentica le

Részletesebben

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN ÉRETTSÉGI VIZSGA 2011. október 18. MATEMATIKA OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA 2011. október 18. 8:00 I. Időtartam: 45 perc Pótlapok száma Tisztázati Piszkozati NEMZETI ERŐFORRÁS MINISZTÉRIUM

Részletesebben

WHAT WE DO BEFORE THE EXCHANGE MIT CSINÁLTUNK A KÖZÖS MUNKA ELŐTT COSA ABBIAMO FATTO PRIMA DELLO SCAMBIO

WHAT WE DO BEFORE THE EXCHANGE MIT CSINÁLTUNK A KÖZÖS MUNKA ELŐTT COSA ABBIAMO FATTO PRIMA DELLO SCAMBIO Tecnical school "G.G. Marinoni Udine - Italy WHAT WE DO BEFORE THE EXCHANGE MIT CSINÁLTUNK A KÖZÖS MUNKA ELŐTT COSA ABBIAMO FATTO PRIMA DELLO SCAMBIO Our preparatory work is based on use of working languages

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XVIII/XIX NN. 101/102 NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2014/2015 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica

Részletesebben

Személyes Levél. Levél - Cím. Mr. N. Summerbee 335 Main Street New York NY 92926

Személyes Levél. Levél - Cím. Mr. N. Summerbee 335 Main Street New York NY 92926 - Cím Mr. N. Summerbee 335 Main Street New York NY 92926 Standard angol címzési forma: település és régió/állam/irányítószám Jeremy Rhodes 212 Silverback Drive California Springs CA 92926 Amerikai címzés:

Részletesebben

LEZIONE 5. Di dove sei 1. Di dove sei?- Hová valósi vagy? Sono di Budapest. _ Budapesti vagyok

LEZIONE 5. Di dove sei 1. Di dove sei?- Hová valósi vagy? Sono di Budapest. _ Budapesti vagyok LEZIONE 5. Di dove sei 1. Di dove sei?- Hová valósi vagy? Sono di Budapest. _ Budapesti vagyok Di dove szej? - Lej é tedeszko? - Lej é tedeszko? - Szí, szono tedeszka. - Sí, szono tedeszko. - Lej é ingleze?

Részletesebben

Utazás Általános. Általános - Alapvető, létfontosságú dolgok. Általános - Beszélgetés. Segítségkérés

Utazás Általános. Általános - Alapvető, létfontosságú dolgok. Általános - Beszélgetés. Segítségkérés - Alapvető, létfontosságú dolgok Tudna segíteni? Può aiutarmi? Segítségkérés Beszélsz angolul? Parla inglese? Annak megkérdezése, hogy az adott személy beszél-e angolul Beszélsz / Beszél _[nyelven]_? Parla

Részletesebben

Utazás Általános. Általános - Alapvető, létfontosságú dolgok. Általános - Beszélgetés. Segítségkérés

Utazás Általános. Általános - Alapvető, létfontosságú dolgok. Általános - Beszélgetés. Segítségkérés - Alapvető, létfontosságú dolgok Tudna segíteni? Segítségkérés Può aiutarmi? Beszélsz angolul? Parla inglese? Annak megkérdezése, hogy az adott személy beszél-e angolul Beszélsz / Beszél _[nyelven]_? Parla

Részletesebben

SISTEMA PEDAGGIO UNGHERIA

SISTEMA PEDAGGIO UNGHERIA SISTEMA PEDAGGIO UNGHERIA Dal 1 luglio 2013 avrà inizio il sistema elettronico a distanza pe ril pedaggio (DTS) che verrà messo in uso su un totale di 6.513km di tratti stradali in Ungheria (autostrade,

Részletesebben

Azonosító jel: ÉRETTSÉGI VIZSGA 2005. május 24. OLASZ NYELV KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA. I. Olvasott szöveg értése. Időtartam: 60 perc

Azonosító jel: ÉRETTSÉGI VIZSGA 2005. május 24. OLASZ NYELV KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA. I. Olvasott szöveg értése. Időtartam: 60 perc ÉRETTSÉGI VIZSGA 2005. május 24. OLASZ NYELV KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA I. Olvasott szöveg értése Időtartam: 60 perc Pótlapok száma Tisztázati Piszkozati OKTATÁSI MINISZTÉRIUM Olasz nyelv középszint írásbeli

Részletesebben

Quasimodo. Balatonfüred 2014. szeptember 6 7. Quasimodo

Quasimodo. Balatonfüred 2014. szeptember 6 7. Quasimodo Quasimodo Balatonfüred 2014. szeptember 6 7. Quasimodo XXII. Balatonfüredi Nemzetközi Költőtalálkozó Salvatore Quasimodo Költőverseny Balatonfüred, 2014. szeptember 6 7. Fővédnökök: Őexc. Maria Assunta

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XXII NN. 121/122 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2018 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN MATEMATICA

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN MATEMATICA Név:... osztály:... ÉRETTSÉGI VIZSGA 2006. május 9. MATEMATIKA OLASZ NYELVEN MATEMATICA 2006. május 9. 8:00 KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA ESAME SCRITTO DI LIVELLO INTERMEDI I. Időtartam: 45 perc Tempo a

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XV NN. 81/82 LUGLIO-AGOSTO / SETTEMBRE-OTTOBRE 2011 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XVII NN. 91/92 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2013 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN ÉRETTSÉGI VIZSGA 2010. május 4. MATEMATIKA OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA 2010. május 4. 8:00 I. Időtartam: 45 perc Pótlapok száma Tisztázati Piszkozati OKTATÁSI ÉS KULTURÁLIS MINISZTÉRIUM Matematika

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XV NN. 79/80 MARZO-APRILE / MAGGIO-GIUGNO 2011 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica - pittorica

Részletesebben

Osservatorio Letterario Ferrara e l Altrove Edizione O.L.F.A., Ferrara 2011

Osservatorio Letterario Ferrara e l Altrove Edizione O.L.F.A., Ferrara 2011 Volumi dell Osservatorio Letterario Collana Monografia Antologia 15 Osservatorio Letterario Ferrara e l Altrove Edizione O.L.F.A., Ferrara 2011 2 ALTRO NON FACCIO Poesie Racconti - Saggi Antologia giubilare

Részletesebben

10. évfolyam OLASZ nyelv

10. évfolyam OLASZ nyelv CÉLNYELVI MÉRÉS 2015. június 3. Címke 10. évfolyam OLASZ nyelv Általános tudnivalók a feladatokhoz Ez a füzet idegen nyelvi feladatokat tartalmaz. A füzetben az utasítások is idegen nyelven szerepelnek.

Részletesebben

Quasimodo. Balatonfüred 2010. szeptember 2 4. Quasimodo

Quasimodo. Balatonfüred 2010. szeptember 2 4. Quasimodo Quasimodo Balatonfüred 2010. szeptember 2 4. Quasimodo XVIII. Balatonfüredi Nemzetközi Költőtalálkozó Salvatore Quasimodo Költőverseny Az UNESCO Kultúrák Közeledése Nemzetközi Évének rendezvénye Díszvendég:

Részletesebben

KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA

KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA ÉRETTSÉGI VIZSGA 2014. október 21. OLASZ NYELV KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA 2014. október 21. 8:00 I. Olvasott szöveg értése Időtartam: 60 perc Pótlapok száma Tisztázati Piszkozati EMBERI ERŐFORRÁSOK MINISZTÉRIUMA

Részletesebben

OSSERVAtORIO LEttERARIO

OSSERVAtORIO LEttERARIO OSSERVAtORIO LEttERARIO *** Ferrara e l'altrove *** ANNO XIX/XX NN. 107/108 NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2015/2016 FERRARA Rassegna di poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria - cinematografica

Részletesebben

Quasimodo. Balatonfüred 2011. szeptember 9 11. Quasimodo

Quasimodo. Balatonfüred 2011. szeptember 9 11. Quasimodo Balatonfüred 2011. szeptember 9 11. XIX. Balatonfüredi Nemzetközi Költőtalálkozó Salvatore Költőverseny Balatonfüred 2011. szeptember 9 11. Fővédnökök: Őexc. Giovan Battista Campagnola az Olasz Köztársaság

Részletesebben

Azonosító jel: OLASZ NYELV EMELT SZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA. 2009. május 19. 8:00. I. Olvasott szöveg értése. Időtartam: 70 perc

Azonosító jel: OLASZ NYELV EMELT SZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA. 2009. május 19. 8:00. I. Olvasott szöveg értése. Időtartam: 70 perc ÉRETTSÉGI VIZSGA 2009. május 19. OLASZ NYELV EMELT SZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA 2009. május 19. 8:00 I. Olvasott szöveg értése Időtartam: 70 perc Pótlapok száma Tisztázati Piszkozati OKTATÁSI ÉS KULTURÁLIS MINISZTÉRIUM

Részletesebben

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN

MATEMATIKA OLASZ NYELVEN ÉRETTSÉGI VIZSGA 2015. május 5. MATEMATIKA OLASZ NYELVEN KÖZÉPSZINTŰ ÍRÁSBELI VIZSGA 2015. május 5. 8:00 I. Időtartam: 45 perc Pótlapok száma Tisztázati Piszkozati EMBERI ERŐFORRÁSOK MINISZTÉRIUMA Matematika

Részletesebben

Bevándorlás Dokumentumok

Bevándorlás Dokumentumok - Általános Hol találom a űrlapot? Dove posso trovare il modulo per? Űrlap holléte felőli érdeklődés Mikor állították ki a [dokumentumot]? Egy dokumentum kiállítási dátumának megkérdezése Hol állították

Részletesebben